American Wheat Brewing Bad

Questa birra è nata per partecipare alla seconda tappa di Brassare Romano 2014. Uno stile che non conoscevamo bene e che volevamo studiare a fondo. Come al solito, il nostro punto di riferimento sono le linee guida del BJCP: le usiamo come punto di partenza, poi di solito corriamo ad assaggiare più interpretazioni possibili dello stile. In questo caso però abbiamo avuto un problema: interpretazioni di questo stile (piuttosto recente del resto) ce ne erano poche in giro; quelle che si trovavano erano più vicine ad una IPA che ad una American Wheat, che invece dovrebbe essere molto più delicata e gentile sul versante della luppolatura.

Leggendo i descrittori che prevalgono nelle linee guida del BJCP (citrusy american e spicy/floral), la nostra immaginazione è andata subito ai luppoli Centennial e Willamette. Abbiamo deciso niente dry hopping, poiché l’aroma di luppolo viene descritto come leggero o al massimo moderato. Oltre la gittata da amaro a 60 minuti, abbiamo dunque optato per una ulteriore gittata a 5 minuti, per dare un piccolo contributo di sapore e un buon contributo aromatico che non fosse invadente.

Come lievito andava bene un qualsiasi lievito neutro, ma ci siamo voluti divertire e abbiamo provato il lievito Kolsch della Wyeast (2565). Un lievito descritto in genere come neutro con lievi aromi fruttati (limone). Della lagerizzazione non avevamo bisogno, dato che lo stile non la richiedeva. Fermentazione a 16 gradi con un breve cold crash di un paio di giorni sul finale.

La base maltata è molto semplice: 50% grano maltato, 30% pilsner e il resto malto Pale Ale. Un solo step a 66 (no, il protein non serve a nulla, ne abbiamo già parlato)

Purtroppo, in fase di cotta, abbiamo raggiunto una densità più alta del previsto di 10 punti. Non abbiamo avuto la lucidità di diluire il mosto con acqua, e abbiamo inoculato il lievito senza starci troppo a pensare.

Il risultato è stato abbastanza soddisfacente: al naso note fruttate di limone, leggere ma presenti; schiuma discreta, non eccessivamente persistente (strano, vista l’alta percentuale di grano nella ricetta); se versata parzialmente, risulta anche piuttosto limpida; in bocca entra dolce con un gusto abbastanza deciso di limone, il finale è leggermente amaro ma ben bilanciato per lo stile.

Qualche difetto però c’é: la birra è venuta troppo alcolica e il lievito, lavorando in underpitching (avevamo calcolato le cellule per una densità del mosto minore) ha tirato fuori qualche alcol superiore. Una nota di fondo troppo spigolosa (warming sensation) ha rovinato un po’ la nostra creatura. Ne abbiamo parlato anche in questo post.

Risultato? Birra abbastanza buona e classificata 4 nella tappa del concorso, a meno di due punti dal podio. Sicuramente da rifare, facendo attenzione all’efficienza e magari aumentando di poco la dose di luppoli a 5 minuti (da un 1 grammo/litro si potrebbe passare a 2.5).

Cosa significa F’n’B? Famosela ‘Na Biretta (dalla frase più ricorrente durante la giornata di cotta)

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