Da quando prendiamo in mano i primi pentoloni, ci sentiamo ripetere in continuazione quanto sia importante la misurazione del pH nel processo di produzione della birra. Veniamo bombardati continuamente da informazioni di vario genere, spesso decontestualizzate e difficili da interpretare.

Da quando ho finalmente acquistato un misuratore di pH decente (link) ho deciso di iniziare a misurare il pH in tutte le fasi di produzione, dal mash fino al prodotto finito. Purtroppo i valori di riferimento per ogni fase non sono sempre chiari, anzi, la confusione regna sovrana online.

Anzitutto manca spesso la temperatura di riferimento per la misura, che dovrebbe essere teoricamente sempre la stessa dato che il pH varia con la temperatura; ma anche le modalità di misura influenzano il valore del pH, come ad esempio la presenza o meno di CO2 nella birra dopo la carbonazione, che abbassa il pH. Come fare? Proviamo a ripercorrere passo passo le varie fasi di produzione e a scavare un po’ più a fondo sui valori di pH ottimali per ciascuna fase.

Per quanto riguarda la temperatura di misura, è importante scegliere sempre la stessa a prescindere dalla fase di produzione. In genere si prende come riferimento la temperatura ambiente (25°C).

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ACQUA USATA PER LA PRODUZIONE

Sì è detto più volte che il pH dell’acqua in se’ non conta molto, quello che invece va tenuta d’occhio è la concentrazione di bicarbonati disciolti nell’acqua, in quanto agiscono come tampone per la discesa del pH durante il mash. Ed in effetti è così. Esistono diversi software che aiutano a stimare il pH di mash partendo dalla concentrazione di sali dell’acqua, nessuno di questi ha bisogno del pH per fare questa stima. Quindi, misurare il pH dell’acqua che useremo per il mash non serve a granché.

Diverso il discorso per l’acqua di sparge, il cui pH di partenza è importante perché influenza il pH del letto di trebbie durante lo sparge. Se questo sale sopra al 6 (difficile, ma con un’acqua a pH di partenza 8 può accadere) viene favorita l’estrazione di tannini dalle trebbie, ma soprattutto si rischia di alzare il pH del mosto che andrà in bollitura e questo, come vedremo, non è bene. Per sicurezza, è bene quindi misurare il pH dell’acqua di sparge e portarlo intorno a  5.5  (misurato a 25°C) utilizzando un qualsiasi acido (lattico, citrico, fosforico).

AMMOSTAMENTO

Ho già avuto modo di sviscerare abbondantemente questo tema in un altro post che vi consiglio di leggere (link). Per farla breve, il pH di mash, sempre misurato a temperatura ambiente (25°C), dovrebbe trovarsi nel range  5.2-5.5 .

BOLLITURA 

Il pH di bollitura è ovviamente una diretta conseguenza del pH di ammostamento. Il range ottimale deriva quindi dal range del mash, ma in molti sostengono che il valore ottimale del pH di bollitura sia intorno a  5.2-5.3  (25°C). Assestarsi nella parte bassa del range favorisce infatti la coagulazione delle proteine durante la bollitura aiutando a non portarne troppe in fermentazione e quindi nella birra finita. Un eccesso di proteine nella birra potrebbe dar luogo a problemi di torbidità, sia temporanea a freddo (chill haze) che permanente (permanent haze).

È curioso come il range che viene indicato ottimale per la bollitura sia in realtà molto più stretto di quello del mash. Sembrerebbe quasi che per favorire la alfa amilasi (range alto del pH di mash) sia opportuno acidificare ulteriormente il mosto dopo il mash out per far rientrare il pH nei valori ottimali per la bollitura. Pratica che personalmente non ho mai seguito ma che potrebbe avere un senso.

Un pH più alto in bollitura aumenta anche il tasso di imbrunimento del mosto durante la bollitura e tende a estrarre un amaro meno elegante dai luppoli. Il pH influisce anche sul tasso di utilizzazione dei luppoli, ovvero sugli IBU estratti: minore il pH, minore il tasso di utilizzazione. Ma in ambito casalingo questo è meno importante.

POST BOLLITURA

Il pH durante la bollitura tende a scendere di circa 0.5-1.0 unità rispetto al pH a inizio bollitura. Quindi siamo nel range  5.1-5.2 .

FINE FERMENTAZIONE

Durante la fermentazione il lievito consuma amminoacidi (buffer per la discesa del pH) e rilascia acidi di diverso tipo nel mosto. Il pH si abbassa quindi notevolmente già poche ore dopo l’inoculo, continuando a scendere durante la fermentazione. Il decremento di pH non è sempre lo stesso, poiché in condizioni estremamente acide la maggior parte dei lieviti inizia a lavorare male. Se per esempio inoculate US-05 in un mosto preacidificato con kettle souring (per esempio nella produzione di una berliner weisse) noterete un decremento di pH quasi nullo dato che il lievito inizia già a fermentare in condizioni di pH troppo basso.

La discesa del pH durante la fermentazione dipende da diversi fattori: dalla tipologia di malto utilizzato (nelle pilsner il pH finale è infatti più alto), dalla OG della birra (maggiore differenza tra OG e FG, maggiore la discesa di pH) e da altri fattori.

Non esiste un range ottimale di pH post fermentazione, poiché questo valore dipende molto dagli ingredienti e dal lievito. Sul sito della Weyermann si trova una interessante presentazione con dei valori di riferimento per macro stile:

pH by style

Qui ritorniamo al tema della modalità di misura. Questi dovrebbero essere valori misurati a campione sgasato, ovvero prima della carbonazione o dopo la carbonazione ma avendo rimosso la CO2. Ho fatto qualche prova notando che una carbonazione di 2 volumi fa scendere il pH di circa 0.1 unità a causa dell’acido carbonico disciolto nella birra.

POST CARBONAZIONE

E qui arriviamo finalmente al punto finale. Quanto deve valere il pH finale della birra e come misurarlo? Teniamo anzitutto presente che per inibire la crescita di agenti patogeni il pH dovrebbe essere minore di 4.5. Misurato con o senza CO2? Be’, io direi che la misura in questo caso va fatta con la CO2 visto che la birra senza CO2 non la beve nessuno, quindi il pH che percepiamo (e quello che percepiscono eventuali microrganismi) è quello con la CO2 disciolta nella birra.

Ovviamente misuriamo sempre intorno a 25°C, lasciando scaldare il campione a temperatura ambiente o dandogli una botta veloce di microonde (si sgaserà anche un po’ ma non tantissimo).

Posizionandosi verso l’estremo alto del range, la birra è meno brillante, gli aromi e i sapori sono più spenti e in generale l’esperienza di bevuta ne risente. La differenza tra una pilsner con pH finale a 4.4 e una con pH a 4.7 potrebbe essere abissale, a parità di ingredienti e di processo. Un pH finale troppo alto indica anche una fermentazione che non è andata a buon fine, così come un pH estremamente basso potrebbe indicare una contaminazione da batteri lattici.

A questo punto non ci si può fare nulla (inutile aggiungere acido lattico), ma almeno si ha un ulteriore elemento che indica un qualche problema di fermentazione.

ESEMPIO PRATICO

Per la prima volta da quando produco birra ho misurato il pH in diverse fasi della produzione. La birra in questione è una pilsner, prodotta con una ricetta molto simile alla pilsner che avevo prodotto qualche anno fa e che non era venuta affatto male (link).

ph pilsner

Partiamo dal pH di mash: un po’ alto, ma alla fine era nel range 5.2-5.5 quindi me lo sono fatto andar bene. Anche perché la temperatura di mash era a 67°C, quindi leggermente sbilanciata verso le alfa amilasi.

La prima nota curiosa è che a fine mash il pH è aumentato. Mi sembra di aver già letto questo fenomeno da qualche parte, ma non ho più ritrovato il link. Da tenere a mente, perché si rischia di andare fuori range con il pH di bollitura. È anche possibile che il pH sia risalito a causa del piccolo sparge che pratico anche se uso la tecnica BIAB: ricordo di aver modificato il pH dell’acqua di sparge (4,5 litri) a 6, forse troppo alto.

Di fatto è accaduto proprio questo: ho bollito con un pH un po’ alto e il risultato è stato una coagulazione scarsa delle proteine in fase di raffreddamento. Ho pensato vabbè, fa nulla, andranno via con la lagerizzazione.

A fine fermentazione il pH è sceso solo fino a 4.7, quindi decisamente nella parte alta del range. Come previsto, il pH post carbonazione è sceso di un’altra unità, assestandosi a 4.6 (sempre nella parte alta del range). Risultato? Birra torbidissima nonostante un paio di settimane di lagerizzazione (lo so, non moltissimo, ma è comunque troppo torbida). La schiuma, molto pannosa e persistente, sembrerebbe confermare la presenza di proteine (forse in eccesso). Il gusto è spento: nessun off-flavour, per carità, ma la birra è venuta veramente stupida, nulla a che vedere con la versione precedente (limpida e brillante anche nel sapore). E soprattutto nulla a che vedere con la pilsner che avevo in mente.

Ora, non voglio certo dare tutta la colpa al pH (magari un protein rest avrebbe aiutato), ma qualche lezione da portare a casa sicuramente c’è. Non sto nemmeno dicendo che una birra torbida sia necessariamente meno buona di una limpida, ma la torbidità potrebbe essere l’indicazione che qualcosa è andato storto, come in questo caso.

Per il prossimo ammostamento punterò a un ph di 5.2 a 25°C, vediamo cosa succede.

czech pilsner

 

 

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Ingegnere elettronico prestato al marketing, da sempre appassionato di pub e di birre (in questo ordine). Produco birra in casa a ciclo continuo dal 2013. Insegno tecniche di degustazione e produzione casalinga. Sono un divoratore di libri di storia e cultura birraria. Dal 2017 sono giudice BJCP (Beer Judge Certification Program). Autore del libro "Fare la birra in casa: la guida completa per homebrewer del terzo millennio"

42 COMMENTS

  1. Complimenti per l’impegno e la chiarezza di esposizione.
    C’è qualche numero che non mi torna…
    Se il pH di ammortamento è compreso tra 5,2-5,5, quello di bollitura 5,2-5,3 e la bollitura lo abbassa di 0,5-1, come può rimanere 5,1-5,3 in post bollitura?

    • Sì, scusa: ovviamente è 5.1-5.2 post bollitura se prendiamo il range “ristretto” che viene considerato ottimale. Correggo, grazie.

      • Ieri sera ho riguardato gli appunti dell’ultima cotta, una Blanche con orzo crudo ed ho visto che il pH post bollitura era salito a 6,4. Prima dell’incubo del lievito l’ho abbassato a 5,4 confidando nell’abbassamento in fermentazione. Pensi che pH 6,4 sia dovuto all’orzo crudo?
        In genere, ho valori intorno a 5,6-5,9.

  2. Per quanto riguarda il pH di sparge, che poi influenzerà anche quello di bollitura, non è forse meglio rimanere anche un po’ più basso di 5.5, tipo 5,3? Ovviamente se nel grist non ci sono malti scuri, altrimenti il pH scenderebbe troppo. Durante il risciacquo, ad intuito il pH non dovrebbe scendere come succede nel mash in. Questo potrebbe anche spiegare il perché nelle tue misurazioni in bollitura il tuo ph era alto.

    • Sì, ci pensavo proprio ieri. Probabilmente ho abbassato troppo poco il pH dell’acqua di sparge (faccio BIAB, ma faccio un piccolo sparge con 3 litri di acqua). Probabilmente prossima volta porterò anche l’acqua di sparge intorno a 5.2.

  3. “(magari un protein rest avrebbe aiutato)”
    Magari mi sono perso qualche post, ma ricordo molto bene un articolo in cui parlavi del portein rest come uno step inutile (http://brewingbad.com/2014/05/protein-rest-e-davvero-indispensabile/). Sono passati 4 anni è vero, ma posso chiederti cosa ti ha fatto cambiare idea?

    PS. Ti seguo solo da settembre 2017 e il tuo blog è una miniera d’oro di informazioni affidabili. Lavoro fantastico. Quando pubblicherai il nuovo libro?

    • Eh, eh. Ho scritto “magari”. Non ho cambiato idea, continua a non farlo perchè mi fa perdere tempo e nella maggioranza dei casi non serve. Ma forse, e ripeto forse, in alcuni casi potrebbe aiutare. In compenso ho ottenuto una schiuma persistente e pannosissima. La birrificazione è sempre un conpromesso…

  4. Ciao Frank!

    Sai dirci se EZ Water Calculator (io uso il foglio excel – metric) ci prende con le stime del PH?

    Ciao

    Carlo

  5. Ciao,
    Ti faccio i compleanni per i tuoi articoli, sempre molto interessanti.
    Siccome sono molto attento anche io al ph, ti volevo chiedere se per il valore di 5,2 circa di bollitura tu hai capito se si tratta di valore a temp di bollitura o ambiente, perché anche leggendo il famoso Kunze, che lo suggerisce, non ho mai trovato un chiaro riferimento, e in letteratura è sempre molto poco chiaro a che temp si faccia riferimento parlando di pH.
    Grazie

    • Riferimenti precisi non se ne trovano, ma dato che il ph di bollitura deriva da quello finale di mash, e dato che il ph di mash a 5.2/5.4 si intende a temperatura ambiente, anche il pH di boil lo intenderei a temperatura ambiente. Anche perché dubito che esista una sonda che si possa immergere nel mosto mentre bolle senza andare in frantumi. 🙂

  6. ciao Frank, ritieni quindi sia il caso di regolare l’acqua di sparge abbassando il ph? ho letto in giro che molti non lo considerano affatto. Io uso acido lattico nell’acqua di mash (circa 18/20 ml su 46 litri d’acqua). Secondo te posso usare anche l’acido lattico per l’acqua di sparge? siccome finora non ho avuto sentori strani nella birra, non vorrei apportare sapori strani.. In un altro articolo parlavi di un limite nell’utilizzo dell’acido lattico da non superare. Meglio usare acido citrico? Grazie Frank per renderci partecipe

    • Ciao Ilario,

      guarda, a mio parere abbassare l’acqua di sparge è importante non tanto per il pH si sparge in se’ (che pure favorisce l’estrazione di tannini se troppo alto, ma secondo me fino a un certo punto), piuttosto per non far salire troppo il pH del mosto che va in bollitura (l’acqua di sparge si unisce a quella di mash). Come ho scritto nel post, il pH di bollitura è molto importante per la coagulazione delle proteine e per contenere l’astringenza dell’amaro estratto dai luppoli (specialmente per birre molto luppolate). Tant’è che sto iniziando a correggere un poco il pH anche dopo il mash, per far arrivare il mosto a 5.3/5.2 (misurato T ambiente) in fase di bollitura. Per quanto riguarda il limite di acido lattico, quel valore che scrissi era puramente indicativo e fondato solo sulla mia esperienza (della serie: fino a quel valore non avevo notato problemi). Tra l’altro, conta che quelli che ho indicato sono ml/litro rapportati solo all’acqua di mash, se aggiungi acido nello sparge il volume di acqua totale aumenta e la concentrazione ml/L può rimanere anche costante.

  7. Su brulosophy il 24/07/2017 è stato sperimentato che non vi è alcuna differenza tra una birra a ph nel range con una birra con ph alto, come te lo spieghi? Aggiustare il ph potrebbe essere inutile? Grazie e complimenti per il sito.

    • Trovami un esperimento di Brulosophy in cui sia uscita fuori una differenza sostanziale tra due approcci diversi (forse esisteranno due/tre casi in tutto). Non dico che non sia vero il caso singolo, mi piace anche leggere brulosophy, ma un esperimento singolo su una birra non dice granché. Tra l’altro glie effetti su colore e limpidezza si vedono dalle foto (le due birre sono diverse), e il fatto che il pH finale non sia così diverso ha sicuramente influito sulla valutazione (il punto di arrivo del pH dipende anche dal ceppo di lievito: una prova su un singolo lievito è poco influente). Insomma, il limite degli esperimenti di Brulosophy è che vengono fatte su una singola ricetta una sola volta, e di scientifico hanno molto poco. L’influenza del pH sulla birra invece deriva da studi che si sono susseguiti nel corso di tantissimi anni e che vengono applicati con attenzione anche in ambito industriale.

      Detto ciò, se si è soddisfatti delle proprie birre (anche se il pH è alto) non c’è motivo di intervenire. Io difficilmente sono soddisfatto in pieno, quindi cerco sempre opportunità per migliorare (sempre cercando di non complicarmi eccessivamente la vita perché il mio è pur sempre un hobby e mi voglio anzitutto divertire).

      Tra l’altro, esiste sempre la possibilità concreta che la birra di partenza non fosse un granché: le differenze tra una birra mediocre e una meno mediocre risultano meno evidenti di quelle tra una ottima birra e una birra mediocre. Nel test a triangolo conta anche questo, ragion per cui un singolo esperimento non ha grande valenza scientifica (seppure divertente e interessante da leggere).

  8. Ciao Frank,
    Torno a scrivere sull’argomento dopo due cotte in cui ho cercato di seguire un profilo di pH il più vicino possibile a quello del tuo post. Abbassando il pH finale (una Blanche con 5.2 e una German Pilsner con 4.9) è evidente che il mosto è più limpido e durante la fermentazione si sente molto di più il profilo aromatico! Ora aspetto con impazienza, ma questa è una costante di ogni cotta per nulla suscettibile al pH, la prova del primo assaggio e la fine maturazione.

  9. Complimenti Frank
    , ho riletto i tuoi articoli sul PH e Alcalinità a seguito della puntata sull’acqua fatta su Discord,
    un gran bella e utile iniziativa.
    Una domanda , ma dopo quanto tempo dall’aggiunta di eventuale acido lattico
    nel mash , va rifatta la lettura con il ph-metro ?
    Ovvero , c’è un tempo di reazione da attendere o basta rimescolare e rifare la lettura subito ?
    Grazie

  10. Ciao Frank,
    per la prossima cotta ho intenzione di controllare il ph anche in pre-boil. Essendo la prima volta, mi chiedo: i parametri per calcolare di quanto si abbassa il Ph all’aggiunta di una certa quantità di acido lattico sono gli stessi del mash? In pratica: se per abbassare il ph di Mash di 0,1 aggiungo 1 ml di acido lattico, è plausibile che mi occorra sempre 1ml per abbassare di 0,1 anche il ph pre-boil? In teoria sì, dato che l’alcalinità residua sempre quella è… giusto?

  11. Ma nel caso di aggiunte di acqua a inizio o fine bollitura come ci si deve comportare per tenere il ph nel giusto range? Ad esempio nell’ultima cotta abbiamo dovuto aggiungere 6 litri di acqua a inizio boil per aggiustare volume e densità ed il ph che era 5,4 a fine mash è schizzato a 5,9. In questo caso tu l’avresti abbassato con acido lattico?

    • Sì, lo avrei abbassato. Qualsiasi acqua venga aggiunta (in bollitura, in raffreddamento o prima della fermentazione) deve essere trattata con acido e portata a pH intorno a 5.

  12. Ciao Frank, oggi dopo un mese che ho imbottigliato un amber Ale, per curiosità, ho misurato il ph immergendo il phmetro nel bicchiere. Il valore visualizzato era 5,4 , molto lontano dal 4,5 che mi aspettavo.
    Ti dico anche che secondo me la birra è abbastanza piacevole da bere senza grossi difetti. Avevo solo misurato il ph di mash ed era 5,4. Cosa potrebbe indicare un ph così alto nella birra finita uguale a quello dí mash?uso un phmetro Milwaukee da 40 euro

      • L ho tarato prima di fare la misurazione. Comunque allora riproverò. Grazie della risposta ti faccio sapere

        • Non è possibile trovarsi con quel pH a fine fermentazione, perchè qualsiasi lievito produce abbastanza acidi per portare il pH almeno intornona 4.5. inoltre, se il Ph fosse davvero 5.4, sarebbe anche pericoloso bere la birra perchè l’acidità serve a inibire l’azione di batteri patogeni.

          • Ti aggiorno Frank..effettivamente il ph meter ha qualcosa che non va, quando provo a tararlo mi esce sempre il messaggio di errore durante la registrazione del secondo valore non riuscendo di conseguenza a completare la taratura. Inoltre provandolo in acqua distillata o nei campioni da misurazioni completamente sballate. Penso che a questo punto prenderò il ph meter da 100 euro che usi tu…da quanto ce l hai? Funziona ancora bene?

  13. Ciao frank!
    Ti è mai capitato misurare il ph di mash sotto il range basso? Sto facendo una English ipa adesso e purtroppo ho il ph di mash a 5.16…misurato a 25 gradi. Cosa dici?

  14. Grazie mille. A te è mai capitato che era leggermente sotto il 5.2 quando sulle tue ricette segni che era 5.2?

  15. Ciao Frank,
    ti seguo da un po’ ma è la prima volta che commento.
    Prima di tutto complimenti per il blog, sono alla seconda cotta e utilizzando alcuni tuoi consigli tra la prima e l’ultima devo dire che ho ottenuto risultati migliori.
    Volevo chiederti se durante l’ammostamento per dare priorità alle beta o alle alfa è più importante la gestione della temperatura o quella del ph, o magari sono importanti in egual misura.
    Grazie
    Ciao
    Lorenzo da Roma

    • Direi che è più importante la temperatura, ma se prevedi di fare mash alto con singolo step terrei anche il pH sul limite alto, per poi abbassarlo leggermente prima della bollitura. Diciamo 5.4 per un mash a 68-70°C e 5.2-5.3 per la bollitura. Ma parliamo di dettagli.

  16. Domanda stupida Frank.. l’acqua di mash va acidificata a priori sino a raggiungimento del target o il campione va prelevato per l’analisi dopo un tot che l’ammostamento è partito?
    Grazie mille

    • Dipende cosa intendi per target. Questo dovrebbe essere il pH di mash (quindi una volta aggiunti i grani), se non usi un foglio Excel per stimarlo puoi acidificare solo dopo aver misurato la miscela acqua+grani (in genere a 5 minuti dal mash-in). Altrimenti, se usi un foglio Excel che stima il pH di mash in base all’acqua, puoi acidificare anche prima di inserire i grani utilizzando la quantità di acido indicata dal foglio Excel o dal programma.

  17. Ciao Frank,
    Domani cotta della mia bitter e vorrei per la prima volta misurare e correggere il ph preboil, così da capire l’incidenza sulla birra finita.
    Premetto che cerco di correggere il meno possibile con acido il mash, utilizzando fogli di calcolo WZ e sali nella giusta misura (in mash uso sempre malto acido).
    Ho la fortuna di usare acqua di montagna molto stabile nei valori.
    Correggo l’acqua di sparge (5,2/5,3) con fosforico.

    Una domanda per te:
    Dato un certo valore PH preboil (immaginiamo di trovare i miei 29 litri a ph 5,4) cosa posso usare per aiutarmi a calcolare quanto lattico o fosforico utilizzare per portare il mosto a 5,2/5,3?

    Grazie ancora di tutti i tuoi spunti.
    Ale

      • Ciao Frank, Finita la cotta.
        In fermentatore 24 litri di strong bitter OG 1.055 inoculati con London III
        Ph mash 5,3 (senza correzioni, salvo 160g di malto acido)
        Ph acqua sparge 5,2
        Ph preboil 5,3
        Corretto con 10 gocce di acido lattico (2ml circa) è rimasto stabile a 5,3 (non sono andato oltre in attesa dell’MW101, non mi fido dell’Hanna Instruments che sto usando e non volevo far danni).

        Ale

  18. Ciao Frank,
    una domanda sicuramente stupida (perdonami…) ma mi manca un pezzo…

    Anche nel tuo libro (complimenti, chiaro ed esaustivo) ripeti che conoscere l’acqua da cui si parte (fatta eccezione per quella di sparge, come anche precisato nel tuo articolo) non è importante.

    E’ questo che non capisco: alcalinità, alcalinità residua, contributo dei grani alla diminuzione del ph…tutto ok.
    Ma se non conosco il Ph di partenza dell’acqua, come faccio a prevedere il ph di atterraggio post mash? se l’effetto dei grani è di diminuire il Ph di X, come posso ignorare il dato di partenza? Se parto da un Ph di 7, piuttosto che di 8, l’effetto dell’aggiunta dei grani (al netto dell’effetto tampone) sarà diverso.
    Lo so, mi sto perdendo in un bicchiere di acqua (tanto per rimanere in tema…)

  19. Ciao Frank, per fare la birra uso acqua di fonte piuttosto alcalina, che vado a correggere con acido lattico per portare entro l’intervallo desiderato. Di solito sto intorno ai 5.25 tanto in mash quanto in sparge. Questa volta mi sono reso conto che l’acqua aveva bisogno di meno acido lattico del solito per stare entro i parametri di partenza che mi ero prefissato, ma il fatto è che durante il mash il pH è arrivato a 5.13 e a fine boil a 5.02 (ho cotto una birra con solo malto pils, che di solito, con un pH dell’acqua intorno ai 4.3 mi da il valore desiderato). Che dici, 5.02 a fine bollitura può compromettere una corretta fermentazione? E comunque, un pH di partenza così basso, che problemi può dare? Grazie

    • Nel tuo caso, nessun problema. Non è così basso. Se fosse stato troppo basso, avresti potuto avere problemi con gli enzimi durante il mash. Ma non è il tuo caso.

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