Le Brown Ale di stampo americano non sono uno stile molto diffuso
(American Brown Ale, BJCP 19C). Difficile proporre qualche riferimento reperibile in Italia, ma anche in America non è che siano poi così popolari. Del resto non sono molto diffuse nemmeno le loro versioni originali, le British Brown Ale (BJCP 13B), di cui la Newcastle Brown Ale è storicamente la capostipite. Proprio quest’ultima, caduta ormai da anni nelle mani della Heineken, sta vivendo un restyling a cura del birrificio americano Lagunitas (anch’esso da qualche anno 100% Heineken) che la sta portando verso l’interpretazione americana dello stile.

Tuttavia una versione del cuore ce l’ho: è una delle prime birre prodotte dal birrificio di Latina Eastside, dai tempi in cui era ancora una beerfirm. La birra in questione è la Sweetearth, una American Brown Ale robusta con una lieve nota affumicata (teoricamente fuori stile, ma buona). Purtroppo non si trova molto in commercio perché, ahimé, in Italia le birre scure si bevono poco, quelle “marroni” ancora meno. La produzione della Sweetearth è limitata, ma se vi capita a tiro provatela.

La mia ricetta è stata creata in base agli avanzi che avevo in casa, quindi manca di alcuni ingredienti che altrimenti avrei utilizzato. Ne è venuta fuori tuttavia una birra piacevole, facilmente bevibile e abbastanza fedele ai canoni dello stile. Il nome della birra è un omaggio al Dottor Emmet Brown di Ritorno Al Futuro, meglio conosciuto come DOC, che mi accompagna da quando uscì il primo film della serie nel lontano 1985.

RICETTA

Come accennato nella premessa, la ricetta non è esattamente quella che avevo in mente. Avrei usato volentieri un po’ di malto Chocolate e avrei fatto a meno del Brown, ma ho lavorato sugli avanzi di malti speciali che avevo in casa ed è venuta fuori così.

Le linee guida dello stile lasciano ampia libertà. L’impostazione generale è da birra americana, ovviamente, quindi c’è spazio per la luppolatura e per un carattere brown leggermente sopra le righe. Tuttavia, leggendo bene la descrizione del BJCP, si nota che l’aroma può essere fortemente caratterizzato dal luppolo ma anche no, e allora la scelta diventa personale. Aroma e flavour spaziano in un range molto vasto, delineando lo scenario ideale per sbizzarrirsi con i malti speciali. Cosa che ho fatto, come si intuisce dalla ricetta.

Per la luppolatura ho usato gli avanzi di una birra precedente, abbondando un po’ nel dry hopping per svuotare la dispensa. Luppoli americani resinosi e molto fruttati, scelta un po’ al limite per una birra con base scura ma in linea con le linee guida. Nel complesso un grist carico di malti speciali, sbilanciato sul caramello/toffee/tostato piuttosto che sul cioccolato/caffé. Un azzardo, lo ammetto.

FERMENTAZIONE

Classica fermentazione con lievito secco Fermentis US-05. La FG prevista da Brewfather era un paio di punti più bassa, ma tutti quei malti speciali hanno sicuramente lasciato nella birra parecchi zuccheri non fermentabili. Anche 1.018 ci sta, e il fatto che la carbonazione sia ancora stabile dopo due mesi di bottiglia a temperatura ambiente conferma che probabilmente è andata così.

ASSAGGIO

Questa birra è stata prodotta più di due mesi fa. Ho preferito aspettare prima di pubblicare le mie impressioni: un po’ per definirle meglio, ma soprattutto per valutare l’evoluzione organolettica di questa mia produzione. Inizialmente non ne ero entusiasta, e anche oggi non grido al miracolo, ma devo dire che le bottiglie sono quasi finite e ogni volta la bevo volentieri.

ASPETTO Scende nel bicchiere formando un bel cappello di schiuma beige con bolle medio/fini, molto persistente. La schiuma aderisce alle pareti del bicchiere man mano che il livello della birra scende, persistendo in bella vista fino a fine bevuta. Sebbene il colore delle American Brown Ale venga descritto come marrone anche dal BJCP, fin dall’inoculo del lievito la tonalità visiva di questa birra non mi ha convinto. È di un marrone spento, poco vitale, e la torbidità non lo migliora. Lo trovo sinceramente un brutto colore, anche se tecnicamente il marrone ci sta. Secondo me il malto Brown ha influito molto sulla tonalità di marrone, che senza un tocco di malto molto tostato (tipo black o chocolate) ha poca profondità.

AROMA Intensità medio-alta. Il luppolo è ben presente, con note resinose accompagnate da decise sferzate agrumate (pompelmo e limone). In sottofondo spuntano delicate sfumature tropicali di frutto della passione e mango. Il malto riesce a spuntarla, affacciandosi al naso con tonalità tostate ben definite: crosta di pane bruciata, pretzel e un filo di caffé. Si avverte una leggera nota di alcol, non fastidiosa.

AL PALATO Intensità minore rispetto al naso, ma ben bilanciata. L’amaro resinoso del luppolo è ben accompagnato dalla struttura maltata che gioca sempre sulle note tostate di pane, toast bruciato e leggero caramello. Lieve caffé nel retrogusto, la luppolatura è meno tropicale rispetto al naso virando su sfumature agrumate e resinose. Amara ma non troppo, buon bilancimento e discreta bevibilità.

MOUTHFEEL Corpo medio, carbonazione media. Il calore alcolico non si avverte, nonostante le premesse dell’aroma. Astringenza sotto controllo.

IMPRESSIONI GENERALI Volendo condurre un’analisi secondo le linee guida del BJCP, non avrei molte osservazioni da fare a questa birra. È amara il giusto, è marrone, la schiuma è bella e molto persistente, l’intensità e le tonalità aromatiche sono assolutamente nel range dello stile. Anche al palato si comporta bene, congedandosi con un retrogusto di pane tostato e leggerissimo caffé molto piacevoli. Tuttavia, nel complesso la birra non mi fa impazzire. Manca quel tocco cioccolatoso che secondo me dovrebbe esserci nello stile, anche se da nessuna parte è scritto che sia obbligatorio. Rimpiazzerei il Dark Crystal con un 3% di Chocolate e toglierei di mezzo il Brown, o almeno lo ridurrei. La birra è comunque buona, non ha difetti e si beve bene. Tutto sommato una riuscita interpretazione dello stile.

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Ingegnere elettronico prestato al marketing, da sempre appassionato di pub e di birre (in questo ordine). Produco birra in casa a ciclo continuo dal 2013. Insegno tecniche di degustazione e produzione casalinga. Sono un divoratore di libri di storia e cultura birraria. Dal 2017 sono giudice BJCP (Beer Judge Certification Program). Autore del libro "Fare la birra in casa: la guida completa per homebrewer del terzo millennio"

18 COMMENTS

  1. Ciao Frank ti seguo da tempo e trovo il tuo blog sempre molto interessanti. Quando parli di luppolo in bollitura per 10 minuti vuol dire che a 60 minuti non metti niente? Grazie per la risposta e continua così!

    • Sì, esatto. Con la luppolatura a fine bollitura gli IBU estratti erano già sufficienti per raggiungere il target.

  2. Se capiti dalle parti di Verona prova l’HAZARD di Z4ARTEBIRRA.. una una American amber ale ai limiti di una brown ale.. resinosa al punto giusto e con il chocolate a dare una marcia in più.

        • Un’altra curiosità Frank…ho visto che nelle tue ultime produzioni sbilanci in modo importante l acqua verso i cloruri, hai notato benefici nella bevuta da quando lo fai?
          Consigli di farlo anche in birre con una buona di malto caramello come questa? Non si rischia di risaltare troppo la componente maltata risultando stucchevole?

              • Difficile notare differenze sostanziali con le modifiche dell’acqua, a meno di non fare un test alla cieca fianco a fianco con due birre identiche in tutto tranne che nella quantità di cloruri. Diciamo che ho sempre aggiunto cloruri nelle birre maltate e il risultato mi ha soddisfatto.

  3. Ciao Frank.
    Vorrei porti cortesemente una domanda: dopo quanto tempo dall’imbottigliamento hai riposto le birre in frigorifero per la corretta maturazione?

    • Non ricordo di preciso, ma essendo una luppolata credo subito dopo la carbonazione. Quindi dopo 10-15 giorni.

  4. Ciao Frank! Hai usato lievito da rifermentazione? Ho fatto una birra con la stessa og dell tua brown ale e usato lo stesso lievito (due buste di us05 per 10 litri)…assaggiata ieri dopo due settimane di bottiglia senza aggiungere lievito da rifermentazione…buona ma fa pochissima schiuma…a te ne faceva?

    • Per quanto ricordo non ne ho usato. A meno di casi eccezionali, non serve aggiungere lievito per carbonare. Per casi eccezionali intendo birre ad altissima OG (1,100 o superiore) o che hanno passato moltissimo tempo nel fermentatore (mesi). Attendi un altro po’, vedrai che carbona (anche perché se un po’ ha carbonato, significa che il lievito c’è e che sta consumando lo zucchero che hai aggiunto, altrimenti sarebbe piatta).

      • Quindi potrebbe essere ancora troppo giovane diciamo? Anche se ha già fatto 14 giorni in bottiglia a 20 gradi? Grazie della risposta comunque

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