Correva l’anno 2002, mi pare, o giù di lì. Ero a Dublino con un paio di amici, nel pieno di uno dei nostri rocamboleschi viaggi irlandesi. Avevamo scoperto da poco la Porterhouse, all’epoca uno dei pochissimi pub a Dublino che serviva birre diverse dalle solite Guinness, Harp, Heineken e simili. Non potevamo ritenerci esperti di birra, ma di pub ne avevamo girati parecchi godendo dell’atmosfera calda e unica, tagliata da vecchi faretti dalla luce fioca, incrostati dalla polvere.

A un certo punto, tra una chiacchiera e l’altra, alzammo lo sguardo su una piccola cornice appesa sulle doghe in legno che decoravano tutte le mura della Poterhouse di Parliament Street, al confine con il turistico quartiere di Temple Bar a Dublino. La cornice conservava religiosamente un articolo di giornale in cui un certo Michael Jackson elogiava le birre della Porterhouse, in particolare le tre stout della casa: la Wrassler’s (anche nota come XXXX), piuttosto amara e decisa, la Plain Porter, più delicata, e quella che io avevo in quel momento nel bicchiere e preferivo su tutte, la Oyster Stout.

Porterhouse Stouts

Iniziammo ovviamente a ridere ripetendo quel nome – Michael Jackson – mentre immaginavamo uno strano personaggio barbuto ballare ubriaco sul bancone della Porterhouse a tempo di Billie Jean. Eravamo già alticci, al punto in cui riesci ancora a elaborare delle frasi di senso compiuto, ma qualsiasi cosa ti fa ridere da matti.

Fu così che Michael Jackson entrò nell’orbita dei miei pensieri. Andava in giro a raccontare di birra già da moltissimi anni e purtroppo non ne avrebbe avuti ancora molti davanti: il 30 Agosto del 2007 morì di una brutta malattia che lo accompagnò nei suoi ultimi anni di vita.

Ieri, guardando il documentario sulla sua vita (link), sono stato travolto improvvisamente da questi bellissimi ricordi. Intorno al minuto 55, nel corso dei suoi giri in Irlanda, Michael approda alla Poterhouse di Parliament Street. Siede al tavolo con un certo Oliver Hughes, anche lui purtroppo scomparso prematuramente il 30 Luglio del 2016. Hughes è stato tra i fondatori della Porterhouse e tra i pionieri del movimento della birra craft Irlandese.

All’epoca dell’incontro con Michael Jackson, i birrifici artigianali in Irlanda si contavano sulle dita di una mano; oggi, siamo arrivati a oltre 60. Il movimento irlandese deve moltissimo a Hughes, tra i primi a sfidare il dominio incontrastato della Guinness in Irlanda quando si rifiutò di vendere marchi industriali nei suoi locali.

Oliver Hughes Michael Jackson
Michael Jackson “the beer Hunter” incontra Oliver Hughes della Porterhouse di Dublino

Anche se purtroppo per ora è disponibile solo in inglese senza sottotitoli, consiglio veramente a tutti gli amanti della birra di vedere questo documentario sulla vita di Michael Jackson. Non è un capolavoro, sia chiaro, ma insegna molto su quello che secondo me è l’aspetto più importante del mondo della birra: le persone e le loro storie.

Michael Jackson era un personaggio di una calma incredibile, sempre moderato nei toni ma con una passione enorme che gli brillava negli occhi. Raccontava anzitutto la storia dei personaggi e solo dopo infilava il naso nel bicchiere. Beveva, prima di degustare. Ha girato il mondo per incontrare le persone, catturare storie per poi raccontarle. Da uomo nato nello Yorkshire inglese e cresciuto in Inghilterra, ha sempre avuto la cultura del pub codificata nel DNA.

Seguire i viaggi di questo personaggio gentile, pacato e appassionato è stata una bella avventura. Sarà che ultimamente il mondo della birra artigianale mi ha stancato nei modi e nei toni, specialmente quello italiano e ancor di più la scena romana, che vivo più da vicino. Sarò un inguaribile romantico, ma ritrovare la passione pura negli occhi di Michael Jackson e seguirlo virtualmente nelle sue imprese mi ha fatto tornare indietro nel tempo con un grande sorriso stampato sul volto.

Per chi ne fosse ancora a digiuno, consiglio anche la visione della serie The Beer Hunter, disponibile gratuitamente su YouTube (link)

Un brindisi a Michael, quindi, e lunga vita alle sue storie e ai suoi racconti.

 LINK  / Beer Hunter: The Movie 

Michael Jackson The Beer Hunter

 

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Frank
Ingegnere elettronico prestato al marketing, da sempre appassionato di pub e di birre (in questo ordine). Produco birra in casa a ciclo continuo dal 2013. Insegno tecniche di degustazione e produzione casalinga. Sono un divoratore di libri di storia e cultura birraria. Dal 2017 sono giudice BJCP (Beer Judge Certification Program). Autore del libro "Fare la birra in casa: la guida completa per homebrewer del terzo millennio"

8 COMMENTS

  1. Ciao,

    non vivo la scena Romana di persona (a dire il vero neanche quella italiana), a cosa ti riferisci quando dici che i modi e i toni ti hanno stancato?

    • Un tema molto lungo, non vorrei aprire una discussione nei commenti di questo post. Diciamo che negli ultimi tempi c’è molto malumore dovuto a contrasti forti tra distributori e gestori dei locali. Spessi ci si dimentica della birra e si passa il tempo a scornarsi su altri temi che poco hanno a che fare con quello che realmente c’è nel bicchiere.

  2. Ottimo articolo Frank, io purtroppo non mastico l’inglese…già faccio fatica con italiano figurati.
    E ti voglio ringraziare perché mi hai instillato la curiosità ora.
    Io non so se lo sai…ma pure io non sopporto molto chi “usma usma (annusa) e non beve un’ostia!”.
    Ma suppongo sia un risvolto (inevitabile?), un tributo che forse il settore deve pagare.
    Ciò non cambia però il mio modo di vedere la Birra, per me la birra e da bere e stop.
    E ammetto che mi stupisce un po’ che tu la veda così, sapendo che sei appassionato anche del lato “degustazione”.
    Certo amare quel lato non esclude togliersi il piacere di berla la birra.
    Quella per me e la sua essenza, il suo bello.
    Troppe manfrine, troppe osservazioni, troppo analisi tolgono il gusto del bere.
    Il pregio di una Birra, ok tolti alcuni stili magari tipo bw solo per fare uno stupido esempio, deve essere il fatto che si faccia bere e che invogli a berne ancora.
    Il resto come ho già detto e la inevitabile deriva, la piega hipster che sta prendendo il boccale….che non e più boccale o pinta….che e teku…che son boccali sempre più piccoli a prezzi dei vecchi boccali e pinte.
    Ridatemi il vecchio pub…..a volte lo penso.
    Ridatemi una pinta da bere in santa pace ridendo con uno o più amici, senza stare ad analizzare, ma solo a bere in buona compagnia!!!!
    Per molti aspetti sono stanco anch’io dell’ambiente…e io non lo frequento che marginalmente per fortuna a differenza tua.
    Io amo gli hb perché mi riportano dove e con chi mi piace stare e bere…non tutti tutti eh, ma diciamo che il 90% son così!
    Ora voglio sapere di più di lui….da come scrivi mi intriga….grazie! 😉

    • Grazie per il commento, Conco! Al minuto 8:30 c’è un momento troppo bello, in cui Michael regala delle IPA americane al tassista che lo aveva accompagnato a casa. Così, per fargli conoscere nuovi sapori oltre alle solite birre che si bevono alla spina nei pub. Un mito.

  3. Ho visto il documentario qualche settimana fa e mi ha veramente colpito. Pur essendo fatto malissimo (tecnicamente) vedere Michael Jackson all’opera è merviglioso e commovente. Davvero qualcosa di bello. E stasera vado a farmi una Fantôme.

  4. Ahahahah….ho visto la scena che dici tu del taxi. 🙂
    Dico la verità, l’ho sentito nominare tantissime volte, sapevo benissimo ovviamente dei libri e di questi video.
    Ma non ho mai approfondito.
    Trovo noiosi (e spesso boriosi) i “degustatori”.
    Come detto il troppo parlare mi toglie il piacere di bere, per quello non ho mai partecipato a corsi e corsini vari, ne ho pure vinti facendo concorsi, potevo parteciparvi gratis in pratica, ma ho sempre preferito scambiarli con cose utili, che so un sacco di pale o di pils….come le cotte nei birrifici….ahahah…ma quello e un’altro discorso.
    In pratica lo sto vedendo ( col mio pc va a scatti…quando va e non si impalla), capendo solo qualcosina di ciò che dice.
    Ma il personaggio si vede che e particolare.
    L’aplomb e chiaramente, totalmente e fottutamente british….ma l’aspetto, beh per nulla, molto più mediterraneo.
    E il suo ufficio….beh che dire…spettacolare!!!
    Mi ricorda la mia Brasserie…ahahahah
    E un casino ordinato totale.
    Ripeto…ne ho sentito parlare tanto ma tanto, ma non avevo mai minimamente approfondito.
    Sbagliavo.
    E il taglio, pur brutto, dei video invece trovo che renda ancor meglio il tutto.
    Un bel personaggino davvero eh….mo con calma mi finisco di vedere il video…sempre se ci riesco.
    E per quel poco che comprendo a sviscerare il personaggio.

    • una delle mie scene preferite è in Beer Hunter, in Belgio. Fa una cena abbastanza gourmet in compagnia di amici. Lo chef mette in tavola tanta bella roba, il tutto spesso cucinato con birra belga. E ovviamente accompagnato da birra belga. A un certo punto lo chef arriva e bello fiero gli fa VEDERE una bottiglia, ne parla, ma mica gliela apre 🙂 al che il buon Michael, decisamente infastidito, e allo stesso tempo intimorito dalla telecamera, riesce con un certo imbarazzo a farsela aprire e a bersela! Mitico!
      PS come va Conco?! a 7 mesi di distanza la Belgian Ale con T58 comincia a essere moolto interessante! un saluto, Peperin

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