La scorsa settimana sono stato a Norwich, nel Norfolk inglese, per una giuria del concorso per homebrewer organizzato dai Norwich Amateurs Brewers. Il concorso si svolgeva in realtà a Diss, una piccola cittadina a un quarto d’ora in treno da Norwich, nella taproom del birrificio Ampersand Brew Co.
Il concorso si chiamava These Ale Of Wonders ed era dedicato unicamente agli stili britannici e irlandesi. In gara c’erano 125 birre, io ero al tavolo delle Best Bitter. L’organizzazione è stata davvero impeccabile, mi sono trovato molto bene.
Tavoli mono-stile o con stili molto simili, flight da sei birre a tavolo, mini-BOS per non far arrivare troppe birre al BOS finale. Più o meno l’impostazione che io e Angelo abbiamo dato al concorso che organizziamo per Fermento Birra in occasione di Birraio dell’Anno (a proposito: c’è ancora qualche posto libero per iscriversi).
C’è stato però un aspetto che non mi ha entusiasmato: la scheda BJCP utilizzata per il concorso.
Si tratta della scheda BJCP cosiddetta “structured“, rilasciata dal BJCP nel 2018 in occasione della National Homebrew Competition (NHC) organizzata dalla American Homebrewers Association. Si può scaricare dal sito del BJCP a questo link. Qui sotto uno screenshot della scheda.
Rispetto alla classica scheda BJCP, si nota subito una maggiore compattezza delle informazioni con alcune sostanziali differenze.
La scheda compatta
In generale, le righe per scrivere i commenti sono molto meno. Sono state rimpiazzate – in parte – da schemi a crocette. Mouthfeel e Appearance sono praticamente descritti solo a crocette. In Aroma e Flavour è rimasta qualche riga per i descrittori.
L’idea, come si evince dall’esempio in alto a sinistra della scheda, è quantificare i descrittori con le crocette. Nella riga a fianco dei quantificatori, dovremmo elencare gli aromi/flavour che abbiamo percepito, in una sorta di elenco.
Per aiutare nella compilazione, la scheda stessa riporta, sempre nella colonna a sinistra, un elenco di descrittori da cui il giudice può attingere per compilare le righe della scheda.
Lo spazio per il commento Overall è rimasto sostanzialmente invariato.
I punteggi sono gli stessi, l’unica differenza è che si chiede di riportare in alto a destra il voto di consensus, ovvero il voto concordato dai giudici dopo aver discusso le schede alla fine dell’assaggio. In molti concorsi, per il voto di consenso si utilizza la media matematica dei voti dei giudici al tavolo, ma in teoria il voto di consenso dovrebbe essere discusso e condiviso tra i giudici alla fine dell’assaggio.
La tabellina dei descrittori che si trova a sinistra nella scheda classica del BJCP è diventata Flaws For Style, ovvero difetti per stile. Quindi non descrittori, ma solo quelli che sono considerati difetti per lo stile. Ad esempio, la casellina “Estery” andrebbe spuntata in una German Pils ma non in una Belgian Tripel. Invece delle crocette, in questo caso va inserito un quantificatore (L per Low, M per Medium, H per High).
Perché questa scheda non mi piace
Partiamo dagli aspetti positivi. Su tutti, secondo me ha molto senso la sostituzione dell’elenco dei descrittori sulla sinistra con una tabellina, più piccola, che riporta solo i descrittori che sono da considerarsi come difetti nella birra che si sta assaggiando. La logica di compilazione dell’attuale scheda BJCP, che indica di flaggare i descrittori anche se non sono difetti, è a mio avviso fuorviante e poco utile (ne avevo parlato qui).
Bene anche che al posto della classica crocetta sui descrittori venga utilizzato un quantificatore. L’eliminazione della descrizione dei difetti ci può anche stare. A patto però che lo spazio guadagnato venga utilizzato per dare più spazio ai commenti. Ma non mi pare questo il caso.
Credo di aver esaurito qui gli aspetti positivi di questa scheda.
Se a prima vista la compattezza e le checkbox a crocetta possono sembrare comode, nella pratica le ho trovate fortemente limitanti. L’approccio BJCP è l’estrema cura per la componente descrittiva e soprattutto per l’argomentazione della propria valutazione della birra. Lo sforzo descrittivo richiesto al giudice è l’aspetto che apprezzo di più nei concorsi BJCP. Sia quando vesto i panni del giudice, sia quando ricevo le schede come homebrewer.
Prendiamo il Mouthfeel, come esempio. Lo schema a crocette potrebbe sembrare utile, perché alla fine si scrivono sempre le stesse cose. Ma non è proprio così. Scrivere una frase tipo “lievissima astringenza non in stile, non disturba il sorso” non ha lo stesso effetto – per chi legge – di due crocette, una nella parte bassa della riga Astringency e l’altra sulla checkbox Inappropriate.
Per non parlare dell’aroma, dove c’è spazio giusto per un elenco di descrittori e un quantificatore unico, sulla sinistra, per tutti i descrittori del malto, del luppolo e del lievito. Qui siamo oltre al “limitante”, mi sembra davvero ridicolo.
Senza contare che, alla lunga, tutti questi schemi a crocette stancano gli occhi e il cervello e si finisce col mettere qualche crocetta a caso.
Non ci siamo proprio.
Eh, ma non c’ho tempo per scrivere!
Questa è l’obiezione che mi viene fatta molto spesso per giustificare schede incomplete, monche o compilate con scarsa attenzione. Troppe birre al tavolo, tempi strettissimi, gli organizzatori del concorso che ti mettono fretta.
Per fortuna questo non era assolutamente il caso della competizione organizzata dai Norwich Amateur Brewers. Hanno chiamato un numero di giudici adeguato e diviso le sessioni tra mattina e pomeriggio, in modo da avere non più di 6-8 birre a ogni tavolo. Ampio spazio per la discussione con gli altri giudici dopo ogni assaggio, nessuno che metteva fretta per la compilazione delle schede.
A maggior ragione, ho trovato poco funzionale l’utilizzo di questa scheda compatta in un contesto del genere.
Capisco che ci sono casi in cui l’eccessivo livello di dettaglio delle schede BJCP possa non essere funzionale allo scopo. Ad esempio, nei concorsi pro a cui partecipano birrifici, dove sono spesso iscritte migliaia di birre e gli assaggi sono molto più veloci. Al birraio, in quel caso, interessa poco il commento del giudice: si punta alle medaglie, quello che conta è il voto.
Ci sta.
Nei concorsi per homebrewer – l’ho sempre detto – si dovrebbe cercare di contenere il più possibile il numero delle birre al tavolo. Non pretendo che siano necessariamente sei per tavolo, ma fermarsi a dieci sarebbe già qualcosa. In ogni caso, è a mio avviso importantissimo non mettere fretta ai giudici e dar loro modo di compilare delle schede esaustive e chiare.
Importante anche lasciare il giusto tempo per il confronto tra i giudici dopo ogni birra, fase secondo me importantissima sia per i giudici – è questo il momento in cui si impara di più -, sia per il voto finale che verrà assegnato alla birra.
Con queste schede si vanifica parzialmente tutto ciò. Meno crocette. Più parole, please.
l’idea che mi son fatto, studiando questa scheda, è che sia un modo per guidare alla stesura di una scheda l’eventuale giudice che non ha una formazione BJCP o che non è particolarmente avvezzo alle giurie nei concorsi per homebrewer: penso al publican, al birraio etc etc… e per certi versi può essere pure utile. La cosa che però proprio non mi piace è la lista dei descrittori messa così esplicita: praticamente un bias apparecchiato.
Sì, l’idea è sicuramente quella. Ma così facendo poi penalizzi il lavoro dei giudici con più esperienza. Sarebbe quasi da distribuirne un paio, ognuno si sceglie quella che preferisce. Alla fine, potrebbe essere un’idea. Tanto i voti sono assegnati con lo stesso criterio.