Birra - Valutazione sensorialeAd una settimana dall’ultima tappa di Brassare Romano, vorremmo fare qualche riflessione sulle schede di valutazione che vengono utilizzate al concorso per giudicare le birre. Premettiamo che riteniamo ottimo il lavoro fatto dai giudici è che la classifica della serata è assolutamente solida, a prescindere dalle schede di valutazione. Alla fine il posizionamento in classifica di ciascuna birra viene determinato in relazione alle qualità di una birra rispetto alle altre in gara. E dopo aver finalmente assaggiato la birra prima classificata (l’ottima American Wheat di Gabriele e Tiziano di Stefano) ci sentiamo di affermare che merita assolutamente il primo posto.

Quindi, su questo punto, nulla da eccepire.

Quello che non ci convince invece sono i parametri che la scheda propone per la valutazione delle birre e in particolare la scala di punteggio assegnata alle singole voci. Vediamo insieme come sono fatte queste schede.

La scheda è divisa in quattro sezioni, in linea con i principali aspetti della degustazione: visivo, olfattivo, gustativo, considerazioni finali. Fin qui, nulla da eccepire. Ogni categoria contiene alcune sottovoci (ad esempio, le sottovoci della categoria “visivo” sono schiuma, limpidezza e colore). A ciascuna di queste sottovoci i giudici assegnano un punteggio che può andare da 4 (ottima) a 0 (scadente). Questo punteggio viene poi moltiplicato per un coefficiente correttivo che va da 1 a 4, a seconda dell’importanza che la singola sottovoce ha sul risultato finale. La scheda è fatta così:

ADB - Scheda Analisi Organolettica

Facciamo un esempio: la schiuma ha un coefficiente correttivo pari a x2. Quindi, se un giudice assegna un giudizio “ottimo” alla schiuma (voto numerico paro a 4), la voce ha un peso sulla valutazione complessiva pari a 4 x 2 = 8.

Il punteggio massimo, sommando le varie voci, può arrivare a 100.

La domanda che ci poniamo è: ha senso dare un punteggio assoluto a ciascuna di queste voci? A nostro parere, non molto. Nell’ultima serata di Brassare Romano, in particolare, questo aspetto ci è balzato agli occhi in maniera lampante per la voce “limpidezza“.

3 giudici su 4 hanno assegnato un punteggio pari a 3 (buono) alla limpidezza della nostra American Wheat (che limpida, obiettivamente, non era). La domanda che ci poniamo è: che senso ha assegnare un punteggio alla limpidezza di una birra, se nelle linee guida del BJCP per la American Wheat (utilizzate dal concorso come riferimento per lo stile) c’è scritto: “Clarity may range from brilliant to hazy with yeast approximating the German hefeweizen style of beer“.

Uno dei giudici ci ha detto ad esempio di aver assegnato un 3 per questa voce a tutte le birre in concorso. Quindi, come dicevamo in apertura, in termini di posizionamento in classifica nella competizione specifica, questo valore è ininfluente. Però: che senso ha portarci a casa una scheda che valuta con 3 punti su 4 la limpidezza di una American Wheat?

Ma il discorso si spinge oltre, a nostro avviso: che senso ha dare un voto assoluto alle singole voci? Indubbiamente è sottointeso che il giudice dovrebbe assegnare il voto in relazione alla aderenza della birra valutata allo stile di riferimento, ma anche in questo caso alcune voci appaiono ambigue. Prendete per esempio la voce Persistenza/complessità: non sono in nessun modo la stessa cosa, ma vengono valutate sulla medesima riga. Una birra infetta potrebbe avere un’ottima persistenza, che voto daremmo in questo caso? La questione ci sembra un po’ confusa.

Non è solo l’ADB ad aver pensato schede di questo tipo, in rete se ne trovano altre strutturate in maniera molto simile. Dici vabbé: criticare è facile. Cosa proponete quindi?

Come spesso accade, siamo andati a vedere come fanno in America. Non perché siano più bravi di noi, ma tendenzialmente sono più organizzati. E l’organizzazione, di solito, porta a risultati maggiormente strutturati. Andiamo quindi  a vedere la scheda di valutazione che utilizza il BJCP nei concorsi americani:

BJCP - Beer Scoresheet

Leggiamola insieme:

  • da un lato vengono elencate le caratteristiche (badate bene, non sempre sono difetti): il giudice mette una crocetta su quelle che riscontra nella birra. Questo è più che altro un aiuto per la valutazione dato che queste caratteristiche non sembrano  contribuire al punteggio.
  • dall’altra parte vengono elencate le macro categorie,  assolutamente equivalenti a quelle della scheda utilizzata a Brassare Romano. C’è però una significativa differenza: in questo caso, il giudizio è anzitutto in forma di commento (non esistono punteggi assoluti per la schiuma, per la limpidezza o per il colore). Alla singola categoria viene assegnato un voto complessivo. E, badate bene, c’è scritto sempre: “as appropriate for the style“.  Si può scrivere nel commento “la birra è opalescente” e dare voto pieno alla categoria “appereance”, se lo stile in questione è ad esempio una weizen.
  • infine, in fondo, tre valutazioni qualitative che non concorrono al punteggio finale ma che danno indicazioni importanti all’homebrewer che ha prodotto la birra: accuratezza stilistica, merito tecnico e giudizio “intangibile”.

Perché non prendere ciò che di buono c’è nella scheda americana per migliorare la nostra? Voi che ne pensate?

 

6 COMMENTS

  1. E’ un po’ che mi fa riflettere questo argomento. Nelle gare si parla sempre di riferimenti assoluti, o almeno così sembra, ma se così non fosse dovrebbero scriverlo a caratteri cubitali che il tutto è relativo allo stile in questione. D’altronde ogni birra è legata al suo stile e alle sue caratteristiche, alla voce limpidezza che punteggio dovrebbero assegnare ad una hefeweizen?!
    Tempo fa, ad un concorso birrario, uno dei giudici (preso in disparte) mi disse che le linee guida utilizzate per il giudizio erano prese nientepopodimeno che da BJCP.
    A questo punto, se è così… SCRIVETELO!

    “as appropriate for the style”

    • E’ esattamente quello che penso io: una birra andrebbe giudicata sempre rispetto a uno stile di riferimento. Se è così, oltre a scriverlo esplicitamente, certe voci andrebbero eliminate o gestite in altro modo (come per esempio la voce limpidezza che tu hai citato).

      Spesso ai concorsi vengono prese per riferimento le linee guida del BJCP perché, seppur non aggiornate e per certi aspetti lacunose, sono le uniche che descrivono gli stili con un livello di dettaglio adeguato ad una valutazione. Potersti quasi valutare uno stile che non conosci, anche solo leggendo le linee guida (ed è questo che a volte succede, mi sa).

  2. Ciao,
    secondo me una cosa che non va bene è la seguente:
    quando i giudici ritengono una birra fuori stile, danno dei punteggi bassi alle varie voci.
    Questo è fuorviante.
    Perchè se una birra ha una buona qualità, una bella armonìa, deve prendere un voto basso su quei parametri (che in teoria vorrebbe dire che la qualità e l’armonìa rilevata nella birra è scarsa)?
    Io inserirei invece un parametro tra quelli finali: “aderenza allo stile” con magari un moltiplicatore tale che se la birra è fuori stile ne esca molto danneggiata nel punteggio.

    In questo modo il partecipante può, già ad occhio e senza dover richiedere troppe spiegazioni, individuare che quello che ha sbagliato è stata l’aderenza allo stile, ma che per il resto la birra andava bene.

    Immaginiamo una APA con del Crystal troppo scuro tanto da farla sembrare più una amber.
    Se a parte questo la birra è buona, secondo me dovrebbe prendere dei buoni punteggi, tranne che in quello di aderenza allo stile (ripeto, un parametro studiato con una formula che influisca parecchio sul punteggio finale tanto da non poter trovare una birra fuori stile nella top 30% della classifica finale).

    Per il resto certe suddivisioni da te citate possono essere fuori luogo per certi stili, ma tutto sommato va bene così, non andrei a cercare il pelo nell’uovo.

    Ciao
    Carlo

    • Ciao Carlo,

      questo punto fu molto discusso sul forum degli Homebrewers romani qualche tempo fa, quando, nella tappa del concorso Brassare Romano per lo stile saison, una black saison non venne valutata. I punti di vista furono diversi e la discussione molto accesa. La mia idea è che se si porta una birra ad un concorso questa vada giudicata in base alla sua aderenza rispetto allo stile. Anche nei concorsi a stile libero, infatti, la birra viene giudicata in base allo stile dichiarato. Stile libero significa che lo scegli tu, non che lo stile non esiste.

      Secondo me, qualsiasi giudizio ha senso se basato su delle regole di riferimento. Altrimenti diventa più una questione “mi piace/non mi piace”, poco adatta ad una logica di graduatoria da concorso.

      Per questo ritengo che i parametri di giudizio delle schede ADB (e di molte altre che ho trovato in giro) sono in parte fuorvianti. Dare un voto assoluto alla schiuma o alla limpidezza non ha molto senso, mentre ha senso darlo rispetto allo stile di riferimento. Seguendo questa logica, nella scheda ADB la riga “limpidezza” nella valutazione di una hefeweizen andrebbe sbarrata. Ma allora il punteggio totale non arriverebbe più a 116 e non avrebbe senso come punteggio assoluto.

      Trovo invece ben fatta la scheda del BJCP, che per ogni categoria permette di inserire dei commenti e poi un voto complessivo alla categoria. Così, nel caso di una hefeweizen, un giudice potrebbe scrivere “torbida” e mettere voto pieno (in questo caso 3/3).

  3. Se la birra on viene giudicata perché non aderente allo stile OK, ci sto.
    Da partecipante , capisco al volo che il motivo è quello.
    Ma se una birra viene giudicata, però nelle varie voci viene dato un punteggio basso perché non aderente allo stile, allora no.
    Se una birra ha una buona amrmonia e persistenza anche se sembra una americarn amber ale e lo stile di riferimento era una american pale ale, nelle relative voci deve prendere un buon voto. E un basso voto nella voce “aderenza allo stile”.
    Dice vo questo
    Ciao
    Carlo

    • Non so, il tuo ragionamento non mi convince appieno. Siamo d’accordo che se una saison è nera è fuori stile punto e basta e non va giudicata. Se invece la birra è leggermente fuori stile ed il concorso prevede uno stile di riferimento, a mio parere i singoli parametri andrebbero giudicati in base allo stile. Altrimenti diventa una valutazione qualitativa, tipo “schiuma grossolana e persistente, colore ambrato, corpo medio” che ha pure un valore di per sé ma a a cui è difficile associare un numero. E un numero, nei concorsi, è necessario.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here