Ricordo la prima volta che un mio carissimo amico, appena rientrato da un viaggio negli USA, tirò fuori dalla valigia una bottiglia di Arrogant Bastard: fu un vero colpo di fulmine tra me e il Gargoyle che spiccava tronfio sull’etichetta. Amore che venne confermato quando girai la bottiglia e lessi il messaggio dell’altrettanto tronfio Greg Koch, uno dei due fondatori del birrificio.

Arrogant Bastard Label

Il senso del lungo testo sul retro della bottiglia era a grandi linee il seguente: se questa birra non ti piace, si vede che non la meriti. Che dire, ero completamente cotto ancor prima di togliere il tappo e versarla nel bicchiere.

Quando finalmente aprimmo la bottiglia, cercai di dimenticare ogni tipo di giudizio estetico e mi concentrati sulla birra. Sorso dopo sorso, il suo sapore forte e deciso mi conquistò fino alle viscere. Era nato il mio amore incondizionato per la Stone Brewing Company: per le sue birre, la sua sfrontatezza, l’immagine e i meravigliosi Gargoyles.

Nel corso degli anni, purtroppo, non ho avuto occasione di assaggiare molte altre delle loro birre: ho fatto un solo viaggio a New York da allora, ed in Italia (a Roma nello specifico) trovarle è quasi impossibile. Riuscii ad intercettare una Double Bastard in un pub di Stoccolma: il grado alcolico mi stese letteralmente, ma l’entusiasmo è rimasto lo stesso.

Tuttavia questo post non voleva essere un elogio incondizionato allo Stone (anche se mi rendo conto che lo sembra in effetti), ma piuttosto volevo spendere due parole sul libro che racconta la loro storia e che poco tempo fa ho acquistato su Amazon US: 

The Craft of Stone Brewing Co.: Liquid Lore, Epic Recipes, and Unabashed Arrogance

Anzitutto, va detto che è piuttosto economico: 16$ dollari per un libro pieno di fotografie a colori e dotato di copertina rigida mi pare più che ragionevole. Lo stile  è quello di Koch, che fa il simpatico e lo sborone da pagina 1 a pagina 200: a qualcuno potrebbe non piacere, ma chi conosce il personaggio sa che se lo può permettere. E poi, è questione di gusti. Per fortuna, comunque, nel libro ci sono anche interventi consistenti dell’altro fondatore dello Stone, Steve Wagner, il timidone del gruppo: i suoi toni sono più rilassati e decisamente meno spocchiosi. Diciamo che i due si bilanciano.

Metà libro è dedicato alla storia del birrificio, che devo dire mi ha divertito e interessato parecchio (anche se sicuramente sarà un po’ romanzata, ma è inevitabile). Per il resto troviamo ricette di alcuni piatti che servono al ristorante del birrificio (non proprio immediati da preparare a casa), una attenta descrizione di ognuna delle birre prodotte dallo Stone (abbastanza interessante, anche se qui in Italia trovarle è un sogno) e infine una serie di ricette per noi avidi homebrewers.  Certo, non avendo mai assaggiato molte delle birre citate, le ricette servono a poco (tra l’altro molti degli ingredienti non sono reperibili in Italia) ma qualche spunto lo si può trovare.

Se lo consiglio? Be’, a chi è appassionato del birrificio: sì. Per gli altri, non saprei; magari non vale le spese di spedizione per farlo arrivare dagli US. Ma se capitate da quelle parti, vale la pena prenderlo.

The Craft of Stone Brewing Co.: Liquid Lore, Epic Recipes, and Unabashed Arrogance 

(Amazon.it, 18€)

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