Mentre la mia passione per la birra risale ormai a parecchi anni fa, quella per le “birre acide” (sour beers) è molto, ma molto più recente. Il bello è che è stato un amore intenso e improvviso, quasi viscerale: le amo ora quanto le odiavo un paio di anni fa. Ci sono cari amici che mi prendono riccamente in giro quando sorseggio estasiato una Schaerbeekse Kriek di Drie Fonteinen, ricordandomi come gli davo addosso definendoli beer nerd altezzosi (e masochisti) solo qualche anno fa. Del resto, si sa, l’approccio a questo tipo di birra non è semplice: richiede un certo sforzo di astrazione dagli aromi e dai sapori classici di una birra. Alcuni ci arrivano, altri no, ma va bene in ogni caso: non devono piacere per forza a tutti.
Una volta superata la barriera di ingresso (il “degustative black hole“, come lo definisce Pete Brown nel suo libro “A Sociable History of Beer“), si apre un mondo. Un mondo in cui, personalmente, ho trovato (e trovo ancora) alcune difficoltà ad orientarmi. All’inizio sembra facile: vi imbatterete ovunque nella definizione di termini come lambic, geuze, kriek, framboise (non sto qui a ripeterle) ma quello è solo il punto di partenza. Il mondo delle sour beer è fatto di tradizione e sperimentazione, di tentativi, di storia. Solo orientarsi tra le decine di birre che produce Cantillon (per citare il produttore più conosciuto) è un’impresa, senza parlare delle decine di blender e di altri produttori che esistono. Tra questi, alcuni sono stati acquistati da grandi gruppi e hanno subito derive pericolosamente commerciali, producendo birre di scarsa qualità dai nomi ugualmente altisonanti. Alcuni producono, altri fermentano; qualcuno imbottoglia, altri sperimentano con risultati più o meno interessanti. Capiterà sempre il giorno in cui qualche beershop o pub tirerà fuori dalla cantina il gioiello di quindici anni fa di cui non avrete mai sentito parlare. Ne rimarrete frustrati, come ne sono rimasto io.
Insomma, o avete tanti amici nerd appassionati (e io ho questa fortuna) o ci vorranno anni per capirci qualcosa.
Mi permetto quindi di consigliare un paio di libri che ho trovato veramente utili e che mi hanno davvero aperto un mondo. Non sono certo economici, ma valgono ogni singolo euro del prezzo di copertina.
Scritto dal fondatore del birrificio belga Glazen Toren (produce birre veramente ottime, tipo la saison D’Erpe-Mere), racconta come nasce e come viene prodotto il lambic attraverso la storia di tutti i maggiori produttori belgi. Immagini bellissime, testi semplici e diretti, vi catapulterà in un mondo complesso e magico. Fantastico. Unico difetto: le foto sono senza didascalie. Fatevi questo regalo. Lo potete acquistare su Amazon.it (questo il link: Geuze & Kriek: The Secret of Lambic). Costa un po’ di euro, ma li vale tutti.
Tim Webb è famoso per il suo “Good Beer Guide Belgium” (la nuova edizione uscirà a fine marzo 2014). Lo stile di questo libretto è colloquiale e molto simpatico. Lui è un grande esperto, riesce a sviscerare i segreti delle birre acide senza mai annoiare. Meno bello (esteticamente) dell’altro, si tratta comunque di una guida valida con molte indicazioni precise utili anche per chi decidesse di fare un bel viaggetto itinerante in Belgio (locali, birrifici, ristoranti). A differenza dell’altro, descrive puntualmente le singole birre dei diversi produttori e vi mette in guardia dai prodotti pensati per il largo consumo. Non l’ho trovato su Amazon (io l’ho acquistato al birrificio Oud Beersel in Belgio) ma lo potete ordinare per pochi euro su Amazon.it: LambicLand: A Journey Round the Most Unusual Beers in the World
Non diventerete istantaneamente esperti di sour beer (come del resto non lo sono ancora io) ma avrete tanto bel materiale da esplorare. Cheers!
appena finito di leggere il piacevole regalo di Natale
Wild Brews: Beer Beyond the Influence of Brewer’s Yeast
di Jeff Sparrow
Terzo libro di una trilogia dedicata alle birre del Belgio, una bella guida su come degustare e produrre Lambic, Oud Bruin e Flemish Red.