PREMESSA Ho usato l’impianto descritto nel post per circa una decina di cotte. Oggi produco su un impianto simile ma migliorato, sempre in BIAB e sempre con il target di 10 massimo 15 litri per cotta (link).
Spesso si pensa che fare birra in casa con la tecnica all grain (ovvero partendo dalle materie prime seguendo il processo standard che adottano anche i birrifici) richieda molto tempo e soprattutto molto spazio. Questo è vero in generale, però molto si può fare per ridurre l’ingombro dei materiali e il tempo da dedicare alla cotta, senza rinunciare in alcun modo alla qualità della birra prodotta.
Fare birra in appartamento è possibile, basta avere un piccolo ripostiglio (o una cantina) per tenere un pentolone e un paio di fermentatori e magari, ma non necessariamente, una camera di fermentazione autocostruita (70x60x50 cm). Due le chiavi di svolta:
- usare la tecnica BIAB (Brew in a Bag) e
- produrre meno birra.
Il BIAB (descritto molto bene in questo articolo del blog Birra degli Amici) consente di saltare le fasi di sparge che richiedono tempo e pentoloni aggiuntivi. La qualità finale della birra non ne risente praticamente per nulla. Produrre meno litri semplifica molti aspetti e soprattutto riduce significativamente i tempi: ci vorrà infatti meno tempo per macinare i grani, imbottigliare, travasare, pulire. I fermentatori più piccoli (tipo questi da 16 litri) si puliscono più agevolmente, entrano in camere di fermentazione più piccole e occupano meno spazio quando non vengono utilizzati. Produrre meno birra significa anche bollire meno mosto, il che permette a un bollitore con resistenza da 2000W di sostenere una bollitura sufficientemente vigorosa e di scaldare l’acqua in tempi ragionevoli.
Con l’impianto che vi descriverò nel seguito produco dai 10 ai 13 litri di birra con densità iniziale fino a 1090. Se si vogliono produrre birre più alcoliche occorre diminuire i litri finali, in quanto la maggiore quantità di grani occuperà più spazio durante il mash. La cotta dura tipicamente 5/6 ore, comprese le pulizie. L’efficienza è intorno al 60%: non molto alta, ma non importa (sarà sufficiente utilizzare qualche etto di malto in più).
Il costo complessivo dell’impianto è molto variabile e dipende dai materiali che si utilizzano: il prezzo del boiler, per esempio, varia tra i 180€ (Brupaks) ai 100€ (Bielmeier).
Per un BIAB “basic“, quindi comprando i grani già macinati, senza PID né camera di fermentazione e utilizzando il bollitore economico, vi serviranno più o meno 200€ per portare a termine le prime fermentazioni. Gli elementi indispensabili sono:
- pentola elettrica
- sacca biab
- fermentatori (almeno 2)
- copertina isolante per la pentola
- serpentina in rame per raffreddare
- ph meter
- termometro
- tappatrice
- tubi vari
Per il passaggio successivo e l’acquisto degli elementi mancanti (mulino, PID con pompa, camera di fermentazione autocostruita come questa) vi serviranno almeno altri 200/250€.
Il post è un po’ lungo ma ci tenevo a descrivere al meglio tutte le varie fasi. Se volete, potete saltare alla fase che vi interessa cliccando su uno dei link sottostanti:
- il bollitore
- l’acqua
- macinare i grani
- graing bag
- controllo della temperatura di mash
- misurazione del pH
- recupero del mosto dai grani
- bollitura
- raffreddamento
- whirpool e trasferimento del mosto nel fermentatore
- controllo della temperatura di fermentazione
IL BOLLITORE
Per mash e bollitura utilizzo un boiler della Brupaks con resistenza da 2000W (acquistato qui, ma se ne trovano anche di più economici in rete, occhio però ai materiali e al rubinetto!). L’unica modifica è stata l’aggiunta del termometro che si vede in basso a destra (acquistato da Angelhomebrew.co.uk): non è indispensabile, ma aiuta a tenere sotto controllo la temperatura sul fondo (il mosto nella parte bassa del bollitore è sempre un po’ più caldo perchè vicino alla resistenza).
Il bollitore è in plastica resistente alle alte temperature ed è molto semplice da forare.
Per mantenere meglio la temperatura di mash e migliorare la bollitura, conviene isolare il boiler. Ho applicato una coperta isolante rimovibile per due ragioni: 1) è più facile da pulire e 2) la posso togliere nella fase di raffreddamento, facilitando lo scambio di calore con l’esterno.
La copertina è realizzata con due pannelli termoisolanti (quelli che si applicano dietro ai termosifoni) acquistati per 10€ l’uno da Leroy Marlene. Li ho uniti con nastro di alluminio (anche questo comprato da Leroy) lasciando la parte argentata all’esterno in modo da renderne più semplice la pulizia.
La stringo attorno al boiler con un paio di cinghie con fibbia.
L’ACQUA
Producendo pochi litri di birra, utilizzo sempre acqua in bottiglia: grazie all’etichetta ne conosco la composizione in termini di sali minerali e posso modificarla a seconda della birra che sto producendo. Inizialmente cambiavo marca di acqua in relazione allo stile che volevo produrre, cercando di individuare quella che si avvicinava di più al profilo minerale che avevo in mente. Ora trovo più comodo utilizzare sempre la stessa acqua, modificandola di volta in volta.
Ho scelto l’acqua Panna perché ha valori abbastanza bassi di sali minerali (compresi i bicarbonati, che tendono a rendere difficile l’abbassamento del pH in fase di mash) ed è disponibile praticamente in tutti gli alimentari e supermercati. Due casse (più un paio di bottiglie se decido di fare 13 litri di birra) sono sufficienti.
Per la modifica del profilo minerale utilizzo generalmente acido lattico, gypsum (solfato di calcio) e cloruro di calcio (in passato ho utilizzato anche l’epsom, ovvero il solfato di magnesio, ma è difficile da trovare e non ha effetti significativi). L’acido lattico serve per abbassare il livello di bicarbonati durante il mash e quindi ridurre il pH (di solito sono sufficienti 2/3 ml per l’intero mash). Gypsum e cloruro di calcio aggiungono calcio e, rispettivamente, solfati e cloruri.
Il calcio ha effetti positivi su mash, bollitura e fermentazione ma non altera il gusto della birra; cloruri e solfati sono importanti per esaltare la componente maltata o luppolata delle birre (qui un post dove spieghiamo l’effetto dei sali sul profilo gustativo della birra).
Per calcolare la quantità di sali utilizzo il tool excel di Martin Brungard: inizialmente è un po’ ostico da capire, una volta padroneggiato permette di calcolare le quantità di sali e acidi desiderate nel giro di qualche minuto. Non mi baso mai sui profili storici delle acque (o almeno li prendo solo come riferimento di massima), piuttosto scelgo i valori target in base all’effetto delle varie componenti sul profilo gustativo (qui un vecchio post con un tutorial sull’utilizzo dello sheet di Brungrad)
MACINARE I GRANI
Utilizzo un mulino corona a dischi acquistato su Mr Malt (70€, questo il link). Una volta eseguita la modifica per la regolazione (è molto semplice, qui spiegano come farla) va alla grande. Non ho nemmeno avuto necessità di motorizzarlo, dato che la quantità di grani da macinare per fare 11 litri di birra è poca (tipicamente 3-4 Kg: termino di macinare prima che l’acqua arrivi a temperatura).
Inoltre, con il BIAB non c’è bisogno di una regolazione maniacale del mulino dato che non c’è necessità di filtrare il mosto tramite il letto di trebbie. Possiamo quindi permetterci di “sfarinare” un po’ (anzi, la “sfarinatura”, mettendo maggiormente a contatto l’amido con l’acqua di mash, migliora di qualche punto l’efficienza).
GRAIN BAG
Come grain bag ho utilizzato in passato quella classica venduta da Birramia o Mr Malt, ma la forma “a sacca” ne rende difficile l’estrazione una volta terminato il mash (vi scolerà mosto da tutte le parti). Inoltre, le maglie troppo spesse abbassano l’efficienza complessiva (non permettono un buon ricircolo). In ultimo, la sacca non si lava molto bene.
Sono passato quindi ad una sacca migliore, acquistata sempre sul sito Angelhomebrew.co.uk. Ha dei manici comodissimi per tirarla su a fine mash, ha maglie molto fine e soprattutto è di forma cilindrica (il che eviterà scolature fuori dalla pentola quando la alzerete per metterla via). Unico difetto: essendo a maglia fine, è molto delicata; dovrete fare parecchia attenzione quando girerete i grani in fase di mashin per evitare di forarla.
Quella da 33 litri non si adatta perfettamente al boiler Brupaks, ma tenendola con delle mollette va bene lo stesso. Quella più grande (oltre a costare di più) rischierebbe di avere troppa stoffa in giro per la capienza della pentola.
Per evitare di lasciarla a contatto con la resistenza, utilizzo il doppio fondo di un lauter tun che avevo acquistato su Birramia. Va bene anche uno scolapasta rovesciato o quell’attrezzo per cuocere le verdure al vapore che vendono da Ikea (verificate sempre che siano in acciaio inox, dato che saranno immersi nel mosto caldo per tutta la durata del mash).
CONTROLLO TEMPERATURA DI MASH
Utilizzo un sistema con PID e pompa di ricircolo (qui spieghiamo come costruirlo): non è difficile da assemblare ed è molto comodo. A ogni modo si può vivere anche senza utilizzando la tecnica di infusion mash all’inglese: si porta l’acqua a temperatura, si fa il mashin e si mantiene il tutto chiuso per un’oretta con il boiler spento. Utilizzando una vecchia coperta per evitare perdite di calore dall’alto (oltre alla coperta termica avvolta intorno) si riesce a tenere la temperatura abbastanza costante (anche con un calo di temperatura fino a tre gradi dall’inizio alla fine del mash si possono produrre birre ottime).
Pensare di controllare la temperatura utilizzando il termostato del boiler è altamente sconsigliato. Una volta presa confidenza con l’inerzia del sistema, è invece possibile mantenere la temperatura accendendo e spegnendo manualmente la resistenza (girando i grani con una paletta); questo procedimento richiede però parecchia attenzione per tutta la durata del mash e porta facilmente ad attacchi d’ansia ripetuti.
La sonda del PID per il monitoraggio della temperatura preferisco inserirla nel centro del boiler tramite un pozzetto inox rimovibile con il sistema “artigianale” che vedete in figura. Ho preferito non praticare altri buchi più che altro perché la sonda farebbe pressione sull’esterno della grain bag con alta probabilità di forarla.
MISURAZIONE DEL PH
Misuro sempre il pH a temperatura ambiente. Estraggo un campione dopo una mezz’ora di mash e lo metto in un pentolino che avevo lasciato in congelatore: in questo modo il mosto scende istantaneamente intorno ai 25C (se non lo fa è sufficiente mantenerlo qualche minuto nel congelatore).
Utilizzo un pHmetro della Hanna con correzione della temperatura (vedi figura): è abbastanza costoso ma l’ho trovato più resistente e affidabile. Vanno bene anche versioni più economiche (se ne trovano a valanghe su ebay), l’importante è tararli frequentemente (tendenzialmente prima di ogni cotta, a meno che non si faccia una cotta ogni due settimane). Per la taratura ho comprato su eBay delle confezioni di soluzioni campione da 200ml tipo questa.
Il valore del pH del mosto a T ambiente dovrebbe essere intorno a 5.5. Questo valore è fortemente dipendente dalla temperatura (tutte le fonti citano una riduzione del pH a 60C di circa -0.3 punti). Un pH di 5.5 a T ambiente significa un pH del mosto a 5.3, ottimale per far lavorare bene gli enzimi alfa e beta amilase.
Anche se avete un pHmetro che compensa le variazioni di temperatura, vi consiglio sempre di misurare il pH a temperatura ambiente: la compensazione del pHmetro non tiene infatti conto dei fenomeni chimici specifici del mosto. Misurandolo sempre a temperatura ambiente avrete misure consistenti confrontabili con i range forniti in letteratura (che fanno riferimento quasi sempre a T ambiente).
RECUPERO DEL MOSTO DAI GRANI
Qui le scuole di pensiero sono molte: c’è chi strizza i grani, chi non lo fa per paura di estrarre tannini, chi li fa scolare lentamente. Io, personalmente, non li strizzo per un’unica ragione: è scomodo e si fa casino. Preferisco estrarre la bag e metterla in un fermentatore che non uso più. Successivamente estraggo anche il doppiofondo che avevo messo nel boiler e lo metto nel fermentatore sotto la grain bag. In questo modo raccolgo mosto piano piano per la successiva mezz’ora, mentre il mosto nel boiler inizia a bollire.
Faccio mashout a 75/78 gradi poiché l’acqua più calda aiuta a rimuovere lo zucchero dai grani e aumenta l’efficienza. Per arrivare alla temperatura di mashout stacco la pompa, accendo la resistenza e giro ogni tanto.
BOLLITURA
Per arrivare a 10 litri di birra finita, di solito la bollitura parte con più o meno 17 litri (considerando anche il mosto che rimarrà sul fondo del bollitore, in genere 3/4 litri). Con questi volumi, si arriva anche ad una evaporazione di 3 litri ora (che è più che buona) con una bollitura abbastanza vigorosa. Quando faccio 13 litri di birra finita, la bollitura è un po’ meno vigorosa ma comunque accettabile. E’ importante mantenere la copertina termica avvolta al boiler (nella foto ancora non l’avevo costruita).
RAFFREDDAMENTO
Raffreddo il mosto con serpentina di rame e acqua di rete. Non uso uno scambiatore perchè lo trovo più complicato da pulire e sanitizzare. Con l’acqua di rete è difficile scendere sotto i 20 gradi in un tempo decente (soprattutto in estate), quindi solitamente freddo fino a 24/25, inoculo il lievito e porto a temperatura nella camera di fermentazione. In questo modo il mosto arriva a temperatura prima che la fermentazione parta.
WHIRPOOL E TRASFERIMENTO NEL FERMENTATORE
Una volta freddato il mosto, utilizzo la tecnica del whirpool (centrifuga) per creare un vortice nel mosto e far concentrare i residui solidi (proteine e luppoli) in un cono al centro del boiler. Per fare il whirpool utilizzo il trapano e un semplice tool autocostruito con due palette di plastica e un paio di bulloni. Il tutto è smontabile e sanitizzabile completamente prima dell’utilizzo.
Dopo il whirpool chiudo il boiler e lascio riposare per una decina di minuti. A questo punto utilizzo l’autosyphon (quello piccolo, da 4 litri, che trovate su brouwland a 15 euro) per recuperare il mosto lasciando quanti più detriti possibili sul fondo del boiler.
Per la fermentazione utilizzo i fermentatori piccoli da 16 litri acquistati da Mr Malt.
Per l’ossigenazione non ho ancora trovato la soluzione definitiva. A volte utilizzo la paletta di plastica collegata al trapano, ma con i fermentatori piccoli fa schizzare mosto a destra e a manca. Prima facevo tre/quattro travasi tra due fermentatori sanitizzati, ma non era proprio comodissimo. Una volta ho provato la pompa da acquario con il diffusore in ceramica, ma il diffusore è complicato da sanitizzare e tende e rovinarsi. Credo che a breve acquisterò (sempre da brouwland) un diffusore in inox: è un po’ costoso (circa 40€) ma è facile da sanitizzare e dura a vita.
CONTROLLO DELLA TEMPERATURA DI FERMENTAZIONE
Ed eccoci alla parte finale: la fermentazione. Per il controllo della temperatura utilizzo un cavo riscaldante da rettilario da 50W (va bene anche da 20W) comprato su ebay. La sonda la inserisco all’interno del mosto tramite pozzetto inox acquistato su SensorShop 24 (controdado, rondella in inox e guarnizione in silicone li ho invece acquistati su AngelHomebrew.co.uk, la misura giusta è quella da 1/2 pollice).
Da poco ho trovato spazio in sgabuzzino per un piccolo frigo che controllo tramite un STC-1000, ma fino a qualche mese fa ho ottenuto ottimi risultati con una camera di fermentazione in polistirolo autocostruita (qui il link con le istruzioni per costruirla): non è in grado di lagerizzare una bassa fermentazione, ma è ottima per tenere una temperatura di fermentazione costante (anche fino a 10C) in tutte le stagioni dell’anno.
La sonda di temperatura si può anche tenere fuori dal fermentatore (a contatto con la plastica): in questo caso il cavo riscaldante è meglio posizionarlo lungo le pareti del frigorifero.
Posso dirti una cosa? Sei un grande ! Mi son letto un pò di tuoi articoli e ho preso spunto per crearmi il mio piccolo impianto.
Il bollitore che hai preso funziona bene? Perchè sarei in procito di acquistarlo anche io 🙂
Ah ah, non esageriamo ora! 🙂
Il bollitore che ho preso io (quello della Brupaks) funziona benissimo. Come ho scritto nel post è più costoso di altri, ma su quelli più economici (che sulla carta sembrano del tutto equivalenti) non ho esperienza diretta quindi non saprei dirti. Unico avvertimento, ti consiglio di bypassare da subito il termostato interno: è completamente inutile e alla lunga tende a entrare in funzione a cavolo fermando la bollitura (non è una bella esperienza, te lo garantisco). Bypassarlo è semplicissimo, basta aprire con un cacciavite il fondo e scollegare due fili (a breve volevo pubblicare un piccolo post su questo tema).
Un saluto,
FranK
ottimo 🙂
Ne approfitto per chiederti come hai realizzato il sistema per inserire la sonda per il mosto per controllare la temperatura durante l’ammostamento.
Sul sistema protasonda ancora mi prendono in giro, ma mi trovo molto bene. 🙂 Come puoi vedere dalla foto, non è altro che un pezzo di legno recuperato da una “cucchiara” (segando il manico). Successivamente ho fatto cinque buchi: due per tenere lo spago che fermo con delle mollette ai lati del bollitore, uno al centro per inserire il portasonda in inox che andrà a contatto con il mosto (acquistato su SensorShop24: http://www.sensorshop24.de/).
Avrei potuto praticare un buco sul lato del bollitore per inserire direttamente il pozzetto inox, ma avrebbe fatto pressione sulla grain bag con rischio di forarla. In questo modo prendo la temperatura nel mezzo senza forzare sulla grain bag e senza aver fatto nessun buco.
Per il termometro sul fondo invece ho bucato il bollitore, ma lì la grain bag non ci arriva. Lo uso per monitorare la temperatura del mosto vicino la resistenza.
Grazie e continua così 😉
Ciao Frank,
una domanda sul mash nel biab:
il fatto di inserire in mash il totale dei litri richiesti, e quindi avere un rapporto acqua / grani più alto, in che modo influisce sulla cotta?
Ho letto che nel biab bisogna prestare molta attenzione al PH, che il più delle volte va corretto proprio perchè tale rapporto ne rende più difficile l’abbassamento.
Ma è solo questo?
I tempi di mashing aumentano?
Il fatto che gli enzimi siano meno “attaccati” ai grani può influire anche sulla qualità del mosto prodotto?
Ciao e Grazie
Carlo
Ciao Carlo,
il ph probabilmente va quasi sempre corretto anche se non si fa BIAB: è molto raro che tu abbia a disposizione l’acqua giusta per la birra che devi produrre. Certamente, come dici anche tu, nel BIAB, essendo maggiore il volume di acqua, l’effetto dei grani (specialmente di quelli tostati che abbassano il ph) sarà minore e quindi servirà probabilmente una maggiore dose di acido lattico o un’acqua con minore concentrazione di bicarbonati. Ma questo, ovviamente, dipende molto dall’acqua che usi.
Per quanto riguarda gli enzimi, la diluizione tende a ridurre leggermente l’efficacia della conversione, abbassando di qualche punto l’efficienza e aumentando leggermente i tempi di conversione. Per mia esperienza, comunque, si tratta di effetti minimi del tutto trascurabili sui volumi casalinghi.
Per quanto ho letto (e sperimentato), la qualità del mosto non viene in alcun modo inficiata, anzi: eviti anche estrazione di tannini che è il rischio maggiore nella pratica del fly sparge.
Spero di aver chiarito i tuoi dubbi.
Un saluto,
Frank
Ciao Frank,
sulla minore efficienza ho il dubbio che dipenda più dal fatto che in BIAB non si fa sparge, piuttosto che dalla minore concentrazione degli enzimi.
Se infatti la minore concentrazione giustifica l’aumento dei tempi di mash, una volta terminata la conversione tutti gli amidi dovrebbero essere stati trasformati, ed il test dello iodio positivo ne darebbe conferma.
Quindi in teoria quello che c’era da estrarre dai grani è stato estratto, e me lo dovrei ritrovare nel mosto.
Concordi?
Cmq oggi o domani farò la mia pirma cotta BIAB e le tue parole mi hanno rassicurato 😉
Non inserirò tutta l’acqua, preferisco estrarre la sacca e inserirla in altra pentola con acqua 78 gradi e ph corretto per fare un batch sparge e sciacquare i grani.
Forse perdo i vantaggi del BIAB di fare tutto in una pentola ma preferisco non andare oltre i 4L/Kg, almeno non la prima volta.
Ciao e grazie!
Carlo
Ciao Carlo,
sul tema dell’efficienza hai ragione: la conversione degli amidi in zuccheri avviene comunque,. Il punto è che, perdendo gli enzimi un po’ di efficacia a causa della maggiore diluizione, potrebbe venire fuori un mosto meno fermentabile a parità di temperatura rispetto a un mash con meno acqua. A volte succede, ma anche questo è facilmente rimediabile abbassando un po’ la temperatura di mash. Comunque io non avuto problemi di questo tipo.
Sul fatto del piccolo sparge non concordo invece: per recuperare qualche punto di efficienza in più perdi il grande vantaggio del BIAB, ovvero fare tutto in un’unica pentola! 🙂
Facci sapere comunque come andrà la prima cotta.
Un saluto,
FranK
Ciao Carlo,
ieri riflettevo ulteriormente sul tema dell’efficienza nel BIAB. In realtà, il fatto che il test dello iodio dia risultato positivo non ci dice nulla sull’efficienza degli enzimi. Sarebbe come dire che superare positivamente il test dello iodio rappresenta di per se’ una efficienza di conversione del mash pari al 100%. In realtà, credo che la diluizione degli enzimi, dovuta alla maggiore acqua presente nel mash, influenzi anche in parte l’efficienza di conversione, portando a efficienze minori rispetto a quelle che si avrebbero in un thick mash.
Ti torna?
Un saluto,
FranK.
Ciao Frank,
secondo me sì, il test dello iodio significa che il 100% (o quasi) degli amidi è stato trasformato il zuccheri.
Che poi tra le pentole di casa, anche con l’all grain (con batch o fly sparge) l’efficienza sia del 75% – 80% dipende dal fatto che non si estraggono tutti gli zuccheri dai mosti.
Nel BIAB, non risciacquando le trebbie, ancora più zuccheri rimangono nei grani, e quindi l’efficienza si abbassa ulteriormente.
Mi viene da pensare così ma mi riservo di rifletterci e sperimentare.
Pe rquanto riguarda la cotta che ho fatto:
male il mash, in quanto la sacca di cui disponevo, nella parte inferiore, ha una trama meno fitta rispetto alla parte laterale, e alzata la sacca mi sono trovato un bel po’ di mondezza nel mosto. Credo che cucirò un pezzo di voile nella parte inferiore per la prossima volta.
Come preannunciato, ho alzato la sacca e l’ho messa in altra pentola con acuqa a 78 gradi.
L’acqua a si è colorata abbastanza e immagino abbia estratto abbastanza zuccheri che altrimenti avrei perso.
Il mosto di questa seconda pentola era limpidissimo, sarà che il grosso della mondezza era rimasto nella pentola di mash.
Per quanto riguarda l’efficienza (va detto che ho anche aggiunto il 30% di estratto come in altre cotte) mi sono trovato 3-4 punti meno dell’atteso (però mi è capitato spesso anche nelle altre cotte, su questo ci sto lavorando).
Quindi per quanto sia più scomodo, devo dire che come metodo lo preferisco, l’idea di lasciare tanta roba nei grani non mi piace affatto e ripeterò l’esperimento la prossima volta con la sacca modificata.
Ciao!
Carlo
Ciao Frank
Complimenti a te e ai tuoi compari, questo blog mette in ordine tutte le nozioni in giro per la rete! Fenomenale!
Il kit non mi basta più, ho bisogno di pensare e di dire quando regalo della birra “questa è la MIA birra!” quindi stavo studiando un po’ la tecnica dell’AG e ho scoperto il BIAB molto più alla portata di chi non ha molto spazio. Per mia inclinazione pensavo di autocostruirmi un inpianto senza utilizzare una pentola elettrica. Pensavo ad una pentola da 35l con base da 35 cm su una piastra elettrica da 2000W di diametro 22. Mi chiedevo se la differenza di superficie potrebbe essere un problema. L’alternativa è una pentola più piccola con diametro base da 30cm.
Cosa ne pensi?
Ciao Renato,
la piastra elettrica può andare bene per tenere la temperatura di mash, ma per la bollitura non è sufficiente. La dispersione di calore nell’aria è tale da non riuscire a garantirti una bollitura decente di 18/20 litri. Una resistenza interna da 2000W è il minimo sindacale per bollire 20 litri. Altrimenti serve un fornellone.
Al momento sto migliorando il mio piccolo impianto con una pentola inox e una bellissima resistenza presa da Angelhomebrew.co.uk da 2400W. Non è economica (una 80ina di euro) ma dovrebbe funzionare alla grande. Ordinata ieri, è in arrivo. Dopo le dovute prove racconterò del nuovo impianto (sempre BIAB e sempre da 12 litri).
Un saluto,
Francesco.
Attendo inpaziente!
Ciao a tutti ragazzi! Domenica scorsa è stata la mia prima volta con il metodo BIAB!
Chiaramente era una cotta di prova in quanto dovevo calcolare e misurare cose diverse rispetto al metodo senza borsa. Devo dire che la cotta in generale è andata alla grande, non ho avuto problemi di intasamenti vari a causa dei grani e ho avuto un mosto molto pulito nel fermentatore come mai prima. Solo una cosa non mi ha convinto e cioè l’efficienza dell’impianto. E’ stata colpa mia in quanto ho calcolato male la quantità di acqua ritrovandomi con quasi 5 litri in più a fine bollitura con un abbassamento della OG notevole. La ricetta mi dava una OG di 1060 a fine bollitura mentre di 1039 preboil. Nella realtà mi sono trovato con OG preboil 1040 e OG dopo bollitura 1047 il che è stato molto deludente non per l’efficienza ma per il fatto che la birra non sarà come dovrebbe essere.
Ora togliendo il fatto che ho messo troppa acqua, cosa che la prossima volta non succederà, com’è possibile che ci sia così poca differenza tra OG preboil e OG finale? Cioè l’acqua era troppa anche prima della bollitura quindi la preboil non doveva essere più bassa? Fosse stato così avrei potuto mettere del malto secco per correggere la densità dall’inizio cosa che non ho fatto in quanto il dato era giusto, anzi di un punto in più. O mi sta sfuggendo qualcosa? Inoltre vorrei chiedere cosa cambia al prodotto finale se si aggiunge malto secco per raggiungere gli zuccheri previsti dalla ricetta? E a che punto della cotta bisogna aggiungerlo? Grazie mille come sempre!!!
Michele Lovecchio
Ah da tenere presente che la ricetta prevedeva 300 grammi di zucchero bruno candito a 5 minuti da fine bollitura. Quindi quel 1047 è anche grazie a quello zucchero aggiunto altrimenti sarebbe stata ancora più bassa la OG finale.
Help!!
Ciao Michele,
non conosco bene i dati del tuo impianto, ma da quello che scrivi c’è qualcosa che non mi torna. La densità post bollitura dipende dal tasso di evaporazione: l’acqua, evaporando, fa concentrare il mosto e lo rende più denso. Nello specifico, quello che non mi convince sono le tue previsioni: per far concentrare un mosto da 1039 a 1060 solo con la bollitura, dovresti far evaporare circa 7 litri all’ora, che è un tasso di evaporazione esagerato per un impianto con una resistenza da 2 kw. Tieni conto che il mio non va oltre i 3 litri/ora quando fa molto caldo; in genere si stabilizza sui 2.5 litri/ora che guarda caso è proprio il tasso di evaporazione che serve per arrivare ai tuoi 1047 partendo da 1039.
Quei cinque litri che ti sei trovato a fine bollitura sembrano confermare questa tesi.
Quale tasso di evaporazione hai considerato nel tuo modello?
Un saluto,
FranK
Ciao Frank!
Per biab intendevo solo la borsa, l’impianto è con pentola e fornellone. Il mio impianto infatti evapora 8/10 litri l’ora di acqua. Per approfondire ho usato 41,5 litri di acqua per 6,1 kg di malti. Uno step a 66 gradi per un’ora e poi fase luppolatura per circa 70 minuti.
Ah, ok: ho capito.
Il punto pero è sempre lo stesso: se hai misurato correttamente densità pre e post boil e sono quelle indicate, il BIAB non c’entra nulla. Dall’inizio della bollitura in poi, gli unici elementi che possono far variare la densità del mosto sono tasso di evaporazione e aggiunta di ingredienti.
Nel tuo caso, o hai misurato male la densità o c’è stato qualche problema nella bollitura. Altro non mi viene proprio in mente.
Si hai ragione anche io credo ci sia stato un problema di lettura della densità. La prossima volta oltre al rifrattometro userò anche il densimetro! E per quanto riguarda l’aggiunta di malto secco che mi puoi dire?
Aggiungere malto secco quando non si arriva alla densità desiderata è una cosa che si può fare (diciamo che si fa nel caso l’errore sia grande, altrimenti si lascia correre). L’apporto dipende dalla ricetta e da quanto se ne utilizza: se per esempio la ricetta prevede molto grano e si aggiunge invece estratto di malto d’orzo, si rischia di sbilanciare la ricetta vero l’orzo. Insomma, dipende da caso a caso ma in generale si può tentare senza grossi rischi.
Il malto si può aggiungere in qualsiasi momento (dal mash in poi) ma in genere è più comodo aggiungerlo a fine bollitura quando la densità è vicina a quella finale in modo da poter valutare bene la quantità (è sufficiente farlo bollire per 10 minuti per sterilizzarlo).
Ciao,
FranK
Perfetto! Grazie di cuore, disponibile come sempre!
Ciao ragazzi e buona giornata!
Piacere mio!
A presto,
FranK
Nella costruzione di un inpiantino BIAB fa molta differenza installare una resistenza di quelle “attorcigliate” piuttosto che una di quelle dritte? Non so se mi spiego…
Sì Renato, ti spieghi. Diciamo che tendenzialmente sarebbe meglio usare una resistenza con bassa densità di potenza, ovvero molto lunga e arrotolata: queste resistenze distribuiscono meglio il calore evitando di sbruciacchiare il mosto Il top per esempio è il BoilCoil che fa la Blichmann, ma costa un casino e in Italia nemmeno credo si trovi: http://www.blichmannengineering.com/products/boilcoil). Ci sono poi le resistenze della Camco che anche è difficile trovare. Alla fine, per la mia esperienza, l’importante è che siano di inox 316 perché gli altri materiali con il calore e l’acidità del malto si rovinano molto presto (alcuni sono anche sconsigliati, come l’ottone). A ogni modo, in genere, più lungo è il materiale che si scalda, meglio è. Nel nuovo impianto sto usando quella in acciaio AISI 316 acquistata su Angelhomebrew: costa 90€ ma mi sembra veramente valida,
Quindi sono condannato al centone di quella da 2,4kW di Angel…
http://www.elettrotermicagandolfi.it (ringraziamo Giovanni di Sgabuzen)
Il centone mi pare eccessivo…..mandagli una mail richiedendo tutte le specifiche:
-food grade
-low density watt
-attacco (misura in pollci)
-standard AISI richiesto
con 60 eurini dovresti cavartela, dai un’occhiata!! 🙂
Ciao Frank. Seguo il tuo blog come punto di riferimento, mi piace molto il tuo approccio alla birrificazione e mi ci riconosco. Non avendo trovato niente di rilevante sulla web, volevo chiederti un consiglio un po’ particolare sul sistema di raffreddamento del mosto alla fine della bollitura: ho un impianto molto simile a questo, ma uso uno scambiatore a piastra anziché la serpentina per il raffreddamento. Volevo fare lo whirpool prima di passare tutto al fermentatore, ma mi sa che a farlo col mosto caldo si rischia nell’ossidazione da caldo, vero? Perciò pensavo di far passare il mosto dallo scambiatore e ributtarlo nella pentola DIRETTAMENTE, fino a portare tutto ad una temperatura di circa 20°C, passando poi allo whirpool e infine al trasferimento nel fermentatore (tramite il rubinetto in basso alla pentola o col sifone?). La mia paura è che il mosto freddo subisca una sorta di shock termico a contatto col mosto caldo e vice versa. Secondo te posso correggere la mancanza dello whirpool durante la fermentazione tramite la winterizzazione per esempio, o la prima è una pratica basilare per ottenere dei miglioramenti sulla qualità della birra finale, anche solo in termini di limpidezza e chill haze? Sotto l’aspetto della forbitezza gustativa ci potrebbero essere dei miglioramenti significativi apportati dallo whirpool?
Grazie di cuore.
Ciao Thiago,
da quello che so, di solito il whirpool viene fatto a caldo (più che altro per estrarre meglio gli aromi dal luppolo aggiunto in questa fase). Chiaramente bisogna fare attenzione a non introdurre aria nel mosto, ma se lo fai ricircolando il mosto (come fanno nei birrifici) il problema non si pone. L’obiettivo del whirpool è quello di portarsi meno trub possibile nel fermentatore (principalmente i coaguli di proteine). Questi, in alcuni casi, possono influire negativamente sulla birra (più che altro sulla stabilità nel lungo termine). Il whirpool ha senso se trasferisci il mosto tramite il rubinetto sul fondo della pentola, dato che tende a far depositare i residui in un cono nel centro sul fondo, evitando che vengano pescati dal rubinetto. Se sifoni dall’alto, il whirpool è un po’ meno utile. Io personalmente non lo faccio mai, trovo più semplice smettere di sifonare un po’ prima di raggiungere il fondo. Perdo un litro di mosto, ma non è un gran problema.
Il tuo metodo di ricircolo potrebbe anche andar bene, sarebbe utile reintrodurre il mosto tangenzialmente nella pentola in modo da creare un whirpool mentre raffreddi. Poi apri il rubinetto e porti tutto nel fermentatore. Se sifoni dall’alto, il whirpool lo puoi anche evitare secondo me.
“Il tuo metodo di ricircolo potrebbe anche andar bene, sarebbe utile reintrodurre il mosto tangenzialmente nella pentola in modo da creare un whirpool mentre raffreddi”
Proprio a quello pensavo!
Grazie mille sei stato gentilissimo.
Ciao e grazie mille per la guida che ho già adottato ufficialmente. Il BIAB sarà il mio primo passo AG, dopo tanti kit incommentabili. Ti volevo chiedere un consiglio sulla copertina. Ho pensato ad un foglio di lana di roccia con base di alluminio, ma alla lunga comincerei starnutire come un matto. Come posso procedere? Grazie mille e scusa per la domanda un po’ idiota….
G
Guarda Giancarlo, io lascerei perdere la lana di roccia: è una rogna da gestire e irrita le vie respiratorie se i piccoli frammenti vengono inalati. Io ho ho sempre usato i pannelli isolanti che si mettono dietro i termisifoni: ne metto un paio uno contro l’altro (la parte argentata verso la pentola e verso l’esterno, le parti non argentate sono il punto di unione dei due pannelli). Li fisso l’uno all’altro con nastro di alluminio e con un paio di cinghie li tengo fissati intorno alla pentola. A fine cotta li rimuovo e lavo la pentola. Per quanto mi riguarda è più che sufficiente.
La soluzione si intravede in questa foto:
https://www.facebook.com/brewingbadhb/photos/a.309491852507479.1073741825.309101825879815/1144110635712259/?type=3&theater
Ciao, ma un frigo, normalmente, non dovrebbe arrivare al massimo a 6 gradi e minimo zero? Nel tuo caso non riesce a raffreddare in maniera ottimale e quindi rimane a 10 gradi?
Per la lagerizzazione, invece che metodo usi per arrivare a 2 gradi?
Grazie
Il frigo ha comunque un termostato interno che ti permette di regolare l’intesità, ma ovviamente non basta. Per tenere le temperatura più alte e costanti di serve un termostato esterno, io uso l’STC1000 o l’inkbird che fa staccare e attaccare il frigo quando serve. Per quanto riguarda la lagerizzazione, un frigo nuovo arrivare tranquillamente sottozero quando è messo al massimo della potenza, il mio scende senza problemi a -4 gradi. Poi dipende da quanti litri di birra ci metti dentro, perché più birra c’è e meno bassa riesci a portare la temperatura. Ma con i 20 litri canonici a 0 gradi ci arriva tranquillamente.
Ciao Frank!
Per cotte da 10 litri finali in BIAB come calcolo i litri di partenza?
Piu o meno 5 litri per kg di malto piu i litri che evaporano durante mash e bollitura?
Potresti farmi un esempio pratico con dei numeri cosi capisco meglio?
Dici che il fornello grande della cucina riesce a bollire questi volumi?
Parlo di cotte piccole ovvero 10 litri finali come dicevo.
Trovi tutto qui: http://brewingbad.com/2017/09/biab-ancora-su-efficienza-e-volumi/
Con la pentola messa su un paio di fornelli potresti farcela.
Ciao Frank! Vorrei acquistare un impianto Klarstein Beerfest, girando in rete sembra che sia il più indicato x rapporto qualità/prezzo, pareri?