Diciamolo subito fuori dai denti: questo libro è stato una grande delusione. Speravo finalmente in un libro che facesse da anello di congiunzione tra i libri di chimica organica per specialisti e i manuali per fare birra in casa, ma non è stato così.

Intendiamoci, qualcosa di buono nel libro c’è. Ma è l’impostazione ad essere sbagliata secondo me. Troppi capitoli (16), con differenze abissali sul livello di approfondimento tra un capitolo e l’altro. Sinceramente speravo in un libro da cui un ingegnere che nella sua vita ha fatto un solo esame di chimica inorganica ai tempi (ormai lontani) dell’università potesse cogliere i principali fenomeni chimici in ballo nel processo di birrificazione.

Be’, non è assolutamente questo il caso.

Il terzo capitolo (Chemistry Basic) non è adatto né a chi si intende di chimica (troppo superficiale) né a chi ne capisce poco (troppo didascalico). Vengono spiegate le forze intramolecolari e i legami covalenti senza contestualizzarli. Mancano esempi pratici, gli elenchi delle sostanze sono lunghi e noiosi. Finito il capitolo tre ti chiedi: ma perché mi ha spiegato tutte queste cose? Non si sa.

Il capitolo su zuccheri e amidi (capitolo 6) è leggermente più interessante, ma finisce presto.  Dopodiché, il vuoto siderale. Parte una serie di capitoli in cui vengono spiegati in maniera sommaria e imprecisa i processi di birrificazione, l’analisi sensoriale, come fare birra in casa. Paragrafi di non più di mezza paginetta si susseguono senza approfondimenti, sembrano quasi contenuti copiati qui e là da internet.

Finisci il libro e ti chiedi: ma a chi diavolo è rivolto questo libro? A chi si è appena affacciato al mondo della birra? No, non capirebbe quasi nulla. A un chimico esperto? Credo si annoierebbe a morte.

Il dubbio rimane, mentre il libro viene depositato sullo scaffale della libreria e presto dimenticato.

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