Confesso di aver provato sentimenti contrastanti verso questo libro, ma alla fine l’ho letto tutto (quasi tutto, a dire la verità: ho tralasciato le ultime pagine, quelle con le ricette e gli abbinamenti). Qualche tempo fa, ho notato per la prima volta questo volume grazie a un evento di presentazione promosso su Facebook a cui partecipavano Andrea Turco di Cronache di Birra e Leonardo di Vincenzo di Birra del Borgo (che è stato anche consulente tecnico per il libro). Mi è capitato poi di trovarlo sugli scaffali di Eataly a Roma, ma dopo aver dato una scorsa veloce alle pagine ricche di belle foto e poco testo, e soprattutto dopo aver dato un’occhiata al prezzo (40€), ho deciso di rinviare l’acquisto.

L’autrice è Sylvia Kopp, sommelier della birra recentemente reclutata dalla Brewers Association come “ambasciatrice della birra americana in Europa”.  Sylvia Kopp è anche fondatrice della Berlin Beer Academy (fondata da un paio di anni a Berlino), una scuola che propone corsi di analisi sensoriale a professionisti e appassionati. Sulla carta nulla da eccepire, ma il fatto di non aver mai sentito parlare di questa scuola né della Kopp nell’ambiente birrario, mi ha lasciato inizialmente perplesso. Poteva anche essere semplicemente una mia mancanza, per carità, ma ammetto di essere partito prevenuto quando il libro è finalmente arrivato tra le mie mani come regalo di Natale di un caro amico.

Cercando di superare i miei pregiudizi, mi sono lanciato nella lettura.

Il libro è diviso in quattro parti: si apre con l’immancabile introduzione su processo e ingredienti, seguita da una rassegna degli stili birrari. La parte centrale, la più interessante, racconta la storia di diversi birrifici artigianali sparsi per il mondo. Si chiude con una ultima sezione su ricette e abbinamenti gastronomici.

Le prime due parti, rivolte principalmente a chi non sa nulla di ingredienti e processo, non le ho trovate particolarmente ben fatte. Più o meno spiegano i fondamenti, ma il linguaggio non mi è sembrato molto calzante. A mio parere si scende inutilmente nei dettagli in certi passaggi, trascurando la fluidità della narrazione. La parte sull’acqua, per esempio, esprime in maniera imprecisa concetti molto complessi. Si poteva evitare, fornendo al lettore solo gli elementi base.

La parte sugli stili non mi è piaciuta per niente. Sarà che sono un fanatico del BJCP, ma la classificazione e le descrizioni degli stili raccolte in questo libro le ho trovate fuori fuoco. Descrivere le Tripel come caratterizzate dall’aroma di banana e pera senza nessun accenno alla componente fenolica, è a mio avviso fuorviante. Ma tanti, secondo me, sono gli scivoloni in questa sezione. Intendiamoci: non si tratta di errori, ci mancherebbe, ma di descrizioni che sembrano puntare alla poetica della frase piuttosto che alla concretezza del messaggio. Magari si tratta di gusto personale, ma a me non sono piaciute.

Terminata con un po’ di fatica la lettura di queste prime due parti, arrivo felice al capitolo che mi interessava di più, ovvero quello con i profili di diversi birrifici artigianali sparsi per il mondo. È a questo punto che mi sono davvero irrigidito: leggo i primi tre profili e trovo refusi grossolani (come OUTmeal stout anziché OATmeal stout) ma soprattutto un linguaggio lontano dal mondo della birra. Si parla di Real Ale come “birre maturate in botte”, o di dry hopping in termini di “stagionatura con luppolo”. Nulla di estremamente grave, per carità, ma mi aspettavo qualcosa di più. Superato il blocco iniziale, però, devo ammettere che ho trovato profili interessanti di tanti birrifici che non conoscevo o che conoscevo solo di nome. Alla fine, tappandomi un po’ il naso, ho letto con molta curiosità questa sezione fino alla fine.

Che dire, tutto sommato un libro interessante, almeno per la parte relativa ai birrifici. Bellissime foto, anche se a volte poco utili alla narrazione (nella descrizione di un birrificio si parla delle sue splendide etichette e bottiglie, ma tra le mille foto non ce n’è una delle bottiglie in questione!). Le parti iniziali possono essere anche interessanti per chi è assolutamente a digiuno di nozioni su ingredienti, processo e stili, ma non sono particolarmente ben fatte. Secondo me, quello che più stona è il costo: va bene le belle foto, va bene il formato massiccio, ma 40€ sono davvero tanti per un libro del genere. Magari l’edizione in lingua originale non trasmette questa impressione di linguaggio stonato rispetto al contesto, ma il prezzo per me rimane alto.

Disponibile su Amazon.it a 35€, un prezzo leggermente vantaggioso rispetto a quello di copertina: Malto & Luppolo. Il libro della birra artigianale

Previous articleIl BIAB fa veramente così schifo?
Next articleCome utilizzare al meglio il luppolo
Frank
Ingegnere elettronico prestato al marketing, da sempre appassionato di pub e di birre (in questo ordine). Produco birra in casa a ciclo continuo dal 2013. Insegno tecniche di degustazione e produzione casalinga. Sono un divoratore di libri di storia e cultura birraria. Dal 2017 sono giudice BJCP (Beer Judge Certification Program). Autore del libro "Fare la birra in casa: la guida completa per homebrewer del terzo millennio"

2 COMMENTS

  1. Devo confessare, da bibliofilo incallito, che è stata la copertina a tenere il mio inferesse lontano da questo libro. Sebbene i proverbi inducano a pensare spesso il contrario, la copertina dice molto sull’indirizzo editoriale scelto per il libro. E l’accostamento fra l’ambasciatrice della birra americana e la foto del solito hipster barbuto, rappresentante l’archetipo del beer-geek americano, mi ha letteralmente sconfortato.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here