Quest’anno ho partecipato a diversi concorsi BJCP come giudice, soprattutto in Inghilterra, dove mi reco sempre con estremo piacere alla ricerca di Bitter, Mild e nuove tendenze della scena craft. Per chi non ne fosse a conoscenza, partecipare alla giuria di concorsi BJCP non prevede rimborso di viaggio o alloggio: è semplicemente una buona scusa per spostarsi, bere, conoscere homebrewer, giudici e divertirsi. Avere una scusa per fare un salto a Londra, Bristol o altre località del mondo anglosassone è per me sempre un piacere: quindi, se posso, vado volentieri.
A Maggio scorso mi sono spostato a Londra per partecipare alla giuria del LAB Open, concorso organizzato da una delle due più attive associazioni di produttori casalinghi della scena londinese, i London Amateur Brewers (abbreviato in LAB). In quell’occasione ho conosciuto Simon Pipola, rappresentante di un’altra associazione di homebrewer piuttosto attiva sulla scena Londinese, i Beer Boars. Parlando con Simon e con altri homebrewer e giudici che partecipavano al concorso, sono venuto a conoscenza di questo evento chiamato Brew Con, organizzato proprio da Simon, la cui edizione 2019 si sarebbe tenuta a Novembre da Beavertown, sempre a Londra. Si tratta di una convention organizzata con cadenza annuale, destinata soprattutto agli homebrewer (ma non solo) dove si alternano momenti formativi, assaggi di birre fatte in casa e spazi con stand di fornitori di materie prime e attrezzatura per la produzione casalinga.
La Brew Con è anche un concorso per homebrewer, con centinaia di birre in gara (quest’anno si sono sfiorate le 500 birre iscritte). Incuriosito dall’evento, ho deciso di segnarlo in calendario per partecipare come giudice. Tornato da Londra dopo il LAB Open, ci ho riflettuto su e alla fine ho proposto a Simon alcune idee su interventi che avrei potuto fare in occasione della Brew Con 2019. Simon ha gradito l’idea e ha subito inserito due talk in calendario. Ho prenotato subito i voli e mi sono messo a studiare. Novembre è arrivato in un lampo: sono partito con le mie belle slide e uno zaino sulle spalle e ho partecipato alla Brew Con London 2019. Vediamo come è andata.
L’evento
La Brew Con 2019 è un evento rivolto principalmente agli homebrewer. Logisticamente si divide in un’area espositiva, con circa una ventina di stand, e due aree per le talk. L’evento, ospitato nel sito produttivo del birrificio Beavertown, si è svolto nell’arco di due giornate: sabato 23 e domenica 24 Novembre. L’ingresso giornaliero costa 15£ (circa 18€) e dà diritto a entrare nell’area degli stand e a partecipare a tutte le talk della giornata.
Nell’area espositiva erano presenti i maggiori fornitori di materiale per homebrewer del mondo inglese. Tra i tanti cito i più conosciuti in Italia come The Malt Miller, rappresentato dal poliedrico Rob (Robert Neale), Angel Homebrew, The Grainfather, Lallemand, White Labs, Munton’s Malt. Tantissima l’attrezzatura in esposizione, da keg a fermentatori isobarici, guarnizioni, pH-metri e molto altro. Diversi oggetti si potevano acquistare direttamente in loco, alcuni ingredienti (come lieviti e malti) erano disponibili in forma di campione gratuito.
Le talk, distribuite su due giornate, hanno toccato diversi temi legati al mondo della produzione casalinga e della birra in generale. La prima location per le talk era un semplice tendone riscaldato posizionato subito fuori l’area espositiva; la seconda location era stata invece allestita nel suggestivo capannone del Tempus Project di Beavertown, pieno fino al soffitto di botti. Atmosfera incredibile con luci soffuse (un po’ freddino a livello climatico). Il livello delle talk è stato abbastanza alto con interventi di buona qualità tenuti da homebrewer (diversi quelli sulle birre acide), professionisti del settore (Lallemand, White Labs), beer writers (interessante quello di Des de Moor sulle Mild) e giudici BJCP. La partecipazione mi è sembrata medio-alta: nessuna delle talk a cui ho assistito ha avuto meno di una ventina di persone tra il pubblico, molte andavano probabilmente oltre le 50.
Le birre spillate durante l’evento erano quelle di Beavertown, birrificio che ha ospitato l’evento, acquistabili da un banco spine nell’area stand per pochi pound oppure nella adiacente taproom del birrificio (quest’ultima aperta solo il sabato pomeriggio e non la domenica). Per mangiare c’era un banco esterno di carne cotta al barbecue. Nota a margine: che Beavertown sia stato recentemente acquisito da Heineken non sembrava importare a nessuno. Approccio nettamente diverso da quello che viviamo qui in Italia, dove i birrifici acquisiti vengono ostracizzati dal mondo craft e anche dalla maggior parte degli homebrewer. Leciti e comprensibili entrambi gli approcci a mio avviso, ognuno è libero di avere la propria opinione al riguardo.
La prima giornata si è conclusa con la Club Night, evento gratuito a numero chiuso (da prenotare) che si è svolto dopo la chiusura dei cancelli. Diverse associazioni di homebrewer hanno portato in assaggio le migliori birre dei produttori casalinghi ad esse affiliati in un’atmosfera divertente di scambio, assaggi e chiacchiere. La serata è stata un’occasione per assaggiare birre e scambiare pareri su tecniche produttive, ingredienti, stili. Lo spazio stretto era piuttosto affollato, il che non rendeva facile girare per i tavoli e assaggiare (soprattutto nel mio caso con un zainone da viaggio sulle spalle). L’atmosfera era confortevole e rilassante. Ho mollato presto perché non ero ancora passato per casa dopo una giornata di valutazione delle birre, chiacchiere, bevute e una talk. Sarei rimasto volentieri, ma ero stanchissimo.
Il concorso
Brew Con World Series III è il concorso legato all’evento. Quest’anno ha visto in gara 456 birre, un numero piuttosto considerevole. Le sessioni di valutazione si sono tenute, a porte chiuse, durante la giornata di venerdì e nelle mattinate di sabato e domenica. Essendo arrivato a Londra venerdì sera, ho partecipato solo alle sessioni mattutine di sabato e domenica. L’organizzazione delle session di valutazione è stata buona: non la migliore in assoluto, ma ben organizzata. Nei capannoni faceva un po’ freddo prima che accendessero il riscaldamento che comunque diffondeva, oltre al calore, un gran rumore e a volte portava zaffate di gasolio. Le due mattinate sono fluite lisce e senza grandi intoppi, con le birre servite alla temperatura giusta e con cura.
C’è la solita questione dell’unico bicchiere (in vetro) disponibile per la degustazione che ti devi sciacquare da solo con un po’ di acqua tra un assaggio e l’altro, ma ormai ho visto che è così praticamente in tutte le competizioni inglesi (e non solo). Alla fine non è nemmeno terribile, devo dire, e riduce notevolmente le difficoltà organizzative che ci sarebbero nella gestione di molteplici bicchieri in vetro.
Le schede compilate dai giudici erano quelle BJCP complete che a me piacciono molto (rispetto a quelle a crocette). Nessuno metteva fretta ai giudici durante gli assaggi, il che ha reso gli assaggi molto interessanti. Il numero dei giudici era adeguato alle birre da valutare. Nelle mie due sessioni mi sono trovato di fronte a due giudici molto competenti con cui è stato interessante scambiare pareri e opinioni. Uno dei due, Steve Smith, si è rivelato poi essere il vincitore della Brew Con 2019 con la sua Best Bitter. Ovviamente non giudicava il tavolo dedicato alle Bitter.
Ho bevuto alcune birre davvero notevoli, tra cui ricordo distintamente una Old Ale con invitanti aromi da ossidazione (madera, sherry, frutta rossa), una Scotch Ale che sarebbe stata perfetta se avesse avuto un filo di caramello in più e una Stout con Grani del Paradiso che ha ricevuto la menzione d’onore tra le “Spice, Herb, or Vegetable Beer” e che ho poi scoperto essere prodotta da Lee Immins, organizzatore del LAB Open a cui ho partecipato a Maggio nonché bravissimo homebrewer e giudice.
La cosa più assurda che ho assaggiato è stata una birra blu, prodotta con aggiunta di spirulina (un colorante alimentare) e iscritta sempre nella categoria “Spice, Herb, or Vegetable Beer”. Birra divertente, peccato che al palato sia emerso un fortissimo sapore metallico che sinceramente non saprei se collegare all’utilizzo della spirulina (sembrava di masticare una moneta).
Le talk
Purtroppo non sono riuscito a partecipare a tutte le talk che mi ero segnato, distratto dalle chiacchiere, dagli stand e dalle bevute. Tra tutte ne cito tre che ho trovato particolarmente interessanti e ben fatte: due sulle birre acide, tenute da homebrewer molto preparati (Jacques Marais dei LAB e Joon Chung dei Beer Boars); una di carattere storico, dedicata alla storia delle Mild, tenuta da un personaggio che ahimè non conoscevo ma di cui mi sono innamorato subito: Des de Moor, poliedrico appassionato di birra, scrittore, cantante e musicista. Coinvolgente e istrionico, ci ha stregati con i suoi racconti sull’evoluzione di uno stile da molti dimenticato.
Per quanto riguarda i miei interventi, il primo era dedicato agli effetti dell’ossigeno sulla birra, tema che sto studiando parecchio negli ultimi tempi in vista delle mie future sperimentazioni con keg, beergun e contropressione. Mi sembra sia andata piuttosto bene, presto ne parlerò anche qui sul blog.
Il mio secondo intervento si è svolto nella suggestiva cornice del Tempus Project, tra la quiete delle botti e il freddo glaciale. Durante la giuria del LAB Open a Maggio ho valutato per la prima volta birre sour e wild, proprio insieme a Jacques Marais (autore dell’altro intervento sulle birre sour). Questo mi ha portata a riflettere sull’approccio alla valutazione di queste birre e sui principali aspetti da tenere in considerazione. Era un intervento nell’ambito del CEP del BJCP (Continuos Education Program) rivolto principalmente ai giudici. Andato abbastanza bene, per forza di cose con platea meno estesa rispetto al primo.
In conclusione
Sono stati due giorni intensi, appaganti e ricchi di impegni e spunti interessanti. Un evento molto ben organizzato con una grande partecipazione da parte di homebrewer, fornitori e associazioni. Location spaziosa e comoda, giusto un po’ freddi i due tendoni esterni ma siamo in UK, non ci si fa molto caso. Una bellissima occasione per incontrare homebrewer ma non solo, anche birrai, fornitori semplici curiosi. Prezzo accessibile, più che giustificato dalla qualità e quantità degli interventi a cui si poteva partecipare.
Le birre da bere erano una cornice secondaria, il fulcro dell’evento sono state le talk, l’incontro e lo scambio di opinioni con gli altri homebrewer. Fantastica la serata di Club Night, dedicata alle associazioni e alle birre fatte in casa. Peccato non si riesca a organizzare un evento così aggregatore in Italia, ma viste le sorprese degli ultimi anni mi sento di chiudere questo posto con un… mai dire mai!
Grandissimo