Quando si inizia a smanettare con fusti, bombole e raccordi tutto sembra complicatissimo. In parte lo è, o meglio, sicuramente all’inizio è più complicato rispetto alla gestione di un semplice fermentatore in plastica con imbottigliamento a caduta. Il processo non è particolarmente complicato, ma ci sono tanti piccoli accorgimenti che, a saperli prima, avrebbero reso il tutto molto più fluido. Provo a raccontarvi come mi sono organizzato per travasare la mia birra – non carbonata – nel fustino da 5 litri per poi carbonarla forzatamente in un paio di giorni e servirla alla spina direttamente dal fustino.

Premetto che tutta l’attrezzatura che descrivo, tra cui riduttori di pressione, fusti, tubi, raccordi, la presi qualche mese fa da The Malt Miller in UK, a mio avviso uno dei siti con l’organizzazione migliore dello store online per quanto riguarda infustamento, raccordi e contropressione. Questo è dimostrato dal fatto che non ho dovuto comprare altro dopo il mio primo acquisto, e che – quasi – tutto quello che ho acquistato mi sta servendo. Attrezzatura simile la trovate anche sugli store online italiani cercando con un po’ di pazienza sui vari siti (un paio di mail o telefonate di chiarimento aiutano).

Ripeto che io trasferisco birra non carbonata, che carbono forzatamente nel fustino e rifermento in bottiglia. Per questa ragione non vedrete valvole spunding da nessuna parte, perché non ne ho bisogno. Sono tra le poche cose che ho comprato e che – per ora – non utilizzo.

Sanitizzazione del fusto

Il metodo classico vorrebbe una sanitizzazione con Starsan o prodotto equivalente, come si fa per il resto dell’attrezzatura. Per ridurre al minimo l’ossigeno presente all’interno del fusto che riceve la birra, lo si potrebbe riempire di soluzione sanitizzante fino all’orlo, per poi svuotarlo applicando anidride carbonica in pressione dal connettore del gas. La CO2 spingerà fuori la soluzione sanitizzante lasciando il fusto saturo di anidride carbonica, con un livello di aria (e quindi di ossigeno) minimo se non praticamente nullo. L’approccio è senza dubbio valido, tuttavia nella pratica non si riesce mai a svuotare completamente il fusto dalla soluzione sanitizzante: l’idea che ne rimanga una discreta quantità che poi si miscela alla birra non mi va molto a genio. Anche se – teoricamente – lo Starsan non andrebbe risciacquato. Ma un conto è un residuo di schiuma in un fermentatore (verificabile a vista), tutt’altro è il fondo di un fusto chiuso.

Dato che uso un piccolo fustino da 5 litri, ho deciso di seguire un’altra strada e sanitizzare semplicemente riempiendo il fusto con acqua di rubinetto bollente, lasciata bollire in pentola per cinque minuti. Spengo la fiamma e trasferisco l’acqua bollente nel fusto riempiendolo fino all’orlo.

A questo punto tappo il fustino e metto via. Questa operazione va fatta il giorno prima dell’infustamento, in modo che l’acqua abbia il tempo di raffreddarsi.

Con il raffreddamento l’acqua tende a contrarsi, lasciando uno spazio vuoto in cima al fusto. Questo crea probabilmente un minimo di pressione negativa ma il fusto è abbastanza resistente per sopportarla. Volendo, si potrebbe chiudere il fusto con il tappo e i connettori rapidi (vedi foto sotto). Questi, in caso di pressione negativa, lascerebbero entrare aria all’interno. Tuttavia l’ingresso di aria dall’esterno non sarebbe un grande problema: è sufficiente rabboccare fino all’orlo il giorno dopo (con altra acqua pre-bollita e raffreddata oppure acqua di bottiglia). Certo l’aria esterna che entra non è sterile, ma in questa fase non serve essere maniacali. A ogni modo questi fusti in genere arrivano con il tappo che si vede nella foto sopra, ha senso utilizzare quello.

Saturazione del fusto vuoto con CO2

Una volta raffreddata l’acqua all’interno del keg, si può sostituire il tappo semplice con quello con i connettori per gas, birra e valvola di sicurezza (foto in basso). Il connettore con le tacchette alla base (l’aggeggio smontato in foto) è quello da cui passa il gas, mentre in quello senza tacche (che si trova al centro)  passa la birra. Al portatubo che spunta sotto si collega un tubo in silicone che andrà a pescare dal fondo del fustino. Il terzo connettore è una valvola che si può tirare verso l’alto per far uscire l’anidride carbonica che si trova all’interno del fusto, riducendo così la pressione.

Prima di inserire questo tappo è importante rabboccare l’acqua fino a farla arrivare all’orlo del fustino, in modo da ridurre al minimo l’aria che rimane all’interno. Una volta chiuso il tappo, si possono fare tre-quattro spurghi veloci di anidride carbonica per rimpiazzare la poco aria che è rimasta dentro con quanta più anidride carbonica possibile.

Per saturare il fustino di CO2 useremo entrambi i connettori: dal connettore del gas faremo entrare la CO2 proveniente dalla bombola che spingerà fuori l’acqua tramite l’altro connettore, quello al centro nella foto sopra, che pesca dal fondo del fustino (nella foto sotto ho usato due raccordi grigi per il gas, sbagliando: all’uscita dell’acqua serve un raccordo nero).

A questo punto è sufficiente collegare un rubinetto (quello nella foto è di tipo John Guest, molto comodo) e un tubo all’uscita della birra (connettore per il liquido, quello al centro) e la bombola di anidride carbonica al connettore del gas. Impostiamo quindi una pressione bassa dal riduttore di pressione della bombola (sono sufficienti 2-3 psi) e apriamo il rubinetto John Guest per far uscire lentamente l’acqua dal fustino raccogliendola in un secchio. Ci accorgeremo di aver svuotato completamente il fusto dall’acqua quanto inizieranno a uscire bolle di anidride carbonica dal tubo in uscita immerso nell’acqua di cui si sarà nel frattempo riempito il secchio, proprio come farebbe un tubo di blow-off. Chiudiamo quindi il rubinetto John Guest, poi la bombola e stacchiamo tutti i collegamenti. Il fustino è ora saturo di anidride carbonica.

Nota importante: prima di avviare qualsiasi trasferimento con CO2, è importante svuotare dall’aria tutti i tubi dove passerà l’anidride carbonica. Questi, infatti, quando li montiamo contengono inevitabilmente aria al loro interno. Se li collegassimo direttamente al fustino, questa aria (e quindi anche l’ossigeno) finirebbe all’interno. Per quanto l’aria nei tubi sia poca (questo dipende dalla lunghezza delle connessioni) è meglio liberarsene. Come? Facile. Prima di agganciare il connettore rapido al keg, basta aprire la bombola a 10 psi e spingere con la punta di un cacciavite piatto il “piruletto” al cento della base del connettore rapido (vedi foto sotto). Questo farà fluire anidride carbonica nel tubo e nel connettore (sentirete uno “psssst”). Bastano un paio di secondi per riempire tubi e interno del connettore di CO2. Dopodiché si può collegare il tutto al fustino ricevente.

Chiaramente questo non è l’unico modo di saturare il fustino con anidride carbonica.

Un’altra strada è quella di sanitizzare il fustino come ci pare (anche con poco Starsan e scuotimento), svuotarlo, collegare la bombola e fare diversi cicli di saturazione a pressione di circa 30 psi. Riempio, svuoto tramite la valvola di desaturazione, riempio di nuovo. A ogni svuotamento uscirà un po’ d’aria mista a CO2, aumentando il livello di saturazione di CO2 all’interno del fusto. Con questo procedimento è impossibile conoscere con certezza il livello di saturazione interno, ma “si dice” che con 4-5 cicli a 30 psi si raggiunga una buona saturazione. Questo approccio spreca molta CO2 della bombola.

Un terzo approccio consiste nel collegare l’ingresso del gas del fustino al tubo di blow-off del fermentatore (che nel mio caso è il keg più grande, quello da 19 litri) durante la fermentazione stessa. A sua volta all’uscita del liquido del fustino è collegato un tubo che finisce in acqua o in una soluzione sanitizzante (il vero tubo di blow-off). Così facendo, l’anidride carbonica prodotta dalla fermentazione passerà nel fustino spingendo l’aria fuori tramite il tubo di blow-off per tutta la durata della fermentazione. Il processo è simile a quello precedente, ma usa la CO2 prodotta dalla fermentazione (che è molta) per saturare il piccolo fusto. Non ho mai provato, ma la prossima volta credo che sperimenterò questo metodo.

Saturazione di CO2 tramite recupero dell’anidride carbonica della fermentazione

Trasferimento della birra

Ora che abbiamo saturato il fustino piccolo di anidride carbonica, possiamo trasferire la birra da un fusto all’altro. Colleghiamo la bombola di CO2 all’ingresso del gas del fusto con la birra (dopo aver cambiato il connettore da nero a grigio e aver tolto l’aria nel tubo), poi colleghiamo con un tubo e due attacchi rapidi neri l’uscita della birra del fusto grande al connettore della birra del fustino piccolo (quello centrale) in modo che la birra scenda piano sul fondo. Al connettore del gas del fustino piccolo lasciamo collegato il rubinetto John Guest (per ora ancora chiuso) e il tubo che finisce nel’acqua del secchio.

Anche in questo passaggio è essenziale svuotare tutti i tubi dall’aria, che altrimenti andrebbe a finire nel fustino piccolo. Come vedete dalla foto, prima di collegare il connettore della birra al fustino ho aperto la bombola (sempre a pochi PSI) e con l’aiuto di un cacciavite ho spinto il blocco del connettore verso l’interno facendo sì che un po’ di birra fluisse riempiendo il tubo e spingendo fuori più aria possibile. Solo quando il tubo era pieno di birra ho agganciato il connettore nero al post della birra del fustino piccolo.

Suggerisco di usare un tubo trasparente per il passaggio della birra da un fusto all’altro in modo da poter verificare a occhio se si verifica qualche problema come schiuma eccessiva, blocco del flusso, trasferimento di grandi quantità di sedimento.

A questo punto, una volta verificati tutti i collegamenti, non resta che aprire piano piano il rubinetto John Guest fino a quando la birra non inizia a passare da un fusto all’altro spinta dalla pressione della bombola. Man mano che la birra riempie il fustino, la CO2 presente all’interno uscirà dal tubo producendo bolle nell’acqua del secchio. Nel mio caso l’acqua è un po’ “sporca” di birra perché avevo toppato gli incastri iniziali ed era uscita birra dal tubo.

Per verificare lo stato di riempimento del fusto si può usare una bilancia analogica (o una digitale purché non si spenga dopo un po’) tarata sullo zero prima di iniziare il trasferimento. Afermentazione terminata, un litro di birra pesa praticamente un Kg: fermandoci a 4,5 Kg avremo il fustino pieno a un livello accettabile. A questo punto si chiude il rubinetto John Guest e si staccano tutti i connettori dal fustino. Fatto!

Carbonazione forzata

Una volta riempito il fustino, abbiamo diversi metodi per carbonare la birra. Quello classico prevede di collegare la bombola e impostare la pressione al valore necessario per raggiunge la carbonazione obiettivo a una determinata temperatura (in genere quella di servizio, quindi 8-9°C). In questo caso bisogna attendere che la CO2 si solubilizzi nella birra. La pressione corretta a una determinata temperatura la si deduce da questa tabella. Per esempio, per carbonare a 1,85 volumi con birra a 9°C occorre applicare 8 psi. Il problema di questo approccio è che a pressioni così basse la CO2 impiega diversi giorni a solubilizzarsi nella birra.

Un metodo più veloce consiste nel collegare la bombola, portare la birra a bassa temperatura (0-5°C), impostare la pressione a 30 psi e lasciare il tutto collegato per una notte (orientativamente 10-12 ore). Dopo questo tempo si desatura il fustino fino ai PSI corretti per il servizio (circa 8-10 psi), si riporta la birra a temperatura di servizio (circa 8-9°C) e si attende un altro giorno. Nel giro di 48 ore al massimo la birra sarà carbonata. Potrebbero servire più di 10-12 ore a 30 psi se il fusto è più grande. Attenzione a non lasciare troppe ore la birra a 30 psi, si rischia sovracarbonazione.

Servizio 

Una volta che la birra ha carbonato, può essere spillata. Non avendo spazio in casa per un banco spillatura come si deve, mi sono organizzato con un rubinetto da applicare al fustino. Con questa configurazione si potrebbero avere problemi di eccessiva formazione di schiuma durante la spillatura a causa della vicinanza del rubinetto al fusto, ma con qualche attenzione si può gestire la situazione senza grandi problemi.

Due gli elementi principali per evitare lo schiumone:

  1. dotarsi di un buon rubinetto con regolazione del flusso gestito tramite la levetta girevole di fianco al rubinetto (foto sotto). La regolazione del flusso permette di impostare la velocità con cui esce la birra, riducendo notevolmente la formazione di schiuma.
  2. non carbonare troppo la birra. Per ora non mi sono mai spinto sopra i 2.0 volumi. Sono tuttavia abbastanza convinto che a maggiore pressione la formazioni di schiuma aumenterebbe sensibilmente. Per carbonare a 2 volumi con servizio a 8-9°C, servono circa 8-9 PSI di pressione. Negli impianti di spillatura “veri”, i tubi che portano dal fusto al rubinetto applicano una resistenza che limita la formazione della schiuma consentendo di sopportare una carbonazione più alta. In questa configurazione semplice con il rubinetto sul fusto, eviterei.

L’alternativa è applicare un rubinetto semplice (tipo quelli da picnic in plastica) a un tubo che a sua volta è collegato al fustino. In questo modo si crea resistenza, ma ovviamente c’è la scomodità di avere un tubo “penzolante” in giro nel frigo e un’altra cosa da pulire quando il fustino si svuota.

Per comodità, una volta carbonata la birra, scollego la bombola e applico una piccola cartuccia di CO2, molto comoda da tenere in frigo insieme al fusto con rubinetto per la spillatura.

È tutto pronto, non resta che bere. Cheers!

sdr

65 COMMENTS

  1. Ciao Frank se non ti fidi del pescante in silicone per svuotare il fusto fino all’ ultima goccia di acqua o sanificante che sia, ti consiglio di portarlo in pressione tipo a 10 psi, staccare la CO2, capovolgerlo e tirare la valvola, tutti i residui verranno sparati fuori a forza dalla valvola , rieptendo l’operazione 1 o 2 volte a mio parere esce tutto, però io uso saniclean che non è schiumogeno come starsan.

      • Ciao Frank, grazie per i tuoi post! Davvero non so come farei se te non ci fossi! Una domanda, il diametro dei tubi gas/birra è influente/importante per le operazioni di trasferimento, imbottigliamento e servizio? Per un utilizzo classico che diametro mi consigli di acquistare? Grazie in anticipo per i preziosi consigli

        • Non è particolarmente importante, si può compensare con la lunghezza. Per i trasferimenti in contenitore in pressione (bottiglie o fusti) non è importante, se invece bisogna spillare, lunghezza e diametro contribuiscono alla contropressione che il sistema esercita sulla birra in uscita. Ci sono dei calcoli che si possono fare (e trovare online) ma in soldoni, in questo caso, maggiore è la carbonazione della birra, maggiore la contropressione da applicare quando si spilla per evitare la formazione di schiuma. Quindi tubi lunghi e più ampi in diametro, oppure più stretti e più corti. Puoi andare anche per tentativi.

  2. Ciao frank, post di grande utilità, tutto molto chiaro, potresti spiegare anche come t regoli per la spillatura? visto che immagino tu abbia già svuotato qualche fusto..
    ..mi spiego meglio, quanti psi vanno applicati? Hai riscontrato problemi di schiumatura in un sistema così corto?
    Big_up!

  3. ECCELLENTE!! ..purtroppo ho comprato un rubinetto senza regolatore di flusso e di norma carbono un pelo di più di 2 volumi perciò prima tenterò di trovare una quadra con quello che ho e se poi vedo che butto via birra applicherò i tuoi consigli, tante grazie!
    So che qua stiamo trattando di contropressione e carbonazione forzata ma ho una bitter da imbottigliare/infustare e visto che stò cercando un approccio più fedele possibile mi chiedo se non varrebbe la pena infustare almeno 5L in un fustino fass-frisch e spillarla a caduta magari con un po di priming in fusto, funzionasse, almeno per questo genere di stili quegli odiosi barilotti servirebbero a qualcosa.. hai mai provato o sai se questa cosa può valere la pena?
    Non è che non voglia sperimentare ma se fosse già assodato che è una boiata magari evito..

  4. Ciao Frank, articolo come sempre molto interessante e ben fatto. Una volta finito il fusto sanitizzi in qualche modo? Fustino, rubinetto e accessori vari. Grazie

    • Quando il fusto si svuota lo pulisco con VWP, ma vanno bene anche PBW o Enzybrass o soda. Serve comunque qualcosa che sia un minimo aggressivo perché dentro non ci si arriva a pulire a mano. La sanitizzazione la faccio quando lo riempio, come descritto nel post.

  5. Molto chiaro, bell’articolo anche stavolta.

    Io sto cercando di riusare la CO2 prodotta in fermentazione, l’unico problema che ho incontrato per ora é ottenere la chiusura ermetica sul secondo fusto (i miei sono usati e sto aspettando le guarnizioni in silicone per un sigillo migliore).

    La soluzione per me é fermentare sotto pressione, a circa 1 bar. Quando chiudo i fusti, li metto in pressione per ottenere una buona chiusura, poi collego il gas out del fermentatore al liquid in del keg vuoto. Il keg vuoto ha una valvola di rilascio regolabile nel gas out, impostata ovviamente a 1 bar.

    Per verificare il livello di riempimento uso una bilancia pesapacchi digitale, occupa poco spazio:)

    • Ciao, premetto che uso regolarmente fusti in acciaio per infustare, eseguo rifermentazione in fusto usando un rubinetto a 3 vie in modo da non far mai entrare aria durante l’ingresso della birra nel fusto. Vorrei fare un appunto: per il recupero dell’anidride carbonica da fermentazione primaria è necessario invertire gli ingressi nel fusto. Ovvero nell’ingresso birra bisogna far entrare il tubo che sta ricevendo anidride carbonica dal fermentatore, nell’ingresso gas bisogna far uscire un tubo che vada nel gorgogliatore o in un altro fusto in serie. Questo perché l’anidride carbonica ha un peso specifico maggiore di quello dell’aria per cui tende a stratificarsi sul fondo. In un attacco per fusto pertanto l’anidride carbonica deve entrare da più in basso possibile (tubo pescaggio birra) ed uscire dal punto più alto (apertura gas superiore). Spero di esser stato chiaro

      • Sì, certamente. Anche se nutro qualche perplessità sulla effettiva stratificazione. Se è senza dubbio vero che la co2 pesa più dell’aria e tende a stratificare in basso, è anche vero che i moti turbolenti all’interno del keg vuoto tendono a creare cmq un mix di aria e ossigeno. Ma a ogni modo meglio senza dubbio procedere il riempimento dal fondo. Anche io faccio sempre così.

  6. Complimenti per gli articoli sempre molto dettagliati e ricchi di spunti. Una domanda (probabilmente banale): hai per caso considerato l’ utilizzo di Polykeg in PET? Non sono adatti per lavorare in contropessione?
    Grazie

    • Teoricamente sono adatti, ma non certo comodi. L’imboccatyra stretta li rende poco pratici. Poi probabile si rovinino a un certo punto, essendo pensati come materiale usa e getta. Personalmente li sconsiglio.

  7. Ciao Frank, la mini bombola da 16 gr, che teoricamente non termina alla fine del fustino, la butti oppure la tieni per un nuovo fustino?

    • La tengo, ma non ho ancora provato a sganciarla dal riduttore di pressione. Credo comunque che, come le Sodastream, si richiuda da sola con la valvoletta una volta sganciata.

  8. Complimenti per l’articolo, molto interessante (come gli altri). Se invece di imbottigliare in fustino ed avendo diverse bottiglie con tappo meccanico, come mi devo comportare? Per iniziare è consigliata la rifermentazione in bottiglia?

  9. Ottimo come sempre Frank! Che tu sappia c’è differenza tra gli attacchi Jolly grigio e nero? A parte il colore 🙂

    • Sì, grigio gas e nero birra. Vanno agganciati sui rispettivi post (gas con le tacche, birra senza), altrimenti non li scastri più.

  10. Ciao Frank, illuminante come sempre! Una domanda, il metodo acqua bollente penso sia applicabile anche ai fusti cornelius keg…li devo chiudere con il loro tappo a pressione e le valvole restano fisse in sede…non ci sono problemi di calore con le guarnizioni in silicone? Sono altrettanto resistenti ad eventuali pressioni negative?

    • Le guarnizioni in silicone resistono tranquillamente ai 100°C. Il problema è che la pressione negativa ti fa allentare le valvole (e il tappo) e ti fa entrare aria. Non un dramma se dentro c’è acqua, poi rabbocchi, chiudi e svuoti.

  11. Ciao Frank, intanto grazie per i tuoi post.
    Io avrei intenzione di eliminare le bottiglie dalla mia
    Vita brassicola e passare ai fustini tipo i tuoi, Voglio adottare il tuo metodo di fermentazione/infustamento limitando l’ossidazione il più possibile.
    La domanda è dentro questo fusti quanto tempo posso lasciare la birra ??

  12. Ciao Frank,ho un dubbio e non trovo risposta in giro.I tubi che vengono utilizzati solo con co2 vanno sanificati anche quelli???

    • Teoricamente andrebbero sanitizzati, perché alla fine quello che si trova al loro interno va a finire nella birra insieme alla CO2. È vero però che, non passandoci mai birra dentro, è difficile che eventuali microrganismi possano riprodursi e prendere piede nei tubi in assenza di materiale acquoso e nutrienti. Tieni anche conto che lasciandoli saturi di CO2 a una pressione di 20 psi per una notte riduce notevolmente l’eventuale carica microbica (lo puoi fare lasciandoli attaccati ai connettori rapidi in pressione). A ogni modo io ogni tanto un ammollo in candeggina ai tubi della CO2 lo faccio, poi sciacquo e lascio asciugare.

  13. Ciao Frank,
    domanda… hai scritto “Dopo questo tempo si desatura il fustino fino ai PSI corretti per il servizio (circa 8-10 psi)”, ma come faccio a capire quando sono a 8-10psi avendo un solo manometro collegato al fusto di Co2? grazie

    • Devi lasciare attaccato il fusto di CO2 (o attaccarlo ogni tanto) per verificare che il fusto si mantenga a quei PSI. Se stacchi e quando riattacchi è sceso, vuol dire che ha assorbito CO2 dallo spazio di testa e non è ancora in condizioni di equilibrio. Quindi devi ripompare CO2. L’ideale è lasciare la bombola con manometro attaccata al fustino ai PSI desiderati per altri 4-5 giorni. Ovviamente alla temperatura di servizio.

          • Ciao Frank, mi allaccio a quest’ultimo commento. Ho appena infustato la mia prima birra in un keg da 9 litri. Ho impostato a 30 psi e domani mattina verifico la pressione…la mia domanda è se, avendola, la spunding mi permette di gestire meglio i giorni successivi dove devo raggiungere il mio valore ideale (5 psi a 5*C per una bitter)…non vorrei ritrovarmi una bitter sovracarbonata. Grazie!

            • Se la lasci attaccata a 30 psi, non andrei oltre le 24 ore. Poi attacca ai psi che la tabella ti dice per la carbonazione desiderata. Poi con il tempo ci prendi la mano.

  14. Ciao Frank, complimenti per il blog
    ho una domanda, ma con la carbonazione forzata a 30 psi (per far prima) come fai a sapere che volume di co2 gli stai dando? Perchè se la regolo in base alla temperatura so che la carbonazione anche aspettando dei giornni sarà quella, ma con il metodo “fast” sembre un pò approssimativo, scusa magari non riesco a capire io, puoi darmi due dritte? Grazie mille

    • Non si è approsdimativi. Con due/tre “botte” da 30 psi fai solubilizzare solo una parte dell co2, poi imposti alla pressione giusta per la carbonazione desiderata. Velocizzi solo la prima parte della carbonazione, poi vai di fino.

  15. Ciao Frank! Articolo stupendo
    Ma una volta effettuata la carbonazione spilli tutti gli stili subito? Non aspetti maturazione?
    Grazie

    • Ovviamente si rispettano i tempi di maturazione. Gli stili a più lunga maturazione infatti li imbottiglio e spesso li rifermento anche, altrimenti mi occuperebbero il fusto per mesi.

  16. Ciao Frank ottimo articolo come sempre..un dubbio,dopo che ho tenuto per massimo 24 ore a 30psi,stacco la bombola e la porto al valore di CO2 per la carbonazione precisa..quando la stacco dai 30psi,devo far sfogare la valvola di sicurezza o non ce’bisogno?

  17. Ciao Frank sarebbe bello aggiungere o fare un post su come trasferire birra già carbonata forzatamente in un fusto,adun altro fusto..o esiste gia’?

  18. Ciao Frank,
    ho un dubbio, ma probabilmente è una stupidaggine: ma un quando vuoi spillarti una birra, apri la co2 e poi la richiudi una volta spillata? Oppure la bombola sta sempre aperta e ha un meccanismo di auto chiusura?

    Grazie

    • In teoria sta sempre aperta, ma solitamente durante la notte la chiudo per evitare che mi si svuoti la bombola nel caso in cui ci sono piccole perdite. Ovviamente, quando la bombola è aperta, il regolatore di pressione blocca il flusso senza far passare CO2 quando non si spilla. Ma capita che avere piccole perdite sulla linea che poi, durante la notte di svuotano la bombola.

  19. Ciao Frank, consultando l’utility di Brewfather (Strumenti -> Carbonazione) vedo che per carbonare 2,3 volumi a 4°C, mi dice di impostare 1 settimana a circa 10 psi.
    Visto che ho intenzione di tenere i 4°C per un paio di settimane per maturazione e limpidezza, non ho fretta di carbonare in 2-3 giorni, e starei pensando di attaccare la bombola a 10 psi un colpetto per 7 giorni (visto che la bombola in frigo non ci sta). E’ giusto? Se sì, non è più comodo e soprattutto “controllato” rispetto a fare poche botte di 30 psi con la successiva riduzione di pressione per evitare sovracarbonazione? La sccessiva riduzione di pressione la fai usando la spunding valve? Inoltre carbonando a 10 psi non serve poi la riduzione di pressione, o sbaglio? Grazie mille, come sempre!

    • Ciao Manuel, dove ho mai scritto che faccio riduzione di pressione dopo aver carbonato? Assolutamente no, i blast da 30 psi servono per spingere la pressione più velocemente, ma poi si rimette alla pressione di equilibrio target. Devi desaturare se ti sbagli, ma è difficile che ci si sbagli se si richiude sempre la bombola dopoa ver messo a 30 psi per due-tre volte. Si velocizza il processo ma non si sovracarbona e non si desatura.

      • Forse ho interpretato male io, ma leggo queste parole: “Un metodo più veloce consiste nel collegare la bombola, portare la birra a bassa temperatura (0-5°C), impostare la pressione a 30 psi e lasciare il tutto collegato per una notte (orientativamente 10-12 ore). Dopo questo tempo si DESATURA il fustino fino ai PSI corretti per il servizio (circa 8-10 psi), si riporta la birra a temperatura di servizio (circa 8-9°C) e si attende un altro giorno.”
        Cioè esattamente, dopo la notte a 30 psi, cosa fai esattamente, oltre a riportare la temperatura a 8-9°C?
        Come fai con questo sistema a sapere se carboni a 2 o a 2,5? 10 o 12 ore a 30 psi non viene un risultato diverso?
        Scusa se sono domande sciocche, ma non ho mai carbonato forzatamente e volevo capire meglio anche i passaggi successivi al blast a 30 psi.

        • Giusto, manuel, comprendo i dubbi. Per sapere quanti volumi di Co2 ci sono nella birra bisogna misurare la pressione nel fusto quando il sistema è in equilibrio. Quello ti dice esattamente quanti volumi di CO2 ci sono nella birra. Per equilibrio si intende pressione stabile. È chiaro che se metti 30 psi e stacchi, in quel momento leggi 30psi ma non c’è anidride carbonica disciolta corrispondente a 30 psi, perchè il sistema NON è in equilibrio e piano piano la pressione scenderà fino a quando non si arriverà all’equilibrio.

          Aumentare la pressione all’inizio serve a spingere con più forza la CO2 nella birra, quindi più velocemente. È chiaro che se la lasciassi diversi gioni a 30 psi si arriverebbe all’equilibrio a quei 30 psi e a quel punto i volumi nella birra sarebbero effettivamente quelli corrispondenti a 30 psi, ovvero troppi.

          Dando due-tre botte a 30 psi, o lasciando collegato a 30 psi per 12 ore, spingi circa il 70-80% (dico un numero, ma siamo lì) della CO2 nella birra. Riportando poi all’equilibrio con la pressione corretta secondo i volumi che intendi impostare (qui la DESATURAZIONE del fusto, non della birra) fai solubilizzare l’ultimo 20-30% di CO2 mantenendo alla corretta pressione in modo da raggiungere esattamente la CO2 disciolta che desideri.

          Mentre impostando alla corretta pressione (che ne so, 10 psi) dall’inizio non puoi sbagliare, perchè all’equilibrio la co2 disciolta sarà quella desiderata, se imposti a 30 psi e ti sbagli potresti sovracarbonare. Con il primo metodo – pressione desiderata dall’inizio fino all’equilibrio – ci metti più giorni, con il secondo molto meno. Ma con il secondo puoi sbagliare e sovracarbonare. Se, una volta ridotta la pressione del fusto nuovamente a quella desiderata (es.da 30 a 10 psi), la pressione invece di stare stabile sale, significa che sta uscendo CO2 dalla birra e quindi che avevi sovracarbonato. Spero di aver chiarito.

          • Avevo inteso che la desaturazione del fusto la facessi tu e non capivo come, ora ho capito. Grazie mille!!!

  20. Ma quindi in poche parole, attacco la bombola metto CO2 30psi per 10 12 ore ( questa cosa la faccio una volta soltanto?),poi stacco la bombola e porto la birra a temperatura di servizio 8/9gradi,poi attacco la bombola guardo a quanti psi e’,poi attacco la bombola ai psi che desidero per la carbona.finale fino a che non e’stabile,ma per vedere la stabilità devo provare a staccare la bombola e riattaccarla giusto?

    • ahò, ma c’è scritto nel post quello che faccio, mic aposso ripetere sempre le stesse cose nei commenti 🙂

  21. Ciao Frank, grazie per tutte le info e i suggerimenti che fornisci, ma una cosa che non ho mai capito, e mai ho trovato nulla a riguardo, i condotti del gas vanno sanitizzati anche quelli, mi spiego meglio.
    Io solitamente sanitizzo anche i tubi che portano la co2, poi faccio uscire gas dai tubi per cercare di spurgare, in seguito collego ball lock e faccio in modo che nel tubo rimanga solo co2. Sono solo fisse oppure é giusto? o ancora ci sono altri modi?

    Grazie 🙂

    • No, non è necessario dato che non ci passa la birra e generalmente non restano residui di sporco su cui lieviti e batteri possono prosperare. Inoltre, se apri la bombola a 30psi e lasci in pressione nel tubo (semplicemente lasciando il connettore attaccato alla fine del tubo, ma chiuso, senza ttaccarlo alla bombola) la CO2 in pressione funziona anche da sanitizzante. Io non li sanitizzo mai, ogni tanto li cambio e basta.

  22. Ciao Frank volevo porti un dubbio se riuscivi a chiarirmelo,io uso un ferm.normale dove ho messo ball lock e a caduta imbottiglio con beergun,ora volevo infustare,mettendo nel rubinetto del ferm.un tubo con all estremità il ball lock che attaccherò poi all entrata birre nel keg ,si riesce a infustare in questo modo? O perforza devo farlo aprendo solo il coperchio del keg e buttarci dentro il tubo che viene dal fermentarore?grazie mille 🙋

  23. Ok grazie,chiaramente mentre travaso la bombola dovrò attaccarla e bastano pochissimi psi giusto per compensare il vuoto del mosto che esce giusto?

  24. Ciao Frank,anche io volevo prendere quell’ regolatore di CO2 per cartucce,per comodità da tenere nel frigo,posso chiederti se vale la spesa e se funziona bene?grazie Mille

    • Funziona bene ma ormai non lui uso praticamente mai, attacco direttamente le soda stream che in frigo entrano bene.

  25. A ok grazie mille,quelle magari sono più comode da portare in giro ecco effettivamente..ma hai risposta a un altra domanda che mi frulla in testa,😁 quindi durante la carbonazione forzata se la si vuol fare a 1/2 gradi la bombola può stare tranquillamente in frigo?

  26. Ciao Frank una domanda sul trasferimento fusto-fusto. Per evitare l’eccessiva formazione di schiuma durante il travaso si potrebbe anche utilizzare una spunding valve sul fustino di ricezione? Ovviamente impostando una pressione leggermente inferiore a quella della bombola così da permettere il trasferimento. Il mio dubbio è legato al fatto che usando semplicemente il rubinetto la pressione nel fusto di ricezione si abbassi molto.
    Ps. faccio isobarico con fermentazione in keg ma non ho mai usato spunding e mai travasato in fusto

    • Sì, certamente. Se trasferisci birra già carbonata la punding è molto utile (anche se non essenziale) per gestire la schiuma.

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