Mi capita spesso di rileggere miei vecchi articoli o commenti sui vari social in cui sostenevo che mai sarei passato all’imbottigliamento di birra già carbonata perché troppo laborioso e complesso. Come tante altre volte, ho cambiato idea.
Laborioso lo è, confermo. Complesso, non proprio. Dopo un po’ di pratica con la contropressione non si ha alcuna difficoltà a gestire un sistema del genere. Per ottimizzare l’impegno e ridurre le tempistiche, che senza dubbio si allungano rispetto al classico imbottigliamento con asta da travaso senza contropressione, ho agito a monte del problema, riducendo la birra che imbottiglio.
Il mio approccio è infatti di tipo misto: per le birre che non consumo in breve tempo, come birre ad alta gradazione alcolica, ma anche per le birre che almeno in parte mi va di rifermentare (come le inglesi e le belghe) applico la contropressione ma imbottiglio con la Beergun della Blichmann, rifermentando in bottiglia. Le operazioni in questa configurazione non sono particolarmente più laboriose del classico imbottigliamento a caduta con asta da travaso, ma ho notato che mediamente la qualità e la stabilità della birra migliorano.
Per le birre ad alta rotazione o che preferisco non rifermentare, come IPA, APA ma anche Pilsner, fermento nel classico Keg Jolly da 19 litri (batch da 10-12 litri) per poi trasferire e carbonare forzatamente in un keg da 10 litri (o in due da 5). A questo punto, decido quante bottiglie riempire a seconda del consumo della birra. Al massimo imbottiglio 4-5 litri già carbonati direttamente dal fusto; prima, durante o alla fine del consumo alla spina. In genere meno di 20 bottiglie da 33 cl, il resto lo consumo facilmente alla spina.
Dei vari sistemi per imbottigliare ho parlato già in un post precedente (link). Continuo a preferire la riempitrice con asta: meno pratica e meno veloce, ma a mio avviso più efficace nel ridurre il contatto con l’ossigeno se non si dispone di una pompa da vuoto. Il riempimento dal basso dovrebbe limitare l’assorbimento di ossigeno anche senza pompa da vuoto (del resto è il sistema con cui i birrifici riempiono le lattine). Spesso nelle imbottigliatrici industriali si usa il riempimento dall’alto (come quello di iTap) perché più pratico e veloce, ma da quello che ho letto con questa configurazione si fanno sempre cicli di vuoto e saturazione di CO2 prima di lasciar fluire la birra.
Vediamo come mi sono organizzato con la mia riempitrice “cinese”.
L’asta e il suo supporto
La riempitrice che molti chiamano “cinese” non è altro che un assemblaggio di diversi componenti in inox per formare un sistema a tre vie. Due in ingresso, una per la birra e una per l’anidride carbonica: sono i due ingressi in alto, che confluiscono nello stesso tubo lungo, in basso, che a sua volta finisce sul fondo della bottiglia. Tramite il rubinetto si apre l’uno o l’altro ingresso per lasciar fluire anidride carbonica o birra sul fondo della bottiglia.
La terza via, in uscita, quella con la manopolina sulla destra, serve per far uscire l’aria o l’anidride carbonica dalla bottiglia, rispettivamente durante la fase di saturazione o di riempimento. Questa uscita pesca dal collo della bottiglia, quindi sul finale del riempimento lascerà passare anche la schiuma in eccesso. Alcune versioni hanno un manometro in linea sulla terza via, per misurare la pressione nella bottiglia. Non lo trovo particolarmente utile visto che questa pressione, una volta che si tiene chiusa la bottiglia premendo il gommino in silicone sul collo della bottiglia, coincide con quella che abbiamo impostato sul manometro della bombola di CO2 collegata all’asta.
Il costo di questa riempitrice non è particolarmente alto, siamo sui 50€ o anche meno se acquistata sul famoso marketplace Aliexpress. Consiglio tuttavia di acquistarla da rivenditori italiani, perché alcune versioni “cinesi” possono essere di scarsa qualità e spesso arrivano con l’asta piegata che potrebbe renderle inutilizzabili in alcuni casi. Anche quelle che vendono in Italia arrivano probabilmente dalla Cina, ma almeno prima vengono controllate dal rivenditore (che nel caso non funzionino se le riprende).
La pistola arriva in genere con due portagomma nei due allacci superiori, a cui si possono attaccare tubi in gomma o silicone stretti da fascette. Io li oh sostituiti con due raccordi John Guest che trovo molto più pratici. Il terminale perfetto per la filettatura di questa pistola è il John Guest BSP filettatura 1/4” con attacco tubo da 5/16 (link), quello a destra nella foto. Volendo, con un po’ di teflon, funziona anche quello a sinistra, che è un NPTF con filettatura conica da 1/4” (link) e attacco per tubo in questo caso da 3/8 (lo uso per la CO2).
Maneggiare la riempitrice senza un sostegno è piuttosto scomodo: tende a cadere in continuazione, la bottiglia è instabile, i tubi tirano da tutte le parti. Per facilitare le operazioni di riempimento ho costruito un supporto usando due pezzi di legno e una ghiera per cassetti, tutto acquistato da Bricofer. Si può fare di meglio con un supporto metallico tipo quello di una tappatrice, ma anche la versione in legno è piuttosto comoda e per le mie abilità manuali (scarse) molto più semplice da mettere insieme.
Bisogna spingere leggermente con la mano verso il basso mentre la bottiglia si riempie, ma lo sforzo è minimo e non è particolarmente impegnativo. Certo, se magari uno riempie 100 bottiglie il supporto in metallo lavora in modo più efficiente ma, come già detto, non è questo il mio caso.
Pulizia e sanitizzazione
Ho sempre pensato che pulire e sanitizzare tutti questi raccordi fosse una rogna, ma poi mi sono reso conto che è più semplice di quel che pensassi. Per mettere completamente a mollo la pistola nella soluzione sanitizzazione o in quella detergente uso una bacinella 35×40 cm riempita con circa 4 litri si soluzione.
Ovviamente la riempitrice va sciacquata subito molto bene dopo l’utilizzo, per evitare che si formino incrostazioni all’interno, poi messa a mollo in una buona soluzione detergente (anche ChemiPro Oxi può andare bene in questo caso). Per strofinare l’interno del tubo inox utilizzo uno scovolino lungo. La pistola è teoricamente smontabile completamente, ma per ora ho evitato di smontare tutto perché temo di perdere la tenuta e doverci smanettare troppo. Non credo comunque sia necessario aprirla completamente per pulirla ogni volta, magari lo si può fare ogni tanto (probabilmente prima o poi lo farò).
Per la pulizia e sanitizzazione del tubo da 5/16 (lo stesso che uso per la spillatura dai fusti) utilizzo una bottiglia di Coca Cola da mezzo litro a cui ho applicato il comodissimo Carbonation Cap. Si tratta di un piccolo raccordo universale (va bene per gli allacci standard dei keg jolly, sia grigio che nero) collegato a un tubo di silicone rigido (quello morbido tende a strozzarsi quando si applicano più di 10 psi, bloccando il flusso).
Carbonation cap: link per acquisto su Pinta.it.
Si riempie a metà la bottiglia con soluzione sanitizzante o detergente, si chiude, si mette in pressione con la bombola. A questo punto si stacca la bombola e si attacca il raccordo alla via da sanitizzare, si apre il rubinetto dell’asta (funziona anche con il rubinetto della spina), si lascia passare un po’ di soluzione che viene spinta fuori dalla bottiglia grazie alla pressione residua, si chiude e si lascia agire per il tempo necessario. Comodissimo.
Riempimento
I collegamenti per il riempimento sono piuttosto semplici. Io uso due bombole diverse per saturare la bottiglia e spingere la birra fuori dal fusto. Nella configurazione in foto, la seconda bombola è una Sodastream che è nel frigo insieme al fusto di birra. Si può usare anche una sola bombola con sdoppiatore per indirizzare il flusso di CO2, alla stessa pressione, sia nella bottiglia che nel fusto. Questo sistema funziona nella maggior parte dei casi, ma se la birra produce troppa schiuma, con due bombole (o comunque due riduttori di pressione separati) si riesce a gestire meglio la situazione. È sufficiente aumentare la pressione nella bottiglia lasciando invariata quella di spinta del fusto: in questo modo si riesce un po’ a limitare la produzione di schiuma, velocizzando le operazioni di riempimento. Non è fondamentale, ma può tornare utile.
All’uscita della CO2 della riempitrice ho collegato un tubicino in silicone che finisce in un barattolino con soluzione sanitizzante (anche semplice acqua va bene). È utile perché raccoglie anche la schiuma in eccesso dalla bottiglia.
A questo punto le operazioni manuali da compiere sono semplici:
- Lasciando aperta la valvola di uscita dell’asta, sposto il rubinetto in alto sulla linea di CO2 e faccio fluire, molto piano, CO2 nella bottiglia. È importante che il flusso sia lento perché in questo modo si facilita la spinta dell’aria nella bottiglia dal fondo verso l’alto. Mantengo il flusso per circa 5 secondi nelle bottiglie da 33 cl, poi chiudo l’uscita e porto la bottiglia alla pressione desiderata (in genere quella di spinta del fusto o leggermente di più).
- Faccio a questo punto un paio di giri di saturazione/desaturazione: apro completamente la valvola di uscita, chiudo, rimetto in pressione la bottiglia con la C02, apro nuovamente la valvola in uscita, chiudo e rimetto in pressione.
- Apro piano piano il flusso della birra spostando il rubinetto in cima alla riempitrice dal lato della birra poi, quasi contemporaneamente, apro piano piano il rubinetto sulla valvola di uscita della riempitrice, iniziando a far fluire – lentamente – la birra nella bottiglia. A questo punto dovrebbe formarsi un po’ di schiuma (vedi foto). Se fosse troppa, al giro successivo aumento leggermente la pressione sul regolatore della bombola di CO2 che mette in pressione la bottiglia.
Mentre il livello della birra sale, il collo si riempie di schiuma. Arrivato al giusto livello (ci si prende la mano dopo un paio di bottiglie), sfilo l’asta (coprendo il collo della bottiglia con la mano perché un po’ di birra schizza sempre) e passo velocemente la bottiglia sotto l’imbottigliatrice per tappare sulla schiuma.
Se la schiuma non è sufficiente, do qualche colpetto con la bottiglia sul pavimento (coperto dal telo di plastica) e attendo che la schiuma salga. Esistono anche dei dispositivi per far schiumare la birra nella bottiglia, ma fino ad oggi non ne ho avuto bisogno. Quando non si rifermenta è essenziale tappare sulla schiuma, altrimenti l’ossigeno nel collo della bottiglia andrà ad ossidare velocemente la birra.
Il riempimento è senza dubbio un po’ lento e macchinoso, specialmente se si satura e si riempie lentamente. Questo è importante per limitare i moti convettivi nella bottiglia e ridurre la solubilizzazione di ossigeno. Se dovessi imbottigliare ogni volta tanti litri non credo che adotterei questa soluzione così manuale. Nel mio caso è un ottimo compromesso impegno profuso verso qualità della birra.
Per ora devo dire che mi sono trovato benissimo. L’impressione, ma – ripeto – è solo una MIA impressione, è che la solubilizzazione di ossigeno nella birra sia veramente ridotta con questo sistema di trasferimento. Di contro è un po’ lento, ma non particolarmente scomodo. In un’oretta ho finito di imbottigliare una decina di bottiglie, in un’oretta e mezza ne avrei fatte 20. Di più in genere non ne faccio per birre di questo tipo.
Ciao Frank, complimenti come sempre, attendevo chiarificazioni
sull’imbottigliatrice e sono puntualmente arrivate, grazie.
Hai notato perdite di carbonazione rispetto alla birra in fusto?
Vale la pena carbonare la birra in fusto un po di piu per evitarlo?
Ma veramente un’ora dieci bottiglie? ..non ho chance di imbottigliarci una cotta intera ma per qualche bottiglia presa dal fusto e per le basse fermentazioni mi sembra interessante.
Aspetta: un’ora tutto incluso. Ovvero setup, riempimento e pulizie. Non solo riempimento. No, sinceramente non ho notato perdita di pressione significativa.
Meno male, avevo capito male io..
Grazie!
Ciao Frank, ho acqistato da poco l’asta cinese con il manometro ma noto che la nuova versione ha l’asta che si inserisce all’interno della bottiglia più corta, può questo essere un problema? ha un senso logico averla ridotta?
Meglio che arrivi fino in fondo, ma è facile: aggiungi un pezzetto di tubo in silicone.
Ciao Frank! Ottimo articolo, come sempre. Ho provato diverse volte a imbottigliare con questo sistema e seguendo quello che hai scritto, ma il problema rimane sempre lo stesso: si forma schiuma nel tubo che collega il keg con la riempitrice. Il risultato è che nella bottiglia ci finisce un sacco di schiuma e la birra è sgasata. Avresti qualche idea di dove sbaglio?
La formazione di schiuma è dovuta principalmente a sbalzi di pressione, hai provato ad aumentare la contropressione che applichi alla bottiglia? Potrebbe ance darsi che il pescaggio nel fusto non sia ottima, se hai pietra galleggiante potrebbe darsi che il tubo peschi anche un po’ sopra al livello della birra incamerando CO2 e creando schiuma. Oppure perdite da qualche parte. Se il circuito è chiuso bene e tutto è alla medesima pressione, non si dovrebbe formare schiuma.
Ciao Frank hai detto che gli attacchi hanno uno filetattura bsp e uno nptf. Come faccio a capire dove va uno e l’altro?Sul lato pomello sfiato cosa monta? Grazie
Ho scritto che “il terminale perfetto per la filettatura di questa pistola è il John Guest BSP filettatura 1/4” con attacco tubo da 5/16”.
Poi ne ho usato uno NPTF che avevo perché ci va lo stesso (tiene con un po’ di Teflon). Ma i due terminali sono uguali BSP da 1/4.