Eccoci alla seconda parte del post sulle mie due British Golden Ale. Nella prima, che trovate qui, ho approfondito lo stile e l’idea che con anni di bevute e un po’ di letture mi sono fatto su questo tipo di birra.
E quindi, sì: ci stanno bene anche i luppoli americani.
Oltre a confrontare i due luppoli Talus e Medusa, ho approfittato della ghiotta occasione per testare un altro paio di variabili. Premetto che non ho la pretesa di fornire dati statisticamente validi né ho impostato un esperimento e soprattutto un assaggio particolarmente strutturati. Tuttavia, secondo me, oltre alla differenziazione tra Talus e Medusa, sono venuti fuori un paio di elementi interessanti.
I nomi delle due birre sono ispirati alla quarta serie di Stranger Things. Se non l’avete vista, saranno per voi uno spoiler. Ma se a Settembre 2022 non l’avete ancora vista, vi meritate lo spoiler 🙂
LA RICETTA
Veniamo quindi a questa sorta di “esperimento”. Come si evince dalla tabellina sotto, la base maltata è la stessa per le due birre: Maris Otter della Bairds (molto buono, come vedremo nell’assaggio) e un pizzico di Caramalt per rinforzare. Come già scritto nel precedente post, nelle Golden Ale la base maltata è tenue, c’è ma non si sente. Mi sembra che il grist abbia funzionato.
Entrambi i mosti erano limpidissimi post-raffreddamento, merito probabilmente anche del malto Bairds ben modificato.
Luppolatura identica con due varietà diverse, Talus e Medusa, senza dry hopping ma con hop stand di 20 minuti a 75°C (per estrarre meno amaro possibile da due luppoli con alfa acidi piuttosto alti).
Entrambe le birre sono fermentate con lievito secco Verdant IPA della Lallemand: nella prima non ho ossigenato il mosto in alcun modo, nella seconda ho invece ossigenato per 30 secondi (su 10 Litri di birra) con bombola di ossigeno e pietra inox. Qui si nota subito una prima differenza tra le due: nonostante una curva di fermentazione identica, la Eddie ha attenuato meno. Non molto di meno, ma qualche punto in più è rimasto.
Questa è stata una sorpresa per me. In teoria, infatti, i lieviti secchi non necessiterebbero di ossigenazione. Mi sarei quindi aspettato la stessa FG tra le due birre, essendo i due mosti praticamente identici (per quanto due batch fatti in casa possano essere identici). E invece una piccola differenza c’è stata. Quanto si sente nella birra? Lo scopriremo tra poco.
Infine, l’acqua. Nella prima, al momento della raccolta dell’acqua, mi sono scordato l’impianto a osmosi aperto per troppo tempo, raccogliendo più acqua osmotizzata di quanta me ne servisse (di solito la taglio con l’acqua di rete). Ho deciso quindi di usare per questa birra acqua al 100% osmotizzata. Per pareggiare il mio debito con l’ambiente, nella seconda ho invece usato 100% acqua di rete di Roma, passandola solo attraverso il filtro a carboni attivi per rimuovere eventuale cloro o clorammine. In entrambe ho cercato di raggiungere lo stesso pH di mash (circa 5.2), aggiungendo nella seconda quasi il doppio di acido lattico.
Per capire di cosa stiamo parlando, sappiate che l’acqua di rete di Roma ha circa 400 ppm di bicarbonati. La mia idea è che, al contrario di quanto molti sostengano, se si porta il pH di mash e di bollitura allo stesso valore e si modificano le acque per avere una concentrazione simile degli altri sali, non dovrebbero esserci grandi differenze tra le due birre. A meno che non si avverta al palato la maggiore quantità di acido lattico utilizzata, ma questo è tutto da vedere. Immagino poi che la soglia di percezione dell’acido lattico dipenda anche dall’intensità aromatica della birra. In una Pilsner si sentirebbe di più, in una luppolata meno.
Alla fine, nella prima birra ho usato 3ml di acido lattico su 11 litri di mash (0.27 ml/L), mentre nella seconda 5 ml, sempre su 11 litri di mash (0.45 ml/L). Ho modificato le due acque per avere lo stesso rapporto cloruri/solfati.
FERMENTAZIONE
In passato avevo già usato il Verdant IPA per un’altra birra, una Double IPA. La birra era venuta bene, il lievito mi era piaciuto. Unico neo, lo avevo trovato molto lento: aveva impiegato molti giorni a rosicchiare gli ultimi punti di densità. Alla fine ero tuttavia riuscito a raggiungere un’attenuazione dell’80% (con il 5% di zucchero semplice in ricetta). Non ricordo se avevo ossigenato oppure no, purtroppo non me lo sono segnato sui miei soliti file.
In queste due fermentazioni ho ritrovato questa lentezza: partenza veloce, con lag piuttosto basso (qualche ora, anche senza reidratazione), ma dopo un paio di giorni, ben prima di raggiungere la FG, solito rallentamento. Comportamento normale, considerando che si tratta di un lievito che dovrebbe avere origini inglesi.
Nella Eddie, quando dopo 9 giorni di fermentazione ho visto che era ancora a 1.016 e che di bolle quasi non ne faceva più, ho alzato la temperatura e atteso ancora qualche giorno. Dopo altri 6 giorni la densità è scesa a 1.014. A questo punto mi sono stufato di attendere e ho infustato e carbonato forzatamente. Probabile che con altri 5-6 giorni avrebbe consumato anche un atro paio di punti di densità.
Con la Vecna’s, il cui mosto è stato ossigenato prima dell’inoculo del lievito, sempre senza reidratazione, è andata meglio. Le bolle hanno evidenziato una dinamica simile – partenza veloce, poi rallentamento – ma alla misura della densità dopo 11 giorni la birra era a FG (1.011). Ho infustato e carbonato forzatamente anche questa.
Dopodiché ho atteso almeno 15 giorni di cold crash (la prima ne ha fatti il doppio) prima di assaggiare, sapendo che il Verdant IPA, essendo pensato per le Hazy IPA, fatica a depositarsi.
Entrambe le birre sono state tenute sempre in frigo dopo la fermentazione, quindi nessuna delle due ha avuto la possibilità di sovracarbonare. Nella Eddie, se lasciata al caldo, forse il lievito avrebbe mangiato quei 2-3 punti in bottiglia aumentando la carbonazione di 1-1.5 volumi, ma tenendola in frigo ho evitato questo problema.
ASSAGGIO
Di assaggi ne ho fatti diversi in un arco temporale di circa un mese e mezzo. Ho avuto entrambe le birre alla spina, insieme, durante una serata a casa con amici. Non abbiamo fatto assaggi strutturati, essendo una festicciola, ma ne abbiamo bevute diverse pinte. Di entrambe ho fatto alcune bottiglie passandole, già carbonate, dal fusto alla bottiglia con il NukaTap.
Non mi metterò a fare la descrizione organolettica di entrambe, altrimenti il post diventerebbe lungo e noioso, ma solo alcune osservazioni sui luppoli e su eventuali differenze organolettiche.
Le birre sono venute molto simili. Entrambe alla fine hanno un discreta limpidezza con una leggera velatura. Bella schiuma, fine e persistente, colore dorato. La base maltata mi sembra appropriata: leggera crosta di pane, un filo di tostato sul finale, buona secchezza. All’inizio, forse per suggestione, quella con FG più alta (la Eddie) mi sembrava leggermente più rotonda e dolce, ma devo dire che bevendole diverse volte questa differenza è scemata. Questo Neat Maris Otter della Bairds mi è piaciuto molto.
Entrambe le birre sono molto morbide, senza astringenza o sapori “strani”. Avevo provato in passato a fare un paio di birre con l’acqua di Roma, tra cui una English IPA, pre-bollendo l’acqua ma senza passarla per il filtro a carboni attivi (che all’epoca non avevo). Proprio in quella birra avevo notato qualcosa che non mi aveva convinto, un retrogusto strano che non ero riuscito a spiegarmi.
Forse le clorammine dell’acqua di rete che non evaporano nemmeno con la bollitura? Non lo so, ma in questo caso, con l’acqua di rete passata nel filtro a carboni attivi e il resto dei sali più o meno simili in tutte e due le birre, devo dire che non noto particolari differenze dovute al profilo dell’acqua. Nonostante i 5 ml di acido lattico contro i 3 ml usati nella birra prodotta con 100% acqua osmotizzata. Buono a sapersi per il futuro: ridurrò sicuramente la quantità di acqua osmotizzata nella maggior parte delle birre.
L’amaro lo trovo azzeccato, la quantità di luppolo in aroma anche. Due birre secondo me molto riuscite e in stile. Per renderle più “inglesi” si potrebbero usare luppoli meno americani o aggiungere East Kent Goldings o Fuggle, ma devo dire che anche così mi piacciono molto. Che siano inglesi “pure” o meno.
Trovo questo lievito interessante e versatile. Credo che contribuisca al profilo fruttato che si avverte al naso, forse con note leggermente tropicali, ma difficile dirlo in due birre con una buona dose di luppolo. Il Verdant è un lievito comunque da tenere in considerazione per birre luppolate, senza dubbio. Lo vedrei bene anche in una bitter. Ci mette un po’ a depositarsi sul fondo, ma basta avere un frigo e un po’ di pazienza. Per la mia esperienza è un po’ lento, ma altri homebrewer mi dicono che non hanno riscontrato questo tipo di problema.
Ma veniamo al profilo luppolato. Le descrizioni riportate qui sotto vengono da due bottiglie conservate per circa un mese in frigo, fatte dal fusto con birra già carbonata.
LUPPOLO TALUS Non appena ho messo il naso nel bicchiere, ho pensato: diacetile! Magari un po’ di ossigeno è entrato durante l’imbottigliamento, e con il tempo ha sviluppato l’aroma burroso per ossidazione. Del resto il lievito non aveva nemmeno attenuato benissimo, segno che forse era un po’ stanco. Ma poi, a una seconda e terza olfazione, il diacetile è iniziato a diventare qualcosa di dolciastro, meno burroso e più simile a una crema.
Sono andato a rileggere la descrizione del Talus e mi sono ricordato che è uno stretto parente del Sabro. E allora, sbam: cocco! Ecco cos’è quell’aroma dolciastro. Cocco e crema. Poi, in secondo piano, leggero agrumato/tropicale (passion fruit) e una punta di balsamico. Ci trovo anche un po’ di miele, non so se è dovuto al luppolo o al malto (nell’altra non c’è). Luppolo interessante, forse non il massimo per una British Golden Ale.
Nel complesso la Eddie continua a sembrarmi un po’ dolcina, ma non so se è l’effetto della minore attenuazione o della componente dolciastra del luppolo Talus.
LUPPOLO MEDUSA Decisamente più fresca e beverina. Arrivano subito erbaceo e agrumato, freschi, insieme a note citriche di pompelmo, limone e mandarino. Luppolo meno invadente, più in linea con lo stile, nemmeno troppo americano alla fine. Batte molto sulla componente agrumata, almeno usato in questo modo solo in hop stand. Non sento quasi per nulla il resinoso, non percepisco l’albicocca che leggo nella descrizione del luppolo. Probabile che se usato in dry hopping possa cambiare, sicuramente tirando fuori un resinoso più spinto.
Alla fine penso che il dry hopping con luppoli americani resinosi non si sposi benissimo con una Bitish Golden Ale, quindi in qualche modo ci ho preso. Forse si potrebbe provare un dry hopping con EKG o Fuggle, per rendere l’aroma più complesso.
Quale preferisco? Per mio gusto personale, la Vecna’s Revenge con il Medusa. Ma le trovo due birre abbastanza riuscite, ottime quando sono fresche alla spina, meno esaltanti in bottiglia dopo un mese, ma sempre piacevoli. Imbottigliamenti fatti un po’ di corsa dal fusto, non potevo pretendere miracoli.
Ciao Frank. Sul rapporto cloruri/solfati dell’acqua di rete, come hai fatto? Hai le analisi dell’acquedotto?
Sulla birra Eddie che ha attenuato meno, potrebbe essere che il lievito abbia fatto più fatica visto che nell’acqua osmotizzata non c’era magnesio e altri minerali (oltre alla non ossigenazione)? Per questa fatica, il lievito potrebbe aver rilasciato qualche estere in più, oltre che per i 2 gradi in più della fine fermentazione, o sono differenze troppo piccole?
Grazie!
Ci sono le analisi dell’acqua di Roma online. Probabilmente non sono precisissime, ma più o meno dovrebbero starci. Di magnesio ce ne è a sufficienza nei malti, non serve aggiungerne altro.
Ciao Frank, leggo ora l’articolo proprio quando sto preparando la prima birrificazione della stagione d fare domani mattina (domenica 18/9) proprio di una BRITISH GOLDEN ALE che ho preparato in ricetta qualche settimana fa. Rispetto alla tua ci sono analogie ma anche scostamenti (al momento in previsione) – Impianto 3 tini – rifermentazione in bottiglia – MASH 10min a 50gradi – 60min a 69 gradi – mash-out 10min a 78 gradi – Sparge – BOIL 90min
GRIST 55,4% Marris Otter BAIRDS, 30,5% Pilsner IREKS, 6,0% Monaco 1 WEYERMANN, 5,5% Carapils WEYERMANN, 1,6% Zucchero Candito Chiaro
ACQUA Levissima con sali per ottenere circa 77,4 Ca, Sodio 3,8, Mg 3,3, Su 81,2, Cl 61,1, Bicarbonati 56,8 Cl/Su 1,31
LUPPOLI (Pellet) 33,8 IBU: Cascade 60min 21,5 IBU – Mittlefhru 20min 8,3 IBU, EKG 10min 3,1 IBU, SAAZ 10min 0,9 IBU – IBU/SG 0,714 (confesso c’è anche l’intenzione di liberarmi di alcune rimanenze – spero rendano ancora sufficientemente)
DENSITA’ prevista 0G 1,047 – FG 1,012-1,013 – EBC 9 – ABV 4,5%
LIEVITO (dry) – qui viene il reale progetto – l’intenzione di fare 2 cotte identiche come sopra di 25LT cad. in bottiglia, la prima con LIEVITO VOSS della LALLEMAND 2pkg e la seconda con S-04 della FERMENTIS 2pkg – vorrei capire che cosa c’è di diverso nel VOSS fermentato a 35-40 gradi contro l’S-04 a 16-18 gradi – la scelta dell’S-04 deriva da una BEST BITTER dello scorso anno che mi ha particolarmente soddisfatto che ho fatto anche quella in 2 step una con S-04 e una con US-05.
Diciamo che l’intenzione è di cercare corpo e aroma in una bionda BRITISH (spero) limpida con COLD CRASH che invece, vedendo la tua descrizione, ho aumentato da 10gg a 15gg – Vediamo come andrà ! Ti farò sapere. Ciao
Buona fortuna!
Come è andata ? Vittima dell’ATC ho terminato lo sparge con un 1,026 raccogliendo solo 25LT – mi suonava strano ma non ho osato proseguire; invece poi mi sono ritrovato post BOIL con 1,060 ! Evidente l’errore del rifrattometro (forse temperatura mosto troppo elevata) .. che cosa fare ? Ho aggiunto 6lt di acqua 500gr di beermalt extra light e 20gr di luppolo (EKG + SAAZ) è riportato il tutto a 100 gradi (10min) riottenendo 1,047 di OG (forse l’ho aggiustata .. che dire non amo gli assaggi in working; certamente aiuterebbero ma non assaggio nemmeno quando cucino) … altro problema che non ho ancora deciso se e come affrontare … inoculo VOSS (2pkg) a 35 gradi portato a 36 gradi poi a 38 gradi poi a 40 gradi (tumultuosa – si è perfino svuotato il gorgogliatore) … dopo 24h primo rallentamento a 36 ore gorgoglio ormai fermato, 1,020 abbassato temperatura a 35-36 gradi, ma ancora oggi non si schioda (provata FG anche con densimetro a mano) – attenuazione molto bassa rispetto alle attese (1,013) … che fare ? Certamente se qualcosa faccio lo devo fare prima del cold crash … forse basterà un travaso cercando di rimettere in circolo un po’ di lievito preso dalla parte superiore della “torta” ? O lascio stare ? … indecisione ! Sono più che graditi i pareri
Ciao volevo farti una domanda sulle quantita di luppolo utilizzate e sulle quantita di malto. Premetto che sono un super beginner per cui sto prendendo familiarita con tutto. Ero mlto incuriosito dalla tua ricetta ma volevo evitare di fare errori grossolani. Utilizzando questa formula: ” Peso del luppolo (in grammi) = EBU x 10 x Litri Mosto/Alfa acidi % x 20″, ho calcolato per il Talus 53 grammi per la bollitura di 60 minuti, mentre 69 grammi di Talus da aroma a 15 minuti, e 69 grammi per il dry hopping, volevo chiederti se fossero corretti questi calcoli. Mentre per quanto riguarda i malti ho previsto 4,7 kg per il maris otter, e 300 grammi per il caramalt. Per l’acqua usero circa 15 litri per il mash e 20 per lo sparge. Riguardo il lievito su 23 litri finali di mosto è giusta la quantita di 23 grammi complessivi? Grazie e chiedo in anticipo scusa per l’ignoranza, ma trovo il blog e soprattutto la tua competenza davvero utili per crescere.
Difficile valutare le quantità di grani senza conoscere l’efficienza del sistema, non mi hai poi scritto quanti Alfa Acidi hai usato per il Talus.
A ogni modo è abbastanza semplice: calcoli le quantità in late boil (quelle sono giuste, ovvero 3×23=69) e ti calcoli questi quanti IBU danno (ti consiglio di usare un sw). Dopodiche ti calcoli quanto luppolo aggiungere ancora a 60 minuti per arrivare agli IBU totali.
Per i Kg di malto, imposti l’efficienza, le perdite, e li aggiungi fino ad arrivare alla OG desiderata e alle percentuali corrette.
Grazie mille. Gli alfa acidi sono 7.7 %.
Per il lievito vanno bene 23 grammi conplessivi invece su 23 litri a fine bollitura?
Invece come software tu quale utilizzi?
L’interfaccia che usci per le ricette dove calcoli tutti i dati e che inserisci nei post è data dal software?
Grazie mille. Riguardo l’efficienza ancora nn so bene il valore specifico perche sono alla terza cotta e ho acquistato adesso delle pentole nuove. Prima usavo alluminio adesso ho comprato acciaio e iniziero in BIAB.Volevo fare una cotta standard da 23 litri, in modo diciamo semplice utilizzero 3l/kg di acqua per ammostamento e circa 18-20 litri per lo sparge che faro anche se la cotta sara in BIAB.spero di arrivare a 25-26 litri pre boil, il tutto in modo empirico cosi cerco di capire anche le perdite e l’efficienza quindi sicuramente nn saro preciso.
Anche se non conosci l’efficienza del tuo sistema, devi fare un’ipoteri per fare i calcoli, altrimenti come fai? In BIAB inizierei da un 70%, per poi valutare.
Sw ti consiglio Brewfather per le ricette. Per registrare i dati della cotta io utilizzo un mio Excel che ho modificato negli anni, ma so che anche Brewfather è utile per questo.
Il mio Excel è qui, ma non è super-immediato da usare:
https://brewingbad.com/2016/09/come-gestire-i-dettagli-della-cotta-in-un-log/
Sui secchi ci sono le indicazioni di dosaggio sulla bustina. In genere 0.5 g/L vanno bene con densità fino a 40-50, poi andrei su 1 g/L. Per le basse 1 g/l come minimo, per le basse ad alta OG anche 1.5 g/L
Hello Frank, nel precedente articolo sulle British Golden Ale, che poi rimanda a questo articolo, tu scrivi che il BJCP raccomanda l’intensità aromatica del malto è definita “low bready malt aroma with no caramel“.
Nella tua ricetta ho visto che però hai utilizzato Caramalt. Anche in varie ricette che ho reperito in rete viene utilizzato Cara gold. Insomma parliamo di malti caramel. Era Mejo il Carapils allora ! ( no scherzo!)
Attendo impaziente la tua puntuale delucidazione.
Ciao Max, Caramalt e Caragold non sono malti particolarmente tostati, parliamo di 20-30 EBC (il Monaco, che è ancora un malto base, è intorno ai 15-20 EBC). Se usati in percentuali non esagerate, come in questa ricetta, aiutano a sostenere un filo la base maltata senza arrivare a generare aromi di caramello. Sono malti che ho usato con soddisfaizone anche nella Tripel (in quel caso il Carabelge della Weyermann, sempre 30 RBC, al 3%) anche per dare un po’ di colore e non avere una birra troppo tendente al giallo paglierino (colore consentito come limite basso nelle Golden Ale ma che non mi fa impazzire)
Uno château biscuit al 4% (200 grammi) come lo vedresti? È 50 EBC. Ci potrebbe stare?
Altrimenti ho in dispensa il Cara 20 MD Dingemans o il caramunich II Weyermann ma siamo a 124 EBC.
Biscuit sì, caramunich II direi proprio di no
Grazie Frank! Ti seguo sempre con devozione e ammirazione.
Spero di incontrarti al Frankenbierfest