Da anni sponsorizzo l’utilizzo del sifone per gli spostamenti di birra o di mosto da un contenitore all’altro. In particolare, l’utilizzo dell’autosifone, che si è ormai diffuso ampiamente anche tra gli homebrewer italiani. Ne esistono di varie dimensioni, si trovano facilmente su tutti i siti che vendono materiale per homebrewer (link).
Oltre ad essere utile, per ovvie ragioni, nei travasi tra contenitori che non hanno rubinetti (come damigiane e simili), l’ho sempre trovato particolarmente pratico per evitare intoppi da luppolo in pellet durante i trasferimenti da fermentatore a bottiglie o da pentola di boil a fermentatore. Pescando dall’alto, si fa scendere il tubo piano piano fermandosi quando si arriva sul fondo, evitando di usare calze e filtri e scongiurando trasbordi di sedimenti vari nel contenitore a valle del trasferimento.
Prima di passare alla contropressione (e ancora oggi in alcuni casi), imbottigliavo ormai sempre con sifone e priming in bottiglia, senza travasi.
Uso ancora molto il sifone per trasferire il mosto raffreddato dalla pentola di bollitura al fermentatore: evito blocchi durante il trasferimento (che accadono spesso quando il rubinetto pesca dal fondo della pentola di bollitura) e lascio più trub possibile nella pentola di bollitura (per saperne di più sul trub, consiglio questo episodio di Mashout! Podcast).
NON SOLO LATI POSITIVI
Nonostante il mio accorato endorsment nei confronti di questo utile strumento, molti homebrewer non si sono trovati bene dopo averlo provato. Le lamentele più comuni sono che incamera spesso aria durante il passaggio della birra e che è piuttosto difficile da pulire.
C’è un fondo di verità in entrambe queste rimostranze.
Ascoltando recentemente una interessantissima puntata del podcast Hombrewing DIY (nello specifico, questa) mi sono reso conto che l’autosifone non è in realtà molto amato, sebbene io lo abbia sempre trovato utile e funzionale.
La ragione del mio amore per questo strumento riside probabilmente nei litraggi che produco: per gestire 10 litri di birra, come faccio io, è sufficiente la versione mini del sifone, molto corta, che tende a bilanciare meglio il peso dell’asta evitando che si pieghi lasciando entrare aria dalla piccola guarnizione che scorre dentro al tubo di plastica. Inoltre, trattandosi di uno strumento alto a malapena 30 centimetri, è molto semplice da sanitizzare tramite immersione in un contenitore di plastica tipo portaspaghetti (link).
Ciò non toglie che anche la versione piccola dopo un po’ inizia a incamerare aria e la plastica inizia a graffiarsi. Condizione non certo ideale per garantire una buona sanitizzazione. Alcuni si smontano completamente, ma è facile che rimontandoli non funzionino più benissimo. Inoltre, ho notato che i modelli che si sono diffusi negli ultimi anni sono decisamente peggiorati in quanto a tenuta meccanica.
Come già detto, ormai uso raramente il sifone per imbottigliare, ma lo uso regolarmente per spostare il mosto raffreddato dalla pentola di bollitura al fermentatore. In questo caso, ovviamente il tema dell’ingresso di aria non è un problema (anzi, sarebbe anche un vantaggio). Ma pulizia e sanitizzazione rimangono aspetti problematici, specialmente quando la plastica inizia a logorarsi e graffiarsi.
PASSI IN AVANTI
In prima battuta ho pensato di acquistare un bellissimo autosifone completamente in inox, costoso ma potenzialmente risolutivo. Lo vendono su The Malt Miller, ma altrove non c’è verso di trovarlo.
Ne ho viste imitazioni su Aliexpress, ma non tutte le recensioni sono particolarmente positive, non mi fido. Bisognerebbe provare l’originale, ma già il costo di per se’ è alto, prenderlo dall’Inghilterra con eventuali costi aggiuntivi di dogana, anche no.
ME LO COSTRUISCO DA SOLO
Preso da una botta di creatività e ispirato dal dip tube del fusto jolly inox che non uso praticamente mai (l’ho sostituito con la sfera inox galleggiante), ho deciso di provare a costruirmene uno da solo.
Non ho certo la manualità per mettere insieme un autosifone, ma un semplice tubo inox con filtrino alla fine e tubo in plastica collegato è più che sufficiente allo scopo. Tra poco vedremo come far partire il flusso senza l’autosifone, ma solo con il tubo.
Ho recuperato vari pezzi che avevo in giro per casa, facilmente reperibili nei negozi per homebrewer:
- Dip tube del jolly keg da 19 litri (link). Nel mio caso il dip tube l’ho segato alla lunghezza giusta con un semplice Dremel.
- Clip del vecchio sifone + stopper (ci si può anche inventare qualche altro meccanismo per tenerlo fissato al contenitore da cui si sta sifonando)
- Rubinetto blocca flusso in plastica (link). Si può anche semplicemente piegare il tubo, ma è più scomodo
- Filtrino di plastica (link)
- Tubo qualsiasi in PVC
Il dip tube ha una estremità che si allarga leggermente (vedi foto sopra, in basso a destra), il che fa sì che si possa infilare nel filtrino da sotto e poi reggere da solo, senza uscire. Dopo qualche prova mi sono reso conto che va messo un piccolo peso nel filtrino perché altrimenti, essendo in plastica, tende a risalire tappando l’estremità del sifone.
Ho preso al volo un connettore del keg, ma si può usare una rondella inox o qualsiasi altro piccolo peso da mettere nel filtro.
Avevo inizialmente costruito un altro tipo di filtro, in inox, che vedete nella foto del post in alto. Purtroppo non avevo messo in conto lo Starsan, che rende tutto estremamente scivoloso facendo staccare lo stopper grigio dal mini-bazooka durante il trasferimento (nell’acqua reggeva). Per fortuna si è staccato prima che lo inserissi nel mosto.
Ecco come viene fuori una volta chiuso, pronto per essere utilizzato.
COME SI USA IN PRATICA
Usarlo è più facile nella pratica che a parole. Per far partire il flusso è sufficiente riempire il tubo di acqua o di soluzione sanitizzante, con il rubinetto all’estremità chiuso.
Dopodichè, con un po’ di attenzione, si infila il sifone in pentola, lo si fissa bene e si apre il rubinetto. Va aperto di botto, meglio sfilarlo proprio, per innescare bene il flusso. Quando inizia a uscire mosto (o birra) dal sifone, si richiude il tubo (con il rubinetto o anche con un dito, se si usano guanti sanitizzati).
A quel punto si sposta l’estremità del tubo nel contenitore da riempire, si apre l’estremità e il flusso continua da solo. Consiglio di fare qualche prova con acqua per prenderci la mano, ma è tutto molto più semplice di quel che sembra.
Alla fine si puliscono il tubo inox e il tubo PVC con sapone e uno scovolino lungo (link) e il gioco è fatto. Per sanitizzare il dip tube ci si può “sparare” dentro Starsan con un diffussore spray, il tubo basta immergerlo nel secchio di Starsan in cui si sanitizza il resto dell’attrezzatura, facendo attenzione che non rimangano bolle d’aria all’interno.