Sul treno regionale veloce. Tratta Ancona-Roma. Di veloce ha poco o nulla, ma almeno c’è tempo per riflettere. E dato che la presa della corrente miracolosamente funziona, ho deciso di aprire il pc e buttare giù qualche riflessione a caldo sull’esame BJCP che ho sostenuto questa mattina a Rimini. Fa sempre strano quando qualcosa che hai atteso per tanto tempo (mi sono iscritto più di un anno fa) si esaurisce in poco più di un’ora: sei birre bevute, tante parole scritte su un foglio e qualche numero buttato qui e là. Fa ancora più strano se non sei soddisfatto di come è andata e un filo di delusione ti accompagna in questo viaggio di ritorno. Buttare giù qualche riga è sempre utile però, aiuta a riflettere. Sarà un post un po’ lungo, ma lo scrivo giusto per me e per quella manciata di nerd che in futuro vorrà tentare questa impegnativa e per certi versi assurda prova.
Spiego brevemente come funziona l’esame, per chi non lo sapesse già. Si valutano sei birre, compilando per ciascuna la scheda di degustazione standard del BJCP (in realtà si compilano delle schede prive dei dettagli sui descrittori aromatici, come questa). Il tempo per la valutazione di ogni birra è di 15 minuti, dopodiché viene servita la successiva. Le birre si valutano confrontandole con un determinato stile, che viene comunicato quando il bicchiere arriva al tavolo. La scheda consiste in una valutazione qualitativa e descrittiva dei cinque principali aspetti della birra: aroma, aspetto visivo, flavour, mouthfeel e valutazione generale. A ciascuno di questi ambiti il giudice assegna un voto. Sommando i voti delle singole voci si arriva a una valutazione totale che può raggiungere un massimo di 50 punti. Le birre servite possono essere birre commerciali, birre difettate, birre di homebrewers, mix di diverse birre. Vengono valutate contestualmente da due giudici esperti che non conoscono le birre. Le loro schede serviranno da riferimento per la valutazione delle schede dei partecipanti (sarà una terza commissione a valutare le schede, successivamente). Più la scheda del partecipante è vicina a quella dei giudici, sia come valore quantitativo che come descrittori aromatici e percezione dei difetti, migliore sarà l’esito dell’esame.
Non viene quindi valutata solo l’accuratezza nello scoring, ma anche la completezza della scheda e la numerosità e la correttezza (sempre rispetto alla scheda dei giudici) dei descrittori aromatici. Se io scrivo che ho sentito DMS ma nessun giudice lo ha percepito, verrò penalizzato. A meno che anche la maggior parte dei partecipanti non evidenzi lo stesso difetto.
I voti veri e propri con l’esito dell’esame arriveranno tra qualche mese, quindi nulla è ancora certo. Posso però fare qualche considerazione sull’accuratezza dei miei scoring, dato che i due giudici hanno letto le loro schede e i loro voti alla fine della prova. Ho avuto diverse sorprese da questo punto di vista, non proprio positive. Come sempre, cerchiamo di prendere degli spunti di miglioramento per capire cosa è andato storto e su quali aspetti si deve ancora lavorare. Ripercorro le birre assaggiate una per una, con qualche commento.
Per chi fosse interessato ad avere maggiori dettagli sulle modalità di iscrizione all’esame e sulla prova online che va sostenuta per arrivare a quella scritta, rimando a un post precedente.
Prima birra: Czech Premium Pale Lager
Voto dei giudici: 37/50. Il mio: 28/50. Scarto: -9 punti.
Czech Premium Pale Lager è il nuovo nome che è stato dato alle Bohemian Pilsner nel BJCP 2015. In questo caso ci è stata servita una birra commerciale, non ricordo ora di quale birrificio si trattasse (ma comunque craft e italiano). La birra era buona, c’è da dirlo. Mi è piaciuta molto e non ho avvertito difetti particolari. Fin qui, ero piuttosto in accordo con le schede dei giudici. Come mai ho dato allora un voto così basso? Mi sono fatto condizionare dall’aderenza allo stile: per la mia esperienza (e anche per quello che scrive il BJCP), le pilsner ceche, rispetto alle tedesche, hanno un corpo più pieno con evidenti note maltate e un amaro meno erbaceo e tagliente. Non avendo trovato queste caratteristiche nella birra, che invece era molto secca, leggermente mielosa e con un amaro piuttosto tagliente, ho dato un punto in meno rispetto al massimo voto consentito per una buona birra fuori stile (che sarebbe 29). Ho sbagliato? Direi di sì. German e Czech Pilsner sono due stili molto vicini tra loro per caratteristiche organolettiche (la prima deriva dalla seconda, anche storicamente): considerare questa birra fuori stile, da un punto di vista numerico, è stato un errore. Nella scheda ho scritto comunque che si trattava di una buona birra senza difetti, spero che questo mi aiuti un pò.
Seconda birra: Belgian Blonde Ale
Voto dei giudici: 35/50. Il mio: 20/50. Scarto: -15 punti.
Qui ho toppato di brutto. La birra era una Leffe Blonde che era stata lasciata aperta per diversi giorni. Il naso era pieno di difetti: io ho sentito un fenolico forte e della plastica, ma in realtà c’era anche molta ossidazione/cartone che i giudici non hanno evidenziato ma altri partecipanti sì. Il colore era sbagliato (troppo scura), il fruttato era molto in evidenza (banana matura, troppa). La cosa strana è che ai giudici è piaciuta. Ora, non è che la Leffe Blonde sia una cattiva birra, in generale un 35/50 se lo meriterebbe per aderenza allo stile. Ma questa era stata tenuta aperta, secondo me l’aroma era piuttosto fallato. Qui non mi sono molto ritrovato sinceramente: io avrò esagerato con un 20, ma secondo me un 35 è davvero troppo. Non so. Questa è stata quella su cui ho più perplessità, anche dopo averci riflettuto un po’ su.
Terza birra: American IPA
Voto dei giudici: 29/50. Il mio: 37/50. Scarto: +8 punti.
Questa era una IPA fatta da un homebrewer che molti di voi conosceranno, e che si è piazzato molto bene in diversi concorsi: Christian Ciarlo. Con questa birra ci troviamo all’estremo opposto rispetto alla Leffe: a me è piaciuta molto, ai giudici meno. L’aroma era intenso e pulito, secondo me peccava un po’ di intensità al palato, soprattutto per quanto riguarda l’amaro: ricordava una APA piuttosto che una IPA. Detto ciò, non ho trovato difetti (come non ne hanno trovati i giudici). 37 forse è un po’ troppo, ma secondo me il 29 assegnato dai giudici è poco. Probabilmente il mio è stato un errore di posizionamento: l’aroma molto piacevole al naso, dopo quella ciofeca della Leffe ossidata, ha fomentato un po’ troppo il mio entusiasmo. Confido anche in questo caso nella scheda che era comunque accurata e completa. Ho evidenziato anche l’amaro troppo basso, ma mi sono tenuto su un punteggio comunque troppo alto.
Quarta Birra: Sweet Stout
Voto dei giudici: 33/50. Il mio: 38/50. Scarto: +5 punti.
Su questa sono andato meglio, nonostante conosca pochissimo lo stile (che nemmeno mi piace, a dire la verità). Si trattava della Pecora Nera del birrificio Geco. Abbastanza fedele allo stile, sicuramente non brillava per intensità. C’è stata molta divisione in aula sul livello del lattosio: chi diceva che era poco, chi diceva che era troppo. Io l’ho trovato giusto. Su questa birra si sono divisi anche i giudici: uno ha dato un voto più basso, l’altro più alto. Il 33 è una media tra i due. Per il resto una birra piacevole, anche se non entusiasmante. Forse mi sono tenuto un po’ troppo largo con il voto, ma la colpa è sempre della Leffe ossidata (ah ah, scherzo!).
Quinta Birra: English Barley Wine
Voto dei giudici: 29/50. Il mio: 29/50. Scarto: +0 punti.
Quando i giudici hanno detto il voto mi sono esaltato, come se avessi vinto la lotteria. Preso dalla depressione per le discordanze sugli altri voti, mi è sembrato un miracolo. Questo barley wine era fatto in casa, lasciato maturare per tre anni se non ricordo male. Forti sapori ossidati che ricordavano molto la frutta sotto spirito, le ciliegie, per me anche le fragole. Non era male, l’alcol era ben nascosto ma era davvero troppo fruttato. Uno dei giudici ha detto che ricordava quasi una fruit beer. La mia analisi è stata sicuramente un po’ più povera di descrittori rispetto alle schede precedenti, ma iniziavo a essere stanco. Almeno stavolta il voto mi ha dato soddisfazione. Una botta di culo? 🙂
Sesta Birra: Imperial Stout
Voto dei giudici: 35/50. Il mio: 44/50. Scarto: +9 punti.
Qui, di nuovo, ho toppato. Mi sono fatto prendere dall’entusiasmo e dal fatto che la birra non presentava difetti. In effetti non era molto intensa, fortunatamente l’ho anche scritto. Poi però non so spiegarmi perché gli ho dato un voto così alto, non ricordo proprio. Si trattava di una birra fatta in casa. Non era male, intendiamoci, ma 44 è davvero troppo. Non so come mi è uscito fuori, un 40 sarebbe stato più adatto. Probabilmente ero stanco e, soprattutto, cercavo la birra super che di solito c’è sempre tra le 6 che ti danno da analizzare. In realtà era la prima, ma io l’avevo cannata per via della non perfetta aderenza allo stile.
Per avere un’idea di come vengono valutate le schede, consiglio di leggere questo post sul blog Homebrew Academy. Qui trovate un altro post interessante che spiega ancora meglio i criteri di valutazione. Infine, consiglio di leggere anche il resoconto di Angelo Jarret del blog BereBirra che ha sostenuto l’esame insieme a me.
CONCLUSIONI
Aver scritto questo (lungo) post mi ha già rincuorato. Non è andata bene come mi aspettavo, ma forse nemmeno così male. Vedremo. Quello che è certo è che ho sottovalutato l’aspetto quantitativo durante la mia preparazione. Del resto, per diventare un bravo giudice serve molta pratica. Ne ho fatta parecchia, ma sempre qualitativa. Mi sono allenato molto nel riconoscere i difetti, facendo tanta esperienza, soprattutto con le mie birre casalinghe. Mi sono sforzato a compilare tante schede per far pratica con i descrittori; mi sono allenato molto con l’inglese e ho sempre cercato di compilare le schede nella maniera ottimale. Conosco bene gli stili, li ho studiati tanto, ma evidentemente non è stato sufficiente. Mi mancava un pezzo: la padronanza nelle valutazioni numeriche. Non ho molta esperienza come giudice (anzi, molto poca direi), il che mi ha privato di quella confidenza sulla metrica di valutazione necessaria per arrivare a un voto “ragionevolmente” realistico. Purtroppo, mi è mancato il supporto di un gruppo di studio per l’esame: il contributo di altre persone con cui potersi confrontare dopo la compilazione delle schede è essenziale. Lo è sempre, ma ancor di più per quanto riguarda la componente numerica della valutazione. Del resto eravamo tutti sparsi per l’Italia, è stato difficile anche solo sentirsi con regolarità. Un aspetto, questo, da tenere bene a mente per chi volesse prepararsi all’esame.
Per il resto, che dire. È stata un’esperienza molto formativa. L’organizzazione, capitanata da Gianriccardo Corbo, è stata davvero impeccabile. È stato bello incontrare aspiranti giudici, condividere con loro la trepidazione per l’esame e i commenti post esame. Mi sono divertito. Se andrà male, amen: ci riproverò. Ora mi faccio queste altre tre ore di treno, magari mi leggo un libro che non ha nulla a che fare con la birra e mi rilasso un po’.
Aggiornamento: il 13 Luglio 2017 sono arrivati i risultati dell’esame (link).
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Direi grande esperienza, comunque!
Sbaglio o è la prima sessione d’esame in Italia?
Speriamo bene per il verdetto finale.
In questo momento sono in viaggio per Riminifiera. Vediamo che c’è di buono…
Bellissima esperienza, assolutamente! Confermo che è stata la prima sessione di esame BJCP in Italia.
Cioè scusa, hai fatto l’esame e te ne sei andato senza farti un giro? Mi spiace per te. Comunque bella esperienza, spero sia andata positivamente, al limite ci riproverai.
E chi ha detto che me ne sono andato subito? 🙂 Mi sono fatto un bel giretto di qualche ora prima di riprendere il treno alle 16.30.
Sicuramente una bella esperienza , spero per te in un buon risultato, io penso di provarlo nella sessione 2018 e tutto quello che hai scritto al riguardo mi è stato di grande aiuto , complimenti ed incrociamo le dita.
Dita incrociate!
Domenica siamo entrati alla fiera, passiamo la parte dedicata al cibo, passiamo dall’ampio corridoio, mi giro a destra e… ci sei tu che riempi pagine piene di scritte, con 3 bicchieri di birra sul tavolo.
Mi spiace che alla fine non ci siamo incontrati, ma mi avevi anticipato che saresti rientrato presto. Dopo aver mangiato un panino freddo con patatine di plastica da 9,50 euro (eeeeeh? neanche Fantozzi!!!) abbiamo deciso (e abbiamo fatto bene tutto sommato) di partecipare al laboratorio sui lattici del buon Nicola Coppe, quindi il tempo era poco e mi sono detto “ci sarà altra occasione”.
Come ti anticipavo tempo fa, c’erano altri due amici che provavano l’esame. Entrambi hanno avuto le stesse tue impressioni e entrambi sono fiduciosi del fatto che anche i giudici, su molte birre, non erano in accordo.
Loro abitando vicini, hanno avuto modo di confrontarsi tra loro e noi homebrewers del gruppo gli abbiamo lasciato nei mesi scorsi alcune nostre produzioni su cui allenarsi (ed è stato utile anche a noi avere schede su cui studiare per migliorarci).
Ora la parte più dura sarà l’attesa del risultato immagino… mi dicevano che possono volerci fino a 6 mesi perchè le correggono in America… io mi starei già strappando gli occhi dalla curiosità ehehe.
“Fortunatamente” (tra virgolette) le degustazioni non sono il mio forte e nemmeno il mio obiettivo, quindi non penso mi capiterà mai di voler fare questo esame. Quello che mi ha un po sconvolto è stato vedere quanto scrivevate… avete riempito fogli A4 di parole, per commentare ogni singola birra. Veramente difficile.
Incrociamo le dita e vediamo come va, per ora rinnovo l’invito a farci due chiacchiere in futuro, alla prossima fiera.
Peccato Davide, mi avrebbe fatto molto piacere farci una birretta insieme! Sarà per la prossima.
Detto che molto probabilmente non sosterrò mai l’esame, soprattutto perchè con molta più probabilità non lo supererei mai, mi lascia perplesso anche il fatto che venga preso in considerazione il voto totale e non la somma degli scarti tra le 5 valutazioni che potrebbero compensarsi.
Per il resto, con tutto il rispetto che provo verso il BJCP ogni volta che leggo l’intoduzione alle linee guida sento degli scricchiolii tra quello che il BJCP avrebbe voluto essere e quello che realmente è e come viene strumentalizzato.
Continuerò a fare le mie birre casalinghe utilizzando sempre il BJCP come riferimento se voglio, o almeno provarci, ricreare uno stile. Mi piace Daniels quando dice che ” Il problema di porre un’etichetta di stile non è per creare aspettative, bensì per soddisfarle. ” E su questo non c’è dubbio. Ma rimane tutto nel campo della sfida personale e poi collettiva di homebrewers ( … craack ). Lo avete sentito ? 😀
Ma esistono anche ottime birre bastarde.
Infine, dopo il mio eretico sproloquio, i miei in bocca al lupo per l’esito dell’esame che personalmente ti avrei fatto passare sulla fiducia 🙂
Le linee guida del BJCP hanno sicuramente molti limiti, ma almeno rappresentano un tentativo strutturato di catalogare e descrivere gli stili. L’esame secondo me è molto utile per prendere consapevolezza delle proprie capacità nell’analisi organolettica, molto importante per chi produce birra in casa. D’accordissimo sulla frase di Daniels, che rappresenta bene la visione che anche io ho degli stili. Per esempio, a me danno molto fastidio quei birrifici artigianali che non indicano lo stile della birra chiaramente in etichetta. Voglio sapere se sto per comprare una birra belga o inglese, se non me lo dici è molto probabile che lascerò la bottiglia sugli scaffali del negozio.
Ciao Francesco, intanto complimenti per aver sostenuto l’esame. Speriamo per il meglio. Dopo aver letto anche l’esperienza di Angelo Jarret mi chiedo che ne è della parte “written exam” composta dai 20 V e F e dai 5 Essay questions? Avete dovuto sostenere anche questa parte scritta oppure no?
Ti ringrazio. Filippo
Ciao Filippo, questo semplice grafico dovrebbe schiarirti le idee:
https://sites.google.com/site/arizonabjcpexams/_/rsrc/1398097116298/home/bjcp%20process.jpg