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Piccoli impianti, grandi soddisfazioni

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Spesso mi chiedono perché mi sono organizzato per produrre solo 10 litri di birra finita per ogni cotta (10 litri è la quantità di birra che finisce nelle bottiglie; in fermentazione di solito arrivano 12 litri). L’osservazione più frequente che mi viene fatta è che il tempo che si impiega per produrre 12 o 50 litri in realtà è quasi lo stesso. Per quanto questa affermazione possa sembrare logica, vi posso garantire che produrre 12 litri o 50 non è affatto la stessa cosa.

Non è nemmeno del tutto vero che il giorno dedicato alla cotta non si riduca sensibilmente riducendo il volume della produzione, ma il punto non è solo questo. Premesso che non voglio convincere nessuno a fare come me, ci tenevo a passare in rassegna le (tante) motivazioni che mi hanno spinto a ridurre la portata del mio impianto. Magari qualcuno può prendere spunto. O magari no, vi faranno solo sorridere.

Chiaramente, una delle ragioni per cui faccio piccole cotte è il poco spazio a disposizione. Ma non è l’unica, e nemmeno la principale. Il risparmio di tempo è invece la ragione principale. Mi piace tantissimo fare birra ma è un hobby che porta via parecchio tempo. Se riesco a risparmiare anche solo un paio d’ore senza effetti significativi sul risultato finale, sono più che felice di farlo.

Come sempre, la discussione è aperta.

Non produco birra in casa per smettere di comprarla al negozio. Mi annoierei a morte a bere 25 o addirittura 50 litri della stessa dry stout, anche se mi fosse venuta benissimo (e raramente succede). Esistono troppe birre che ancora non ho assaggiato al mondo, l’idea di bere per mesi la mia ultima produzione non mi esalta per niente. Anche se ospitassi in casa una festa con amici ogni fine settimana, penso che pure loro si romperebbero le balle a bere sempre la stessa roba. Che ci farei quindi con tutti questi litri della stessa birra in casa? Nulla, credo. Mi bastano i 10 litri che produco e che riesco a bere con piacere.

Non mi devo preoccupare della shelf life. 10 litri di birra finiscono subito! Esatto, ma è proprio quello che voglio. Almeno non mi devo preoccupare troppo della shelf life, ovvero del tempo entro cui la birra inizia a perdere le sue caratteristiche ottimali (spesso a causa dell’ossigeno che inevitabilmente finisce in bottiglia). Non mi interessa che le mie birre durino mesi: le bevo fresche (è anche la ragione per cui le produco in casa). Quelle da invecchiamento (barley wine, imperial stout o simili) hanno comunque la loro dose massiccia di alcol e melanoidi per contenere gli effetti dell’ossidazione e garantire una shelf life decente (ne abbiamo parlato qui).

Odio bere birre difettate. Diciamocelo: non tutte le birre riescono bene. Capita, ogni tanto, di produrne qualcuna con un aroma fenolico di troppo, un tocco di diacetile ingombrante o una spruzzata di cannella che dopo tre sorsi porta alla nausea. Personalmente, non riesco a bere birre difettate: qualche sorso va bene, è importante per individuare il difetto e fissarlo nella mente; subito dopo finiscono nel lavandino. Buttare 10 litri di birra non è come buttarne 25. Il cuore piange meno (e pure il portafogli).

Gestisco meno bottiglie. 30 bottiglie entrano in una giro solo di lavastoviglie. Per me è l’ideale, dato che per santizzarle uso, appunto, la lavastoviglie. Tengo le bottiglie pulite e protette da pellicola, poi, la sera prima di imbottigliare, le metto in lavastoviglie a testa in giù (senza sapone). Lancio il programma standard e nel giro di un’ora (senza che io faccia nulla) sono pronte. Apro il protellone, metto il fermentatore sulla lavastoviglie e imbottiglio. Veloce e indolore. Per sanitizzare le bottiglie a mano, una per una, ci metterei molto più tempo. E anche per riempirle e tapparle. In termini di spazio, poi, 30 bottiglie da 33cl occupano solo un piccolo scaffale del ripostiglio che è già stipato di fermentatori, frigorifero, camera di fermentazione e attrezzatura varia.

I fermentatori sono più facili da pulire e sanitizzare. Pulire un piccolo fermentatore da 16 litri è molto più semplice e veloce che pulirne uno da 30 o addirittura da 50 litri: li gestisco nella vasca da bagno senza troppi problemi e riesco a riempirli facilmente fino all’orlo con acqua e candeggina (o Enzibrass o Chemipro Oxi) senza dover spendere un capitale in prodotti chimici e senza sprecare litri e litri di acqua. Inoltre, i fermentatori piccoli si trasportano facilmente in giro per casa anche da pieni senza rischiare brutti colpi alla schiena.

Il raffreddamento è molto più semplice e veloce. Dovendo raffreddare solo i 15 litri che rimangono in pentola alla fine della bollitura, una serpentina in rame è più che sufficiente. Collegandola all’acqua di rete, riesco a portare il mosto a 20 gradi in meno di mezz’ora (in inverno anche solo in 20 minuti). La serpentina è semplice da pulire e non richiede particolare sanitizzazione: basta immergerla nel mosto un quarto d’ora prima della fine della bollitura e il gioco è fatto. Se producessi più litri impiegherei molto più tempo per raffreddare o dovrei ricorrere ad altri metodi che prevedono l’utilizzo di strumentazione più costosa e soprattutto scomoda da pulire (tipo il controflusso o lo scambiatore a piastre).

Non devo macinare con il trapano. Sì, d’accordo, automatizzare il mulino non è difficile. Ma dovrei comprare un miscelatore apposito (un semplice trapano tenderebbe a bruciarsi) e sarebbe un altro attrezzo da tenere in casa. Ora invece macino a mano 4 kg di grani con il mulino a rulli in 5  minuti netti, praticamente senza fatica alcuna.

Posso fare BIAB senza grandi problemi. La tecnica BIAB (ne abbiamo parlato in quest’altro post) aiuta a contenere il volume occupato dall’attrezzatura (serve una sola pentola) e a ridurre le ore dedicate alla cotta (la giornata di cotta, dall’inizio alla fine, pulizie comprese, dura al massimo 5 ore). Più i volumi aumentano, più la tecnica BIAB è difficile da gestire: tirare su una sacca con dentro 10/15 kg di malto diventa complesso e anche pericoloso per la schiena. Una sacca con 5 kg di grani si tira su in un attimo senza grossi problemi.

Non devo riempire il ripostiglio di sacchi di malto. Questo è scontato, ma è bene sottolinearlo: con 15 chili di malto si fanno anche quattro cotte da 10 litri. Lo spazio occupato dai malti nel ripostiglio si riduce notevolmente.

Spendo meno per il lievito, le birre vengono meglio. Quante buste di lievito liquido servono per fermentare 25 litri di IPA con OG 1.050? Se vi va bene e la busta di lievito ha solo due mesi di vita, ce ne vogliono quattro. Con uno starter si aggira parzialmente il problema, ma spesso le buste arrivano così vecchie che uno starter solo non basta. Dimezzando il volume del mosto da fermentare, mediamente si dimezza anche la quantità di lievito necessario per fermentarlo. Garantendo un buon tasso di inoculo, le birre vengono sicuramente meglio.

9 COMMENTS

  1. Ciao,
    sono d’accordo con praticamente ogni punto che scrivi, tranne forse la parte sul macinare (30Lt in bottiglia con 6-7 kg li fai-5 minuti in più); mi permetto anzi di aggiungere che raffreddare 12lt fa inoltre risparmiare tantissimo tempo e acqua rispetto a raffreddarne 30 (ed è quindi pure più igienico).

    • Hai perfettamente ragione sul raffreddamento: ho dimenticato di parlarne, corro a rimediare! Sulla macinazione, sono meno d’accordo. Ho fatto qualche cotta da 25 litri, e macinare tutti quei grani a mano è abbastanza faticoso anche se, come dici correttamente, richiede solo cinque minuti in più.

  2. Aggiungo sul raffreddamento che con queste quantità si riesce a raffreddare il tutto in meno di mezzora anche a bagno maria con ghiaccio direttamente nel lavandino. E si spreca davvero molta meno acqua…

  3. Anche io concordo in pieno.
    Uso esattamente il tuo stesso approccio, e lo stesso descritto sull’articolo “L’abuso di creatività può far male alla birra”.
    il bello è proprio vedere come un po’ alla volta si migliora sempre di più il prodotto, e allo stesso tempo si ha sempre nuova birra da provare!!!

  4. Quoto l’intero articolo, io sto sui 4 litri.
    L’idea di sperimentarne di nuove è forte quanto la sete di birra 🙂

  5. anche io nel tempo sono passato a volumi minori. produco sempre li stessi litri ma in pratica faccio il doppio delle cotte e mi diverto di più. ho la possibilità, organizzando le ricette per non sprecare troppa materia prima di provare molte più birre e stili. ho ridotto anche le bottiglie e sono passato da 66cl a 50cl. credo che continuerò così. l’unico problema (se vogliamo definirlo un problema) è che produco 15 litri in fermentatore (quando va bene :-D) e per fermentare utilizzo i classici da 30 litri. dunque… o riduco ancora il litraggio o me lo faccio andare bene lo stesso. mi scoccia usare i fermentatori di plastica perche i miei sono inox da 30 litri.
    stavo anche pensando di comprare un fusto inox da 20 litri..

  6. ciao,
    secondo voi potrebbero esserci problemi a produrre 10 litri di birra su un fermentatore da 30 litri?
    Vorrei acquistare un troncoconico in inox ed i più piccoli sono da 30 lt.

    • Fermentare non dà problemi, ma possono insorgere in seguito. Se per esempio si apre il fermentatore per fare dry-hopping, il quantitativo di aria che va a riempire lo spazio vuoto è maggiore, aumentando potenzialmente l’azione dell’ossidazione. Discorso simile se si fa cold-crash dopo la fermentazione: la quantità di gas che si contrae all’interno del fermentatore è maggiore, risucchiando dentro una quantità maggiore di aria. Se non si fa dry hopping e non si fa cold crash (e non si apre mai il fermentatore) non vedo invece grandi problemi.

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