Qualche tempo fa, insieme all’amico homebrewer Claudio Neri, abbiamo provato a produrre una porter unendo due nostre ricette e sperimentando due fermentazioni con lieviti leggermente diversi. Alla fine, dopo un assaggio alla cieca, abbiamo scelto una delle due birre come agnello sacrificale da spedire alla Black Friday Homebrew Competition, un concorso che si è svolto a Londra lo scorso 27 novembre, patrocinato dalla American Homebrewers Association. Il concorso è stato davvero ben organizzato: puntualità delle informazioni, chiarezza nelle regole e serietà delle schede di valutazione sono stati alcuni dei punti forti del concorso.

Nel frattempo è terminata anche la quarta edizione di Brassare Romano, concorso per homebrewers che organizzo insieme al Barone Birra. Quest’anno ho avuto la fortuna di sedere al tavolo dei giudici in quasi tutte le tappe (tranne l’ultima) e di vivere l’esperienza del concorso da un punto di vista differente.

Partendo da queste premesse e in particolare dalle schede di valutazione ricevute per la nostra porter in occasione del concorso di Londra, volevo fare qualche riflessione su come le birre vengono valutate nei concorsi e su cosa aspettarsi. Il voto complessivo assegnato dai giudici inglesi alla nostra birra è stato 27/50: una birra senza difetti e piacevole, ma non abbastanza. Cerchiamo di capire perché.

Pizza-Porter-Scheda-Valutazione-1

Anzitutto va notato che i due voti complessivi sono identici, il che a mio avviso rende la valutazione complessiva più solida. Due voti discordanti possono capitare, ma quando il gap tra i diversi giudici si allarga inizia a sorgere il dubbio sulla possibilità che uno dei giudici abbia preso una svarione. Cosa di per sè assolutamente umana (può capitare a chiunque), ma in questo caso mi sento più tranquillo nel reputare veritiera la valutazione. Vediamo ora le singole valutazioni.

AROMAQui arriviamo subito al punto caldo: entrambi i giudici hanno trovato un aroma poco incisivo. Ci sta, rispecchia assolutamente la realtà: la porter che abbiamo prodotto non ha un aroma particolarmente esplosivo. Pulito, gradevole, ma tenue. Il punto, per quanto mi riguarda, è che una English porter non necessariamente deve avere un aroma deciso e incisivo. Il BJCP 2015 recita: “aroma da moderato a moderatamente basso“. Nonostante l’assenza di difetti evidenti, abbiamo preso voti decisamente bassi su questo aspetto (4 su 12 e 6 su 12). Questo è in linea con quello che ho notato in altri concorsi (e con quanto consiglia Gordon Strong nel suo libro “Brewing Better Beer“): per vincere i concorsi bisogna spingere sull’aroma, sempre, anche se lo stile non necessariamente prevede un aroma esplosivo. L’importante, ovviamente, è far leva sugli aromi giusti (in questo caso quelli dei malti tostati).

FLAVORStesso identico discorso. Il BJCP recita “malto (pane-biscotto-tostato) moderato che presenta un torrefatto da delicato a moderato“. Secondo il BJCP, quindi, un sapore moderato ci sta. Una porter non deve essere in assoluto necessariamente “esplosiva”. Ma siamo in un concorso, dove la birra non viene valutata in assoluto ma a fianco di altre birre. Chiaramente vicino a una intepretazione più decisa dello stile, la nostra perde punti. C’è poco da fare. Sull’appropriatezza dei sapori non mi soffermo: tra i numerosi sapori che elenca il BJCP, nessuno sembra vincolante; con il tempo però ho imparato che praticamente ogni singola persona sulla terra ha in testa una propria interpretazione dello stile porter. Uno dei giudici consiglia “più liquirizia”, chissà in base a quale criterio. Anche per questo aspetto vale il discorso: più gusto c’è, meglio è.

MOUTHFEEL. Non male, sembrerebbe, anche se entrambi i giudici la trovano poco carbonata e uno dei due percepisce un mouthfeel troppo leggero. Il BJCP recita “corpo da medio a medio-leggero e carbonazione da moderatamente bassa a moderatamente alta“, quindi non so che dire. Per me il corpo ci stava. La carbonazione era bassina ma c’era (tant’è che la schiuma andava bene). Secondo me anche in questo caso abbiamo scontato l’assaggio affiancato a porter più incisive. La carbonazione non è mai facile da azzeccare, ciò non toglie che non rischierei mai una carbonazione eccessiva che secondo me rovina questo tipo di birre. Per quanto mi riguarda, rimango dell’idea che è quasi sempre meglio andarci cauti con la carbonazione (a meno che non siamo nel campo delle birre belghe o delle weizen).

OVERALL IMPRESSION. Da questi commenti si evince in maniera evidente che una birra “tranquilla”, seppure senza difetti e in stile, non ce la può fare a piazzarsi bene in un concorso. Del resto, ci sta: assaggiare una birra da sola è ben diverso dall’assaggio in batteria tipico dei concorsi. In un gruppo di birre simili e senza difetti evidenti, necessariamente spicca quella che colpisce di più al naso e in bocca. Uno dei due giudici scrive “lacks the wow factor“, ovvero manca quel qualcosa di speciale che possa stupire. La domanda è: ma una english porter ben fatta dovrebbe stupire? In un concorso direi sì. Ne faremo tesoro per il futuro.

LA MIA VALUTAZIONE PERSONALE (OVVIAMENTE DI PARTE). Una porter leggera, semplice, piacevole e senza evidenti difetti. Personalmente non mi ha convinto appieno la combinazione dei malti: il tostato è un pelo sgraziato, poco complesso ma sul finale si riprende. Non è la mia porter preferita, se la dovessi rifare sicuramente cambierei qualcosa. Corpo e carbonazione li trovo in linea, il naso è leggero ma non mi dispiace per nulla. Forse gli avrei dato qualche punto sopra ai 30, ma insomma: siamo lì.

Se vi capita, il prossimo anno partecipate al concorso: è veramente fatto bene. Peccato che abbiamo dovuto spendere 80€ di FedEx per spedire le birre a Londra. Prossimo anno ce le portiamo di persona. 🙂

7 COMMENTS

  1. Ma la vostra birra è stata valutata solo da 2 giudici?
    Comunque per risolvere il problema dei gap tra giudici (che possono dipendere da svarioni, tarature diverse, ecc.) solitamente nei concorsi si eliminano gli estremi nel pannello di giudizio (scusate la terminologia non esattamente appropriata).

    • Il fatto che fossero solo due giudici ha stupito anche me. Poi sono andato a guardare il “breviario” del BJCP sui concorsi, e dice che per ogni flight di birre i giudici devono essere almeno due. Se applicassimo la regola anche a BRO potremmo valutare più birre nello stesso tempo…

  2. Il livello della competizione era sicuramente molto alto, per essere una birra in stile, senza difetti e nel complesso piacevole è stata valutata pochino a mio parere.
    Prima o poi mi piacerebbe anche a me partecipare ad una competizione del genere con una mia birra!

  3. Beh oddio, una birra da 27/50 e sotto la sufficienza (30/50)…di certo non “piacevole”.
    E in Inghilterra si suppone che di porter ne capiscano un filino più di noi.
    I gusti personali per un giudice non dovrebbero esistere, ma tra il dire e il fare.
    A parte la liquirizia…che volendo starci ci sta anche (data dai tostati, anche se io eviterei, o almeno cercherei di contenerla)…leggendo fra le righe, mi par di comprendere abbiano trovato un anima troppo poco tostata su tutto. 😉
    Vedi a parlar male del Roasted….ahahahah
    In Italia (secondo me) spesso tendiamo a creare (anch’io eh) birre di questi stili molto più “delicate”, forse un po’ dipende da l’avversione che la birra “nera” si porta appresso nel nostro paese, chiedi a qualsiasi publican quanta fatica facciano i “fusti neri” a terminare in confronto a fusti con ebc più basso.
    Il successo delle black ipa non e figlio solo delle luppolatura spinta, ma per me anche dell’anima di una birra da impatto visivo e di ebc nero senza dubbio, ma con carattere e sapore in bocca da birra ambrata.
    Da noi le birre nere non riscuotono un gran successo…e così, poi oh io le adoro, ma per la maggior parte dei bevitori medi e così…per cui.
    Per il discorso poco carbonata invece, io non ho assaggiato vostra birra ovviamente, ma stupisce anche me.
    Detto da un Albionico per di più…..mi stupisce maggiormente.
    A meno che fosse letteralmente piatta…boh.
    Molto molto starno davvero!
    In ogni caso bel report e complimenti per l’idea.
    Ammetto che ci avevo pensato anch’io di provarne uno fuori dallo stivale prima o poi.
    Ma informandomi solo sulle spese di spedizione mi e passata subito la fantasia…ahahahah
    Per terminare, fare i giudici non e semplice per nulla…basta provare una volta per rendersene conto.
    Ma in genere dicono ciò che riscontrano nel boccale…boccale canta!

  4. E’ la prima volta che commento.
    Se non volete un giudizio soggettivo dei giudici i concorsi dovrebbero basarsi sull’analisi chimica delle birre e anche in quel caso dipende molto da come un risultato è letto. Ci si basa sul gusto di un giudice, non credo esista niente di più soggettivo. Sono magari 20 birre che uno deve bere e confrontare le une con le altre, dovendo venir fuori un vincitore ovvio che il fattore wow è importante. Sarebbero tutte uguali.

    Non vorrei che il trasporto, aereo immagino, abbia influito in qualche modo. Penso in particolar modo alla carbonatazione. Di solito le stive e i vani bagagli non sono famosi per essere a temperature e pressioni costanti. Un tappo non avendo più tanta pressione esterna può magari aver “mollato”. Un tuo assaggio durante l’analisi poteva confermare che fosse identica a quella che hai provato a casa.

    • Ciao Francesco, grazie anzitutto per il commento. La mia non voleva essere in alcun modo una critica al concorso o ai giudici. Il fattore soggettivo conta, ed è giusto che sia così. Più che altro era una riflessione generale: birre da concorso e birre da bevuta sono cose probabilmente diverse, non è detto che le prime siano in assoluto migliori delle altre. Sulla carbonazione può anche essere come dici tu, ma se così fosse mi pare strano che non abbiano fatto osservazioni sulla schiuma (se una birra è sgasata, la schiuma non viene su). Comunque non è andata male, e la porter me la sto bevendo molto volentieri! Sto ricevendo anche commenti positivi da amici giudici e homebrewer, il che mi fa ovviamente piacere. 🙂

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