In tanti anni di produzione casalinga ho acquistato oggetti di tutti i tipi: termometri, siringhe vaccinapolli, termostati, scovolini, pompe, rondelle, dadi, controdadi e chi più ne ha più ne metta. Alcuni sono finiti nel dimenticatoio, altri invece si sono rivelati degli alleati preziosi nelle giornate di cotta. Niente di trascendentale, anzi, per molti questa lista risulterà estremamente banale. Tuttavia può essere di aiuto per chi si è avvicinato da poco al mondo della produzione casalinga. Dove possibile ho inserito il link per acquistare l’oggetto su Amazon. So che molti degli oggetti elencati sono disponibili altrove (alcuni anche al negozio sotto casa), ma se acquistate dal link Amazon mi torna indietro un piccolo credito che in genere uso per comprare libri che poi recensisco sul blog. Non c’è sotto nulla di losco.
Pompa Solar Project con regolatore di tensione
Da quando ho messo in piedi la mia versione del mio piccolo impianto BIAB con ricircolo, mi sono trovato di fronte al dilemma della scelta di una pompa per far ricircolare il mosto. Da allora ne ho provate diverse, spendendo anche somme abbastanza alte (link). Che dire, dopo diverse prove e alcune delusioni, alla fine dei giochi sono tornato alla mia prima scelta: la piccola pompa della Solar Project con annesso regolatore di tensione per controllare la velocità del flusso di ricircolo. Se si utilizza la pompa solo per il ricircolo durante la fase di ammostamento, la portata della Solar è più che sufficiente. In genere non si pianta, ma grazie al costo piuttosto esiguo se ne può tenere una di riserva in caso di emergenza. Monta i classici attacchi da mezzo pollice, a cui si possono collegare portagomma o raccordi maschio per i più comodi Camlock. Per piccoli impianti casalinghi dai litraggi esigui rappresenta a mio avviso il miglior compromesso tra costo e praticità.
Link Pompa Solar | Link Regolatore di tensione
Temporizzatore per presa di corrente
Questo è un acquisto piuttosto recente. Non si tratta di nulla di trascendentale, sia chiaro, ma per chi non ha modo di programmare in altro modo l’avvio dell’impianto questo temporizzatore può essere una risorsa preziosa. Ho iniziato a utilizzarlo per le mie cotte mattutine: preparo tutto la sera prima, collego il PID e la pompa al temporizzatore e imposto l’orario di accensione una quarantina di minuti prima della mia sveglia. Quando mi alzo dal letto trovo l’acqua nella pentola alla giusta temperatura, aggiungo sali e acido, butto i grani (già macinati la sera prima) nell’acqua calda, imposto la temperatura del PID a quella di ammostamento e me ne vado a fare colazione mentre gli enzimi si occupano della conversione degli amidi in zuccheri. Molti impianti all-in-one hanno l’avvio temporizzato tra le varie opzioni selezionabili, ma per chi usa una semplice pentola con resistenza questa presa temporizzata potrebbe essere un upgrade interessante.
Acido citrico in polvere
Può sembrare banale, e per molti lo sarà, ma ho passato anni senza capire bene a cosa servisse l’acido quando si pulisce l’attrezzatura. Avevo sentito parlare di “risciacquo acido” dopo la soda, ma non usando soda non mi ero mai posto il problema. E facevo male. Perché quando si pulisce l’attrezzatura con un detergente basico come soda, ma anche candeggina, Enzybras o Chemipro Oxi, è quasi inevitabile la formazione di depositi calcarei (patina bianca) a meno che non si utilizzino acque veramente leggere per la pulizia. Alla lunga il calcare si deposita in strati creando nascondigli sicuri per lieviti e batteri ma anche semplicemente patina all’interno delle bottiglie. Un passaggio di acido citrico con acqua tiepida (3-4 g/L) dopo l’utilizzo del detergente scioglie tutti i residui calcarei rendendo le superfici brillanti (a condizione che non si sia stratificato troppo calcare nel tempo). L’acido citrico alimentare si può utilizzare anche per abbassare il pH di ammostamento, anche se la soglia di percezione dell’acido citrico è leggermente più alta di quella del lattico (ma con dosi ragionevoli non si sente lo stesso). Il costo è abbastanza contenuto, si conserva bene ed è utile anche per scrostare la doccia del bagno. Rispetto all’aceto, anch’esso utile per lo stesso scopo, non lascia cattivi odori. Ormai non posso più farne a meno.
Link acido citrico (2,7 Kg) | Link acido citrico (1 Kg)
Raccordi Camlock
Ricordo ancora quando il buon Luciano Landolfi (all’epoca homebrewer, ora fondatore e birraio di Eastside Brewing) mi prendeva in giro perché usavo ancora le fascette per collegare i vari tubi in silicone ai rubinetti della pentola o alla pompa per il ricircolo. “Compra sti maledetti Camlock”, mi ripeteva sempre. Ma io continuavo a non comprarli: in parte perché sono in inox e costano, in parte perché non si trovano (non chiedetemi perché) su nessuno dei siti dei rivenditori italiani, ma soprattutto perché mi sembravano utili ma non così indispensabili. Poi a un certo punto mi sono deciso, acquistandoli da un rivenditore inglese (The Malt Miller). Nemmeno a dirlo, ormai non ne potrei fare a meno. Ogni volta che mi si blocca la pompa durante l’ammostamento li benedico, per come rendono semplici e immediate le azioni di sgancio e aggancio, soprattutto in situazioni di emergenza. Anche durante la cotta sono comodissimi, sebbene in non abbia grandi necessità di spostare l’allaccio dei tubi passando da una fase all’altra della produzione. Sono costosi, l’ho già detto, ma durano all’infinito.
Termometro elettronico
Di termometri elettronici ne esistono centinaia, facilmente reperibili. Io stesso ne ho provati diversi da quando ho iniziato a fare birra, ma questo è l’unico che ha resistito. Fu il primo che acquistai sei anni fa e ancora oggi lo utilizzo come misura di riferimento. Tra tutti quelli che ho provato (incluso uno ad alcol) è l’unico che si è rivelato abbastanza preciso sia nella misura dell’acqua in bollitura (misurando effettivamente 100°C) sia in quella della classica soluzione acqua e ghiaccio (avvicinandosi molto allo zero, diversamente da altri termometri). Costa pochissimo e funziona bene, quindi non posso che consigliarlo.
Termometro digitale InkBird
La Inkbird è entrata da qualche anno a gamba tesa nel mondo dell’homebrewing, grazie anche ad alcuni commerciali che ci sono “infiltrati” nei gruppi di homebrewer proponendo strumentazioni in offerta. Questo termometro è pensato per il barbecue, ma è molto utile anche per l’homebrewing grazie alla disponibilità di ben quattro ingressi per altrettante sonde. Le misurazioni sono precise e stabili, io lo uso spesso per monitorare la temperatura nella parte alta della pentola quelle (poche) volte in cui salgo le rampe di temperatura durante l’ammostamento. Viene venduto anche con una App per leggere la temperatura dal telefono via Bluetooth, ma non l’ho mai utilizzata.
Link termometro digitale InkBird
Termostato caldo/freddo InkBird
Con questo accessorio la Inkbird ha scalzato dalle classifiche di acquisto degli homebrewer il famosissimo controller STC-1000, ampiamente utilizzato per il controllo della temperatura di fermentazione. Il funzionamento è il medesimo: due uscite di corrente a 220V (max 10A) che controllano rispettivamente una fonte di caldo (cintura di calore o fascia riscaldante) e una fonte di freddo (in genere il frigorifero) per mantenere stabile la temperatura rilevata dalla sonda. Il grande vantaggio rispetto all’STC-1000 è che questo controller è pre-assemblato, quindi non c’è bisogno di fare nessun cablaggio: è sufficiente tirarlo fuori dalla scatola e collegare le fonti di freddo e caldo alle due prese. Costa leggermente di più dell’STC-1000, ma considerando anche il costo della scatola, delle prese, dei cavi e la manodopera necessaria per cablare l’STC-1000, alla fine il prezzo è piuttosto equivalente.
Link termostato caldo/freddo InkBird
Autosifone formato Mini
Da buon esterofilo, sono stato uno dei primi a passare all’utilizzo dell’autosifone per i vari travasi, in voga da anni tra gli homebrewer americani. Ricordo ancora i primi travasi dalle damigiane fatti con i sifoni a soffietto: ossigenazione della birra a livelli spaziali con frequenti perdite di mosto su mobili e pavimenti. Oppure i “succhi” tipo furto di benzina, con tutti i rischi di contaminazione del caso. Quando scoprii l’autosifone che avvia da solo il flusso da un contenitore all’altro, la mia vita cambiò. Lo utilizzo ormai anche per imbottigliare, collegando un’asta da imbottigliamento alla fine del tubo, e per spostare il mosto dalla pentola al fermentatore a fine bollitura (questo mi ha permesso di eliminare il problema dei filtri sul rubinetto della pentola). Per quanto mi risulti strano, con il tempo ho scoperto che non tutti si trovano bene con questo sifone. Approfondendo un po’ le opinioni degli homebrewer che mi scrivevano, ho capito che probabilmente io mi trovo molto bene perché uso la versione “mini” del sifone, adatta ai miei piccoli fermentatori da 16 litri. Scalando alle versioni più grandi diventa effettivamente più ostico sanitizzare il sifone per via della forma allungata (il mio entra tranquillamente nel fermentatore). Inoltre, più il sifone è lungo più la tenuta è “ballerina”: mi hanno raccontato spesso di ingresso di aria durante i travasi, cosa che a me non è mai capitata se non con sifoni molto vecchi che ho prontamente sostituito. Prendete quindi questo consiglio con il beneficio del dubbio, considerando anche questi potenziali problemi. Io non tornerei mai indietro.
Guarnizioni in silicone alimentare fai-da-te
Non ho inventato nulla di nuovo, anzi, ricavare le guarnizioni dai tappetini in silicone alimentare per i dolci è una cosa che si fa da sempre in ambito homebrewing. Ma io non lo avevo mai fatto. A un certo punto ho deciso di provare e devo dire che è veramente una soluzione comoda. Non è necessario acquistare il tappetino su Amazon, ovviamente, se ne trovano anche in qualunque negozio di utensileria per la cucina. Trattandosi di silicone colorato eviterei di posizionarlo all’interno delle pentole o dei fermentatori, ma utilizzandolo come guarnizione esterna funziona benissimo.
Link guarnizioni in silicone fai-da-te
Lauter Tun con fondo filtrante
Questo lo aggiungo più per affetto che per mera utilità. Per me resta un componente fondamentale, ma capisco che ormai, con la diffusione dei sistemi All-In-One, il lauter tun in plastica è passato di moda. Quello che ancora utilizzo io lo acquistai da Birramia nel lontano 2012: faceva parte del mio primo ordine in assoluto di materiale per l’homebrewing. Lo utilizzammo per la prima cotta, spostando le trebbie dal pentolone al lauter tun con una brocca in vetro alla fine dell’ammostamento. Da quando sono passato al BIAB continuo a utilizzarlo. Il fondo filtrante in inox lo posiziono nella pentola di ammostamento sopra la resistenza, per evitare che la sacca tocchi il fondo. Quando tolgo la sacca a fine mash recupero il fondo (aiutandomi con un tubo di rame), lo sposto nel lauter tun e ci poggio sopra la sacca lasciandola scolare piano piano. A volte faccio anche un piccolo sparge con qualche litro di acqua calda. La plastica tiene tranquillamente fino a 80°C, quindi non ci sono problemi per il contatto con il mosto caldo dell’ammostamento o con l’acqua di sparge. Per me insostituibile, soprattutto visto il costo modesto, considerando che include un buon fondo in inox.
Salve Frank, io uso la soda ed è vero per il deposito bianco, ho sempre pensato che fosse residuo di soda invece dall ‘ articolo sembra una reazione con i sali dell’ acqua, mi potresti chiarire la questione? Altra cosa l’ ossalato di calcio, ho letto qualcosa e mi sembra una inrerazione tra proteine e i sali, è corretto o dico stupidagini? Scusa la banalità delle domande ma vorrei capire come riconoscere i vari aloni bianchi…grazie
I residui calcarei sono di diversi tipi (anche se per la maggior parte creano una patina bianca). Il calcare “classico” (carbonato di calcio) si forma a contatto con l’acqua, mentre per formare gli ossalati deve esserci materiali organico (proteine, come hai scritto tu), quindi residui della birra. Non c’è bisogno di riconoscere gli aloni bianchi, con acido si scioglie tutto. 🙂
Intanto grazie della risposta, colgo l’occasione per chiederti una cosa che non centra col post: dovrei prendere o freezer o frigo per la mia piccola produzione (cotte da 10L) ho letto un tuo post a favore del frigo, è cambiato qualcosa? Avevo un piccolo frigo senza motore, ho aggiunto una peltier ma è molto scarsa nel refrigerare e con bottiglie ghiaccio è molto scomodo……grazie
Ho sempre usato frigoriferi e continuerei ad usare frigoriferi per le stesse ragioni che ho sempre esposto. Ma tantissimi hb utilizzano con successo congelatori quindi la scelta è abbastanza equivalente secondo me. Io preferisco il frigo perché non corro rischi di congelamenti e l’inerzia termica è più facile da gestire regolando la potenza del frigo (non uso praticamente più la cintura di calore, se non per alzare la temperatura oltre quella ambiente).
Ok, se posso vorrei un consiglio su quanto impostare il ritardo del compressore (con stc 1000) per preservare il motore.Ogni buon consiglio è accettato!
Non lo so, non faccio il tecnico di frigoriferi per mestiere 🙂 Fai delle prove partendo da 1 minuti in su, vedendo se riesce a gestire bene la temperatura. Più ritardi, meglio è per il frigo, ma ovviamente si arriva a un compromesso perché se ritardi troppo la temperatura nel frattempo sale.
Ciao Frank, ti seguo da qualche tempo sul tuo blog e devo dire che ho trovato tanti spunti di miglioramento della mia scarsa esperienza di homebrewer. Per questo ti ringrazio molto! Ti voglio chiedere spiegazioni sull’affermazione relativa alla pompa Solar Project che andrebbe bene solo in fase di ammostamento: ritieni che sia inadatta ad essere utilizzata ad esempio per il mescolamento del mosto in ebollizione (tipo sistemi AIO) o in fase di raffreddamento? Se sì per quale motivo? Te lo chiedo perché vorrei passare da una fase di “homebrewer primitivo” con pentola e lauter tun ad un sistema autocostruito ispirato a quello che hai fatto tu e quindi sto meditando la lista della spesa… Grazie per la risposta che vorrai darmi.
Dunque, anzitutto il ricircolo in ebolizione non serve, il mosto si mescola già bene con la bollitura. Se intendevi ricircolo nelle fasi finali della bollitura per sanitizzare, io personalmente eviterei. I materiali con cui è fatta questa pompa dovrebbero essere food grade, ma non è charissimo. Contatto con mosto bollente meglio evitarlo. Non potendo poi disassemblare la rotante come nelle pompe magnetiche, non si riesce a fare una perfetta pulizia se non facendo circolare prodotti detergenti aggressivi cosa che, sempre per lo stesso discorso, eviterei. Una pulizia non perfetta non è un problema se si usa la pompa in mash, ma sul contatto a freddo con il mosto non mi sentirei affatto tranquillo.
PS una delle pochissime volte in cui mi si infettò una birra, tanti anni fa, fu l’unica volta in cui usai la Solar per far ricircolare prima mosto bollente e poi durante il raffreddamento.
Sì, probabilmente la Solar allora non è quello che fa per me per la realizzazione del mio progettino in po’ nerd.. vorrei utilizzare una pompa che mi consentisse di effettuare più operazioni un po’ come nei sistemi AIO: mash, sanificazione pre-raffreddamento, raffreddamento e trasferimento nel fermentatore.. ho visto sul sito di Birramia una pompa magnetica che per un prezzo ancora accessibile (circa 65€) potrebbe avere queste caratteristiche.. la vendono come sostitutiva per Grainfather ecc.. quindi presumo potrebbe essere ok.. poi uno potrebbe dire ma comprarsi direttamente un AIO no?! 😅
Ciao Frank, il termostato inkbeard potrebbe essere usato per tenere la temperatura di mash con fascia riscaldante? Inserendo la sonda nella pentola tramite pozzetto…
È difficile, perchè non gestisce l’inerzia. Quando stacca il caldo la temperatura continua a salire. Dipende dal sistema di riscaldamento: se puoi gestire la potenza dell’elemento riscaldante, può funzionare (potenza alta per portare a temperatura l’acqua e non metterci un secolo, molto bassa quando mantieni la temperatura, per ridurre l’inerzia).
Ho capito, grazie. Ma secondo te invece se collego il fornello a induzione all’ Inkbird cosa succede?
Il discorso è lo stesso: dipende dalla potenza.
Quindi dovrebbe accendere il fornello quando scende al di sotto della temperatura impostata sul termostato, ma comunque dovrei essere lì per regolare io la potenza al minimo…giusto?
Poi però quando arriva alla temp target dovrebbe togliere corrente al fornello?
Ciao Frank! Ho una domanda sul regolatore di tensione che hai linkato: non capisco se in ingresso mi serve comunque un alimentatore da 12v, oppure posso collegarlo direttamente alla 220v). Nel caso in cui serva un alimentatore, in alternativa non potrei utilizzare “semplicemente” un alimentatore 12v universale a tensione variabile? Il controllo non sarebbe così preciso come con il regolatore, ma sarebbe più semplice da gestire (ed eviterei di dover ricorrere ad una cassetta di derivazione dove inserire il regolatore.
Serve l’alimentatore. Se è variabile, va bene, puoi usarlo anche senza il regolatore di tensione ma a mio avviso è molto più comodo gestire una piccola manopolina piuttosto che andare ogni volta fino alla presa della corrente dove colleghi il trasformatore per regolare (di solito con un cacciavite) la rondellina. Poi dipende dal setup. Io ho già la scatola con dentro il PID a parte, aggiungerci la manopolina del regolatore di tensione è stato più comodo.
Ah ok grazie del chiarimento! Mi sa che per la prima cotta vado di alimentatore variabile.. poi nel caso aggiungo la manopolina all’impianto (eventualmente riciclando la scatola di derivazione dell’stc1000).
Un’ultimissima domanda: ho visto che la pompa che hai linkato ha già incluso i portagomma, ma che questi sono in ottone.. Considerando il fatto che la userei per il ricircolo del mosto in fase di bash (per fare biab), è pericoloso? Ho letto pareri un pò contrastanti in rete a riguardo :/
Non particolarmente, ma nel lungo periodo li cambierei. Mi pare che John Palmer nel suo libro suggerisca di fare prima un ammollo in acido all’ottone, ma non sono sicuro al 100%. Cmq meglio inox.
http://howtobrew.com/book/appendices/appendix-b/brewing-metallurgy
Perfetto grazie ancora per i chiarimenti!! Allora sul breve li uso.. poi vedo di cercarne di inox così da non correre rischi.
Interessante il link, anche per le altre appendici.. ora studio un pò! 🙂
Ciao Frank! Bell’articolo! I raccordi camlock sono una figata. Quando avrò l’impianto nuovo sicuramente li prenderò.
Anche io come altri sto maledendo il sifone automatico. Ho il modello medium ma ha un sacco di perdite dalla guarnizione. Forse la tua supposizione che il modello small vada meglio è fondata.
Ciao!
Ciao Frank, una domanda per una cosa che non mi è chiara:
il regolatore di tensione ha due gruppi di morsetti, uno vicino al manettino e l’altro un po’ più lontano, quale dei due è “in entrata”. immagino cmq ci vada si in entrata che in uscita la 12v, il traformatore devo metterlo prima.
grazie come sempre Frank!
Oddio, non mi ricordo proprio. Ma mi pare ci fosse scritto, no?