Questo post l’ho riscritto da capo a piedi per tre volte. Ci tenevo a chiudere la discussione partita una settimana fa con il mio commento alle schede che ho ricevuto dall’ultima tappa MoBI per la mia BDSA (link), e ci tenevo a farlo nel modo migliore.

Confrontandomi sia con l’organizzazione del concorso sia con uno dei giudici, ho infatti realizzato che partire a bomba e commentare le schede qui sul blog non è forse stato l’approccio migliore.

Per carità, siamo liberi di criticare chiunque in qualsiasi momento, se il tono è costruttivo ed educato. Resta il fatto che avrei potuto muovermi in modo diverso.

Con questo ultimo post sul tema (poi si torna a parlar di birra!) vorrei raccontare cosa ho imparato da questa partecipazione a un concorso, cosa che non facevo da tanti anni.

Fare un bel respiro

Quando si riceve un feedback che non incontra le nostre aspettative, ci rimaniamo male. È inevitabile. Chi non ci rimane male, finge. Questo genera nel nostro io più profondo un moto di rabbia, non facile da gestire. C’è chi ci riesce meglio, chi peggio. Ecco, io non sono tra quelli che ci riescono meglio.

Più si è “esperti”, ovvero più si ha esperienza come produttori o come assaggiatori, più si ritiene di essere nel giusto rispetto all’idea che ci siamo fatti di una nostra birra. Questo è in parte normale, perché senza dubbio l’esperienza porta a essere più obiettivi, ma ricordiamoci sempre che l’obiettività totale, quando si parla di utilizzo dei sensi, è impossibile da raggiungere. Saremo sempre condizionati in qualche modo se stiamo assaggiando una nostra produzione.

Ma il punto non è solo questo. Dobbiamo sempre ricordare che non possiamo conoscere le condizioni effettive in cui si trovava la birra che hanno assaggiato i giudici. E nemmeno le condizioni ambientali e di contesto. Potrebbero aver ricevuto una bottiglia “sfortunata”, che magari ha preso derive organolettiche che non ci saremmo mai aspettati. Oppure può aver subito “traumi” durante il viaggio: scuotimento, permanenza eccessiva nei depositi del corriere al caldo. Può essere arrivata al tavolo come 15esima birra dopo una serie di bevute difficili, cogliendo i giudici in condizioni non ottimali per la valutazione. Può essere capitata a un tavolo pieno di birre eccezionali (eh sì, le assegnazioni sono casuali e la sfiga esiste) e aver in qualche modo “sfigurato” per contrasto con le altre.

Insomma: non possiamo sapere le condizioni effettive della birra che hanno assaggiato i giudici semplicemente perché non la abbiamo assaggiata anche noi dalla stessa bottiglia.

Su questo scrissi un post qualche tempo fa su Cronache di Birra, che ho riletto con attenzione e che ripropongo qui, a beneficio di tutti quelli che hanno ricevuto una valutazione non proprio lusinghiera sulla propria birra.

Concorsi per homebrewer: aspettative verso realtà

Provare a contattare i giudici

Bene, abbiamo fatto un bel respiro evitando di correre su internet a pubblicare le schede lamentandoci dell’incompetenza dei giudici. Cosa possiamo fare ora?

La prima cosa intelligente da fare sarebbe provare a contattare i giudici stessi. Sulle schede troviamo quasi sempre i nomi dei giudici, molto spesso anche una mail. Contattiamo il giudice chiedendogli, in modo educato, se si ricorda la birra e se può darci qualche elemento in più sulla valutazione. Nella maggior parte dei casi troveremo persone molto disponibili che cercheranno di spiegarci cosa è andato storto.

Per la scheda della mia BDSA ho saltato questo passaggio, sbagliando. È vero che non ho pubblicato il nome dei giudici né le schede, quindi nessuno, a parte gli organizzatori della competizione, poteva sapere chi fossero i due valutatori della mia birra. Però è anche vero che ho criticato le schede senza prima parlarne con i giudici.

Uno dei due giudici, devo dire in modo molto gentile, mi ha poi contattato spiegandomi che effettivamente la birra era molto sovracarbonata. Avevano avuto serie difficoltà ad assaggiarla anche per via dei bicchieri in plastica, assolutamente legittimi per gli assaggi in una competizione, che però favoriscono la produzione della schiuma. Se ci aggiungiamo che la birra era stata servita non freddissima (anche questo corretto vista la gradazione della birra), il risultato è stato catastrofico. L’assaggio in ultima posizione nel flight (di nuovo, normale vista la gradazione della birra) ha reso il tutto più difficile e faticoso da gestire.

Insomma, le schede in se’ non erano perfette e qualche critica sulla forma ci poteva anche stare, ma dopo aver approfondito il contesto dell’assaggio mi sento di dire che si tratta di piccole sviste del tutto perdonabili. La valutazione numerica sulla birra, in quelle condizioni, probabilmente è stata piuttosto azzeccata.

Semmai, si potrebbe ragionare sul numero di birre che vengono inserite in un flight nei concorsi. Mentre il BJCP suggerisce un massimo di 8 (che può arrivare a 10 all’ultimo minuto se qualche giudice non si presenta), molto spesso come giudice mi trovo 15 birre al tavolo, che poi diventano 16-17 se qualche tavolo non si riesce a mettere in piedi per mancanza di giudici.

Ecco, secondo me questo può essere un problema. Però, anche qui: invece di gridare allo skantalo!11!, proviamo a contattare l’organizzazione del concorso.

Cosa dice il manuale delle competizioni BJCP sul numero di giudici necessaria e sulle birre per flight

Provare a contattare l’organizzazione

Ci sono concorsi che sono organizzati male, c’è poco da fare. Mi è capitato di avere a che fare con organizzatori che non ne vogliono sentire di cambiare le proprie abitudini o ammettere, eventualmente, di aver fatto degli errori.

E di errori se ne fanno, perché organizzare un concorso con decine (a volte centinaia) di birre iscritte non è una passeggiata. Lo scorso anno, insieme ad Angelo Ruggero, abbiamo per la prima volta organizzato il concorso per homebrewer collegato all’evento Birraio dell’Anno di Fermento birra. Nonostante tutte le attenzioni e l’esperienza che abbiamo entrambi nell’organizzazione di concorsi, non tutto è filato perfettamente liscio. Alla fine del concorso avevamo già una lista di una decina di punti che potevano essere migliorati per l’edizione successiva. E sono sicuro che il prossimo anno ne avremo altrettanti, anche se diversi.

Senza contare gli imprevisti dell’ultimo minuto: il giudice che non si presenta e ti dà buca la mattina stessa, la bottiglia che non si trova, il frigo che si rompe. Insomma, può accadere di tutto. Lo scorso anno il concorso per hb collegato alla BrewCon di Londra, che facilmente arriva ad avere più di 400 birre iscritte, è stato un disastro per via dello sciopero nazionale dei trasporti indetto proprio nel weekend del concorso (lo stesso della manifestazione). È talmente stato un casino che gli organizzatori, dopo essersi scusati per aver mandato le schede con mesi di ritardo, hanno deciso di non organizzare più il concorso in concomitanza della BrewCon, perché logisticamente è troppo impegnativo.

Quindi, errori se ne possono fare. È normale. L’importante è non perseverare ed essere aperti alla discussione. E, devo dire, MoBI su questi aspetti è nettamente migliorata negli ultimi anni.

 

Proprio sul tema delle 15 birre a tavolo abbiamo parlato a lungo con l’organizzazione MoBI, cercando di capire pro e contro. Perché non è così banale diminuire il numero delle birre al tavolo: servirebbero più giudici o andrebbe messo un numero chiuso alle iscrizioni di ogni tappa, cosa che potrebbe limitare la partecipazione al concorso nazionale e rendere complicata l’iscrizione. Insomma, ci si sta ragionando.

MoBI sta inoltre operando a mio avviso anche una buona selezione dei giudici, facendo ogni volta attenzione ai feedback e alle schede che vengono compilate. Non sempre si possono garantire giudici top al 100%, è normale, anche perché i nuovi giudici da qualche parte devono pur iniziare. Magari si fa attenzione a metterli al tavolo con un giudice più esperto, in modo da non rischiare di avere valutazioni completamente fuori range.

Insomma ‘ste schede della BDSA erano davvero così pessime?

No, non lo erano. O meglio, avevano diversi elementi che potrebbero essere migliorati, ma questo probabilmente vale per qualsiasi scheda di valutazione. Cercando di fare autocritica, sono andato a ripescare qualche scheda che avevo compilato tempo fa (a casa tra l’altro, nemmeno a un concorso) e non è che siano tutte perfette. A partire da quella pubblicata nel post precedente (link), dove mi hanno fatto notare che effettivamente il voto Overall di 7/10 non era proprio in linea con il resto della scheda (un 6/10 sarebbe stato più appropriato). Niente di grave eh, ma è per dire che non mi sento in alcun modo esente da critiche.

Tuttavia, ci tengo a sottolineare che i miei non volevano essere né post di invettiva contro MoBI, né tanto meno nei confronti dei due giudici che hanno compilato le mie schede. Sono stati più che altro uno spunto per ragionare sulla compilazione delle schede e su cosa si potrebbe fare per migliorarne la qualità.

Leggendo quelle schede mi sono reso conto che a volte, anche nella migliore buona fede, durante la valutazione delle birre in un concorso possono venir fuori schede incomplete. Specialmente verso la fine del flight di valutazione. Ecco, è un monito anche per me stesso: mantenere la concentrazione fino alla fine.

Magari, a valutazione terminata, può essere utile confrontarsi con l’organizzazione per far presente – senza vergogna – che quindici birre non riesci a reggerle. C’è chi ce la fa, ma io credo che il concorso debba allinearsi a chi va più lento, altrimenti si perde in qualità.

Detto ciò, sotto con il prossimo concorso!

La bellissima atmosfera tra assaggi e chiacchiere in una tappa MoBI

 

2 COMMENTS

  1. Tempo fa feci un concorso e le valutazioni dei 2 giudici differivano di ben 10 punti… 38/50 e 28/50.
    Ho scritto email a 2 giudici molto famosi e nessuno si è degnato di rispondere.
    Da quel giorno le birre preferisco berle

    • Capisco. Mi spiace. Ma non desistere, cerca di scegliere concorsi in cui si fa più attenzione a queste cose. Ci sono, ne stanno nascendo molti.

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