Ancora una luppolata per chiudere il mio periodo di sperimentazione con varie tecniche di luppolatura e dry hopping. Non si tratta di prove particolarmente strutturate: sono tutte birre diverse non confrontabili direttamente l’una con l’altra. Questo percorso mi ha però aiutato a consolidare alcuni passaggi che in passato avevo sperimentato senza starci troppo a pensare su. Ho imparato diverse cose, come ad esempio non esagerare con il dosaggio del Galaxy (vedi post precedente, qui).

RICETTA

In questa birra ho voluto dare risalto a un luppolo che non avevo ancora mai utilizzato: il Wai-iti. Si tratta di una varietà neozelandese che deriva direttamente dall’Hallertau Mittelfrüh. Cercando in rete, al Wai-iti vengono attribuiti aromi di frutta a nocciolo (pesca, albicocca) e note citriche.

Ho pensato di abbinarlo a un altro paio di luppoli che avevo in dispensa, il Mosaic e il Galaxy, che però ho utilizzato solo in boil per mantenerli in secondo piano. Questo il profilo organolettico che viene fuori dal tool di Beer Maverick, non male come estensione aromatica.

Tutti i luppoli sono del raccolto 2022, quindi non freschissimi. Tuttavia, se conservati nel modo corretto, possono rendere comunque bene. Sarebbe un peccato non utilizzarli solo perché del raccolto dell’anno scorso.

Per il resto, niente di particolarmente estroso in ricetta. Ho aggiunto un tocco di Caramalt della Simpsons perché ne avevo, ma soprattutto perché a me le APA piacciono un filo più maltate e di colore ambrato chiaro. Le versioni moderne, chiarissime e molto snelle al palato, non mi fanno impazzire.

Come al solito, ho aggiunto metabisolfito insieme al dry hopping post fermentazione; i soliti 15 mg/L insieme alla seconda dose di luppolo.

Per quanto riguarda l’acqua, stavolta ho voluto riprovare il mix osmosi e acqua di rete per vedere se usando meno acido lattico cambiava qualcosa in termini di morbidezza dell’amaro. Mi rendo conto che non ha granché senso come esperimento, visto che la ricetta e lo stile sono totalmente diversi rispetto a quanto fatto nella cotta precedente. Ma ho tentato lo stesso.

Per la fermentazione mi sono affidato al BRY-97 della Lallemand, che utilizzo spesso con buoni risultati.

FERMENTAZIONE

Fermentazione andata liscia senza intoppi. Ho aggiunto la prima dose di luppolo semplicemente aprendo il fermentatore durante la fermentazione e buttandocelo dentro.

Per la seconda aggiunta, post-fermentazione, ho come al solito lasciato scorrere anidride carbonica a bassa pressione dal fondo del keg mentre aprivo, aggiunto il luppolo insieme al metabisolfito (15 mg/L), richiuso e lasciato andare la CO2 per un minutino. Questo dovrebbe significativamente limitare i danni da ossigeno entrato durante il dry hopping.

Ho poi fatto un veloce cold crash, trasferito in fustino da 10 litri pre-saturato con anidride carbonica (grazie alla tecnica del riempimento con acqua e svuotamento con CO2), carbonato forzatamente e lasciato in frigo fino all’assaggio.

ASSAGGIO

La birra ha fatto un lungo periodo di cold crash, praticamente un mese. Tra un impegno e l’altro non sono riuscito ad attaccarla alla spina. Nel frattempo, il fustino da 10 litri è rimasto in frigo.

Sinceramente, pensavo si sarebbe pulita di più. Non che sia torbida, ha comunque una discreta limpidezza, ma dopo tutto quel tempo al freddo mi sarei aspettato di meglio. A ogni modo, vediamo come è andato questo assaggio direttamente dalla spina.

 ASPETTO  Schiuma bianca, bolla fine, abbondante e con ottima persistenza. La birra è di colore ambrato chiaro. Risulta velata ma non torbida. Colore brillante.

 AROMA  Intensità media, non esplosivo ma fresco e pulito. In primo piano un erbaceo delicato, accompagnato da note agrumate (limone) piuttosto nette e di buona intensità. Nelle retrovie un leggerissimo accenno balsamico e qualche venatura che ricorda la frutta tropicale (passion fruit e ananas). Maltato non evidente.

 AL PALATO  Ingresso di buona intensità. Il luppolo emerge più netto rispetto all’aroma, esprimendo le medesime note erbacee agrumate. Le sfumature resinose e balsamiche sono leggermente più in evidenza rispetto all’aroma. L’amaro lungo e morbido, di intensità medio-alta, bilancia molto bene la corsa gustativa dove il malto riesce a emergere a tratti con leggere note di cereale e cracker. Chiude secca.

 MOUTHFEEL  Corpo medio, carbonazione media. Nessuna astringenza né calore alcolico.

 CONSIDERAZIONI GENERALI  Una birra piacevole, ben bilanciata e fresca. Livello di amaro azzeccato, nessuna astringenza e una buona morbidezza. Sarà merito dell’acqua? Non credo, ma il risultato è buono. Forse a un concorso, come APA, non spiccherebbe perché l’aroma non è molto americano. Al luppolo Wai-iti attribuirei questo fresco sentore di limone, l’erbaceo forse viene dal Galaxy usato in late boil. Per il resto, i tipici sentori americani tropicali e balsamici si avvertono a malapena nelle retrovie. Sostituendo il Wai-iti con un luppolo americano (o un paio di varietà americane differenti) verrebbe fuori una bella APA. A ogni modo, promossa. Non mi pare di sentire aromi solforosi stavolta, continuerò ad usare il metabisolfito. Promosso anche il dry hopping in due tempi per ridurre la parte grassy/vegetale.

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