Per la produzione di questa American Pale Ale ho introdotto due novità: l’hop-bong per il dry hopping e il lievito Saturated della WHC per la fermentazione.
Vediamo come è andata.
LA RICETTA
Ricetta standard, senza particolari innovazioni. Ho usato un po’ di crystal per dare colore e un tocco maltato vecchio stile. Luppolatura molto classica, con luppoli in pellet del raccolto 2023 (non nuovissimi).
Dosaggio di luppolo non esagerato, senza hopstand. Non ricercavo una carica luppolata super intensa e non mi andava di aspettare 20 minuti ulteriori durante il raffreddamento.
L’acqua è quella di rete di Roma, filtrata con carbone attivo. Avrei voluto aumentare un po’ di più i solfati, ma mi sono reso conto all’ultimo che mi era finito il Gypsum. Poco male.
LA FERMENTAZIONE
Quando ho deciso di brassare questa birra, avevo il frigo occupato dalla Dortmunder. Dato che le temperature in casa non erano alte, ho deciso di procedere lo stesso e fermentarla a temperatura non controllata.
Questa è la ragione delle insolite fluttuazioni che si vedono nel grafico.
Per sicurezza, ho reidratato il lievito in acqua a temperatura ambiente prima dell’inoculo. Ho anche ossigenato con trapano e paletta per un minuto. Entrambe le cose non sono necessarie quando si usano lieviti secchi, ma non mi costano grande fatica: se posso, le faccio.
Una volta terminata la fermentazione, ho fatto dry hopping. Poi un giorno di abbattimento, ho travasato e ho lasciato in frigo con la Dortmunder per circa tre settimane. Ho carbonato forzatamente durante la lagerizzazione, arrivando a circa 2.3 volumi.
DRY HOPPING CON HOP BONG
Quando guardavo i video e le foto di chi faceva dry hopping con hop bong, pensavo: mammamia, ma come gli va? E invece, devo essere sincero: è più facile farlo che raccontarlo.
È vero, si usa qualche componente in più che va lavato e sanitizzato. Ma si sporcano davvero poco, pulirli è piuttosto facile. Una volta che si è abituati a usare la bombola di anidride carbonica e gli attacchi jolly, le operazioni sono davvero semplici e immediate.
Strumento promosso a pieni voti per quanto riguarda la praticità di utilizzo. Per quanto riguarda invece l’efficacia, è ancora presto per esprimermi.
ASSAGGIO
L’assaggio è riferito alla birra spillata dal keg, dopo circa tre settimane di lagerizzazione a -1°C. Il primissimo sorso l’ho bevuto quando la birra era ancora freddissima, vicina a zero gradi: l’astringenza era molto forte. Piano piano che la birra si è scaldata e che ho scaricato i residui sul fondo del fusto, la situazione è migliorata.
ASPETTO Bellissima torbidità, piuttosto intensa. In foto risulta più torbida di quello che in realtà è, ma la velatura è significativa. Bel colore ambrato, brillante, non sembra ossidata. Schiuma pannosa, bianca e molto persistente. Aderisce alle pareti man mano che il bicchiere si svuota.
AROMA L’intensità è media, forse anche medio-bassa. Mi sarei aspettato qualcosa in più, ma con i luppoli del raccolto del 2023 ci può stare. L’aroma è molto fresco e pulito: agrumi in primo piano, con note brillanti di pompelmo e limone. Leggero resinoso, quasi impercettibile. Nelle retrovie lievi note di frutto della passione. Il maltato è leggero, si avverte appena una nota di crosta di pane poco tostato. Esteri da lievito non ne sento.
AL PALATO L’ingresso è leggermente dolce, con panificato e cereale in evidenza all’inizio del sorso. Caramello non mi sembra di avvertirlo. L’agrumato del luppolo prende subito il sopravvento, con note di mandarino e scorza di pompelmo di media intensità, molto piacevoli, che accompagnano la bevuta fino alla fine del sorso. Nel retrolfatto ancora note agrumate, accompagnate da un lieve tocco balsamico. L’amaro è di medio-alta intensità, non molto lungo. Il bilanciamento complessivo tra dolce e amaro è azzeccato. Finale secco.
MOUTHFEEL L’astringenza si avverte alla fine del sorso. Rimane sul palato con una nota quasi legnosa. Non è sgradevole; l’intensità è bassa, ma è nettamente percepibile. Il corpo è medio basso, ma ho trovato una buona rotondità che evita la deriva watery. Nonostante l’astringenza e il finale secco, noto una leggera e piacevole cremosità. L’alcol è basso, non si avverte.
IMPRESSIONI GENERALI
Al primo sorso, sono rimasto abbastanza deluso da questa birra. Mi aspettavo tutt’altra morbidezza, anche perché le dosi di luppolo che ho utilizzato non erano esagerate. Mi sono anche impegnato a non lasciare il luppolo a contatto troppo tempo con la birra dopo il dry-hopping, cosa che di solito non faccio.
Gli assaggi successivi sono andati meglio, ma la leggera astringenza rimane. La trovo più alta di quanto mi sia capitato nelle luppolate che ho prodotto ultimamente, senza hop-bong e con tempi di contatto tra birra e luppolo maggiori.
Difficile capire cosa sia successo.
Ossidazione? Mi sembra davvero strano. Gli aromi sono molto freschi, il colore è brillante. Ho fatto dry-hopping con l’hop bong, non credo sia entrata aria. Il travaso è avvenuto come sempre in un fusto saturato di anidride carbonica. A naso, direi di no.
Colpa dell’acqua? Non credo. Ho usato la solita acqua di rete filtrata con carbone attivo. La dose di acido lattico è la solita, i solfati sono piuttosto bassi.
Luppolo vecchio? Sicuramente non era luppolo freschissimo, ma quando l’ho aperto non mi è sembrato in cattive condizioni. Era sottovuoto e aveva un buon profumo. La resa aromatica è stata comunque buona.
Dry hopping a temperatura troppo alta? Molti sostengono sia meglio fare dry hopping intorno ai 15-12°C per ridurre l’estrazione di polifenoli. Io l’ho quasi sempre fatto a temperatura ambiente senza incontrare grandi problemi. In questo caso la birra era a 18°C, temperatura più che ragionevole per un dry hopping classico.
Sinceramente, non saprei. Considerando che è la prima volta che ho usato l’hop bong, la cosa mi ha un po’ spiazzato. Occorre una seconda prova.
Il lievito mi è piaciuto, molto. Non ho trovato gli aromi tropicali sconvolgenti citati sulla bustina, ma nel complesso mi sembra abbia fatto un ottimo lavoro. La OG era bassa è il luppolo poco, probabilmente non c’era materiale per far esprimere al meglio questo lievito. Ho un’altra bustina, presto ci sarà una seconda prova con dosi di luppolo maggiori.
La torbidità è molto interessante. Potrebbe essere merito di questo lievito. La mia impressione è che abbia agito da fattore abilitante per formare legami stabili tra polifenoli e proteine. La cosiddetta stable haze. Non credo sia rimasto lievito in sospensione: difficile, dopo una lagerizzazione di 20 giorni a -1°C.
Probabilmente si tratta di un lievito haze positive, caratteristica di cui ho parlato in quest’altro post di qualche tempo fa. Servono altre prove per confermare questa impressione. Ce ne saranno.