Home Attrezzatura I metodi per produrre birra in casa (Pt. 2, allgrain)

I metodi per produrre birra in casa (Pt. 2, allgrain)

20970
31
Allgrain brewing

Proseguiamo la nostra carrellata sui principali metodi per produrre birra in casa. Nel post precedente abbiamo raccontato i metodi che fanno uso di estratto di malto: in pratica, facendo ricorso all’estratto (secco o liquido), si salta o comunque si semplifica significativamente una parte importante del processo di birrificazione: l’estrazione degli zuccheri dai grani e/o degli aromi e dell’amaro dal luppolo. Questo porta un significativo risparmio di tempo (si accorcia il processo anche di tre o quattro ore) e una riduzione dei costi necessari per l’attrezzatura (ce la si può cavare con un centinaio di euro per gestire la fermentazione, per il resto ci si arrangia con le pentole della cucina).

Nel caso si voglia passare alla tecnica allgrain, costi e tempi aumentano. Vediamo in che termini.

Come abbiamo già detto, il processo di birrificazione si divide principalmente in due grandi fasi: la hot side (ammostamento e bollitura) e la cold side (fermentazione, imbottigliamento, maturazione). Il passaggio dall’una all’altra è lo step di raffreddamento.

Birra - il processo 3

Indipendentemente dal metodo di produzione scelto, la strumentazione per gestire la cold side può rimanere invariata sia che facciate birra da estratto luppolato sia che scegliate il più complicato dei metodi allgrain (vi serviranno sempre gli stessi fermentatori e lo stesso lievito). Il costo dell’attrezzatura minimale per gestire fermentazione, imbottigliamento e maturazione si aggira intorno ai 100€ (fermentatori in plastica, tappatrice, attrezzi vari per misurare la densità, etc…). A questi 100€ si andranno ad aggiungere ulteriori spese, a secondo del metodo con cui sceglierete di affrontare la hot side. Oggi parleremo dei metodi allgrain che si differenziano tra loro principalmente per come viene gestito l’ammostamento (in inglese mash). 

Vediamo anzitutto cos’è la fase di mash. L’obiettivo principale (ma non l’uinco ovviamente) di questa fase è quello di convertire in zuccheri l’amido presente nei malti (o nei grani non maltati). Gli amidi sono dei carboidrati composti da catene di zuccheri semplici. Grazie all’azione degli enzimi presenti nei grani che sono stati maltati, durante l’ammostamento queste catene di zuccheri complessi vengono ridotte in zuccheri più o meno semplici. Il lievito, durante la fermentazione, mangia questi zuccheri semplici producendo alcol, anidride carbonica e composti aromatici. Il lievito non riesce a fermentare invece carboidrati complessi come l’amido o alcuni zuccheri più “grandi” (detti destrine) se questi non vengono prima scomposti dagli enzimi in zuccheri semplici durante l’ammostamento. In altre parole : no enzimi, no party.

Gli enzimi vengono resi disponibili grazie al processo di maltazione. Vengono distrutti da un calore eccessivo (sopra i 75 gradi): grani non maltati (orzo non maltato o grano non maltato) o grani maltati ma tostati (come i vari crystal e i roasted) sono quindi privi di enzimi. Gli enzimi si attivano grazie al calore quando i grani macinati vengono messi a mollo in acqua calda a una determinata temperatura. In genere questa finestra di temperatura è compresa tra i 64 e i 72 gradi. Se ci teniamo sulla fascia più bassa della finestra otterremo un mosto maggiormente fermentabile (e quindi una birra con corpo più esile e più alcolica) viceversa, se ci posizioniamo sulla parte alta di questa finestra, otterremo un  mosto meno fermentabile (e una birra meno alcolica e con una sensazione di maggior corpo e anche, ma non sempre, una maggiore dolcezza percepita in bocca). In base alla birra che si vuole ottenere si sceglie una temperatura e la si mantiene stabile per circa un’ora durante il mash, al fine di dare agli enzimi il giusto tempo per compiere il loro lavoro.

Un parametro molto importante nel mash è l’efficienza di mash: questo valore, misurato in percentuale, indica la capacità del nostro impianto di estrarre zuccheri dagli amidi presenti nei malti. Minore sarà l’efficienza del mash, maggiore sarà la quantità di grani che dovremo utilizzare per raggiungere una certa concentrazione di zuccheri nel mosto e quindi un determinato grado alcolico dopo l’azione del lievito. Mentre una alta efficienza di mash è di estrema importanza per i birrifici che devono ottimizzare i costi al centesimo e usare il minor quantitativo di grani possibile a parità di grado alcolico, a livello casalingo quello che è davvero importante è ottenere sempre la stessa efficienza in modo da utilizzare la corretta quantità di grani per ottenere sempre il risultato desiderato. Se l’efficienza del nostro impianto è bassa, sarà sufficiente utilizzare qualche etto in più di malto. L’importante è che l’efficienza sia costante tra una cotta e l’altra e quindi prevedibile.

Vediamo i vari metodi per fare birra allgrain.

FLY SPARGE

Questo metodo è quello che permette di massimizzare l’efficienza di estrazione degli zuccheri e per questa ragione è quello maggiormente utilizzato dai birrifici. L’alta efficienza è possibile grazie a un risciacquo attento delle trebbie alla fine del mash (le trebbie sono i grani esausti, ovvero le glumelle volgarmente dette bucce). Risciaquando le trebbie lentamente con acqua calda si riescono a recupeare gli zuccheri che altrimenti resterebbero “incollati” ai grani esausti e finirebbero nel secchio anziché nel mosto.

Come si fa il fly sparge?

Alla fine dell’ammostamento si apre leggermente il rubinetto della pentola di mash e si estrae il mosto facendolo scendere nella pentola di bollitura. Contemporaneamente (e con la stessa velocità di flusso) si versa acqua calda (più o meno a 75 gradi) dall’alto sopra le trebbie, facendo attenzione a mantenere il flusso dell’acqua calda alla stessa velocità di flusso del mosto in uscita verso la pentola di bollitura. Le trebbie in pratica agiscono da filtro. Di solito per gestire il flusso dell’acqua calda si utilizza un tubo con piccoli buchi per evitare che l’acqua, scendendo a gravità nel tino di mash, faccia un buco nelle trebbie canalizzando il flusso e abbassando l’efficienza (con la canalizzazione di fatto tutta l’acqua farebbe sempre lo stesso percorso nel letto di trebbie rendendo del tutto inefficiente il fly sparge).

Spargiacqua per fly sparge
Spargiacqua per fly sparge

Sul fondo della pentola di mash è presente un filtro che evita che i grani intasino il rubinetto. Il più comune di questi filtri (ma ce ne sono diversi, anche un doppio fondo bucato potrebbe andar bene) si chiama filtro bazooka e può avere diverse forme (vedi immagini sotto). Si può comprare o autocostruire. Dato che deve essere di acciaio inox resistente alla corrosione (il mosto è caldo e acido) il costo di questo filtro può facilmetne superare i 100€. Si può costruire anche con materiali meno “nobili” (ottone, rame) risparmiando soldi, ma è sconsigliato per via della minore resistenza alla corrosione. La forma del filtro è fondamentale per evitare che l’acqua di sparge (l’acqua di risciacquo) percorra sempre lo stesso percorso all’interno del letto di trebbie (effetto canalizzazione). Dalla forma del filtro bazooka dipende fortemente l’efficienza del sistema (un filtro mal disegnato può anche far scendere l’efficienza di 10/15 punti percentuali, vanificando tutti gli sforzi). Per esempio, il primo dei filtri in figura non è particolarmente adatto al fly sparge, dato che il flusso del mosto si concentra tutto sui bordi della pentola.

Filtri bazooka
Diverse tipologie di filtro bazooka per il fly sparge

Complicato? Sì, abbastanza. Ma vediamo come si realizza questo sistema e quanto può costare.

Per applicare questo sistema c’è bisogno di tre pentole: una per il mash vero e proprio (infusione di grani in acqua a temperatura costante per circa un’ora e conversione degli amidi in zuccheri), una per lo sparge (acqua calda che si utilizzerà per risciacquare i grani dopo l’ammostamento) e una per la bollitura. In genere, per produrre 20 litri di birra finita, saranno sufficienti pentole da 33 litri. Serviranno inoltre almeno due fonti di calore (ma tre sono più comode per non doverne spostare una) dato che durante l’ammostamento sarà necessario iniziare a scaldare l’acqua di sparge che dovrà essere portata e mantenuta a una temperatura di circa 75/77 gradi.

Le tre pentole si possono posizionare in diversi modi, ma volendo evitare l’utilizzo di pompe (sono piuttosto costose quelle che possono gestire fluidi alimentari a caldo) di solito si posizionano a cascata per sfruttare la forza di gravità (vedi figura seguente). La pentola più in alto è quella che contiene l’acqua per il risciaquo delle trebbie (acqua di sparge), quella nel mezzo è la pentola per l’ammostamento e quella più in basso per la bollitura del mosto. I liquidi passano da una pentola all’altra grazie alla gravità.

Sistema a tre livelli

La spesa totale per un set up di questo tipo è abbastanza alta (si pensi che un pentolone inox di qualità bassa costa intorno ai 50€ ma uno di qualità decente anche 100/150€). Bisogna poi costruire la struttura, acquistare e posizionare i fornelloni, acquistare tubi in silicone che reggano acqua e mosto molto caldi, costruire o acquistare il filtro bazooka; servono diversi termometri e tante altre piccole cose. Difficilmente si riuscirà a gestire il tutto con un esborso minore di 400€ ma facilmente si arriva anche a spendere 500€/600€. Per non parlare della difficoltà nel mantere le temperature delle pentole di mash e sparge senza sistemi avanzati di controllo.

La domanda è: vale la pena mettere in piedi un sistema del genere per guadagnare 5/10 punti di efficienza che alla fine del processo si tradurranno in nemmeno un chilo di malto risparmiato? Questo dipende da voi e da quello che volete fare. Per me, no: non vale affatto la pena.

Il nostro Stefano ha costruito un impianto di questo tipo con pentole allo stesso livello, pompe per il travaso dei liquidi caldi e sistema di controllo automatico delle temperature. Si tratta di un impianto avanzato che è costato intorno ai 1000€, trovate in questo post la descrizione completa.

Esiste però un altro metodo che ci permette di semplificare la fase di risciacquo rendendo il processo più semplice.

BATCH SPARGE

L’assetto delle pentole per questo metodo è del tutto simile a quello del fly sparge: tre pentole, due fonti di calore e una struttura a cascata. Il vantaggio è nella semplificazione del processo. Anziché risciacquare le trebbie con un flusso costante di acqua calda, si procede con un metodo più semplice: a valle dell’ammostamento si svuota completamente il tino di mash nel pentolone di bollitura; successivamente si riempie di nuovo utilizzando tutta l’acqua di sparge, si gira, si aspettano dieci minuti per far compattare il letto di trebbie e si svuota di nuovo.

Il primo vantaggio di questa tecnica è che non si devono controllare due flussi contemporaneamente. Si apre il rubinetto e si fa uscire il mosto per due volte. Punto. Il flusso non deve essere nemmeno particolarmente lento perché non si corre il rischio di canalizzazioni non essendoci alcun flusso di acqua dalla pentola di sparge mentre il rubinetto di  quella di mash è aperto. Quindi, oltre a essere più semplice, si fa anche prima.

Il secondo vantaggio è che il filtro sul fondo del tino di mash può esse anche molto più “rozzo”: non essendoci il rischio di canalizzazioni, non c’è bisogno di costruire un filtro dal disegno articolato. Di solito è sufficiente un semplice filtro bazooka “allungato”, molto più facile da costruire ed economico.

Filtro bazooka per batch sparge
Filtro bazooka per batch sparge

L’efficienza può essere leggermente inferiore a quella del fly sparge, ma a volte si ottengono valori comparabili. L’unico svantaggio è che probabilmente servirà una pentola di mash leggermente più grande, poiché l’acqua di sparge si versa tutta insieme e il rischio è che poi il volume della pentola di mash non sia sufficiente per contenerla. Volendo si può fare anche batch sparge in due riprese, ma è più semplice acquistare una pentola di mash leggermente più grande per sfruttare appieno i vantaggi che questo metodo porta in termini di risparmio di tempo.

I costi per l’impianto possono essere leggermente inferiori a quelli di un impianto con fly sparge dato che alcuni componenti sono semplificati (il filtro sul fondo del tino di mash) o non servono proprio (come per esempio il braccio per il fly sparge).

Ma il vero vantaggio è la semplificazione del processo e la riduzione dei tempi della cotta.

BIAB (Brew In a Bag)

Questo è il metodo allgrain in assoluto più semplice. Il processo è simile a quello usato per fare il té o il caffè americano. Si mettono tutti i grani in una grande sacca filtrante (tipo questa) adatta alle temperature di mash (quindi di cotone o poliestere), si ammolla in acqua e si mantiene la temperatura per il tempo necessario alla conversione degli amidi in zuccheri. Una volta finito il processo, si estrae la sacca dalla pentola facendola scolare un poco per recuperare gli zuccheri residui. La separazione delle trebbie dal mosto è presto fatta: si svuotano i grani esausti rimasti nella secca nel secchio dell’organico e si fa bollire il mosto estratto.

Facile, no? Questo metodo è nato in australia e si è molto diffuso in tutto il mondo. Ha il grande vantaggio di essere piuttosto semplice e soprattutto richiede una unica pentola dove si fa il mash con la sacca e poi a seguire la bollitura. A seconda di come decidiamo di mantenere costante la temperatura durante il mash si può rendere più o meno sofisticato, ma la versione base è abbastanza economica e soprattutto velocizza il processo. La bag si può fare in casa con una tela di cotone o acquistare nei vari negozi di homebrewing (sia in cotone che in poliestere).

Un altro grande vantaggio di questo metodo è che non bisogna costruire nessun particolare filtro sul fondo della pentola, dato che la bag stessa agirà come filtro per separare i grani dal mosto alla fine del mash. Un piccolo filtro potrebbe servire per raccogliere il mosto nel fermentatore a fine bollitura senza portarsi dietro residui, ma se si sifona dall’alto evitando i residui di luppolo e i coaguli depositati sul fondo della pentola, si può fare a meno del filtro (nel mio pianto lo ho completamente eliminato).

Sì, ok, sembra tutti bellissimo: ma quali sono gli svantaggi di questo metodo? In realtà, a mio avviso, molto pochi. Il primo, e forse il più importante, è che quando si producono tanti litri di birra la bag inizia a diventare un po’ pesante. Se si fanno più di 20 litri di birra finita, è difficile estrarla dalla pentola senza l’aiuto di una carrucola o di qualche altro sistema equivalente. Secondo, dato che si versa tutta l’acqua insieme ai grani nella pentola, dovremo reperire una pentola di mash molto grande. Per intenderci: per produrre 12 litri di birra finale, servirà una pentola da almeno 30 litri. Per farne 25, servirà una pentola da almeno 50 litri. Un altro svantaggio è che con il BIAB di solito non si raggiungono efficienze altissime (di solito tra il 60% e il 70%) ma questo si risolve facilmente utilizzando qualche etto in più di grani.

Dal mio punto di vista gli svantaggi finiscono qui. I puristi vi diranno che con il BIAB si ottengono birre più torbide perché il filtraggio è scarso, altri sostengono che a causa del rapporto acqua grani molto alto nella fase di mash (in genere siamo tra i 5 e i 6 litri di acqua per kilo di grano contro i 2/3 di batch e fly sparge) si produce in genere un mosto maggiormente fermentabile e quindi birre più “secche”. Entrambi questi punti hanno dei fondamenti scientifici e sicuramente sono validi, ma personalmente non gli ho mai dato troppo peso. Con qualche giorno di abbattimento di temperatura a fine fermentazione (mantenendo la birra a 2 gradi per tre/quattro giorni) in genere la birra si pulisce e diventa abbastanza limpida. Per quanto riguarda la fermentabilità, con il tempo si impara a conoscere il proprio sistema e alla fine basta alzare leggermente la temperatura di mash per avere un po’ più di corpo nei casi in cui questo serva.

I costi per un impianto di questo tipo si riducono notevolmente dato che si usa una sola pentola. Costruendo la bag in casa, si possono spendere anche meno di 150€ (ovviamente sempre escludendo l’attrezzatura per la cold side). Volendo sofisticare un po’ le cose si può arrivare a 200€, ma la convenienza è notevole e soprattutto l’impianto quando non utilizzato occupa davvero poco spazio.

In questo post ho descritto il mio primo impianto BIAB (più economico) e in quest’altro la sua naturale evoluzione (piuttosto costosa, ma funziona alla grande ed è tutto in inox).

31 COMMENTS

    • Pensa che inizialmente avevo letto “che voglia di metterti le mano addosso” e mi ero un po’ preoccupato! 🙂

  1. Ciao Frank, complimenti per i tuoi post, potresti parlare del filtro springer di bac brewing ? In mash non riesco a farlo funzionare o meglio la fase è molto lunga ( velocità stimata 10 litri ora). Penso che il filtro si intasi, forse per macinazione sbagliata, l’unica soluzione è allargare la molla. Può essere utile sovrapporre alla molla una rete in inox per evitare intasamenti? Grazie

    • Ciao Paolo, ne parlerei volentieri se l’avessi usato! 🙂 Prova a chiedere nel forum della birra o nell’accademia delle birre (entrambi gruppi su facebook): ho letto di molte persone che lo usano con soddisfazione, magari sanno darti qualche dritta. Io faccio BIAB anche per non avere rogne con filtri vari.

  2. Ciao frank, non ci avevo ancora pensato, forse sono un po’ “tardo” o forse è una sciocchezza ma non credo, ma per aumentare l’efficienza del biab non si potrebbe fare una sorta di batch sparge in un’altro contenitore una volta estratta la bag? Io ammosto con un rapporto sui 4,5 l/kg e con la restante acqua congelata mi aiuto in raffreddamento, ma la potrei usareper per un batch. Ciao grande!

    • Sicuramente, bisognerebbe valutare quanta acqua utilizzare ma mi pare un’idea sensata. Il problema è che devi comunque avere un altro contenitore adatto a gestire mosto a 80C, visto che il batch in genere si fa a quelle temperature. Comunque è una prova che si potrebbe fare: un sacco di persone fanno BIAB facendo anche un minimo di sparge. Se ci provi, fammi sapere!

  3. Ciao, mi chiamo Sergio e ho cominciato a trafficare con malto e lieviti da un po’ di mesi in quel di Milano. Non ho ben capito perché si fa ( oppure no) il mash out. In rete si trovano spiegazioni contrastanti. Ad esempio non è ben chiaro – come sostengono alcuni perché bisogna disattivare gli enzimi amilase – mentre sarebbe più logico il contrario perché il residuo amido va sempre convertito.
    Grazie e complimenti per Brewingbad, vedo che a Roma siete molto attivi, mentre a Milano non vedo grande fervore.

  4. Ciao Amadeus,

    anzitutto grazie per i complimenti. In realtà il mashout non è uno step molto controverso, anzi, la ragione per cui lo si fa è abbastanza semplice: come scrivi anche tu, il mashout serve per denaturare gli enzimi e impedirgli di lavorare durante lo sparge. Quello che forse è meno intuitivo è che, dato che il mashout si fa a conversione finita, non rimangono amidi da convertire. Quello che può accadere, invece, è che se l’obiettivo del mash era produrre zuccheri complessi (facendo quindi lavorare soprattutto le alfa amilasi), qualche beta potrebbe essere ancora attiva durante lo sparge. Questa ulteriore attività potrebbe portare un ulteriore “smembramento” degli zuccheri complessi trasformandoli in zuccheri semplici. Questo, alla fine, produrrebbe un mosto più fermentabile di quanto avessimo previsto di ottenere con il semplice mash. Inoltre, riscaldando il mosto, si facilita l’estrazione degli zuccheri durante lo sparge. Nel caso del BIAB, il mashout è meno utile poiché non si passa per lo sparge ma si porta subito il mosto in bollitura, denaturando di fatto velocemente tutti gli enzimi. Qualcuno dice che la temperatura più alta aiuta a scolare il mosto dalla sacca, ma personalmente ho provato e non ho visto particolari benefici. Spero di averti chiarito le idee.

    Un saluto,
    FranK.

  5. A proposito del batch sparge. Secondo te, dopo il run-off iniziale (primo batch), c’è una differenza significativa di efficienza facendo un solo secondo batch con tutta l’acqua di sparge oppure un secondo e un terzo batch ciascuno con metà acqua di sparge?
    Se potessi risparmiarmi il terzo batch sarebbe molto bello per me 🙂
    Grazie in anticipo.

  6. Credo che teoricamente si ha efficienza più alta facendone due ulteriori di uguale volume. Non credo però si guadagni granché, personalmente ne facevo solo uno. Anche perché altrimenti finiresti con il perdere più tempo con il batch che con il fly e non avrebbe senso!

  7. Ciao,
    per quanto riguarda il batch sparge ho letto più volte che, rispetto al fly, lasciando le trebbie esposte all’aria si rischi di estrarre più tannini, cosa ne pensi? e quanto può avere effetto sulla birra finita’ rispetto magari ad un fly più approssimativo senza tutta la struttura per il flusso continuo, mi sembra comunque che sia un metodo quasi migliore, almeno per me che sono ancora alle prime birre..

    • Ciao Alberto, a mio avviso tutto questo terrorismo psicologico sull’estrazione dei tannini durante mash e sparge è esagerato. Raramente mi è capitato di bere birre fatte in casa con astringenza fastidiosa e quando c’era era probabilmente dovuta all’eccessivo dry hopping. Nel batch sparge le trebbie rimarranno esposte all’aria per qualche minuto (solo quelle sopra poi), figurati se la cosa può creare problemi. Ci sono ben altri aspetti a cui pensare prima di fasciarsi la testa con l’eventuale astringenza generata da batch sparge.

    • Vecchie diatribe, note e stranote. Secondo me parliamo di sottigliezze estreme, probabilmente derivanti da considerazioni fondate, ma a mio avviso poco importanti a livello HB. Il BIAB ha l’enorme vantaggio di facilitare la vita a chi ha poco tempo e spazio per dedicarsi a questo meraviglioso hobby. Del resto, la produzione di birra è sempre un compromesso tra diversi fattori, specialmente quando si produce in casa. Io non ne farei una questione di stato: posso dirti con certezza che nei concorsi le birre prodotte in BIAB posso piazzarsi bene, spesso anche meglio di birre prodotte con il metodo allgrain tradizionale (te lo dico con certezza perché organizzo brassare romano da un paio di anni).

      Detto ciò, se fare BIAB ti dà modo (come lo da a me) di fare un numero maggiore di cotte e quindi di sperimentare di più, fallo. Secondo me è meglio fare più cotte in un anno piuttosto che farne meno ma attenendosi ai metodi classici. Fare più cotte ti permette di valutare un ventaglio più ampio di ingredienti e quindi sperimentare e imparare. Ho replicato cotte da 10 litri fatte in BIAB in birrificio (vedi il post sulla UMPA LUMPA) e i risultati sono stati più che soddisfacenti. Se hai spazio, soldi e tempo fatti l’impianto a tre pentole, ma se questo significa fare meno cotte in un anno, vai con il BIAB: in questo hobby paga molto più la sperimentazione continua piuttosto che la ricerca assoluta della perfezione.

      Si parla per esempio di distruzione degli antiossidanti e birre che si ossidano più velocemente in bottiglia. Probabilmente è vero, ma la mia considerazione è: quanto è importante? Io non devo vendere la mia birra. Produco dieci litri a cotta, le mie bottiglie non rimangono sugli scaffali più di due mesi. Quelle che faccio invecchiare per ragioni di maturazione, hanno sufficienti antiossidanti per prevenire effetti negativi (alcol, malti scuri, acidità).

      Tempi di mash di 90 minuti? Magari capita su ricette particolari o se si fanno tanti step con relative rampe. Io spesso faccio mash monostep e me la cavo sempre in 60 minuti (test dello iodio alla mano), anche con percentuali di cereali non maltati abbastanza alte (30% di fiocchi di grano). I malti base odierni sono molto modificati e hanno tantissimi enzimi. Poi, certo, nono si potranno fare TUTTI gli stili, o per qualche stile servirà un mash più lungo con le relative controindicazioni, ma, di nuovo: vale l’investimento di tempo e denaro in un impianto classico? Per alcuni sì, per altri (come me) magari no.

      Io stesso non è detto che un giorno, se avrò spazio e tempo, non passerò a un impianto tradizionale. Per ora sto facendo esperienza con stili e ingredienti e mi va bene così.

      Insomma, le considerazioni sono molte: a ciascuno le proprie riflessioni.

  8. Ciao Frank,

    Settimana scorsa la mia prima cotta All Grain (una weizen). Mi sono costruito un bell’impianto a scalini con tre pentole in acciaio inox per gestire le diverse fasi e per eseguire un classico fly sparge. Era la prima volta ed ho commesso diversi errori… primo fra tutti il controllo della temperatura. Mi schizzava improvvisamente in alto ed io in panico…. Cmq volevo chiederti un consiglio. Nella fase di passaggio del mosto già raffreddato dalla pentola di bollitura al fermentatore ho avuto seri problemi con il filtro bazooka della pentola. Il mosto non scendeva!! E quando lo faceva era lentissimo. Dopo diverse ore di cotta, con molta pazienza ho impiegato quasi 1h per travasare (perdendo tra l’altro almeno 3/4 litri di fondo). Credo sia stato il luppolo che ostruiva il filtro (visto che le trebbie erano nella pentola di ammostamento…). Nella prossima cotta utilizzerò una bag per luppolo….Però avevo comprato la pentola con filtro appositamente. C’è qualche manovra che non ho fatto? Qualche trucco che non conosco o qualche errore che avrei potuto commettere?

    Grazie mille

    Ps. Se posso vorrei mandarti la foto del mio mini impianto 😉

  9. Ciao Frank,
    Ho bisogno di un aiuto: non riesco assolutamente ad avere una efficienza accettabile. Nell’ultima cotta, una superstrong APE, dovevo avere un OG di 1075 ed invece mi sono ritrovato un misero 1047!! Le quantità di acqua le ho studiate nel dettaglio, così come controllo bene le temperature durante il Mash. L’unico punto è sulla tecnica di sparge. Io utilizzo il fly sparge e mi sono accorto di non aver sempre mantenuto un livello di acqua costante sopra le trebbie. Che ne pensi potrebbe essere questo il problema? Sto pensando di passare al batch sebbene abbia comprato l’attrezzatura per gestire un fly sparge. Ho bisogno di risolvere questo problema che mi sta rovinando le cotte.

    Grazie mille

  10. Ciao Frank. io faccio abitualmente biab. con lo scopo di migliorare ulteriormente le mie birre… sarebbe fattibile secondo te utilizzare un rapporto di diluizione corretto per poi filtrare usando la sacca a mo di bazooka? facendo un batch sparge magari. poi togliendo la sacca (senza strizzarla) e andare in bollitura? per l’acqua di sparge dispongo di una seconda pentola elettrica con termostato. oppure meglio sarebbe utilizzare quei grossi cestelli inox a maglia fine? tipo degli hop bag ma grandi, dove ci stanno 5-6kg di grani. cosa ne pensi? un tuo parere mi sarebbe molto utile.

    • Ciao Ale, si può fare batch sparge come dici tu, non ci sono grossi problemi: aumenteresti un pò l’efficienza, ma verrebbe meno la praticità del BIAB perché useresti nuovamente tre pentole (una con la sacca, una per la bollitura dove raccogliere il primo runoff e lo sparge e una per scaldare l’acqua di sparge). Avresti comunque lo stesso problema di torbidità del mosto in bollitura (tipico del BIAB) perché nella sacca il letto di grani non riuscirebbe a compattarsi per bene. Con il cestello forse la situazione migliorerebbe, ma i costi salirebbero di parecchio. Io in genere non consiglio di “imitare” la filtrazione del tipico impianto a tre tini usando però la tecnica BIAB: è un fritto misto che porta più svantaggi che altro (perdi da un lato la pulizia del mosto tipica dell’impianto a tre tini e dall’altro la comodità e praticità tipica del BIAB). Io attualmente tolgo la sacca, la sposto in un vecchio fermentatore e faccio un piccolo sparge con un paio di bottiglie d’acqua a temperatura ambiente. Giusto per aumentare di un paio di punti l’efficienza ma soprattutto per potere mettere più grani in pentola che altrimenti non ci entrerebbero

      • hai ragione. infatti qualche secondo dopo averti inviato il post mi era già passata la voglia di fare tutto quel macello! 😀 😀
        al limite potrei fare come fai tu.. oppure anche infilare la sacca dentro alla pentola con l’acqua e fare un paio di entra ed esci per “lavare” le trebbie.
        immagino che lo fai con acqua a temperatura ambiente per usare un’altra pentola. è efficace ugualmente anche se non è a 78 gradi? in alternativa c’è quella dello scaldabagno che è bella calda.

  11. Ciao Frank con la velocità tipica del bradipo sto costruendomi un impiantino BIAB con il quale riconciliarmi con il mondo hb, visto che le esperienze fatte con i kit sono state moooooolto deludenti. Utilizzerò una pentola in alluminio da poco meno di 30 lt, una sacca in poliestere autocostruita, il fornello di casa a tre corone, controflusso di rame (autocostruito spero di non avere fatto una cazzata) phmetro, densimetro tradizionale più rifrattometro, termometro digitale, mulino corona. Dovrei riuscire a ottenere circa 11 – 13 lt di mosto da portare in fermentatore.
    Ok ho allungato un pò il brodo della minestra, ma spiegarti il mio impianto prima di arrivare al core vero del mio intervento, ha l’implicito scopo di chiederti indirettamente (azz… ormai non più) se e come potrebbe essere migliorato in questa fase iniziale.
    Ma il vero scopo, come dicevo poc’anzi è attingere alla tua esperienza da biabista per un cruccio che mi ha assalito dopo avere visto un video su youtube:
    https://www.youtube.com/watch?v=_87RoeAFF_s&list=PLEdMIHuZu6rZLEdzH2qVOK1DcL6QXdk7A&index=2)
    dove dal minuto 11:10 con mazzata finale al minuto 12:27, asserisce che le birre BIAB patiscono un rapido decadimento subito dopo l’apertura della bottiglia.
    A te è mai capitato di riscontrare questo effetto nelle tue birre?
    E se si solo in rare occasioni, magari circostanziate da qualche strano passaggio in fase di produzione, oppure è una costante fissa?
    Spero in una tua risposta negativa, visto che non mi aspetto di fare la miglior birra del mondo, ma nemmeno una cosa che diventa sciapa nel giro di 10′. Ciao grande e complimenti per il tuo BrewingBad. Davvero un bel posto dove “abbeverarsi” (vale il termine??) di nozioni.

    • Ciao Ilario, ho tanta stima e rispetto per Enrico (Signor Malto) a cui voglio un mare di bene, ma secondo me su questa analisi ha toppato. Mi sembra fatta un po’ di cuore (come fa sempre Enrico, del resto: è anche il suo pregio). Tempo fa scrissi un post che affrontava questo tema, cercando di approfondire quali potessero essere realisticamente le controindicazioni del BIAB.

      http://brewingbad.com/2016/06/il-biab-fa-veramente-cosi-schifo/

      L’unica possibile controindicazione che ho trovato in letteratura (e che mi sembra ragionevole) è che portandosi dietro un mosto più torbido in bollitura ci portiamo anche una quantità maggiore di lipidi in bottiglia. Questo, con il tempo (molto tempo) e nelle birre più delicate, può favorire l’ossidazione e la produzione di offlavours (principalmente cartone bagnato). A parte questo, però (che tra l’altro non ho mai notato nelle mie birre), non ho trovato altro. Il resto sono tutte opinioni di discutibili, a partire da quella di SignorMalto fino ad arrivare all’autorevole Davide Bertinotti:

      https://www.bertinotti.org/all-grain-vs-biab/

  12. Ecco!!! Mi hai dato la risposta che con tutto il cuore mi aspettavo di avere. Ho letto buona parte dei tuoi post e non avendo ancora messo in pratica una cotta, molte delle cose lette le ho dimenticate, tra cui l’articolo che hai citato sulla bontà del BIAB. Mancano alcuni dettagli per completare la mia attrezzatura, tra cui la sacca (che mi stanno facendo e che proprio, proprio un dettaglio non è …) ma penso entro la fine di questo mese di potere essere pronto per la mia prima prova.
    E grazie ancora, per me sei un riferimento d’eccellenza.

  13. Ciao Frank, scusa se ripesco questa discussione vecchia ma può servire a chi come me la trova su google e la tua sezione commenti è come una bibbia!!
    Voglio velocizzare lo sparge e usare ciò che ho già in casa (non ho pentole grandi ma un bollitore elettrico e acqua in bottiglia).
    Sopra dici che tu facevi sparge con un paio di bottiglie d’acqua a temperatura ambiente e che questo non inficia l’efficienza. Molto comodo! A distanza di anni usi ancora questo metodo? Lo ritieni sempre efficace?
    In aggiunta (anche per bilanciare il calo di temperatura nella pentola e per non perdere tempo) pensavo che altro sparge lo potrei fare col mio bollitore da 2L mettendo acqua bollente. Secondo te anche qua non inficia l’efficienza che sia a 100° e non a 75°, no? Gli zuccheri dovrebbe prenderli lo stesso e comunque tutto andrebbe in bollitura, no?

    • Ora sono passato a sparge più “orodosso”, con una pentola da 9 litri che riscaldo in cucina sul fornello e poi porto fuori al momento dello sparge. Non faccio più BIAB (ho un doppiofondo) e, sebbene il sistema non sia ancora ottimale, l’efficienza in genere è aumentata parecchio (prima avevo 55-60%, ora sono al 70%). Sparge con acqua a 100 gradi meglio di no, crea problemi. Potresti comprarti una pentola in alluminio da pochi soldi (io ne ho una, per sola acqua va bene se il tempo di contatto è ridotto) e riempirla man mano con l’acqua calda del bollitore (se parti da un po’ di acqua fredda in pentola, non te ne serve nemmeno tantissima di calda a 100°C per arrivare a 78-80°C).

      • Grazie mille dei consigli!
        Il motivo per cui non compro la pentola è perchè l’all-in-one che uso è elettrico e ho i fornelli elettrici a induzione non a gas, quindi per portare 9L a 100° sul fornello ho paura di superare la resistenza di 3kw a casa.
        Proverò con le bottiglie d’acqua + 1 giro di bollitore (provo ad “allungarlo” con acqua di rubinetto come dici tu”) alla fine dovrebbero venire circa 6L, metterò più in ammostamento.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here