Non sono mai stato un grande appassionato di sidro. Mi sono limitato a berne qualche pinta mentre ero in viaggio nelle isole britanniche, più che altro quando non ne potevo più di bere pinte su pinte di Guinness (erano altri tempi). Con gli anni, poi, ho scoperto che non amavo il sidro perché non ne avevo mai bevuto uno buono. È un po’ quello che capita a molti con le birre: difficilmente si può apprezzare un prodotto nella sua versione industriale.
Negli ultimi anni ho iniziato ad assaggiare alcuni sidri importati da distributori italiani direttamente dall’Inghilterra, prodotti da sidrerie artigianali. Alcuni fermentati in maniera spontanea, utilizzando il lievito naturalmente presente sulle bucce delle mele, altri invecchiati in botte o aromatizzati con spezie come cannella, zenzero e peperoncino. È stata una rivelazione che ha fatto accendere nella mia testa la lucina dell’ispirazione.
Era da un po’ che volevo provare a fermentare del succo di mela, ma ovviamente non volevo farlo completamente a caso. Così, tra una cotta di birra e l’altra, ho cercato di approfondire la questione per capire meglio come procedere. Metto subito le mani avanti ammettendo che ho fatto tutto quello che sconsiglio sempre di fare a chi si accinge a produrre birra per la prima volta: sono partito da estratto (il succo di mela) e l’ho “personalizzato” con un lievito particolare (un lievito saison) e con l’aggiunta di spezie (zenzero e cannella). Al solito, predico bene e razzolo male. 🙂 A mia discolpa, posso dire che quantomeno ho un minimo di esperienza nelle fermentazioni e che per la speziatura ho usato la tecnica del decotto, che permette il bilanciamento delle spezie in fase di imbottigliamento.
Ho quindi assaggiato qualche sidro e studiato un po’ in rete. Molto utile è stato il libro di Jeff Alworth “Cider Made Simple“, autore che ho avuto modo di apprezzare per il suo bellissimo The Beer Bible. Non voglio attaccare un pippone esistenziale su come si produce il sidro, anche perché ne so ancora molto poco. Proverò solo a toccare alcuni punti chiave che mi hanno indirizzato sulla strada giusta.
INGREDIENTE BASE: IL SUCCO DI MELA
È pleonastico sottolinearlo, ma le mele sono l’ingrediente fondamentale di un buon sidro, forse anche più importante di quanto lo sia il malto nella birra. Oltre al lievito, infatti, nella produzione del sidro generalmente non si usano altri ingredienti (speziatura a parte). Le mele forniscono due componenti fondamentali per lavorare sul bilanciamento del sidro:
- i tannini, che compensano la secchezza dando corpo al sidro
- l’acidità, che taglia la dolcezza facilitando la bevuta.
oltre, ovviamente, al gusto specifico caratteristico delle diverse qualità di mele. È chiaro, quindi, che per produrre consapevolmente un buon sidro è fondamentale individuare il giusto mix di mele, scegliendo le varietà in base al loro contributo in termini di tannini, acidità, gusto e aromi. A differenza dei birrifici, che difficilmente integrano verticalmente la produzione di orzo e cereali vari, le sidrerie artigianali nascono frequentemente in una fattoria che ha diversi ettari di frutteti con diverse varietà di mele. Poi, magari su grandi volumi di produzione, acquistano una parte delle mele da altri frutteti locali, ma il legame con il territorio mi sembra sia molto più forte rispetto a ciò che accade nel mondo della birra.
Non essendo per ora un esperto di mele, e soprattutto non avendo a disposizione una pressa per estrarne il succo, ho deciso di ripiegare sul succo di mela. Quale scegliere? Ovviamente l’ideale sarebbe trovare del succo appena pressato da un frutteto locale, ma vivendo a Roma ho escluso questa possibilità. Ho ripiegato sui succhi biologici, cercando quelli che non contenessero additivi inibenti per il lievito (come i solfiti). Tra i tanti in vendita sugli scaffali di NaturaSì, ho scelto un succo di mele trentine che non segnalava in etichetta altri ingredienti al di fuori delle mele. I succhi da supermercato sono sempre pastorizzati, quindi non mi sono preoccupato della possibile presenza di lieviti selvaggi.
Va ricordato che, trattandosi di un succo di mela destinato al consumo da tavola, nell’ottica della produzione di sidro non ci si può aspettare il miglior bilanciamento tra tannini, acidità e dolcezza residua.
LA FERMENTAZIONE
Sulla fermentazione del sidro si potrebbe aprire un capitolo a parte. Non è mia intenzione addentrarmi nei dettagli (che tra l’altro non conosco ancora bene), ma ci tenevo a ricapitolare un aspetto importante su cui ho fatto un minimo di approfondimento: l’attenuazione.
Il succo di mela contiene unicamente zuccheri semplici. Oltre la metà di questi zuccheri è costituita da un monosaccaride, il fruttosio. La restante metà è divisa equamente tra glucosio (anche noto come destrosio), sempre un monosaccaride, e da saccarosio (zucchero da tavola), un disaccaride composto da una molecola di glucosio e una di fruttosio. Chi produce birra sa bene che la differente attenuazione dei diversi lieviti dipende dalla loro capacità di fermentare zuccheri complessi che vanno dai trisaccaridi (come il maltotrioso) fino alle destrine e agli amidi (polisaccaridi). I lieviti saison ad esempio, in genere più attenuanti, digeriscono bene anche il maltotriosio; i Brettanomyces (lieviti selvaggi), riescono a fermentare destrine e in alcuni casi anche gli amidi e per questo lasciano le birre molto secche. Nel caso del sidro, essendo il mosto composto solo da zuccheri semplici, l’attenuazione non varia significativamente in funzione del lievito e arriva sempre a livelli molto alti, lasciando il sidro molto secco e con poco corpo. Come rimediare a questa eccessiva attenuazione? I metodo sono diversi, non tutti mutuabili con facilità nelle pratiche casalinghe:
- Keeving. Il metodo più antico. In francese porta il curioso nome di défécation che non c’entra nulla con la defecazione ma significa “purificazione”. Si intende in questo caso la purificazione del succo di mela che viene pian piano privato degli elementi che costituiscono un nutrimento essenziale per il lievito. Il procedimento parte dalla macerazione delle mele che libera le pectine. Queste, durante la fermentazione, si trasformano in acido pectico (non solubile in acqua) che sale a galla portandosi dietro i nutrienti per il lievito. Travasando più volte il mosto durante la fermentazione e facendo attenzione a lasciarsi dietro questo “cappello”, il lievito si indebolisce e a un certo punto smette di fermentare, lasciando dietro una parte degli zuccheri. La fermentazione viene fatta a temperature più basse (ca. 10 gradi) per rallentarla e dare tempo al mosto di “purificarsi”. Metodo difficile da replicare in casa.
- Aggiunta di additivi antifermentativi come il famoso metabisolfito che in questo caso finalmente servirebbe a qualcosa. Bisogna però essere precisi nel dosaggio poiché si tratta di un additivo dannoso per la salute se usato in dosi eccessive. Ho preferito evitare.
- Pastorizzazione. Scaldando il sidro intorno a 70C prima della fine della fermentazione si uccide il lievito. Non è complicatissimo da fare (si possono anche immergere le bottiglie in acqua calda) ma bisogna essere precisi con la temperatura e con i tempi. Inoltre la pastorizzazione, se praticata male, può cambiare significativamente il profilo organolettico.
- Cold crash. Il metodo più semplice: si raffredda il mosto prima della fine della fermentazione, si imbottiglia e si mantiene il sidro in frigo per evitare che la fermentazione riparta in bottiglia.
Il problema di questi metodi è che, eliminando il lievito o bloccandone l’attività, rendono impossibile la ricarbonazione in bottiglia. Il sidro si può anche servire piatto, volendo, ma io lo preferisco con qualche bollicina. Alla fine ho deciso di fregarmene della troppa attenuazione: ho fatto fermentare il lievito fino in fondo, ho imbottigliato e aggiunto zucchero per la ricarbonazione come faccio con la birra.
Ho scelto di provare il lievito M29 French Saison della Mangrove Jack’s perché ne avevo una bustina in frigo e mi stuzzicava l’idea di usare un lievito saison. Si può scegliere qualsiasi lievito da birra, avendo l’accortezza di aggiungere nutrienti per il lievito a inizio fermentazione poiché il succo di mela ne è povero. Volendo, sui siti di materiale per hb sono disponibili anche lieviti specifici da sidro. Ho riempito una piccola damigiana con 5 litri di succo di mela. Ho lasciato fermentare a temperatura ambiente (ca. 24 gradi) per due settimane.
LA SPEZIATURA
Per evitare di fare danni, ho aggiunto le spezie (zenzero e cannella) al momento dell’imbottigliamento partendo da due decotti. Su consiglio dell’amico homebrewer Antonio De Feo, la sera prima ho portato a ebollizione due pentolini con 250 millilitri di acqua; ho spento la fiamma e aggiunto in uno tre stecche di cannella e nell’altro una estremità della radice di zenzero tagliata a fettine. Ho lasciato in infusione, a fuoco spento, per 20 minuti; poi ho filtrato e messo i due barattoli in frigo.
Il giorno successivo ho preso un campione di birra sidro per misurare la densità (FG 1.003) e ho fatto delle prove con la speziatura aggiungendo piccole dosi dell’uno e dell’altro infuso con una siringhetta. Alla fine mi sono attestato su 25 ml di decotto di zenzero e 8 ml di decotto di cannella per 4 litri di sidro. Ovviamente le dosi dipendono dall’intensità dei decotti.
IL PRIMO ASSAGGIO (2 settimane di bottiglia)
Ieri ho aperto una bottiglia di Winterfall, il mio primo sidro. Aveva passato solo una settimana in bottiglia, quindi non mi aspettavo nulla di eccezionale. Avendo però utilizzato destrosio per la ricarbonazione, pensavo avesse almeno carbonato. E invece no: era ancora bello piatto.
Ho pochissima esperienza con il sidro, eviterò quindi di dilungarmi in una dettagliata descrizione sulle caratteristiche organolettiche di questa bottiglia. Posso dire che l’aroma non è male: le classiche sfumature di mela e un filo di alcol, supportati da note di cannella e zenzero abbastanza bilanciate (la cannella al naso è più in evidenza dello zenzero). Nonostante l’utilizzo di lievito saison, non mi sembra di percepire note pepate o particolarmente fruttate. Al palato il corpo è esile ma non assente, l’acidità contenuta e i tannini molto bassi (come del resto mi aspettavo essendo partito da succo di mele da tavola). Zenzero e cannella sono ben presenti senza risultare troppo invadenti. Carbonazione quasi assente. Leggermente dolce, probabilmente per la presenza in soluzione del destrosio destinato alla carbonazione non ancora avvenuta.
Il sidro è torbido come era torbido il succo di mela che ho acquistato.
Che dire: alla fine non è venuto malissimo anche se al palato è ancora troppo spigoloso e manca di struttura. Vedremo come si presenterà al palato con la carbonazione (sempre che carboni). La prossima volta vorrei provare a comprare qualche mela più astringente e magari aggiungerla dopo averla centrifugata. Sempre che sia un’idea praticabile. Arriveranno sul blog altri aggiornamenti.
Per chi volesse approfondire, consiglio:
Qualsiasi suggerimento dai più esperti di sidro è assolutamente il benvenuto! In foto sembra una juicy IPA senza schiuma 🙂
IL SECONDO ASSAGGIO (5 settimane di bottiglia)
Prima buona notizia: il sidro ha carbonato secondo le aspettative. Le bollicine lo hanno reso più vitale e interessante. Le spezie si sono affievolite, il che non è un male. Continuo a non percepire un chiaro contributo dal lievito saison in termini di speziatura, ma nel complesso la bevuta è molto piacevole. La secchezza è giusta; il corpo, seppur leggero, c’é. Lo zenzero prevale sulla cannella, regalando maggiore scorrevolezza alla bevuta. Mi sono rimaste solo un paio di bottiglie delle 12 che avevo a disposizione: indubbiamente un buon segno.
Bell’articolo, complimenti.
L’anno scorso feci un sidro con mele cotogne. Non aggiunsi spezie in quanto gia la cotogna ha un profilo molto caratteristico. Al prossimo giro ci riprovo però, mischiando anche altre mele.
Per la mia poca esperienza ho visto che la maturazione è molto lunga. Nel mio caso quasi un anno
Ci ha messo molto tempo per chiarificarsi e arrotondare un po quel gusto inizialmente più pungente.
Ho aggiunto anche un cucchiaino su 12 litri di acido citrico come antiossidante anche per tenere il colore delle mele chiaro ( per il succo probabilmente non serve).
Ho letto anche io che la maturazione aiuta. Grazie per i consigli!
Non ti resta che esplorare il mondo del sake
Ciao Frank!
Sul sidro mi ero informato tempo fa, ma poi non l’ho mai fatto in casa e mi sono scordato quel poco che avevo letto.
Ti consiglio di provare quello dei paesi baschi (Sagardoa in basco). Ne ho assaggiati diversi e in genere sono acidi e la componente dolce assente o poco pronunciata.
Purtroppo però non trovo niente su siti italiani, io ne ho riportate 3 bottiglie l’ultima volta che sono stato lì.
Uno abbastanza conosciuto è il Zapiain e la bottiglia lì la paghi intorno ai 2 euro.
Ciao e complimenti!
Carlo
Ciao Frank, sono un tuo lettore abbastanza assiduo e apprezzo il tuo approccio preciso ma mai maniacale… Se può essere utile alla causa faccio sidro da alcuni anni inizialmente per mia moglie, ma devo dire che alla fine è una delle produzioni domestiche fisse. Ho provato vari succhi da supermercato con risultati per noi soddisfacenti. Abbiamo fatto una ventina di litri l’anno scorso centrifugando mele dal frutteto di mia madre… Discreto mazzo per un sidro molto caratterizzato (annurche e delicious) con una acidità elevata forse anche per il succo di limone usato come antiossidante. Molto dipende dai gusti personali, a noi piace il sidro secco, con sapori vinosi e bollicine, cannella pochissima solo per il profumo. I tempi del sidro sono solitamente più lunghi rispetto alle birre. Prima di 1 mese non imbottiglio mai, e prima di 2-3 mesi neanche lo assaggio. Bottiglie (da spumante) in cantina per 12 mesi per me è lo standard. Per il lievito ho usato spesso us-05 (con s-04 non ho avuto un buon risultato). Ultimamente ho usato il safcider della fermentis ed è più ‘morbido’. Con il lievito saison mi hai messo una pulce nell’orecchio e un tarlo nel cervello…
Ciao Marco, grazie mille per i preziosi consigli! Sono un totale novellino in questo campo, quindi sono sempre ben accetti. Ho appena stappato la seconda bottiglia, per un assaggio a due settimane di bottiglia (sicuramente prematuro, ma voglio rendermi bene conto dell’evoluzione organolettica). Anche se non mi pare abbia ancora completamente carbonato, devo dire che è molto piacevole. Cannella e zenzero si percepiscono appena, ma va benissimo così. Pensavo sarebbe venuto più secco, in realtà in bocca c’è abbastanza corpo, probabilmente è merito della carbonazione (ancora lieve) e dei tannini del succo (non importanti, ma ci sono). Devo dire che il lievito saison non lo ha caratterizzato granché, probabilmente la presenza di soli zuccheri semplici non gli ha dato modo di esprimersi al meglio. Tutto sommato un primo esperimento che si fa bere, prossima volta vorrei aggiungere al succo qualche mela centrifugata con tutta la buccia, nel tentativo di tirare fuori un pò più di astringenza che nei sidri che ho assaggiato mi piace molto. Magari ci butto dentro anche un pò di brett… 🙂
Ciao, Franck
volevo segnalarti nel caso ti piacciano sidri più acidi di quelli francesi o inglesi che ho assaggiato (con l’esperta di casa) un sidro basco… Piatto e con una chiara punta acetica. Per chi piace… a noi è risultato sgradevole. Tralascio per delicatezza i commenti di mia moglie 😅
Grazie per il consiglio Marco. Ho letto dei sidri baschi, conto di andarli a provare prima o poi…
Ciao Frank
Ottimo articolo da cui prendere spunto
p.s.
“Il giorno successivo ho preso un campione di BIRRA per misurare la densità (FG 1.003) ”
😀
Diciamo “un campione di bevanda alcolica…” 🙂
Ciao Frank. Scusa la domanda ingenua. Per quale motivo hai preso un campione di un’altra bevanda per misurare la densità? Non è sufficiente misurare quella del sidro prima di inoculare il lievito?
Non so se sei serio, nel qual caso ti rispondo che BIRRA è un errore di battitura. Mo’ lo correggo, va. 🙂
Scusa il fraintendimento, ora che hai corretto ho capito. Pensavo che tu avessi misurato un campione di un altro “alcolico” per fare dei paragoni.
Capisco che la domanda poteva sembrare sciocca.
Sto preparando il mio primo sidro con sciroppo di mele biologiche toscane, lievito Saf Cider e nutrienti Wyeast. Domanda: hai idratato il lievito con i nutrienti prima di inoculare? Come hai ossigenato? Grazie.
Ciao,quest’anno dopo vari fallimenti voglio riprovare a fare il sidro,vi spiego il mio problema, il primo anno che provai a farlo usai una centrifuga per fare il succo poi l’ho fermentato ed è venuto davvero bene ma erano solo 15 litri.
L’anno successivo allora ho provato a pigiarlo e torchiarlo, il succo è venuto ma penso che si sia infettato visto che dopo un po’ che fermentava sembrava di avere dell’acqua sporca, l’anno seguente la questione è stata simile allora ho provato con i succhi in cartone e non ha fatto infezione ma non aveva minimamente sapori o odori differenti da ancqua frizzante sporca…
Ora, dopo qualche anno di stop ho pensato che sia possibile rifarlo,secondo voi ha senso pastorizzarlo per evitare infezioni? il problema dello scarso aroma potrebbe derivare da varietà di mele sbagliate? nel caso quali sarebbe meglio usare?
Ciao Lorenzo, perdonami ma leggo solo ora il tuo commento. Deve essermi sfuggito per via del periodo estivo. Dunque, non sono esperto nella produzione di sidro: questo batch di cui hai letto nell’articolo è stata per ora la mia prima e unica esperienza con questa bevanda fermentata. Quindi non ho molti consigli da darti.
Posso dirti che se parti dalle mele, è inevitabile che si inneschi anche una fermentazione spontanea per via di lieviti e batteri che si annidano sulla buccia della frutta. Questo non è un male assoluto, molti sidri a fermentazione spontanea (o semi spontanea) sono molto buoni, ma certamente è un terno al lotto e qualche batch potrebbe rovinarsi (come ti è capitato). Indubbiamente la qualita’ delle mele è essenziale nella produzione del sidro, essendo l’ingrediente base. Un aspetto importantissimo delle mele, oltre al profilo organolettico, è la componente tanninica che apporta struttura al sidro (un pò come nel vino). Non saprei dirti però la qualita’ di mele specifica da usare, so solo che spesso si usa un mix di mele e che in genere quelle che solitamente mangiamo come frutta non sono le più adatte allo scopo.
Per quanto riguarda la pastorizzazione, è sicuramente una strada; ma non ho esperienza con il processo quindi non saprei dirti. Io ho prodotto il sidro da un succo di mela biologico molto buono (e anche un po’ costoso) e il risultato non è stato affatto male.
grazie,purtroppo in Italia si fa fatica a trovare sia informazioni che buoni prodotti, probabilmente ho anche tardato troppo ad imbottigliare e si sono innescati processi indesiderati mentre per le mele sicuramente devo trovare un compromesso visto che quelle da sidro, con tannini e meno zuccheri, non posso trovarle e probabilmente come accade nel vino è possibile fermentare con lieviti spontanei ma per ora che sono alle prime esperienze vorrei fare qualche prova un po’ più sicura e prendere confidenza con il prodotto.
Salve, ho letto tutto il leggibile di Frank a gli altri amici, e vi ringrazio perché le vostre esperienze mi hanno fatto arricchire un po’ sull’argomento, di seguito vi segnalo la prima esperienza. Ho prodotto due sidri a fine 2017, il primo con un 65% di mele cotogne e questo pensavo di doverlo buttare quando all’imbottigliamento l’ho assaggiato “allappava” in una maniera indescrivibile, poi ho letto i commenti di Michele Antonecchia, se è vero che per affinarsi il suo che era addirittura tutto di cotogne ci ha messo un anno, lo lascerò li tranquillo altri dieci mesi. Ho commesso alcuni errori e non saranno gli ultimi:; ho usato la centrifuga che produce troppa schiumna creando vari problemi, consiglio l’estrattore; ho tirato troppo la fermentazione di ambedue le produzioni 2017 arrivando ad un prodotto che dovrebbe avere 7° contro i 4,5/5 che avrei voluto, poi avrò alcune bottiglie rifermentare con zucchero che andranno a 8°; ho usato un lievito da vino bianco, mentre l’anno prossimo usero quelli in commercio espressi per sidro; all’atto dell’imbottigliamento in alcune bottiglie è andato a finire il lievito , in futuro acquisterò un fementatore conico dal quale potrò togliere il lievito di sotto. Per quanto ruguarda le melela seconda produzione dovrebbe essere più equilibrata con due soli tipi di uno acido e uno dolce. Ma se fate ricerche on line troverete in vari siti indicazioni su principi base per le percentuale di mele da usare con caratteristiche che vanno dall’aspro, dolce/aspro, olce, dolce/amaro e amare. Se selezionate “quello che passa il convento” un giusto misto con le giuste percentuali si può fare anche senza avere i frutteti con mele da sidro (io spero).