Sono finalmente arrivati i risultati del mio terzo tentativo con il BJCP Tasting Exam, ovvero la prova in cui si assaggiano 6 birre in 60 minuti con relativa compilazione della scheda BJCP. Evito di ripetere nel dettaglio cos’è e come funziona il BJCP, ovvero il Beer Judge Certification Program: per chi fosse nuovo all’argomento, ho riservato una apposita sezione del blog da cui attingere informazioni di vario tipo sul tema.

Lo schema qui sotto riassume sinteticamente il motivo per cui ho provato nuovamente a sostenere questo esame: avevo bisogno di un voto uguale o maggiore di 80 per proseguire il percorso nel ranking BJCP. Con i punti esperienza sono messo bene:ne ho 11, nel giro di un paio di anni dovrei raggiungere e forse anche superare i 20. Nel frattempo cercherò di passare l’esame scritto con un voto da 80 in su, per salire al livello National (a oggi sono Certified).

Ma passiamo all’ultimo esame che ho sostenuto a Monza lo scorso Ottobre. Piuttosto che ripercorrere nuovamente la scheda valutazione (chiamata RTP, ovvero Report To Partecipant, che potete visionare qui) preferirei elaborare alcune considerazioni generali sul Tasting Exam, visto che ormai ho sviluppato una discreta esperienza avendolo provato per ben tre volte. 🙂

Anzitutto diciamo che, alla luce di questo percorso durato tre anni, ho rivalutato il risultato del mio primo Tasting Exam del 2017. Alla consegna delle schede, una volta ripercorsi i profili delle birre con i proctor (ovvero i due giudici che producono le schede di riferimento su cui vengono valutati i partecipanti all’esame) rimasi molto deluso. Mi sembrava di aver sbagliato tutto, anche perché i voti che avevo dato alle birre erano in molti casi assai diversi da quelli assegnati dai due proctor. In realtà avevo studiato molto e mi ero dedicato all’esame con grande dedizione nei mesi precedenti. La buona preparazione teorica e l’attenzione alla compilazione delle schede durante l’esame hanno aiutato a tenere alto il voto, al di là delle valutazioni numeriche che ho attribuito alle birre, piuttosto fuori linea e segno evidente della mancanza di esperienza come giudice.

Mi sono rimesso a studiare e soprattutto a fare molta pratica, mettendo in piedi un gruppo di studio che poi si è rivelato molto utile. Questo terzo tentativo è andato meglio, sebbene non benissimo, e sono finalmente arrivato all’agognato 80. Posso finalmente iniziare a pianificare i prossimi passi per salire al livello National.

Vediamo come si è sviluppato il mio percorso durante questi tre esami, sperando che le osservazioni che ne derivano possano essere utili a chi volesse provare a sostenere l’esame in futuro.

BJCP esame rimini 2017

Al il primo tentativo, a Rimini nel Febbraio 2017, non avevo alcuna esperienza da giudice. Avevo studiato tanto e fatto pratica, sempre da solo, compilando tante schede BJCP. Non avevo mai provato a compilarne 6 di seguito, come in sede di esame, il che mi portò a sottovalutare il fattore stress che mi avrebbe soverchiato durante gli assaggi. Voto 77, non male.

Al secondo tentativo, a Monza nell’ottobre 2018, avevo vissuto diverse esperienze da giudice in concorsi per homebrewer. Non avevo però ripreso in mano seriamente lo studio e avevo compilato solo qualche scheda il mese prima dell’esame (oltre a quelle dei concorsi, che però, anche se BJCP, si compilano con tempi e logiche molto diverse). Presi l’esame alla leggera, forte della convinzione che la maggiore esperienza mi avrebbe aiutato, ma non fu esattamente così. Effettivamente feci un balzo in avanti sull’assegnazione dei voti, ma diversi passi indietro su tutto il resto. Avevo di fatto colto molto meglio l’essenza delle sei birre proposte all’esame, ma avevo compilato le schede di corsa e senza attenzione. Voto 76, addirittura peggio della prima prova.

Veniamo al terzo tentativo, sempre a Monza, nell’Ottobre del 2019. A questo punto avevo molta più esperienza come giudice, maturata anche all’estero, sempre in concorsi per homebrewer. Stavolta mi sono messo a studiare nuovamente, ma soprattutto ho compilato tantissime schede e non sempre da solo. Ho organizzato un gruppo di assaggio, anche con persone non interessate all’esame BJCP, che si è rivelato molto formativo. Ogni volta assaggivamo sei birre e le commentavamo. Chi voleva compilava la scheda con i tempi di esame, ovvero 15 minuti (io lo facevo ogni volta), ma non era obbligatorio. Abbiamo svolto diversi incontri prima dell’estate 2019: ogni volta imparavo qualcosa, equilibrando le mie valutazioni e rafforzando le mie percezioni. Ho anche fatto un paio di simulazioni di esame insieme a un amico che avrebbe poi sostenuto l’esame con me:  abbiamo compilato le schede di 6 birre in 15 minuti ciascuna senza interruzione e senza commenti, per confrontarci poi solo alla fine. Ciascuno portava tre birre, senza dire nulla all’altro se non lo stile. Tutta questa fatica ha portato i suoi frutti: voto 80, speravo meglio ma almeno l’obiettivo è stato raggiunto.

Il voto d’esame viene attribuito valutando le schede dei partecipanti su cinque parametri: percezione delle caratteristiche organolettiche, abilità nel descriverle, completezza nella compilazione della scheda, qualità del feedback dato all’homebrewer, voto assegnato alla birra. Per i parametri qualitativi (percezione) e per il voto finale, il riferimento sono le schede compilate dai proctor. A queste cinque caratteristiche viene assegnato un voto tra 0 e 100. Il risultato viene raccolto in cinque macro categorie:

  • sotto 60: apprentice (non sufficiente)
  • 60-70: recognized (livello base)
  • 70-80: certified
  • 80-90: national
  • 90-100: master

Vediamo nel mio caso come si sono evolute (o involute) le mie abilità nell’arco delle tre prove che ho sostenuto.

Partiamo dalla “Scoring Accuracy“: è evidente come partecipare da giudice a concorsi per homebrewer abbia migliorato le mie valutazioni numeriche delle birre assaggiate. Il confronto con altri giudici aiuta con il tempo ad assestare i voti numerici in un range ragionevole, sebbene ogni tanto la birra “strana” capiti sempre.

Per quanto riguarda la completezza delle schede, è veramente difficile andare oltre un certo livello. Pur essendo pienamente consapevole di cosa bisogna fare e non fare, in sede di esame subentrano fattori come stanchezza e stress che inevitabilmente fanno perdere pezzi per strada. Inoltre, altri giudici mi hanno detto che per migliorare questo aspetto oltre il livello National è importante iniziare a proporsi come “grader”, ovvero giudici BJCP che correggono le schede di esame. Questo si può fare solo quando si diventa almeno National, e sarà sicuramente qualcosa che in futuro proverò.

Discorso simile per i feedback: è una cosa che si sa come fare, ma in sede di esame, quando si deve prestare attenzione a mille altre cose, è arduo tenere botta. Difficile soprattutto mantenere la concentrazione dalla quarta scheda in poi, quando la stanchezza inizia a farsi sentire e scrivere anche tre righe in più diventa un’impresa.

L’abilità percettiva è uno dei fattori più difficili da migliorare. Descrive l’abilità nel rilevare aromi e sapori (ad esempio esteri, difetti, fenoli, acidità, etc…). Questi poi devono essere allineati a quelli rilevati dai proctor e dagli altri partecipanti all’esame, cosa non affatto scontata. Qui si migliora piano piano, come è stato nel mio caso. Al secondo tentativo ho fatto un tonfo, dovuto probabilmente alla superficialità con cui ho compilato le schede (ho fatto l’esame ma non mi andava per niente e mi sentivo troppo arrivato). Nell’ultimo esame ho ricevuto un feedback “strano” su questo aspetto: in tutte le singole birre le mie schede sono state valutate a livello National (quindi molto bene), ma poi la media è uscita Certified. Non ho capito bene se si tratti di un errore o se c’è qualche algoritmo che mi sfugge, ma sono soddisfatto ugualmente. Ecco il feedback che ho ricevuto su questo aspetto all’ultimo esame.

La valutazione che ho ricevuto all’ultimo esame per l’accuratezza percettiva

L’abilità descrittiva indica quanto si è capaci di dettagliare le percezioni (per esempio invece di dire floreale, specificare il tipo di fiore come camomilla, lavanda e via dicendo). Su questo aspetto si può far pratica da soli costruendo un buon vocabolario, cosa che avevo evidentemente già ben fatto alla prima prova. Posso migliorare ancora, ma anche qui giocano molto i fattori stress e stanchezza durante l’esame. Alla sesta scheda la mente si annebbia e la testa inizia a farsi pesante.

CONCLUSIONI E CONSIGLI

L’idea che mi sono fatto di questo esame è che si tratta di una prova nel suo complesso non semplice. O meglio, è difficile prendere un voto alto, mentre non credo sia particolarmente arduo posizionarsi intorno al 65-70. Due dei fattori che molti trascurano ma che influiscono significativamente sulla qualità delle schede sono stress e stanchezza. Assaggiare una birra ogni 15 minuti per sei volte, senza alcuna pausa, senza poter alzare la testa dal foglio, senza avere la possibilità di scambiare una parola con qualcuno, è dura.

È molto diverso dal compilare una o due schede a casa dedicando a ciascuna 15 minuti. Anche nei concorsi per homebrewer, dove si assaggiano fino a 10 birre di fila, la stanchezza è minore perché in genere tra una birra e l’altra si fanno almeno un paio di minuti di pausa: ci si confronta con l’altro giudice, si scambiano battute, si può anche andare in bagno.

Per evitare di cedere alla stanchezza durante l’esame è indispensabile aver raggiunto un buon livello di confidenza nelle proprie abilità percettive, un vocabolario sciolto e fluido, una conoscenza perfetta delle schede BJCP e ovviamente anche di stili, difetti e processo di produzione. Non c’è praticamente tempo per pensare durante l’esame, si scrive di getto e si passa alla birra successiva.

Quando si valutano le birre nei concorsi di solito si è in coppia. Anche se di solito si evita di scambiare commenti sulla birra prima di aver compilato le schede, il rumorino di piacere o il sopracciglio alzato scappano al controllo. A volte è sufficiente uno sguardo o un naso storto per indirizzare l’altro giudice verso le proprie impressioni sulla birra che si sta assaggiando. Ho notato che in questi casi i miei voti sono sempre piuttosto allineati a quelli del giudice che ho davanti, cosa che capita meno spesso se si compilano le schede in due stanze differenti e poi ci si confronta. All’esame non si guarda nessuno, non si hanno riferimenti di alcun tipo: è tutto nella nostra mente, che in quel momento è piuttosto affaticata.

Il metodo di valutazione del BJCP può essere contestabile, per carità, e non è detto che sia il migliore in assoluto. Devo dire però che nel mio caso ha rispecchiato sempre piuttosto bene il mio livello di preparazione.

I prossimi post su questa tema saranno quindi dedicati alla mia preparazione all’esame scritto, che verosimilmente sosterrò nella seconda metà del 2021. Un esame scritto sulla teoria, senza assaggi, la cui preparazione, a quanto leggo, richiede diversi mesi. Lo provano in pochi, tant’è che in Europa ci sono al massimo una/due sessioni all’anno, in genere solo a Barcellona. Ma avremo modo di approfondire in seguito.

 

 

 

4 COMMENTS

  1. Frank , grazie mille. Sia per gli aggiornamenti che per tutti gli altri articoli che hai pubblicato. È da gennaio che ho cominciato a studiare per BJCP, me la sto prendendo con calma. Comunque è stato emozionante leggere le tue esperienze. In bocca al lupo per quello scritto, e buon studio!

  2. Ciao Frank,
    complimenti sempre per le tue utilissime recensioni! sai per caso se l’esame di degustazione è sempre in inglese? o l’hanno reso disponibile in italiano?
    grazie mille!

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