Con la scusa di testare il nuovo setup in contropressione con relativo fustino da 5 litri per carbonazione forzata e servizio, in questi ultimi tempi ho cambiato il trend delle mie produzioni: da bitter e stout sono passato a birre estremamente – a volte esageratamente, direi – luppolate, proprio per testare procedure e limiti della mia configurazione per fermentazione, infustamento e imbottigliamento.

Sto cercando di variare ogni volta la modalità di dry hopping, sia come quantità che come tempistiche, per poter valutare l’impatto in termini di estrazione di oli e parte vegetale (polifenoli). Nella luppolata precedente (link) ho aggiunto tutto il luppolo del dry hopping al secondo giorno di fermentazione, in questa ho diviso le gettate in due: durante la fermentazione e dopo. Ovviamente non si tratta di veri e propri esperimenti strutturati, visto che ogni volta cambio varietà di luppolo: sto semplicemente cercando di farmi un’idea senza annoiarmi a rifare sempre la stessa birra. I risultati del primo test sono stati buoni, vediamo come è andata stavolta.

RICETTA

La base maltata è abbastanza semplice: come base, un mix in parti uguali di Pilsner e Pale, con aggiunta di una piccola percentuale di Aromatic per irrobustire un po’ il corpo che dovrà sostenere una luppolatura molto pesante. L’aggiunta di un malto cara aiuta anche a non produrre una birra con sfumature verdi, come capita a volte quando si aggiunge molto luppolo su una base di malti con bassissimo EBC. Devo dire che il colore della birra è molto bello.

Idealmente avrei dovuto ottenere una OG di 1,041 con rapporto BU/OG leggermente superiore all’unità. Una inaspettata maggiore efficienza mi ha regalato una OG di 1,048, che ho preferito comunque non modificare. Per la mia esperienza è sempre meglio non intervenire annacquando o aggiungendo estratto: lo sbilanciamento che si ottiene alla fine con una OG più alta o più bassa, anche di diversi punti, è abbastanza limitato. E questo caso lo dimostra ancora una volta.

Come luppoli ho scelto Azacca, che non avevo mai provato prima, e Galaxy. Entrambi aggiunti in parti uguali nella fase di hopstand, ovvero aggiunta a fiamma spenta dopo aver raffreddato a 75°C, per evitare estrazione di amaro e massimizzare quella dell’aroma. Ho atteso 20 minuti prima di riprendere il raffreddamento.

Sulla carta l’Azacca apporta aromi soprattutto agrumati e resinosi, mentre il Galaxy vira sul fruttato (pesca) e sul tropicale. Per questa ragione ho aggiunto l’Azacca durante la fermentazione, per limitare la parte resinosa, ovvero la solubilizzazione di mirceni che in questo modo vengono “strippati” via dal lievito, in modo da amplificare la componente agrumata. Il Galaxy è stato invece aggiunto a fine fermentazione per evitare che gli aromi tropicali (spesso dovuti a composti solforosi) venissero volatilizzati dalla CO2.

Lievito neutro M44 West Coast della Mangrove che si è comportato molto bene. Come acqua ho usato per la prima volta quella del rubinetto di Roma, avendo l’accortezza di bollirla prima per ridurre la quantità di bicarbonati (dettagli qui).

Mash alto per evitare di portare troppo in basso la FG: questo, insieme alla luppolatura pesante che apporta un minimo di contributo in tannini, avrebbe dovuto sostenere meglio il corpo. Direi che ci siamo riusciti, ma niente spoiler. Grazie alla alta temperatura di mash, in 40 minuti avevo abbondantemente convertito tutto (confermato dal test dello iodio).

FERMENTAZIONE E DRY HOPPING

Profilo di fermentazione piuttosto standard, con curva a salire da 17°C (inoculo e primo giorno) aumentata fino a 20°C nei giorni successivi. La densità finale misurata è 1.012. Attenuazione sul limite basso del lievito, ma in linea con il mash a 70°C che ha prodotto destrine non fermentabili.

Uno degli obiettivi di queste cotte di birre luppolate è capire se il dry hopping fatto semplicemente gettando il luppolo nel fusto e poi sparando un po’ di CO2 sia sufficiente a limitare l’ossidazione. Vorrei, se possibile, evitare di applicare tutti quegli stratagemmi che in molti si stanno inventando per sparare il luppolo da un contenitore saturo di CO2.

Sicuramente il luppolo aggiunto a fermentazione in corso non crea molti problemi, dato che l’ossigeno introdotto viene in parte assorbito dal lievito e per il resto espulso dal keg insieme alla CO2 prodotta dalla fermentazione. Il problema potrebbe sussistere per la gettata a fermentazione finita, quando il lievito si è già depositato per la maggior parte sul fondo del fermentatore. Ho comunque insufflato CO2 dopo la seconda aggiunta, desaturando per 2-3 volte. Ho sfruttato la pietra porosa in inox (pensata per la carbonazione veloce) immersa nella birra tramite un terzo allaccio sul tappo di chiusura del keg (come questo, ad esempio). In questo modo la CO2, che  passa per la birra prima di uscire dal keg, dovrebbe portarsi via un po’ di ossigeno.

Idealmente avrei voluto fare questo secondo dry hopping a 12°C, per limitare l’estrazione di polifenoli, ma ho temuto che la bassa temperatura potesse portare a hopcreep. Ragionandoci poi un po’ su, mi sono reso conto che la mia paura era abbastanza infondata vista la modesta quantità di luppolo aggiunta con il secondo dry hopping di Galaxy (circa 3 g/L). A ogni modo ho preferito inserire il luppolo e lasciare un giorno a 20°C, per poi scendere il giorno successivo a 10°C e proseguire con l’abbattimento.

IMBOTTIGLIAMENTO/INFUSTAMENTO

Sia nel fusto che in bottiglia ho puntato a una carbonazione medio bassa, a mio avviso adatta allo stile: 1.8 volumi, ottenuta tramite carbonazione forzata nel fustino da 5 litri (link) e aggiunta di destrosio e lievito da rifermentazione in bottiglia (F2 della Fermentis). Ho imbottigliato con Beergun e priming in bottiglia.

ASSAGGIO

L’assaggio che descrivo nel seguito si riferisce alla birra imbottigliata con Beergun e rifermentata, stappata a 10 giorni dall’imbottigliamento. Sono stati sufficienti 5 giorni a temperatura ambiente per carbonare, dopodiché ho riposto tutte le bottiglie in frigo. La versione in fustino, trasferita in contropressione e carbonata forzatamente nel giro di un paio di giorni (link per i dettagli), non l’ho trovata particolarmente diversa dalla versione passata in bottiglia.

 ASPETTO  Scende nel bicchiere formando un bel cappello di schiuma bianca. Ottima persistenza, bolle medio-fini. Di colore ambrato chiaro, mostra delle intense sfumature arancio carico in controluce. Molto velata, ma non torbida.

 AROMA  Buona l’intensità, arriva al naso diretta quando la si versa nel bicchiere. Le note olfattive principali spaziano nel regno dell’agrumato: limone, pompelmo ma anche molto succo di arancia e mandarino. Veramente una complessità interessante sul versante agrumato. Un leggero velo resinoso/balsamico fa capolino in secondo piano, senza tuttavia caratterizzare particolarmente l’aroma. Man mano che si riscalda emergono venature tropicali, non estreme, che ricordano soprattutto passion fruit, papaya e mango (e forse un filo di pesca). Leggero erbaceo in secondo piano si intreccia alle note resinose. Naso molto pulito, senza sbafature, che mostra una notevole complessità. Come nota a chiudere, segnalo che in birre intensamente luppolate come questa, l’aroma si esprime al meglio a distanza di qualche giorno di frigo dopo la carbonazione. Non deprimetevi se dagli assaggi dal fermentatore l’aroma non vi esplode nel naso.

 AL PALATO  L’ingresso è fruttato, sempre sulle note agrumate, ma anche decisamente erbaceo. Non si arriva al vegetale, ma sicuramente questa nota “verde” emerge di più rispetto al naso. L’amaro è intenso ma non domina la bevuta in solitaria, ben supportato da una base maltata che si palesa meglio nel finale con note di cereale e cracker. Tagliente come una session IPA dovrebbe essere, ma non estrema. Pecca un po’ nel finale, che lascia in bocca un terroso che ricorda quasi una radice di genziana, non proprio elegantissima. Un bilanciamento dolce/amaro nel complesso riuscito.

 MOUTHFEEL  Carbonazione medio bassa che aiuta la bevuta, rendendo la sensazione palatale piuttosto morbida nonostante la carica luppolata. Finale con leggera astringenza, ma comunque piacevole. Scongiurato l’effetto “hop burn”, ovvero quel bruciore che pizzica la gola ma soprattutto il palato, dovuto a dosi smodate di luppolo a freddo non gestite al meglio.

 CONSIDERAZIONI GENERALI  Mi ritengo abbastanza soddisfatto. Un session IPA che rappresenta bene l’idea che ho di questo stile-non-stile, dove al luppolo viene lasciato l’intero palcoscenico. Non perfetta, ma godibile. Ha tenuto bene testa all’ossidazione, per ora, ma a me questo interessa: la resistenza nel breve-medio periodo. Volevo ottenere un miglioramento rispetto alle birre luppolate che producevo con fermentatori in plastica e imbottigliamento standard, che spesso (anche se non sempre) risultavano visivamente ossidate sin dal primo assaggio. In questo caso la bottiglia sembra reggere bene se tenuta in frigo, vedremo come procederà nei prossimi giorni. Il mio target è farle durare in forma almeno un mese, tanto le consumo prima. A mio parere andare oltre questo dosaggio di luppolo non ha molto senso, mentre potrebbe essere interessante variare ancora le dinamiche di luppolatura, anche con dosaggi più bassi. Lo vedremo nei prossimi esperimenti.

La luppolatura durante la fermentazione sembra aver amplificato gli aromi fruttati, come speravo, ma un po’ di erbaceo/vegetale è spuntato fuori. Interessante comunque avere una birra pronta da bere in soli 20 giorni (nel caso del fustino con carbonazione forzata).

Esperimento superato a pieni voti per l’acqua di rete di Roma, molto dura, con cui finalmente sono riuscito a produrre una birra decente grazie alla pre-bollitura (link)

37 COMMENTS

  1. Ciao avrei qualche domanda da farti, secondo te rischio hop creep facendo dryhop a 10C dopo un paio di giorni così da fare depositare il liecito con 5g/l e infustando 2/3 giorni dopo? Come mai te avevi scelto di farlo a 12C pensi ci sia differenza con farlo a 10C? Ultima secondo te quanto dovrei aspettare a berla dall’infustamento, è un ipa con 5g/l in whirpool e 5 in dryhop e og 1060? Grazie!

    • Il rischio di hop creep c’è sempre se non lascia al lievito il tempo di rifermentare eventuali ulteriori zuccheri, ma dipende anche dal tipo di luppolo e dalla quantità. Non saprei dirti di preciso, prova. Tra 10 e 12°C non cambia granché. Bevila subito, assaggia, valuta l’evoluzione.

  2. Ciao Frank, complimenti come sempre per l’articolo!
    Una domanda: il dry hopping che hai fatto al secondo giorno, immagino sarà rimasto dentro per 12 giorni. Non hai avuto estrazione di erbaceo?

      • Si, ma l’erbaceo ci sta. Il problema è quel minimo di astringenza/vegetale sul finale, ma è da capire da cosa dipenda.

    • Questa teoria dell’estrazione dell’erbaceo è un pò una storia vecchia. In realtà tutto quello cje si eatrae, lo si estrae nei primi 2-3 giorni, poi si va in saturazione. Anzo, l’erbaceo/resinoso, proprio grazie al lievito che cade sul fondo, tende a depoaitarsi (i mirceni sono poco solubili).

  3. Ciao Frank! Come mai lievito da rifermentazione? Secondo te ci sono benefici evidenti nell aggiungerlo? Hai mai usato whirlfloc in bollitura e gelatina prima di imbottigliare?

    • Lo uso perché parte prima la rifermentazione che consuma l’ossigeno in bottiglia. Whirfloc lo uso ma devo dire non noto enormi miglioramenti: credo che quando usi molto luppolo in late boil o a fuoco spento no riesca a essere efficace, porti comunque mosto torbido nel fermentatore. Gelatina non ne uso perchè in genere le birre senza eccessive quantità di luppolo mi vengono abbastanza limpide, se le luppolate sono un po’ velate non mi crea problemi. Inoltre la gelatina è efficace soprattutto sui residui di lievito, meno sui polifenoli da luppolo.

  4. Ciao Frenk e complimenti come sempre! Ma la pietra porosa in inox per la carbonazione veloce la si utilizzare anche in un classico fermentatore? Mi sono perso qualcosa sicuramente…

    • Be’, no: per carbonare la birra serve sempre un contenitore a pressione. Il vantaggio del pietra porosa è che rende la CO2 più solubile nell’immediato perché crea bolle fini dentro alla birra, riducendo i tempi necessaria per la carbonazione forzata in pressione.

  5. Ciao Frank. Vorrei provare a fare anche io la mia prima luppolata. L’idea sarebbe una fermentazione di circa due settimane partendo dai 18 gradi e salendo poi progressivamente fino ai 20 (con un tranquillo US-05), come detto facendo abbastanza di prassi, e una settimana circa o poco meno di cold crash (mi aggancio insomma ai weekend per fare le mie cose da birraio in erba…). Il tutto per quanto possibile evitando travasi.
    Mettendo il luppolo dopo un giorno come hai fatto tu, questo resterebbe a contatto con il mosto per tutto questo tempo, a temperatura di fermentazione prima, e di cold crash successivamente.
    Lo ritieni sostenibile? Perché da quanto mi sembra di aver capito anche dai tuoi post iniziare il dry hopping durante la tumultuosa sembra avere dei benefici, soprattutto per l’ossigenazione, per cui mi sembrava la strada più interessante da percorrere con i buoni vecchi fermentatori in plastica.
    Grazie mille

  6. Ciao Frank! Soprattutto in queste birre con molto luppolo gettato libero nel fermentatore, utilizzi filtri prima di imbottigliare? Tempo fa ricordo che avevi accennato al filtro bouncer, lo usi ancora? Te lo chiedo perchè io lo sto usando quando travaso (per gravità, no contropressione) dal primario al bidone prima di imbottigliare (non faccio priming in bottiglia, ma con lo zucchero disciolto tutto nel bidone). Noto che si creano molte bollicine nel tubo che esce dal filtro e non so se sia normale o se così ossigeno la birra. Grazie!

  7. Ho provato i Bouncer, ma li trovo inutili: i residui solidi che trattengono si possono tranquillamente lasciare sul fondo del fermentatore con cold crash e sifone che pesca dall’alto. Le bolle in teoria no dovrebbero essere un problema, in quanto generalmente si tratta di CO2 che fuoriesce dalla birra per nucleazione sulle maglie del filtro e sui detriti vari. Certo non hai la certezza al 100% che non sia aria, ma se tutto è stretto bene non dovrebbe esserlo. A ogni modo, a mio avviso filtro completamente inutile. Un altro attrezzo da pulire e sanificare, un ulteriore raccordo che può creare problemi di flusso. Preferisco di gran lunga cold crash e sifone dall’alto.

  8. Ciao Frank, ho brasato una session ipa all grain da kit preso su birramia, precisamente una session ipa sviluppata in collaborazione con il birrificio Nemus. Oggi ho imbottigliato e chiaramente un cincinino ne ho assaggiata. Profumo e aroma di luppolo zero. Non era previsto dry hopping ma solo gittate in bollitura a 60, 30, 10 minuti. Da inesperto ti chiedo secondo te quali possono essere le cause di questo scarso aroma e profumo di luppolo? Appena la metti in bocca si sente una botta decisa di amaro e poi arriva un buon maltato, quindi per fortuna la birra non fa schifo….Ti preciso che prima di brassare il kit, l ho tenuto due tre mesetti cantina a temperatura ambiente intorno ai 19 gradi e che in bollitura ho utilizzato l hop spider. Altra cosa che ho fatto è stata quella di correggere con del sale rosa dell Himalaya non iodato il rapporto solfati cloruri cercando di stare più sul bilanciato piuttosto che sull amaro (in sostanza avendo usato acqua monte Cimone da ezwater mi consigliava di metterne 0,08g quindi un pizzico). Densità iniziale 1041/2, finale 1010.
    Spero siano info che possono darti un quadro di massima. Grazie come sempre. Ciao. Teo

    • Ciao Teo, vedo diversi problemi qui. Anzitutto, non comprendo come sia possibile, nel 2020, vendere ancora un kit all grain per un IPA che non preveda dry hooping. Ci credo che il luppolo non si sente (sarei poi anche curioso di conoscere la quantità di luppolo nella gettata a 10). Inoltre, le luppolate si devono bere fresche, appena carbonate e cmq vanno tenute in frigo dopo la carbonazione. Con due/tre mesi a temperatura ambiente ti saresti perso l’aroma anche di una IPA fatta con una ricetta decente 🙂

  9. Ciao Frank, il discorso della conservazione era rivolto alla scatola del kit e non alla birra fatta e finita. Pensavo a possibili problemi di conservazione degli ingredienti. Invece, per quanto riguarda le gittate, sono state le seguenti considerando un batch sui 23 litri circa e 5,60 kg di grani in totale: 20g target a 60 min, 27g fuggles a 30 min, 50g Golding a 5 min (non 10 come avevo erroneamente scritto prima). Che ne pensi? Ti chiedo a questo punto un altra cosa che credo possa aver influito. Quando ho inserito la serpentina a 15 minuti prima della fine bollitura, lo scambio termico ha interrotto il bollore per almeno 10 minuti, quindi ho pensato di recuperarli bollendo per 10 minuti aggiuntivi. Ho sbagliato ? Che si fa in questo caso ? Ultima cosetta: perché mi dici di non usare il sale per correggere il rapporto solfati/cloruri ?? Grazie infinite e tanti auguri di buone feste! TEO

    • Ah, allora non è una American IPA. Mi sembra più una English IPA. Con quella luppolatura e senza dry hopping difficile aspettarsi miracoli (tra l’altro reputo le gettate e 30 minuti uno spreco di luppolo: riducono l’apporto di amaro e hanno praticamente zero apporto in aroma). L’interruzione del bollore può aver influito un filo sull’estrazione di amaro, ma non particolarmente su quella degli aromi. Il problema secondo me è proprio nella ricetta e nelle tue aspettative, che se non interpreto male sono più da american IPA. Per evitare l’interruzione del bollore, io di solito metto la serpentina in equilibrio sopra la pentola una decina di minuti prima di immergerla, in modo da scaldarla con il vapore. 🙂 Il sale da tavola aggiunge sodio, che non è particolarmente indicato nella maggior parte delle birre. E non aggiunge calcio, che invece è utile. Compra i sali classici (Gyspum e Cloruro di Calcio) e lavora con quelli.

  10. Buonasera Frank . Utilizzi un frigorifero “normale” per portare la birra a -2 gradi per gli ultimi 5 giorni? Quali sono i range minimo e massimo per la winterizzazione? Ti chiedo perché nel tuo libro , a pag. 143 , parli di 0 gradi. Grazie, buona serata.

  11. Il mio frigorifero ci arriva, ma solo in inverno. A ogni modo zero gradi va più che bene. Il concetto è che più fredda la tieni, più velocemente si pulisce. In base al grado alcolico la birra congela a diversi gradi sotto zero, ma non andrei oltre -2 per non rischiare di congelarla.

  12. Buonasera Frank. Mi stavo lasciando ispirare dallo stile/non stile di questa session ipa… 🙂 Mi sfugge ma la bollitura è stata da 60 minuti?

  13. Buongiorno Frank. Ho brassato una session , centrata la OG ,soddisfatto di stare imparando al meglio ( grazie ancora per aver scritto quel libro formidabile che è fruibile subito per ogni dubbio!) ma … Volevo portare il PH a 5.2 , continuavo ad aggiungere acido lattico e dopo 11 ml ( ph sceso a 5.4) mi sono fermato perché ho temuto si potesse sentire il sapore. Paranoia? Inesperienza? Potevo continuare ad aggiungere? Quanti ml “sono concessi” ? Grazie come sempre.

  14. Conta che io, anche partendo con acqua pura osmotizzata (quindi bicarbonati praticamente a 0), ne devo aggiungere circa 3-4 ml per arrivare a pH 5.2 quando produco 12 litri di birra chiara. Se ne fai 20 con acqua non osmotizzata, 11 ml non mi sembrano un’enormità. Il limite non è facilmente definibile, perché dipende molto dal tipo di birra. Quanti bicarbonati hai nella tua acqua?

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