Ho sempre seguito un approccio scientifico all’utilizzo dell’acqua per la produzione della birra. Non mi sono lasciato spaventare dai vari calcolatori disponibili online, come Bru’n Water o EZ Water Calculator: sembrano complicati inizialmente, ma con un po’ di pratica si gestiscono senza grandi problemi. Alla fine dei conti, i parametri da identificare e gestire non sono molti, la loro modifica diventa presto un’azione di routine per nulla impegnativa. Su questo tema è disponibile un’intera sezione del sito dove ho raccolto numerosi articoli di approfondimento. Consiglio di partire da questo, dove trovate anche un video di un’oretta in cui racconto nel dettaglio come gestire al meglio l’acqua di produzione.

Vivendo a Roma, dove l’acqua che esce dal rubinetto è abbastanza dura e ricca di sali (33°F, 405 ppm di bicarbonati) e spesso piuttosto carica di cloro (0,15 mg/L dichiarati rispetto a una soglia massima consentita per legge di 0,2 mg/L), ho sempre utilizzato acqua in bottiglia per la produzione. Ho fatto qualche prova con l’acqua di rete facendola bollire prima dell’utilizzo (link), ma le due birre prodotte in questo modo non mi hanno del tutto convinto, nonostante la bollitura avesse ridotto l’impiego di acido lattico necessario nel mash. Probabilmente, ma non ne sono sicuro, la bollitura non ha rimosso completamente il cloro dall’acqua, cosa che purtroppo accade quando il gestore della rete idrica usa cloramine per raggiungere un opportuno livello di cloro al fine di scongiurare contaminazioni (ma questa è solo una mia ipotesi). Non ne sono sicuro, ma dopo un paio di prove con pre-bollitura dell’acqua (che tra l’alto porta via non poco tempo e richiede diverse operazioni aggiuntive), sono tornato all’acqua in bottiglia.

I miei batch sono piccoli, produco all’incirca 10-12 litri a cotta, per cui lo spreco di bottiglie di plastica non era eccessivo. Tuttavia, trovarmi ogni volta con circa 20 bottiglie di plastica da buttare, considerando che l’efficienza di riciclo della plastica è molto ridotta (specialmente a Roma), non mi faceva sentire in pace con me stesso. Oltre alla scocciatura di prenderle dal supermercato e portarle ogni volta in casa fino al quarto piano. L’idea di acquistare un impianto a osmosi per filtrare la mia acqua di rete, sempre disponibile ed economica, mi è da sempre frullata per la testa.

Photo by Brian Yurasits on Unsplash

Il grande salto

Per anni – parecchi – ho continuato a utilizzare acqua in bottiglia per produrre birra, ritenendo che gli impianti a osmosi fossero troppo complicati e costosi da mantenere in casa. Fino a quando il buon Jacopo di Hyperborea Brewing non ha iniziato a pubblicare una serie di articoli in cui spiega nel dettaglio come funzionano questi impianti, quanto costano e dove si possono comprare. Mi sono reso conto che il costo di primo acquisto è piuttosto contenuto, così come quello di manutenzione. Parliamo di circa 60€ per un impianto Askoll da 50 galloni/ora, che sono più o meno 190 litri/ora, più che sufficiente per i miei scopi.

Questo impianto arriva a casa con tutto il necessario per collegarlo alla rete idrica: adattatore standard con avvitatura tipica del classico rubinetto da giardino, 3 filtri (osmosi, antisedimento e carboni attivi) e 10 metri di tubo. Tuttavia, per montarlo e utilizzarlo nel modo ottimale, è comodo acquistare qualche accessorio in più, arrivando a una spesa totale intorno ai 100€ (in fondo al post lista completa e link per l’acquisto). Un importo comunque contenuto, a mio avviso. I filtri tendenzialmente si cambiano ogni sei mesi (quello centrale, il filtro a osmosi, può durare molto di più), e non costano molto.  Per darvi un’idea, il mio impianto, montato, alla fine è venuto come nella foto sotto. Piccolo e portatile: lo utilizzo per produrre l’acqua della cotta, poi chiudo tutti i rubinetti e lo ripongo nello sgabuzzino.

Composizione dell’impianto

L’impianto si compone essenzialmente di tre filtri:

  • Filtro antisedimento. È quello verde, sulla destra in foto. Serve per filtrare i residui solidi dall’acqua (sassolini, terra e simili) onde evitare che vadano a danneggiare il filtro a osmosi. Secondo le indicazioni del produttore, questo filtro va sostituito ogni 3000 litri o dopo i sei mesi di utilizzo.
  • Filtro a carboni attivi. È quello grigio, sulla sinistra in foto. Serve per rimuovere il cloro dall’acqua, incluse le cloramine. Secondo le indicazioni del produttore, questo filtro va sostituito ogni 3000 litri o dopo i tre mesi di utilizzo.
  • Filtro a osmosi. Il cuore dell’impianto. È quello centrale, serve per rimuovere i sali dall’acqua. Non tutti, ma i classici 6 di interesse per la produzione di birra sì, ovvero: Calcio, Magnesio, Sodio, Solfati, Cloruri, Bicarbonati. La sua efficacia (ovvero quanta acqua si spreca e il litraggio orario) dipende dalla pressione dell’acqua di rete: più questa è alta, maggiore l’efficienza di produzione. Jacopo di Hyperborea Brewing suggerisce un limite di 4 bar per un funzionamento ottimale (misurabili con quel piccolo manometro che potete acquistare qui). Nel mio caso, pur essendo al 4° piano di una palazzina, la pressione è oltre i 4 bar, sicuramente grazie a un’autoclave istallata nel palazzo. La mia produzione si aggira su 1 litro ogni 10 minuti, con uno scarto di circa 3 litri per litro di osmosi prodotto. Secondo le indicazioni del produttore, il filtro a osmosi si può cambiare con meno frequenza rispetto agli altri due. Inoltre, mentre non è possibile misurare l’efficacia degli altri due filtri, nel caso del filtro a osmosi si può (ne parliamo tra poco). Quindi, di fatto, si cambia quando smette di funzionare a dovere.

Che valori ha l’acqua osmotizzata?

Questo, per molto tempo, è l’aspetto che più mi ha frenato nell’acquisto dell’impianto. Da buon control freak, l’idea di produrre acqua di cui non conosco il valore preciso dei sali in ppm (parti per milione, o mg/L) non mi garbava. L’acqua in bottiglia riporta sempre le analisi in etichetta, il che mi permetteva di utilizzare al meglio i fogli di calcolo per aggiustare i valori dei sali e generare una previsione abbastanza accurata del pH di mash.

E con l’acqua osmotizzata? Come fare? In realtà, il problema è meno serio di quello che sembra. L’acqua che si produce con l’impianto a osmosi è di fatto quasi priva di sali (almeno dei classici sali di interesse nella produzione di birra). Per avere un’idea del contenuto di sali, è tuttavia possibile acquistare un misuratore di conducibilità come ad esempio questo della ADWA. Sfruttando il fatto che i sali aumentano la conducibilità dell’acqua, lo strumento è in grado di stimare la quantità di sali presenti nell’acqua, restituendo addirittura il risultato in ppm. Si tratta ovviamente di una stima imprecisa, visto che ogni sale ha una conducibilità diversa, ma quando questo valore è molto basso (come nel caso dell’acqua osmotizzata) la distribuzione dei vari sali è praticamente ininfluente. Inoltre, lo strumento permette di verificare ogni volta che il filtro stia funzionando bene: se il valore di ppm dell’acqua prodotta con l’impianto a osmosi aumenta, probabilmente è il momento di cambiare il filtro. In foto la misura dei sali in ppm della mia acqua di rete e della stessa dopo aver attraversato il filtro a osmosi.

Tecnicamente il misuratore può essere tarato con una apposita soluzione di taratura, ma dato che la conducibilità, a differenza ad esempio del pH, varia molto con la temperatura, bisognerebbe portare la soluzione alla giusta temperatura e misurare anche l’acqua alla giusta temperatura. Operazione che a mio avviso si può evitare, dato che la concentrazione precisa in ppm dei sali nell’acqua osmotizzata in se’ è abbastanza ininfluente. Quella dei sali nell’acqua di partenza è invece importante, ma in genere le analisi dell’acqua di rete si reperiscono facilmente.

ll giusto mix

Usare l’acqua osmotizzata così come esce dall’impianto è abbastanza dispendioso e poco utile. Dovremmo comunque reintregrare alcuni sali, tanto vale miscelarla con l’acqua di rete in modo da ottenere un profilo adatto alla birra che andremo a produrre. Anche nel caso si volesse produrre una Pilsner con acqua leggerissima, un minimo di calcio è sempre bene averlo nell’acqua. Come fare? Semplice: aggiungendo un piccolo rubinetto in uscita al secondo filtro, quello a carboni, si ottiene acqua di rete filtrata dai sedimenti e dal cloro che non passa per il filtro a osmosi.

Quest’acqua filtrata ma non osmotizzata la potremo utilizzare per tagliare l’acqua osmotizzata, riducendo lo spreco e i tempi di produzione (il flusso che passa dai due filtri antisedimento e a carboni attivi è veloce e non ha sprechi di acqua). Sono sufficienti due righe di file Excel per stimare il profilo dell’acqua in uscita in base al mix delle due acque in ingresso.

Come vedete, i sali dell’acqua osmotizzata sono stimati a piacere, ma comunque molto bassi. Non sapremo mai quanto la stima sia vicina alla realtà senza far analizzare l’acqua, ma devo dire che le tre birre che ho prodotto con il mix di acqua osmotizzata e acqua di rete filtrata hanno centrato i calcoli del pH di ammostamento, segno che la stima sui sali non è molto lontana dalla realtà. La tabellina di input del file Excel (valori in giallo) è quella nella figura sotto.

Schema di collegamento

Per bypassare il filtro a osmosi e far passare il flusso solo attraverso i due filtri a carboni attivi e antisedimento, ho installato un piccolo rubinetto da aprire e chiudere all’occorrenza. Il kit con rubinetto e allacci vari lo trovate su amazon (sono tutti da 1/4 di pollice). Io ho preso questo che ha diversi connettori e un paio di rubinetti oltre al tubo aggiuntivo. I collegamenti sono piuttosto banali, alla fine viene fuori qualcosa del genere.

Ma così sprechi tanta acqua!

Tecnicamente, sì. Ma dipende. L’acqua di scarto si potrebbe raccogliere e direzionare, con una pompa di boost, nuovamente dentro il filtro a osmosi, ottenendo altra acqua osmotizzata e riducendo lo scarto. Questo passaggio si potrebbe ripetere diverse volte abbattendo notevolmente lo spreco. Molti impianti nei birrifici credo lo facciano, ma in casa può essere complicato. Io non lo faccio.

L’acqua di scarto si potrebbe anche riciclare per lavare i piatti, annaffiare il giardino, lavare a terra. Nel mio caso, in un batch da 12 litri, uso circa 15-20 litri di acqua osmotizzata producendo circa 45-60 litri di scarto. Non ho giardino da annaffiare e per lavare i piatti utilizzo la lavastoviglie. Inoltre, non ho spazio per tenere una tanica piena di acqua di scarto da utilizzare all’occorrenza. Quindi, non lo faccio.

La mia acqua di scarto finisce nello scarico. Mi sento male per questo? Personalmente no, ma ciascuno ha il suo punto di vista. Dal mio, considerando l’efficienza complessiva, ritengo che in una città come Roma dove l’acqua non manca, sia più “ecologico” sprecare 40 litri di acqua per un paio di cotte al mese (quando va bene, spesso anche meno) piuttosto che buttare decine di bottiglie di plastica trasportate con camion inquinanti da chissà dove. Inoltre, la birra che produco con il mio impianto, quando la bevo, sostituisce (in parte, ovviamente) quella che acquisto dai birrifici, molti dei quali sprecano la stessa quantità di acqua. Quindi, nel bilancio complessivo, siamo a zero. Sprecare qualsiasi cosa non è un approccio che condivido, ma cerco sempre di ragionare con pragmatismo. Del resto, in tutto il processo di produzione della birra si spreca comunque molta acqua, ahimè: a casa come in birrificio. Per lavaggi, evaporazione, risciacqui e via discorrendo.

Il mix tra acqua di rete filtrata e acqua osmotizzata mi consente comunque di ridurre l’acqua osmotizzata necessaria per la cotta, il che è già un buon inizio.

Ognuno faccia le proprie scelte, seguendo la propria etica.

Piccoli accorgimenti e manutenzione

Per quanto riguarda la manutenzione dell’impianto vi rimando all’articolo molto dettagliato di Jacopo. In estrema sintesi, il risciacquo si fa bypassando il riduttore di flusso in uscita al filtro di osmosi (quello che porta l’acqua allo scarico). In questo modo il flusso dell’acqua di scarico si velocizza, portandosi teoricamente dietro una parte dei detriti presenti sul filtro a osmosi. Quanto questo sia efficace non lo so, ma per ora è un passaggio che salto. Non escludo di fare la modifica in futuro. Ho letto da altre fonti che questo risciacquo, se non viene fatto con acqua acidificata, non è particolarmente efficace, quindi me lo evito.

Nelle istruzioni dell’impianto troverete scritto che “l’acqua osmotizzata non è adatta al consumo alimentare“. Indagando in giro (anche tramite conoscenti che gestiscono questi impianti, quindi la fonte dovrebbe essere valida), questa indicazione è obbligatoria e deriva da due fattori:

  • bere acqua osmotizzata è pericoloso, perché priva di sali. In genere, negli impianti per il consumo alimentare, si fa un mix tra acqua osmotizzata e acqua di rete (di fatto, come faccio io con il mio). L’acqua osmotizzata così com’è potrebbe comunque essere utilizzata nella produzione di birra, perché i malti aggiungono sali rendendo la birra minerale quanto basta, anche partendo ipoteticamente da acqua osmotizzata pura. Quindi, no problem.
  • senza un sistema di sanitizzazione (es. lampade a UV), l’acqua nel filtro potrebbe contaminarsi e risultare pericolosa per la salute se bevuta così com’è (specialmente se l’impianto viene usato poco e l’acqua ristagna nei filtri, visto che è priva di cloro a questo punto). Nel nostro caso siamo al sicuro anche da questo, perché il processo di produzione della birra praticamente sterilizza il mosto (ricordate la bollitura?). Quindi, no problem anche in questo caso.

Infine, vi consiglio di seguire tutte le indicazioni riportate nel manuale dell’impianto per quanto riguarda primo utilizzo (bisogna scartare alcuni litri) e manutenzione. Io mi sto trovando davvero bene, sono alla terza birra prodotta con impianto a osmosi e la soddisfazione è grande.

Riepilogo acquisti

Una breve lista dell’attrezzatura che ho acquistato per comporre il mio piccolo impianto, spendendo in tutto 120€. Misuratore di conducibilità e manometro non sono indispensabili, ma aiutano a monitorare il funzionamento dell’impianto.

31 COMMENTS

  1. Articolo molto interessante! Posso chiederti perchè non hai pensato anche alla pompa di boost per rimettere nel circuito l’acqua scartata, come hai scritto? Si tratta di un costo alto o ci sono altre complicazioni? Da ignorante che sono in materia, mi sembrerebbe che senza la pompa, quell’impianto funzioni a “metà” visto l’alto spreco di acqua.
    Poi, una volta ottenuta l’acqua osmotizzata dovrai aggiungere sali, oltre a Gypsum e Cloruro di Calcio ne usi anche altri? Grazie come sempre!

    • La ragione principale è che sarebbe un’ulteriore complicazione che non mi va di gestire. Già mettermi a raccogliere l’acqua il giorno prima mi prende tempo, collegare un altro dispositivo e seguire un altro pezzo di processo ne porterebbe via altro. Inoltre, mi hanno detto – e mi sembra ragionevole – che la membrana così facendo durerebbe di meno.

  2. Utilizzo un “brita on tap” un filtro direttamente collegabile al rubinetto, non ha sprechi, l’acqua esce con un flusso piu che decente e sopratutto elimina cloro e metalli pesanti, alleggerendola un pochino dai vari ioni, e mantenendo il calcio.
    Ho un acqua di partenza buona ma mi sembra funzioni meglio del filtro a tre stadi e ho avuto anche quello, inoltre elimina un mare di problemi tipo rimiscelare acqua osmotizzata e non osmotizzata, cambi un filtro solo non tre.
    Io dopo faccio pure bollire ma potrebbe essere addirittura superfluo.
    Per quello che costa ti invito a provare, Big_up!!

    • Visto che scrivi che hai provato anche l’impianto a 3 filtri, come hai fatto a confrontare i risultati con il Brita o tap? Utilizzi un misuratore di conducibilità come quello indicato in questo articolo o altri strumenti? Grazie!

      • Costa poco e non spreca acqua perchè non è un un filtro a osmosi 🙂 Rimuove cloro e altri microsedimenti, di fatto è equivalente (ma non so se con la stessa efficacia) ai due filtri antisedimento e a carboni attivi del mio impianto. Se l’acqua di partenza è povera di sali, va benissimo. Nel mio caso, non è sufficiente.

  3. Ciao Frank, so che non e’ un filtro a osmosi, non volevo essere fuorviante e immagino pure che per l’acqua di Roma non sia sufficiente più che altro per i livelli di cloro.. volevo solo dire avendo entrambi che se devo aspettare ore per riempire una pentola e fare dei calcoli comunque approssimativi per miscelare e tutti quei passaggi, alla fine un brita e una sana bollitura mi sembrano equivalenti. Se uno poi si sente più sicuro con l’osmosi fa benissimo e sicuramente avra’ anche un controllo maggiore. Probabilmente parlo cosi’ solo perche’ non mi sono mai confrontato con un acqua di rete cosi’ problematica!! Ha ha! Per rispondere a Manuel, si utilizzo un misuratore di conducibilita’ e cerco di prendere come riferimento l’ec dell’acqua in bottiglia per comparare i livelli e calcolare la durezza della mia acqua di rete e birrificazione, premetto che non so se sia un metodo adeguato. Big-up!

    • Per me è molto più oneroso bollire prima di usare l’acqua (con tutte le rognose pulizie del calcare che si forma) piuttosto che semplicemente attaccare il filtro a osmosi, mettere un timer e lasciarlo lì fino a quando la pentola non è piena. Ognuno sceglie la sua strada, per carità, volevo solo precisare che quel filtro da rubinetto elimina il cloro e nient’altro di utile alla birrificazione (metalli pesanti non ce ne sono in genere in quantità significative nell’acqua potabile del rubinetto), quindi o l’acqua di partenza è buona, o devi bollirla o usare acido lattico adeguato.

  4. Grazie ad entrambi per le risposte e i preziosi suggerimenti. Credo che come prima cosa mi prenderò il misuratore di conducibilità per valutare l’acqua del mio acquedotto, con e senza bollitura.

  5. Ciao
    Per trattare la mia acqua da qualche anno uso la calce idrata per togliere la maggior parte dei bicarbonati. Un paio di giorni prima aggiungo un paio di grammi ogni 10 lt di acqua, in accordo a quanto scritto nelle FAQ di Hobby birra.it (!). Il contenuto passa così da 250 mg/l a 50, valore che ho ricavato con dati che ho raccolto empiricamente durante il mash. il valore della durezza permanente l’ho invece misurato ed è passato da 20°F a 5°F. Non ho fatto analizzare l’acqua così trattata dal laboratorio, 90 € mi sembrano tantini. L’acqua cosi ottenuta mi sembra idonea alla maggior parte degli stili, senza dannarmi l’anima con bolliture o altre attrezzature.

    • Conosco il metodo, solo che la calce idrata è in relazione al contenuto di calcio nell’acqua di partenza (che si può anche aggiungere, per carità, ma poi i calcoli diventano complessi e piuttosto empirici). Inoltre la calce idrata se non erro fa depositare calcare, sporca la pentola, quindi immagino serva spostare l’acqua da un contenitore all’altro e pulire. Inoltre, per quello che ho visto, la calce idrata per uso alimentare non è facilmente reperibile (mi avevano indicato qualche negozio di farmacia online che la vendeva, ma il prezzo non era proprio irrisorio e la reperibilità non immediata). Si può fare, ma trovo l’osmosi un processo più semplice da gestire e preciso. Però è sicuramente un metodo valido.

  6. Coincidenza! Da poco ho fatto installare un impianto di filtraggio acqua in casa. Abito a Roma anche io e, sebbene il sapore dell’acqua sia molto buono (sono originario del Salento dove l’acqua vale più della benzina ma non ha un buon sapore), visto il tenore di cloro, non l’ho mai usata per la birra, ma per bere e cucinare si.
    Proprio perchè mi piace non ho optato per osmosi inversa : non mi andava di snaturarla. Mi avevano anche proposto un impianto con il reintegro dei sali!
    Adesso sono in attesa di fare le analisi di questa acqua filtrata e poi deciderò come e se usarla per la birra. Non mi aspetto che la composizione dei sali principali cambi dopo il filtraggio ma vorrei capire se ci sono altre impurità fastidiose. La durata del filtro (a carboni attivi) è di un anno …. ho tempo e birra da fare.

  7. P.s. l’acqua di scarto dell’osmosi puoi sempre usarla per il raffreddamento del mosto, prima di buttarla Così hai qualche rimpianto in meno
    🙂

    • A dirla così sembra facile, ma devi avere un contenitore grande per tenere l’acqua e una pompa per fare ricircolo, oltre al fatto che dalla sera prima l’acqua di riscalda (ma per il raffreddamento iniziale potrebbe andare). E poi pulire il tutto. Si può certamente fare, magari un pesierino ce lo farò in futuro.

      • Ho usato la pompa destinata al ricircolo del mosto perchè mi sembra più critico il raffreddamento. E comunque, con tutta questa attrezzatura facevamo prima ad aprire un birrificio!

  8. Ciao frank, io ho già un impianto a osmosi inversa che uso regolarmente in casa, ma è a noleggio e non posso apportare nessuna modifica, come mi consigli di procedere per i calcoli dell acqua?? Grazie in anticipo

    • Non saprei che tipo di miscelazione opera in uscita. L’unica cosa che puoi fare è misurare la conducibilità in uscita, ma trattandosi probabilmente di acqua con un po’ di ioni non ti dirà molto. Altrimenti devi farla analizzare.

  9. Vivo a Roma e dell’acqua non mi sono mai interessato. Leggera filtrazione con brita e poi a decantare nei secchi per un giorno. Sto lentamente attrezzando il materiale per isobarico/contropressione. Dopo di che accano qualsiasi altra complicazione. Questo hobby mi sta togliendo pezzi di esistenza e devo limitarmi altrimenti per fare una cotta l’anno mi serviranno 364 giorni di preparazione.
    Daje

    PS: sto leggento il tuo libro. Hai, avete alzato l’asticella. Bravi

    • Grazie Lollo. Credo che Brita rimuova già il cloro, quindi non serve in realtà lasciarla decantare. Per il resto, l’acqua di Roma è molto dura, ma usando acido lattico in quantità alla fine al pH ci si arriva. Certo la birra ci si può fare una volta rimosso il cloro, per alcuni stili può anche andare bene, ma in generale non è il massimo. Però capisco che se uno si lascia prendere il vortice ti risucchia 🙂

  10. Spinto dalla curiosità ho intanto acquistato il lettore di conducibilità. L’acqua appena uscita dal rubinetto mi misura 475 mS/cm, se la faccio bollire e la lascio riposare una notte 528. Mi sarei aspettato una misura più bassa e non più alta, per la precipitazione dei carbonati. Effettivamente non ho la pentola con molti residui. Frank, significa che l’alta conducibilità è dovuta alla presenza di metalli e altre sostanze che non evaporano nè precipitano? Il lettore l’ho poi provato con acque in bottiglia e la misurazione è simile a quella dichiarata in etichetta, quindi lo strumento funziona. Grazie!

    • Mi sembra strano. Hai misurato alla stessa temperatura? La misura di conducibilità è molto sensibile alla temperatura, la variazione è significativa anche per pochi gradi di differtenza.

  11. Ciao Frank,
    sempre spettacolari e centrati i tuoi articoli! Io uso acqua d’osmosi da 1 anno, sai per consumo che per birrificare e mi trovo benissimo. Il mio impiantino è un filo + complesso, è fatto per acqua potabile e ha una pompa che permette di ottenere un 1:1 di scarto circa e 1 litro minuto…in poco + di 20 minuti ho l’acqua per la cotta! Inoltre ha il regolaore di “taglio” (obbligatorio per H2O potabile).
    Una cosa non riesco a capire: il PH dell’acqua di rete sta sui 7.5 mentre una volta osmotizzata sale a 8.5 circa…è normale? Considera che poi abbattere il PD di 3 punti è semplicissimo non avendo più tampone del CaCO3, ma non mi spiego un aumento del Ph…è spiegabile?

    • Il pH dell’acqua osmotizzata è altamente instabile, perché praticamente non ha sistema tampone. Ci sta anche che salga, non è un problema.

  12. Ciao Frank, ho trovato alcune ricette su BYO, come ad esempio questa https://byo.com/recipe/gordon-strongs-german-helles-exportbier/ , in cui si consiglia di partire dall’acqua osmotizzata, aggiungere poco cloruro di calcio nel mash e poi la maggior parte dei sali in bollitura. Cosa ne pensi di queste aggiunte successive dei sali? E’ una finezza poco utile, oppure può servire per migliorare qualche aspetto della birra (se sì, quale)? Grazie, come sempre.

  13. Ciao Frank, grazie per il tuo articolo. Ho fatto tesoro dei tuoi insegnamenti e ‘ho installato anch’io. in acuni video per acquari installano anche una pompa booster per aumentare i bar. Con questo impianto che pompa è consigliato utilizzare? con quali parametri? ciao e grazie. PS complimenti per il libro e per i podcast mash out!!. Davide

    • Grazie Davide! Sulla pompa non saprei dirti, non la uso nel mio impianto e non mi sono informato. Ho visto però che se cerchi su Amazon “pompa booster osmosi” ce ne sono diverse con indicazione della capacità dell’impianto (50 GPD etc…).

  14. Ho postato un commento su Hyperborea ma mi è stato cancellato. Provo quindi a girare a te questa domanda. In sostanza, utilizzando anche un filtro a resine, quanto è da prendere sul serio l’affermazione che questo non è consigliato per il consumo umano dell’acqua?
    Chiedo questo perché ho visto in funzione un impianto dove in uscita dalla membrana lo strumento misurava una conducibilità di 25 μS/cm mentre in uscita dal filtro a resina era a 1 μS/cm.
    Mi viene quindi da pensare: perché non utilizzare anche questo filtro?
    Grazie.

    • Ciao Andrea, non sono un esperto di filtri a resina, ma mi pare servano a rimuovere alcuni inquinanti che possono dar fastidio ai pesci tipo nitrati e nitriti. Non vedo nessuna utilità nell’utilizzarlo in un impianto a osmosi per la birra. Il mio, con i classici filtri a carbone attivo, antisedimenti e osmosi, misura 6-7 ppm in uscita, più che adeguato.

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