Eccomi qui con un post che ormai oserei definire “tradizionale”, ovvero le riflessioni a caldo sul mio ultimo Tasting Exam BJCP. Da quando affrontai il primo esame, nel 2017 al Beer Attraction di Rimini, sono passati quasi tre anni. Non andò malissimo, ma con un voto di 77/100 non riuscii a raggiungere l’agognata soglia degli 80/100, indispensabile per salire nel ranking (qui spiego bene cos’è e a cosa serve il ranking BJCP). Il secondo tentativo con il Tasting Exam, ahimè, andò peggio del primo: regredii di un punto. Fortunatamente, ai fini del ranking, vale sempre il punteggio più alto raggiunto, quindi il mio 77.
Nel frattempo sono salito di livello grazie al punteggio dell’esame (comunque maggiore di 70/100) e ai punti esperienza guadagnati partecipando a concorsi BJCP sia come giudice che come “formatore” (sì, sembra un gioco di ruolo, ed è proprio questo il bello).
Quest’anno ho deciso nuovamente di ritentare l’esame, cercando di esercitarmi di più nella compilazione delle schede. Al secondo tentativo sono andato piuttosto fuori esercizio: sebbene avessi partecipato ad alcuni concorsi come giudice e migliorato la “scoring accuracy”, il resto è peggiorato togliendo punti al risultato finale (per capire meglio come funziona l’esame e l’assegnazione del punteggio, potete leggere qui).
Questa volta, piuttosto che dilungarmi solo sulle birre valutate all’esame e sui punteggi assegnati, vorrei dedicare qualche riga alla valutazione complessiva di questa esperienza e al perché mi prende così tanto.
OLTRE IL RANKING
Partecipare all’esame è anzitutto un modo per mettersi alla prova e non mollare il colpo. Se da un lato è vero che la logica secondo cui si devono compilare le schede BJCP in sede d’esame è molto lontana da quello che accade realmente nei concorsi (a nessuno interessa probabilmente la descrizione accurata della schiuma di una birra), d’altro canto questo tipo di prova rappresenta un modo serio e rodato per valutare le proprie abilità nella degustazione. Il fatto di dover compilare le schede con cura maniacale in un tempo predefinito cercando di coprire tutti gli aspetti organolettici della birra richiede una grande padronanza delle proprie abilità percettive e descrittive. Non si possono perdere minuti preziosi chiedendosi cosa c’è che non va nella birra o ravanando nella memoria alla ricerca di un certo descrittore per un difetto: semplicemente non c’è tempo. L’analisi completa e accurata di 6 birre consecutive, servite a intervalli di 15 minuti senza soluzione di continuità, richiede una grande capacità di concentrazione, competenze ben consolidate e un’ottima padronanza degli stili. Come ho già scritto altre volte, superare l’esame con un voto tra 60 e 70 non è difficilissimo, ma andare oltre gli 80 richiede maggiori capacità ed esperienza.
Partecipare all’esame è anche un’occasione per incontrare nuovi amici o ritrovarne di vecchi, confrontarsi sul mondo della birra, dei concorsi, del BJCP. Al primo esame non conoscevo quasi nessuno, se non di nome, ieri invece mi sono ritrovato a chiacchierare amabilmente con Omer Basha, uno dei due proctor (l’altro era Gianriccardo Corbo) nonché uno dei pochissimi Master Judge BJCP al mondo (se non ho capito male sono meno di 200). Abbiamo parlato di birra, di BJCP, di concorsi, di viaggi. Ma non solo con lui, anche con gli altri partecipanti all’esame ci siamo conosciuti e confrontati. Ho ritrovato vecchie conoscenze e ne ho fatte di nuove. Insomma, un’esperienza che ha un grande valore in sè, oltre al ranking BJCP e al voto numerico.
COME È ANDATA?
Anzitutto quest’anno sono cambiati i proctor, ovvero i giudici esperti che valutano le birre insieme ai partecipanti all’esame e alle cui schede i “graders” (ovvero chi corregge le schede) fanno riferimento per assegnare il punteggio d’esame. Devo dire che rispetto agli altri due esami che ho sostenuto, in questo caso mi sono trovato maggiormente in linea con le valutazioni di Gianriccardo e Omer. Al di là del fattore numerico, che ho migliorato grazie all’esperienza, sono stato sempre in accordo con l’impressione complessiva che i giudici hanno avuto delle birre. A differenza degli esami passati, dove ho toppato completamente la valutazione di almeno una birra su sei (nel senso non solo numerico, ma anche di percezione dell’equilibrio complessivo e dei difetti), quest’anno sono stato molto più allineato alle impressioni dei proctors. Vediamo quali sono state le birre assaggiate.
1 – Munich Helles (mio voto 35/50, proctor 35/50)
Classica Helles bavarese da battaglia (mi pare fosse della Ayinger). Buona a mio avviso, non perfetta: ho avvertito leggero DMS e un po’ di skunk. Impressioni dei proctors simili, con aggiunta di un aroma sulfureo che io non ho avvertito.
2 – Schwarzbier (mio voto 25/50, voto proctor 18/50)
Un esempio commerciale che non conoscevo e di cui non ricordo il nome. Al naso ho avvertito acetaldeide che ho descritto come vernice/solvente, i proctors hanno sentito solvente in generale (non mi pare l’abbiano ricondotto all’acetaldeide). Ho scritto che la birra era troppo chiara, maltata e poco tostata per essere una Schwarz, difetto riscontrato anche dai proctors. Per me tuttavia al palato non era male, ma probabilmente sono stato troppo buono con il voto.
3 – American IPA (mio voto 30/50, voto proctor 24/50)
Una AIPA commerciale un po’ vecchia. Ho avuto le stesse impressioni dei proctor (aroma svanito, ossidazione, troppo scura, troppo caramello) ma ho trovato la birra comunque piacevole. Anche qui sono stato troppo buono con il voto, ma l’impressione generale c’è.
4 – Best Bitter (mio voto 37/50, voto proctor 32/50)
Una bitter fatta in casa. A me è piaciuta molto, aveva le tipiche puzzette inglesi di polvere/terra/tabacco, malto forse un po’ sottotono e amaro leggermente sopra le righe. I proctor hanno sentito del vegetale che io non ho percepito, ma in generale l’hanno trovata un buon esempio di stile. Sono stato troppo buono con il voto anche qui, ma l’impressione generale è di nuovo corretta. Secondo me questa birra meritava un voto un po’ più alto di 32. Complimenti a chi l’ha prodotta!
5 – Irish Stout (mio voto 29/50, voto proctor 27/50)
Una Irish Stout fatta in casa, ma probabilmente un po’ vecchia. Ho avvertito un po’ di problemi al naso che ho etichettato anche in questo caso come acetaldeide (vernice) mentre i proctor, pur concordando nel naso problematico, hanno evidenziato salamoia/soia dovuti probabilmente al fatto che la birra non fosse giovanissima. Come i proctor ho trovato poco tostato e troppa dolcezza, ma non l’ho associata all’età della birra. Una birra bevibile ma non proprio in stile.
6 – Witbier (mio voto 43/50, voto proctor 38/50)
Questa era la blanche di St. Bernardus, che è un esempio classico dello stile. Io l’ho trovata praticamente perfetta come esempio di Blanche. Il mio voto era arrivato a 46, ma in questo caso l’esperienza mi ha portato ad abbassarlo perché sapevo che i proctor non sarebbero mai arrivati a un voto medio di 46. E infatti il loro voto è stato 38, secondo me anche troppo basso, ma amen. Qui ero stanco e non ho descritto la componente fruttata degli esteri, che invece i proctor hanno evidenziato (bubblegum) ma in generale l’impressione sulla birra era in linea.
Sono stato indubbiamente fortunato, visto che tra le sei birre ho trovato due dei miei stili preferiti (Irish Stout e Bitter), due piuttosto comuni (American IPA e Helles) e uno meno comune ma su cui mi ero esercitato parecchio essendo un po’ arrugginito sugli stili tedeschi (la Schwarzbier che sembrava una Munich Dunkel).
Come ho detto più volte nei post precedenti e come di fatto è stato dimostrato dai voti complessivi ricevuti nelle scorse prove, la parte dei voti rappresenta solo una delle metriche di valutazione. La più immediata da verificare, ovviamente, ma non certo la più importante. Quello che posso dire con certezza è che a ogni prova di esame la mia “scoring accuracy” è migliorata, come si evince chiaramente dalla tabella sotto.
Tuttavia, pur avendo migliorato di molto la scoring accuracy dalla prima alla seconda prova, il voto complessivo è sceso di un punto (da 77 a 76). I calcoli della scoring accuracy vengono fatto assegnando un massimo di 20 punti a birra se lo scostamento del voto è 0, un minimo di 9 se è di 10 punti. Se è più alto, si ricevono 0 punti.
Come è andata dunque questa volta? Difficile dirlo. Indubbiamente sono stato molto più attento alla compilazione delle schede rispetto alla seconda prova, a cui ho partecipato a mente leggera senza aver compilato schede di prova nei mesi precedenti all’esame (spoiler: ho preso 80/100).
Detto ciò, mi ritengo nel complesso abbastanza soddisfatto. Ora non rimane che aspettare i classici quattro/cinque mesi per la correzione e i risultati. Forse quei 3-4 punti per arrivare a 80 sono riuscito a rosicchiarli, altrimenti si prova di nuovo l’anno prossimo!
Caro Francesco, ti faccio i miei complimenti per la tua determinazione e voglia di migliorare. E’ grazie a persone come te che molti altri, me compreso, possono imparare.
Qualunque sia il risultato, “chapeau and respect”.
Giovanni Messineo
Grazie Giovanni!
Ciao Francesco , confermo esperienza molto divertente, stimolante e provante al tempo stesso, peccato i tempi stretti ma è stato bello vedere in prima persona la passione pura che gira su questo mondo e tutti i partecipanti come te e gli altri.una considerazione, a mio avviso il fatto che le birre vengono presumibilmente splashate sulle brocche (magari no dato che mi aspetto le lascino scivolare dentro essendo gente di mestiere chi ci ha gestito) toglie parecchia CO2 e può inficiare la percezione del corpo di una birra rispetto allo stile, come nel caso della blanche che ho lievemente penalizzato perché a mio avviso appunto un po’ sottocarbonata, ma parliamo di sciocchezze,per il resto grande organizzazione e grandi birre al Carrobiolo!!
La brocca è l’unico modo per essere sicuri di non avere differenze tra bicchiere e bicchiere. Sicuramente tolgono carbonazione ma la tolgono alla birra di tutti, proctor inclusi. A ogni modo per una carbonazione un pò sotto la norma non toglierei più di 1-2 punti.
peccato non esserci stato. speriamo nella prossima sessione (…che sarà a febbraio 2020 a rimini. vero MoBI?!?!) 🙁
Si ci dici quando avrai il prossimo matrimonio, organizziamo una bella sessione. 🙂
Vile, tu uccidi un uomo morto.
Analisi puntuale e fedele.
Condividiamo molte impressioni, altre non mi è ancora possibile comprenderle appieno essendo alla mia prima esperienza.
Certamente quel che rimane post esame, assieme a un’insolita leggerezza, è la voglia di darci dentro con lo studio.
Adesso dita incrociate e in bocca al lupo!
Complimenti Frank! Tanto di cappello! Hai tutta la mia stima!
Grazie!